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- popoli resistenti - svizzera - 07-02-11 - n. 350
da www.sinistra.ch/?p=812
Due sinistre ben distinte nella corsa al governo ticinese
04/02/2011
In aprile si voterà per il rinnovo del Consiglio di Stato ticinese, l’esecutivo cantonale eletto a sistema proporzionale con una compagine collegiale composta di 1 leghista, 1 socialista, 2 liberali-radicali e 1 democristiano.
Le forze progressiste in corsa
Sul fronte della sinistra troviamo sostanzialmente due liste che si richiamano alla tradizione del movimento operaio: da un lato il Partito Socialista (PS) di Manuele Bertoli, storicamente di ispirazione socialdemocratica ma oggi spostato verso il centro, con un’impostazione più attenta ai bisogni dell’economia privata che non a quella dei salariati; dall’altra l’alleanza fra il Partito Comunista (PC) coordinato da Massimiliano Ay e il Movimento per il Socialismo (MPS) diretto da Giuseppe Sergi. Su un fronte genericamente progressista, per quanto essi non si definiscano propriamente “di sinistra”, possiamo anche annoverare la lista dei Verdi guidati dal giornalista Sergio Savoia, senza dimenticare quella che potrebbe essere vista come una “micro-scissione” in stile gandhiano del movimento ecologista: “Idea-Lista” è infatti il gruppo promosso da Luca Buzzi, ex-verde ed esponente del movimento nonviolento ticinese e da Seo Arigoni, anche lui ex-verde ed attivo sul fronte umanitario.
Il PS gioca a destra
La compagine socialdemocratica che correrà al governo ha lasciato sgomenti gli osservatori. Completamente esclusa la corrente “Prospettive Socialiste” di Franco Cavalli, che rappresenta la sinistra interna del partito. I candidati sono infatti tutti riconducibili alla linea moderata imposta dal presidente Manuele Bertoli. In modo particolare spicca la municipale di Lugano Nicoletta Mariolini, membro del Consiglio di Amministrazione del Casinò cittadino, che ha chiesto alla sinistra di rompere il tabù della fiscalità (cioè, detto terra terra, ammettere la possibilità di sgravi ai grandi patrimoni e alle aziende). La segue Chiara Orelli che al Congresso elettorale del PS ha spezzato una lancia a favore della meritocrazia, nonostante abbia citato Gramsci di fronte alla platea. Mario Branda, ex-procuratore pubblico filo-obamiano, ha rivendicato maggiori mezzi alla Polizia e ha sostenuto il controprogetto all’iniziativa UDC per espellere dal paese gli stranieri che delinquono. L’alto funzionario del Dipartimento Socialità e Sanità, Roberto Sandrinelli, dal canto suo, ha lodato la flessibilità del mercato del lavoro e con uno sguardo alla vicina Italia ha sostenuto le tesi di Marchionne contro i sindacati e gli operai della FIAT. Manuele Bertoli è l’ultimo dei papabili alla sedia di ministro ed è noto per aver costruito “Incontro Democratico”, l’associazione che unisce i vertici del PS con i più noti esponenti della sinistra del Partito Liberale-Radicale (PLR).
Prospettive non molto giovani per il PS
Cinque nomi dell’ala moderata, dunque, corrono per la carica di Consigliere di Stato in sostituzione dell’uscente Patrizia Pesenti, che rifiuta ancora oggi di chiamarsi “socialista” e usa sempre il termine “socialdemocratico” e che nel corso degli anni ha firmato numerosi preventivi lacrime e sangue per il sociale e la scuola pubblica. Esclusi dalla rosa dei candidati non solo la corrente massimalista “Prospettive Socialiste”, ma soprattutto i giovani. Il movimento giovanile del PS, guidato da Egon Canevascini, già esponente del sindacato studentesco SISA, non è stato infatti coinvolto dal Partito adulto, come lo stesso Canevascini ha avuto modo di affermare in questa intervista a TicinoLibero (http://www.ticinolibero.ch/?p=41291). Va pure detto che Canevascini non era presente al Congresso elettorale, forse come segnale per i suoi organici legami con il movimento “La Gauche” sponsorizzato dal sacerdote vodese Josef Zysiadis. La composizione della lista per il Granconsiglio appare, a onor del vero, leggermente più equilibrata: il coordinatore di “Prospettive Socialiste” Adriano Venuti, ad esempio, risulta in lista per il distretto di Lugano. La sua elezione risulta però ostacolata a causa della lotta interna fra alcuni “pesi massimi” proprio in quel distretto. Inoltre sono presenti pure alcuni giovanissimi, come, ad esempio, gli indipendenti Ariele Conforti (classe 1992) e Gionata Zufolo (classe 1992), che si sono impegnati a favore dell’iniziativa contro le armi da fuoco.
PC e MPS: la sinistra che non si vergogna di essere tale
Parte da ben altri presupposti, invece l’altra lista di sinistra che si presenta sia per il governo che per il parlamento: l’unione fra il Partito Comunista Ticinese, sezione del Partito Svizzero del Lavoro e il Movimento per il Socialismo, membro osservatore della IV Internazionale trozkista. Una lista unitaria – che in un’intervista alla Radio Rete 1 – è stata definita un po’ sloganisticamente come la lista “della sinistra che non tradisce”, quella più legata ai valori ideali originali del movimento socialista. Nella lista MPS-PC figura Matteo Pronzini, dirigente sindacale molto attivo nello sciopero vittorioso delle Officine FFS di Bellinzona nel 2008; Marie-France Morisod, economista attenta alle pari opportunità; Angelica Lepori, ricercatrice nel campo delle scienze sociali; Roberto De Tullio (che con i suoi 25 anni è il più giovane candidato al governo) operatore sociosanitario in una casa per anziani del mendrisiotto particolarmente attento alle questioni salariali e del frontalierato e Massimiliano Ay, segretario del Partito Comunista, fondatore del Sindacato studentesco SISA e collaboratore della Federazione Sindacale Mondiale, già animatore del centro giovanile di Bellinzona.
Partire dal basso e dai giovani
La lista MPS-PC ha costruito il proprio programma mettendolo in discussione democraticamente in cinque assemblee aperte al pubblico su tutto il territorio cantonale da Osogna a Mendrisio. Un programma che prevede una parte di analisi della situazione sociale in cui versano i salariati, ma che non manca di proporre un elenco di misure estremamente concrete e dunque praticabili in caso di elezione per migliorare le condizioni di vita e di lavoro.
Un’attenzione particolare è stata data ai giovani: non solo saranno molti i giovanissimi a candidarsi, molti dei quali provenienti del movimento liceale e degli apprendisti, ma essi sono valorizzati: sono stati loro infatti a promuovere le assemblee sul territorio e a farsi sentire anche sui media e nelle azioni di informazione che si susseguiranno. Inoltre il Partito Comunista dispone, grazie al suo movimento giovanile guidato da Aris Della Fontana, di una rete universitaria che si sta attivando negli atenei d’oltre Gottardo per organizzare gli studenti ticinesi.
In Svizzera si vota contro il falso mito del popolo in armi
di Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista del Canton Ticino (Svizzera)
Rivedo me stesso in grigioverde, inebetito, quando quel primo tenente di quasi dieci anni fa mi porse solennemente l’arma d’ordinanza. Al momento dell’istruzione me la fecero smontare per esercizio, poi, però io non la rimontai. Il giorno successivo mi spedirono a casa, “licenziato” sta scritto sul libretto di servizio, anzitempo: loro furenti, io tutto il contrario!
Quel fucile d'assalto FAss 90 che ho rifiutato, ora però mi viene propinato addirittura come un “valore” nazionale cui non si potrebbe rinunciare. Lo suggerisce una campagna propagandistica costata cifre che sicuramente un partito operaio non si potrebbe permettere neppure in sogno, ma l’uguaglianza di chances – lo sappiamo – non appartiene (ancora) al credo democratico del nostro Paese, dove la forma prende troppo spesso il sopravvento sulla sostanza.
Il fucile d’assalto che avevo lasciato smontato in quella camerata della caserma di La Poya oggi diventa nientemeno che pilastro della nazione e io, a questo punto, forse addirittura un potenziale traditore della patria. Eppure l’iniziativa “per la protezione della violenza perpetrata con le armi” che voteremo il 13 febbraio non chiede niente di scandaloso o di estremista. Semplicemente si propone di adottare una scelta tranquilla e razionale: il fucile militare appartiene agli arsenali e non agli sgabuzzini, alle soffitte o, peggio ancora, agli armadi in camera da letto.
Il fucile in arsenale piuttosto che in casa non impedirà né gli omicidi né i suicidi, ne sono cosciente: sono infatti cause sociali che stanno alla base di tali gesti. Tuttavia il fatto di non disporre di un’arma da fuoco a portata di mano, avrà perlomeno il beneficio di restringere l’accessibilità allo strumento di violenza. E già questo non è un male! Per chi, poi, sportivo, cacciatore, ecc. debba disporre di un’arma da fuoco si tratterà di iscriverla in un registro federale che permetterà di meglio tutelare la nostra sicurezza.
Sì, lo so: la mia arma personale non l’ho onorata, come pomposamente esclamò in uno stretto quanto arrogante schwytzerdutch l’ufficiale che mi aveva ai suoi ordini. Lo ammetto il mio difficile rapporto con il FAss mi rende di parte, ma almeno ascoltiamo – questa volta – quegli ufficiali dell’esercito svizzero che hanno avuto il coraggio di dissociarsi dal capo delle forze armate Blattmann, il simpatico burlone che vede Italia e Grecia come nostri potenziali nemici. Certamente questi ufficiali non si stanno convertendo al pacifismo, hanno semplicemente in chiaro il fatto che la politica di difesa del XXI secolo considera del tutto anacronistico il mito del cittadino che in caso di invasione si mobilita fucile alla mano fin dal domicilio.
E’ compito dei veri patrioti, piuttosto che difendere un gingillo deposto folkloristicamente in un armadio, riuscire a mobilitare il popolo, affinché si unisca contro le ingenerenze dell’Unione Europea; affinché si unisca per difendere il servizio pubblico, fiore all’occhiello di una Svizzera che vogliono far sparire; affinché si unisca per tutelare il plurilinguismo malmenato, esempio culturale di una Svizzera che invece si piega ai dictat culturali americani. Ma, guarda caso, su questi valori nazionali dove il patriottismo avrebbe senso, la destra militarista non esiste, preferendo fare campagne per un’arma che prende polvere fra un corso di ripetizione e l’altro.
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