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Partito Comunista di Turchia sulla lettera di Ocalan

Partito Comunista di Turchia (TKP) | tkp.org.tr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/08/2025

Al nostro popolo,

Il Partito Comunista di Turchia sta monitorando da vicino i recenti sviluppi, che hanno subito un'accelerazione in seguito alle dichiarazioni del leader del MHP (Partito del Movimento Nazionalista) Devlet Bahçeli e intensificati dacché il gruppo jihadista HTS (Hay'at Tahrir al-Sham -  Organizzazione per la liberazione del Levante) ha preso il controllo di Damasco con il sostegno di vari paesi in Siria, ed entrati in una nuova fase con la dichiarazione scritta di Abdullah Ocalan. I dipartimenti preposti del nostro partito stanno valutando questo processo in tutte le sue dimensioni. Oggi vorremmo condividere alcune delle nostre osservazioni:

Il cosiddetto "silenzio delle armi", ossia la cessazione dei conflitti armati, costituisce uno sviluppo a cui non ci si può opporre. Questi conflitti hanno portato all'allontanamento dei cittadini in base alle origini etniche, li hanno trascinati in uno scontro sanguinoso, hanno diviso i lavoratori e li hanno allontanati dalle soluzioni reali dei problemi della Turchia. Il TKP considera positivi gli appelli alla pace e gli accordi raggiunti o da raggiungere in tal senso.

Tuttavia, è fondamentale esaminare gli obiettivi, le basi e i metodi del processo in corso. Le dichiarazioni e le posizioni delle parti coinvolte, così come le nostre osservazioni sul campo, non ci consentono di condividere l'ottimismo espresso da alcuni ambienti.

Innanzitutto, l'affermazione che questo processo sia guidato dai turchi e dai curdi è inesatta. Gli attori principali sono l'Alleanza del Popolo (l'alleanza di governo guidata dall'AKP) e il PKK e i suoi affiliati, che hanno chiesto l'autodeterminazione. Un processo plasmato da determinate preferenze di classe, ideologiche e politiche non può rappresentare tutti i turchi e i curdi. In questo contesto, la frase "fraternità turco-curda", usata soprattutto dagli ambienti governativi, non riflette la realtà.

L'idea che "se turchi e curdi formassero un'alleanza, la Turchia diventerebbe la potenza più importante della regione" - un argomento avanzato dieci anni fa - viene nuovamente promossa da coloro che sono coinvolti nel processo. Tuttavia, i problemi della Turchia non saranno risolti manovrando all'interno delle lotte di potere regionali; al contrario, tali mosse creeranno solo nuove sfide. Il TKP avverte che, come in passato, qualsiasi tentativo di far avanzare le ambizioni regionali della Turchia attraverso una prospettiva neo-ottomana avrà un costo elevato. Le strategie espansionistiche e di conquista apertamente sostenute dai media per mesi porteranno solo al disastro per il nostro Paese e il nostro popolo. Invece di rivendicare qualcosa al di fuori dei nostri confini, dobbiamo costruire un Paese indipendente, sovrano e prospero all'interno del nostro territorio, dove tutti i cittadini vivano in libertà e uguaglianza.

Allo stesso modo, gli sforzi per stabilire in Turchia la "democrazia e la fratellanza" su base religiosa sono estremamente pericolosi. Nessuna delle questioni della sfera pubblica può essere risolta attraverso riferimenti religiosi. In effetti, molti dei problemi attuali della Turchia derivano dall'erosione della laicità e dall'influenza delle sette religiose, che si nutrono del paese proprio come fanno i monopoli. Mentre il TKP sostiene fermamente la libertà di credo e di culto come un diritto umano inalienabile, sottolineiamo anche che la religione deve rimanere separata dalla politica e dagli affari di stato.

Siamo anche colpiti dalle affermazioni dei circoli del partito di governo secondo cui questo processo rappresenta un importante passo avanti per la democrazia in Turchia. La realtà oggi è nettamente diversa: prevalgono l'estrema povertà e la profonda disuguaglianza sociale, la giustizia è stata completamente erosa e la tirannia e l'illegalità sono diventate la norma.

Contrariamente a quanto insinuato nella dichiarazione di Ocalan e spesso affermato da circoli filogovernativi, il PKK non è un'organizzazione marxista. In un momento in cui lo scioglimento di questa organizzazione di stampo nazionalista è all'ordine del giorno, non resteremo indifferenti al tentativo astuto del governo di addossare ai rivoluzionari e al socialismo la responsabilità del passato. Il marxismo è fondamentalmente incompatibile con il nazionalismo intriso di liberalismo o con le alleanze con gli Stati Uniti o Israele.

Il Partito Comunista di Turchia è determinato a garantire la fratellanza degli oppressi, degli strati poveri e della classe operaia, combattendo contro l'imperialismo, lo sfruttamento, i monopoli e il dominio delle sette religiose. Cerchiamo di unire la grande maggioranza dei turchi, dei curdi e di tutti gli altri, indipendentemente dall'origine etnica, che sono stati privati della ricchezza di questo paese, non attraverso riferimenti eroici al passato, ma attraverso le realtà di oggi.

Partito Comunista di Turchia
Comitato Centrale


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