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http://www.ng.ru/cis/2005-09-09/1_orange.html


“La rivoluzione arancione cambia colore”


di Tatjana Ivzhenko

“Nezavisimaja Gazeta”, 9 settembre 2005

 

Dell’interessante analisi degli sviluppi della crisi politica in Ucraina, formulata nelle pagine di uno dei più autorevoli organi di informazione russi, proponiamo le parti riguardanti le prospettive delle relazioni di Kiev con la Russia e il possibile conseguente rallentamento dei processi di integrazione della repubblica della CSI nel sistema di alleanze dell’Occidente. Inoltre, dalla descrizione dell’imbarazzante situazione in cui si sono improvvisamente trovati in Russia l’opposizione ultraliberista e gli esponenti più in vista della “borghesia compradora”, che nutrivano la speranza di ripetere a Mosca gli scenari dell’inverno di Kiev, si capisce come questa significativa battuta d’arresto delle “rivoluzioni dei colori” di importazione USA (a cui si accompagna il duro colpo assestato all’immagine di “movimenti di popolo contro la tirannia e la corruzione”, sapientemente costruita dagli strumenti di manipolazione delle coscienze di tutto il mondo e generalmente accreditata in Europa, anche a sinistra) possa aver diffuso il panico, in Russia e all’estero, tra chi contava in una rivincita, nei tempi brevi, dei clan oligarchici filo-imperialisti emarginati con la fine dell’ “era Eltsin”.  

M.G.


(…)

L’Ucraina in futuro riorienterà la sua politica estera


E’ possibile pronosticare il cambiamento di alcuni aspetti della politica estera dell’Ucraina. E’ possibile che Viktor Juschenko sia giunto alla conclusione che la linea proclamata in precedenza, di presa di distanze dalla Russia e di rapida integrazione nelle strutture europee, sia priva di prospettive. In questo senso è indicativo che Juschenko abbia rimosso il vice-premier per le questioni dell’integrazione europea Oleg Rybaciuk, nominandolo capo della sua cancelleria. In precedenza il posto di vice-premier nel governo era considerato decisivo e non a caso Juschenko aveva preposto all’incarico relativo alle questioni dell’integrazione europea il suo caro amico Rybaciuk. Oggi si parla addirittura della liquidazione di tale carica. Lo testimonia anche il fatto che il primo ministro appena incaricato abbia da sempre stretti legami con la Russia e che si pronunci per il ristabilimento e lo sviluppo dei rapporti economici ucraino-russi. In ultima analisi, Juschenko sembrerebbe pronto a rivedere le proprie relazioni con il partner strategico.

 

Queste considerazioni stanno alla base della diffusione dell’opinione, secondo cui la crisi politica in Ucraina sarebbe stata iniziata e provocata da circoli russi, vittime o in procinto di esserlo nel corso del processo di riprivatizzazione, oppure da quegli oligarchi russi, che non intravedevano possibilità di collaborazione con il nuovo potere ucraino.

 

Ieri alla Rada Suprema sono ripetutamente risuonate accuse all’indirizzo di Mosca e più precisamente di quegli oligarchi russi, che, a parere di molti deputati, hanno a che fare con scandali ucraini. Del fatto che la ragione della crisi si nasconda dietro gli interessi di forze politiche e circoli affaristici al di là dei confini dell’Ucraina ha parlato nei giorni scorsi il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale Piotr Poroshenko. Ricordiamo che egli è stato uno delle principali figure dello scandalo emerso con le rivelazioni dell’ex segretario di Stato Aleksandr Znicenko.

 

E’ evidente che la crisi in Ucraina potrebbe infliggere un colpo distruttivo ai piani politici dell’opposizione democratica russa. Anatolij Ciubais (l’ “eminenza grigia” dell’ “era Eltsin”, nota del traduttore) e Boris Nemtsov, che hanno partecipato attivamente alla rivoluzione arancione in Ucraina e che avevano previsto uno sviluppo analogo degli avvenimenti in Russia, oggi saranno costretti a spiegare ai loro elettori in che cosa, in caso di rovesciamento della situazione, il nuovo potere si distinguerebbe da quello vecchio.

 

Si capisce che, a tal proposito, appare particolarmente complicata la posizione di Boris Nemtsov, che all’inizio della primavera era stato nominato da Viktor Juschenko tra i suoi consiglieri. Entrando direttamente nello staff della squadra arancione, egli ora difficilmente potrà garantire ai suoi elettori che gli oppositori democratici russi perseguono fini diversi da quelli dei loro colleghi ucraini. Soprattutto perché, sia in Russia che in Ucraina, le forze più importanti dell’opposizione non di sinistra sono rappresentate principalmente da coloro che già hanno avuto esperienze di lavoro nelle strutture del potere e che per varie ragioni sono stati estromessi dai loro incarichi. Gli arancioni ucraini, che hanno ricevuto i pieni poteri, nella sostanza, hanno dimostrato che il vero scopo della loro rivoluzione era rappresentato dalla redistribuzione della proprietà e dai flussi finanziari.

 

(…)

 

L’esito delle elezioni parlamentari in Ucraina potrebbe dipendere dalla Russia

Formalmente il presidente ucraino è stato in grado di salvare la faccia ed anche di ricavare qualche utile dalla crisi. Pubblicamente ha preso del tutto le distanze dagli scandali della sua cerchia. Il licenziamento di Poroshenko lo libera dalla scomoda necessità di avviare trattative dietro le quinte. L’esonero della Timoshenko permette al presidente di scaricare sul premier la responsabilità per i risultati disastrosi della politica economica. E’ sintomatico che Jushenko abbia subito criticato la situazione economica nello stato e le azioni del governo. Quando solo il 24 agosto, nel Giorno dell’indipendenza dell’Ucraina, aveva elogiato la Timoshenko per il suo efficace lavoro.

 

Alcuni esperti ucraini ritengono che proprio l’intervento di Znicenko, che ha fatto esplodere lo scandalo, sia stato provocato dalla necessità di dare carta bianca al presidente, anche se sia il presidente che il segretario di Stato smentiscono tale accordo, che avrebbe costituito la premessa della crisi politica.

 

Per altri versi, alla luce della campagna elettorale per la Rada Suprema, le posizioni di Juschenko appaiono ora del tutto vulnerabili. E’ evidente che la sua idea dell’ingresso del Blocco Timoshenko e del partito del capo del parlamento Litvin nella filo-presidenziale “Unione Popolare Nostra Ucraina” è adesso irrealizzabile. E’ indicativo che in questi giorni dal gruppo parlamentare di “Nostra Ucraina” siano usciti gruppi di deputati, che formeranno raggruppamenti distinti. Dopo la crisi il presidente non può certo sperare nella formazione di un poderoso blocco elettorale. Inoltre, Julia Timoshenko passerà certamente all’opposizione di Juschenko, e ciò indebolirà le posizioni del raggruppamento filo-presidenziale. In tale situazione qualsiasi influenza esterna potrà risultare decisiva. E le dichiarazioni dell’opposizione ucraina in merito all’intenzione di prendersi una rivincita con il sostegno degli amici russi non sembrano più tanto grottesche.

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma