www.resistenze.org - popoli resistenti - tunisia - 10-01-11 - n. 346

da Rebelion.org - www.rebelion.org/noticia.php?id=119772
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La rivolta della Tunisia
 
05/01/2011
 
Diversi tentativi di suicidio di giovani tunisini verificatisi in virtù della protesta contro la povertà e la disoccupazione, hanno scatenato una serie di rivolte e proteste in tutto il paese nelle ultime settimane. Pubblichiamo qui una breve introduzione ad un articolo in arabo
 
Mohamed Bou'aziz, un giovane tunisino del centro rurale di Sidi Bouzid all’interno del paese, ha cercato di uccidersi dandosi fuoco. Da quando si è laureato all’università, cinque anni fa, era disoccupato. Nei giorni successivi, un altro giovane disoccupato ha provato a fulminarsi con l’elettricità, per protestare contro la mancanza di futuro dei giovani tunisini.
 
Nella città di Sidi Bouzid il 25 % dei laureati maschi, sono disoccupati. Questo dato sale al 44% per le donne laureate. Negli stessi giorni, altri cinque giovani hanno tentato il suicidio, ma sono stati salvati in tempo. Tali atti di disperazione hanno causato una reazione a catena di rivolte e proteste in tutto il paese.
 
I disordini sono scoppiati nelle città dell’interno del paese, ma, ad oggi, si sono più sentiti nella capitale, Tunisi, e nelle città grosse ed importanti. Questa spontanea esplosione di rabbia contro la disoccupazione sta divenendo sempre più politica, con i manifestanti che esigono la fine del potere che l’avida e corrotta famiglia Trabelsi, esercita sul governo, le istituzioni dello Stato e l'economia.
 
La famiglia Trabelsi, a cominciare dal dittatore presidente Zine el Abidine Ben Ali e sua moglie Leila, soprannominata la "la Regina di Cartagine”, hanno governato la Tunisia negli ultimi 23 anni, con il pugno di ferro. Questa è la prima volta, dopo la rivolta del 1984 in difesa del pane, che la Tunisia registra un movimento di protesta generalizzato, instancabile e tenace.
 
Per due settimane tutto il paese è stato quasi paralizzato da questo movimento. Un giornale del Medio Oriente ha esplicitato il vero significato di questi eventi: "Nessuno pensava che la Tunisia fosse sensibile al tipo di malessere sociale e politico che ha visto di recente." (Gulf News, 01.01.2011.)
 
La Tunisia fino a poco tempo fa era considerata un paese modello in questa tormentata regione. Un paradiso di stabilità, il beniamino dell'Occidente, che combina la crescita economica (è infatti una popolare meta turistica e un subappaltatore, molto a buon mercato, per le industrie del continente), con la dittatura cosiddetta "illuminata", un baluardo secolare contro il fondamentalismo islamico.
 
La Tunisia è probabilmente il migliore amico dei paesi imperialisti europei e quasi l'80% della sua economia dipende dai capitali e dagli investimenti delle imprese dei paesi dell'UE. I nuovi problemi della Tunisia stanno facendo rabbrividire le vicine dittature e l'imperialismo.
 
La Tunisia ha ricevuto recentemente le pubbliche lodi dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, per il modo in cui resiste agli effetti della recessione globale. Se la Tunisia può esplodere, immaginate cosa potrebbe accadere in altri paesi del Nord Africa o del Medio Oriente.
 
Al Jazeera, la popolare televisione, ha recentemente pubblicato un articolo sul “rinascimento dell'attivismo arabo" che, però, non faceva riferimento al fondamentalismo islamico o ad una serie di attentati terroristici. Spiegava invece come:
 
"Mohamed Bou'aziz, il giovane tunisino che si è dato fuoco il 17 dicembre, sta diventando un simbolo della situazione generale di milioni di giovani arabi che lottano per migliorare le loro condizioni di vita. Le radici di questa 'rivolta' tunisina, sono una combinazione letale di povertà, disoccupazione e repressione politica: tre caratteristiche della maggior parte delle società arabe".
 
Così come i “disordini tunisini”, i movimenti di massa, gli scioperi e gli scontri popolari con l'apparato dello Stato, sono all'ordine del giorno in tutti i paesi arabi. Questa non è una previsione per il futuro Questo sta già succedendo adesso in Egitto, Algeria e Giordania!
 
I regimi arabi e i loro amici imperialisti stanno a guardare da vicino questi sviluppi. La vicina Libia ha addirittura deciso di aprire le sue frontiere alla Tunisia, perché i giovani disoccupati possano cercare lavoro nel paese del Colonnello Gheddafi. La Germania si è impegnata a investire nella povera e centrale zona rurale di Sidi Bouzid.
 
Nel frattempo, “l’Europa amante dei diritti umani e democratici” stende il silenzio sulla brutale repressione della dittatura in decomposizione dei Trabelsi. Nessun governo dell'Unione Europea o degli Stati Uniti ha sussurrato una parola di condanna.
 
In un tentativo fallito di disinnescare le proteste, il governo ha già licenziato due ministri, tre governatori e ha fatto (ancora) un sacco di promesse su piani di investimento e di occupazione. Il regime combina queste misure a una brutale repressione, che ha già ucciso due manifestanti, fatto centinaia di feriti e molti altri arrestati.
 
Ma la paura dei giovani tunisini è sparita. E significativo che nei giorni scorsi i sindacati dei lavoratori si siano uniti alla protesta. Oggi [3 gennaio] gli studenti universitari riprenderanno i loro corsi in tutta la Tunisia. Questo potrebbe essere un punto di svolta cruciale per il movimento.
 
I video delle proteste si possono vedere qui: 
http://english.aljazeera.net/video/africa/2010/12/20101228182021539319.html
 
Fonte: http://www.corrientemarxista.org/internacional/africa/375-la-revuelta-de-tunez.html
 

 
da www.contropiano.org/Documenti/2011/Gennaio11/10-01-11TunisiaDichiarazioneComune.htm
 
Tunisia. Una dichiarazione comune contro la repressione contro le proteste popolari
 
I firmatari del seguente appello condannano la pericolosa escalation della repressione, in particolare l’utilizzo delle armi da fuoco da parte della polizia contro i manifestanti disarmati ieri sera e durante la mattinata che ha portato alla morte di più di 20 persone in poche ore oltre al gran numero di feriti:
 
1 – Siamo vicini ai familiari delle vittime e a tutto il popolo tunisino che si sta battendo e morendo per la libertà il lavoro e la dignità.
 
2 - Condanna fermamente il massacro e la brutalità poliziesca e la responsabilità diretta del governo per tutti gli atti di repressione contro le proteste popolari che hanno avuto inizio dal 17 dicembre dello scorso anno.
 
3 – Chiede un immediato cessate il fuoco su i cittadini inermi e l’immediato ritorno della polizia e dell’esercito alle loro caserme per non sporcarsi ancor più le mani con questi atti criminali contro la popolazione. Il rilascio di tutti i detenuti coinvolti nelle proteste popolari e i detenuti politici.
 
Libertà e rispetto per il diritto delle persone, libertà di espressione in Tunisia e dei media, il diritto ad organizzare sindacati, e a scegliere i propri governanti in modo realmente partecipativo e democratic.
 
9 gennaio 2011
 
Partito Democratico Progressista
Partito Comunista degli Operai della Tunisia
Congresso per la Repubblica
Rinascimento Movimento
Partito dei Verdi della Tunisia
Baath movimento
Comitato Nazionale per sostenere la popolazione per lo sviluppo e la democrazia
Associazione tunisina di resistenza contro la tortura
Comitato di sostegno al popolo
Associazione internazionale per la difesa dei prigionieri politici
Unione della gioventù comunista tunisina
 
www.albadil.org/
 

da www.contropiano.org/Documenti/2011/Gennaio11/10-01-11PartitoComunistaTunisia.htm
 
Il Partito Comunista Operaio della Tunisia con la popolazione che si ribella e inizia la strada del cambiamento
 
La Tunisia vive dal 17 dicembre 2010 una rivolta popolare contro la disoccupazione, l’emarginazione, la povertà, il caro vita, l’osceno sfruttamento, la corruzione, l’ingiustizia e la tirannia. Questa protesta popolare è partita dalla città SIDIBOUZID per allargarsi a tutte le regioni del paese. La povertà e la tirannia subite nella città, sono un fenomeno generale che colpisce tutta la popolazione tunisina. La rabbia e l’indignazione è la stessa in tutto il paese.
 
Il regime poliziesco e dittatoriale del presidente Ben Ali ha affrontato la rivolta con il suo solito stile. Basandosi sulla disinformazione, l’inganno, le menzogne e la repressione brutale della polizia che ha sparato alla disarmata massa popolare, uccidendo dei manifestanti disarmati. Tutto ciò con l’intenzione di reprimere le proteste in modo rapido e impedire il suo allargamento al resto del paese. Questo metodo non è riuscito questa volta, ha alimentato la protesta e ha ampliato il suo raggio e ha spinto i manifestanti a trasformare le loro richieste di rivendicazioni sociali alle esigenze politiche d’interesse per le libertà. Anche quando il discorso di Ben Ali nel dodicesimo giorno della rivolta per rilanciare false promesse e giuramenti a diminuire la repressione, nessuno gli ha creduto e le masse hanno risposto che la protesta deve continuare.
 
I manifesti e gli slogan proposti dalla massa in rivolta dal sud al nord sono un chiaro segnale dell’accumulo nella coscienza dei tunisini nel corso degli ultimi 20 anni del regno di Ben Ali. Slogan tipo: ” il lavoro è un diritto banda dei ladri”, ”levate le mani dal paese banda di corrotti”, ”lavoro, libertà, dignità”, ”libertà, libertà non presidenza tutta la vita”, ” abbasso il partito della costituzione, abbasso i torturatori del popolo”, ” Ben Ali il vigliacco, il popolo non va offeso”, ” non, e non ai ladri della finanziaria”…
 
Finalmente le masse popolari hanno capito che sono governate ma non rappresentate e che il sistema rappresenta "una banda di ladri ", una manciata di famiglie che hanno saccheggiato le risorse del paese, venduto al capitale straniero, che priva le persone della loro libertà e i loro diritti, usando la forza brutale dell'apparato statale, trasformato in un "Stato di famiglie ", peri umiliare e soggiogare e intimidire il popolo e dissuaderlo dalla lotta. Rendendo la Tunisia, una grande prigione e la tortura una regola e metodo di governo.
 
La popolazione chiede il cambiamento con la convinzione che le aspirazioni alla libertà, la democrazia e la giustizia sociale non possono essere realizzate sotto il regime di Ben Ali. Le masse popolari proprio attraverso la lotta, attraverso l'Intifada, non vogliono più la dittatura, e questo è un nuovo processo che si apre in Tunisia.
 
Il popolo tunisino ha bisogno di un nuovo governo democratico, nazionale e popolare che nasce dalla volontà e dalla rappresentanza dei propri interessi. E un tale sistema non può avvenire da quello attuale e delle sue istituzioni o la sua costituzione o le sue leggi, ma dalle sulle rovine attraverso un’assemblea costituente eletta dal popolo in condizioni di libertà e trasparenza, dopo aver messo fine alla tirannia. Il compito di un Consiglio popolare è la stesura di una nuova Costituzione che pone le basi per la Repubblica democratica e le sue istituzioni e le sue leggi.
 
Le proteste popolari sono ancora in corso, nessuno può prevedere né la durata né lo sviluppo. In tutti i casi, la Tunisia sta entrando in una nuova fase della sua storia caratterizzata dalla crescita del popolo e la voglia di ripristinare la libertà, i diritti e la dignità.
 
Questa situazione pone la responsabilità dell'opposizione, in particolare la sua parte più radicale di trovare nuove soluzioni politiche che mettano al centro le esigenze del popolo tunisino per la programmazione di un piano di cambiamento generale della Tunisia.
 
L'opposizione con tutte le forze politiche e non, è invitata a consolidare le fila in vista del cambiamento democratico, per formare l'alternativa alla tirannia e alla dittatura.
 
Il Partito Comunista degli Operai rinnova l'invito a convocare un’assemblea nazionale dell'opposizione tunisina che affronterà la questione il più rapidamente possibile.
 
Si rinnova anche l'invito per il coordinamento quotidiano a livello nazionale e locale per sostenere i movimenti popolari, e diretto verso le richieste concrete e specifiche in modo da non porre fine al movimento. Tra le richieste più importanti e immediate:stop alle campagne di oppressione, la liberazione di tutti i detenuti e presentare il conto ai responsabili della repressione, della tortura, del saccheggio dei beni e delle uccisioni mirate dei cittadini e cittadine, la revoca di tutte le restrizioni di sicurezza, di libertà giuridiche e pratiche, di espressione, di organizzazione e manifestazione.
 
L'adozione di misure immediate per il lavoro, della garanzia del reddito, della salute e l’immediata riconoscimento del sindacalismo di base e indipendente dei precari e disoccupati.
 
Il Partito Comunista degli Operai rimarrà, come sempre è stato dalla parte dei lavoratori, dei deboli e dei poveri in prima linea per un nuovo ordine in Tunisia per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale.
 
Tunisia, gennaio, 2011
Partito Comunista degli Operai della Tunisia
http://www.albadil.org/
 

da www.contropiano.org/Documenti/2011/Gennaio11/03-01-11IntifadaTunisia.htm
Traduzione a cura della Redazione di Contropiano Internazionale
 
Con l'Intifada della popolazione povera della Tunisia
 
Ufficio Politico Del Partito Comunista Libanese
 
29/12/2010
 
L'Ufficio Politico del Partito Comunista Libanese annuncia la propria solidarietà all' Intifada (rivolta) della popolazione povera di Sidi Bouzid, in Tunisia, e saluta i lavoratori tunisini, gli studenti, e le forze democratiche per le loro manifestazioni coraggiose contro la repressione autoritaria e le regole di una sola famiglia che ha portato la povertà, e la disoccupazione fra il popolo della Tunisia.
 
Questa rivolta contro un ingiustizia, che impoverisce e trasforma la Tunisia in una grande prigione, costituisce il punto di partenza per fermare i programmi sociali ed economici attraverso i quali le autorità cercano di risolvere la loro crisi e la crisi della borghesia che l'autorità stessa rappresenta, lasciando che sia la classe operaia e la popolazione a pagare gli oneri di questo crollo, e della corruzione ...
 
Il Partito Comunista Libanese invita tutte le forze politiche, la popolazione del Libano e il popolo del mondo arabo affinché affermino la loro solidarietà con la popolazione della Tunisia per difendere la libertà, la democrazia e il progresso.
 
Anche il Partito Comunista Libanese conferma la sua attivazione in solidarietà per:
 
1 - la sospensione di tutte le forme di oppressione e i divieti politici, nei confronti dei lavoratori, degli studenti e dei movimenti popolari , per l'invio a processo dei responsabili che hanno commesso questo massacro.
 
2 -il rilascio degli arrestati e onora i martiri che sono morti per far fronte alle forze di repressione.
 

da www.contropiano.org
 
Salutiamo il movimento di lotta della Tunisia
 
Un documento del Partito Comunista d’Egitto
 
Invitiamo tutta la popolazione a unirsi nella solidarietà alle forze socialiste, che stanno vivendo un momento di cambiamento radicale in favore delle fasce popolari e della classe dei lavoratori.
 
Il Partito Comunista d'Egitto supporta l’insurrezione di Seidy Abu Zeid, seguito e sostenuto dai movimenti sociali ,e la sue rivendicazioni: lavoro, assicurazioni e ricerca per una vita decente, per il diritto all’educazione e ad una sanità pubblica.
 
Ciò che sta succedendo in Tunisia sono scene di lotta e di insurrezione popolari che difendono il popolo stesso ed I propri diritti. L’esplosione di questi movimenti anche in altre città come Al-Qasrine, Jandoba, Madhine, Qesa, al Hawd Al Manjami, è la risposta che è stata data spontaneamente alla giunta dominante delle forze che reprimono i diritti del popolo, rappresentata dal presidente Bin Ali, e dal suo regime autocratico, che nega sistematicamente anche i diritti piu elementari delle fasce popolari tunisine.
 
Qualsiasi buon osservatore degli stati arabi troverà una scena altrettanto tragica altrove, una scena fatta di abusi della polizia, corruzione, autorità repressive, e tentativi di passaggi ereditari dell’autorità politica.
 
L’unità delle forze sociali, insieme alle forze collaboratrici socialiste e ai movimenti sociali della Tunisia, sono la miglio garanzia perchè le stesse richieste vengano accolte, e perchè venga istituito lo stato democratico nel Paese, perchè vengano garantite le libertà pubbliche, I benefici sociali per I poveri, per I disoccupati e per tutta la classe lavoratrice, che si avvia così lung oil sentiero del cambiamento rivoluzionario, per la propria classe e per tutte le classi sottomesse.
 
Salutiamo e benediciamo le forze in lotta, e invitiamo tutti a unirsi contro questo regime capace solo di reprimere e impoverire.
 
Per finire, invitiamo tutte le forze patriottiche e democratiche d’Egitto, di vigilare le proteste tunisine; tutti i partiti socialisti e dei lavoratori del mondo, e i sindacati, a dare la propria solidarietà ai movimenti di lotta, e a spedire lettere e comunicati di denuncia al governo tunisino, finchè non sarà trionfo per il popolo tunisino e per le loro richieste!
 
http://www.cpegypt.tk/
 
(traduzione di Chiara Ferronato)
 
 

Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.