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- popoli resistenti - turchia - 27-01-10 - n. 303
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Comunicato stampa sulla resistenza dei lavoratori TEKEL
22/01/10
La classe operaia non può essere costretta a sottostare a chi racconta favole e diffonde paura. Sia data giustizia ai lavoratori TEKEL
Il Primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, che è costantemente all'estero e in qualche rara occasione si ferma nel paese, è abituato ad avere di fronte le folle pronte ad applaudire ad ogni parola che gli esce dalla bocca.
I segretari provinciali del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), che si sono riuniti oggi ad Ankara, sono un gruppo che sfrutta a fondo i vantaggi del potere politico, un gruppo che vorrebbe rispondere a ogni parola del Primo ministro gridando "Lunga vita al Re!".
Oggi, il Primo ministro, che ha sempre ostentato indifferenza rispetto ai problemi dei lavoratori TEKEL [1] i quali proseguono a reclamare i loro diritti per le strade di Ankara nonostante il freddo, nel discorso pronunciato dinanzi ai suoi accoliti e trasmesso in diretta dai media suoi partigiani, è arrivato a insultare esplicitamente e contestare i lavoratori TEKEL e il loro sindacato, Tek-Gıda-İş.
Erdogan dovrebbe conoscere casa sua.
Tutti sanno che, oltre a combattere per i loro diritti, i lavoratori TEKEL stanno anche resistendo agli attacchi del governo AKP sferrati contro l'intera classe operaia. È per questo che la grande maggioranza della società sostiene la loro causa.
Si può ipotizzare che il Primo ministro sia infastidito da tale solidarietà, che cresce giorno per giorno e si fonde con l'impegno dei lavoratori. Erdogan è terrorizzato da questa immensa solidarietà, unita alla fermezza dei lavoratori TEKEL. Le sue parole, "non tutti costoro sono lavoratori TEKEL", rimarcano questa paura.
E’ evidente come Erdogan stia cercando di isolare i lavoratori TEKEL per spaventarli e ridurli all'ubbidienza spezzando l'influenza della resistenza.
Ovviamente, Erdoğan mostra freddezza circa la resistenza dei lavoratori e l'immenso sostegno sociale dato ad essa.
L'argomento sollevato da Erdogan, "I lavoratori TEKEL non vogliono 4-C [il contratto di lavoro flessibile], ma le persone che lavorano sotto il 4-C, non sono cittadini di questo paese?", è vergognoso. In parole povere, ciò che dice non è altro che questo: "I lavoratori TEKEL devono accettare le condizioni di schiavitù giacché le abbiamo imposte ai lavoratori disorganizzati, i quali fino ad oggi non sono stati consapevoli del loro potere". Questo è semplicemente scandaloso! Inoltre, le parole pronunciate dalla persona che si occupa della messa in atto del provvedimento, "ci sono milioni di disoccupati per le strade che sono in attesa di un posto di lavoro", sono la confessione del fatto che la disoccupazione è creata intenzionalmente per opprimere la classe operaia, per costringere ad un lavoro in condizioni più pesanti.
Noi crediamo che anche l'espressione di Erdoğan indirizzata ai lavoratori TEKEL, "Quelli che vi stanno accanto non vi amano quanto noi", sia ironica. Noi gli suggeriamo di visitare i lavoratori ai picchetti e soddisfare le loro richieste, se li ama così tanto.
Tayyip Erdogan può continuare a raccontare le favole ai suoi compagni che lo ascoltano seduti su comode poltrone in sale accoglienti. Tuttavia, deve fare a meno di questi discorsi attraverso i media poiché deve diffondere la paura e intensificare l'oppressione.
Se si vuole davvero porre fine alla resistenza, ciò che si deve fare è chiaro: le legittime richieste dei lavoratori devono essere accettate.
Con la presente, dichiariamo ancora una volta di stare dalla parte dei coraggiosi lavoratori TEKEL e facciamo appello a tutti coloro che soffrono il disagio per la situazione in cui il nostro paese è trascinato, a tutte le forze del lavoro e al nostro progressista, rivoluzionario e patriottico popolo perché si schierino dalla parte dei lavoratori TEKEL e sostengano la loro giusta resistenza.
Partito Comunista di Turchia
Ufficio centrale
Note
[1] TEKEL, ex monopolio turco del tabacco. Oggi controlla attraverso tasse e distribuzione l’intera produzione di tabacco e alcolici del paese.
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