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A 10 anni da Euromaidan. Rivoluzione o colpo di stato sostenuto dall'estero?

Nikos Mottas * | idcommunism.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/03/2024



Questo febbraio ha segnato il decimo anniversario dai cosiddetti eventi di "Euromaidan" in Ucraina e dal successivo colpo di stato che, sostenuto dagli Stati Uniti e dall'Unione europea, ha portato al rovesciamento dell'allora presidente filo-russo Viktor Yanukovych.

Oltre all'ascesa di forze reazionarie e di estrema destra nella leadership politica ucraina, il colpo di stato del 2014 è diventato il punto di partenza dell'invasione militare russa del 2022 e della guerra imperialista in corso.

Da allora, le forze euro-atlantiche hanno cercato di presentare gli eventi del 2014 in Ucraina come una "rivoluzione democratica" contro il governo di Yanukovich. Ufficialmente gli eventi di allora sono stati chiamati "Rivoluzione della dignità". Tuttavia, tutti i fatti indicano che Euromaidan non è stato altro che una flagrante ingerenza di Stati Uniti, NATO e Unione europea negli affari interni dell'Ucraina, come parte della loro più ampio confronto interimperialistico con la Russia capitalista. Questo intervento è stata la scintilla che ha innescato una catena di eventi che ha portato all'annessione della Crimea nel marzo 2014 e alla cosiddetta "Operazione militare speciale" del febbraio 2022.

Il contesto e il colpo di stato

L'Ucraina socialista, formalmente la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, ha cessato di esistere il 26 dicembre 1991. Da allora, la borghesia emergente, composta da capitalisti, neo-oligarchi e vari controrivoluzionari, si è divisa in due grandi schieramenti. Una parte ha legato i suoi interessi al blocco euro-atlantico, mentre un'altra ha deciso di schierarsi con la Russia capitalista.

Questa competizione intra-borghese, che si è intensificata negli anni Novanta e Duemila, ha raggiunto l'apice nel novembre 2013, quando il presidente Viktor Yanukovych, filo-Mosca, si è ritirato dalla firma dell'accordo di associazione con l'UE per accettare invece un accordo commerciale e di salvataggio con la Russia. All'epoca, le forze politiche di opposizione filo-occidentali, guidate dall'ex primo ministro Yulia Tymoshenko - che era stata perseguita per corruzione, concussione e abuso delle finanze pubbliche - reagirono ferocemente chiedendo le dimissioni immediate del presidente.

La situazione rappresentava un'opportunità ideale per l'Unione europea e gli Stati Uniti di interferire più attivamente negli affari interni dell'Ucraina, al fine di servire i propri interessi geo-strategici nella regione. L'intervento euro-atlantico seguì lo schema noto delle cosiddette "Rivoluzioni colorate" e della "Primavere arabe", coprendosi dietro proteste apparentemente "spontanee", ma in realtà molto ben elaborate, che in seguito sono diventate violente. Il centro di queste proteste è stato Maidan Nezalezhnosti, la Piazza dell'Indipendenza di Kiev.

Le proteste di Euromaidan sono diventate il palcoscenico delle attività di gruppi fascisti e neonazisti (ad esempio "Settore Destro", "Assemblea Nazionale Ucraina", "Congresso dei Nazionalisti Ucraini", Banderisti, ecc) e sono state apertamente appoggiate dalle ambasciate degli stati membri della NATO e dell'Ue. L'Assistente del segretario di Stato degli Stati Uniti Victoria Nuland e l'ambasciatore degli Stati Uniti a Kiev Geoffrey Pyatt hanno svolto un ruolo chiave nel sostenere il colpo di stato di Euromaidan per conto dell'amministrazione Obama. Il desiderio del governo statunitense di avere il controllo totale e incontrastato della situazione creata da Euromaidan è stato perfettamente catturato dalle parole di Nuland durante una conversazione telefonica con Pyatt: "L'Ue?, si fotta".



Gruppi fascisti nelle strade di Kiev

Il 21 febbraio 2014, dopo giorni di scontri violenti, oltre 100 morti e la mediazione dei governi europei, soprattutto Francia e Germania, il governo di Yanukovych e i leader dell'opposizione firmano un accordo che, tra le altre cose, prometteva il ritorno alla Costituzione del 2004, elezioni anticipate e il ritiro delle forze di sicurezza dal centro di Kiev. Il processo di negoziazione e l'accordo erano seguiti da vicino anche dal governo russo. Tuttavia, le cose non sono andate come il presidente Yanukovych si aspettava. Viene rovesciato mentre si trovava in un viaggio programmato nell'Ucraina orientale e il nuovo governo golpista temporaneo sotto il primo ministro Arseniy Yatsenyuk viene immediatamente riconosciuto dall'Ue e dagli Stati Uniti.

Yanukovych trova quindi rifugio in Russia e, allo stesso tempo, scoppiano proteste filorusse in tutta l'Ucraina, soprattutto nel sud e nell'est del paese, compresa la Crimea. Bande paramilitari armate fasciste e nazionaliste si assumono la responsabilità di reprimere le rivolte scatenando un'ondata di violenza contro la popolazione filorussa. Nella loro attività terroristica, il 2 maggio 2014 i fascisti ucraini commettono un crimine orrendo a Odessa, bruciando vivi più di 100 manifestanti nella Casa dei sindacati.

Gli accordi di Minsk

Nonostante l'orgia di violenza e terrorismo esercitata dai paramilitari fascisti ucraini, la popolazione russofona in Crimea e nelle province orientali di Donetsk e Lugansk (ovvero la maggioranza della popolazione della regione del Donbass) rifiuta di accettare il nuovo governo golpista formato a Kiev. Con il pretesto di proteggere la popolazione russofona da un imminente sterminio, la Russia invade la penisola di Crimea e la annette. Allo stesso tempo, dopo settimane di scontri con le forze statali e paramilitari ucraine, i separatisti filorussi nel Donbass proclamano la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk come "stati indipendenti".

Per evitare un'ulteriore escalation nel Donbass, Francia, Germania e Bielorussia avviano ciclo di negoziati che porta alla firma dei cosiddetti Accordi di Minsk, il primo il 5 settembre 2014 e il secondo il 12 febbraio 2015. Gli accordi consistevano in un pacchetto di misure, tra cui il cessate il fuoco, il ritiro delle armi pesanti, il rilascio dei prigionieri di guerra e una riforma costituzionale in Ucraina che concedeva l'autogoverno - non l'indipendenza però - a specifiche aree del Donbass.



Massacro di Odessa, 2 maggio 2014

Il governo ucraino non ha attuato i propri impegni e, d'altro canto, Mosca ha utilizzato i separatisti russi come "cavallo di Troia" per promuovere la sua influenza nella regione. In realtà, nessuna delle due parti voleva davvero l'attuazione degli Accordi di Minsk ma, invece, hanno portaro avanti la propria agenda a spese dei lavoratori.

Il fallimento degli Accordi di Minsk è stato accompagnato da un feroce assalto militare delle forze armate ucraine e dei paramilitari fascisti (ad esempio i neonazisti del battaglione Azov) contro la popolazione del Donbass. Questo tentativo di genocidio, che ha goduto della silente approvazione dell'Occidente, ossia della NATO e dell'Ue, ha fornito all'amministrazione Putin il pretesto necessario per lanciare l'"Operazione militare speciale" e l'invasione che ha avuto luogo due anni fa, nel febbraio 2022.

Dieci anni dopo...

A dieci anni dagli eventi di Euromaidan e a due anni dall'invasione russa, è in corso una guerra disastrosa su larga scala contro il popolo di Ucraina e Russia. Come abbiamo sottolineato in passato, si tratta di una guerra che si svolge tra due blocchi imperialisti avversari, quello euro-atlantico (Usa, Nato, Ue) e l'emergente blocco eurasiatico guidato da Cina e Russia. Al centro del conflitto militare ci sono la divisione delle ricchezze minerarie, dell'energia, dei territori, della forza lavoro, degli oleodotti, delle vie di trasporto delle materie prime, delle posizioni geopolitiche e delle quote di mercato.

Il governo reazionario di Volodymir Zelenskiy è stato utilizzato come pedina sulla scacchiera di questa rivalità interimperialista e, prima o poi, sarà gettato nella pattumiera della storia politica dai suoi stessi padroni.

I popoli di Russia e Ucraina, che hanno vissuto in pace e prosperato insieme sotto l'Unione Sovietica, non hanno alcun interesse a schierarsi con un imperialista o un altro, con un'alleanza o un'altra che serve gli interessi dei monopoli.

L'interesse della classe operaia e degli strati popolari in ogni paese richiede di tracciare il proprio percorso indipendente contro i monopoli e le classi borghesi, per il rovesciamento del capitalismo, per il rafforzamento della lotta di classe contro la guerra imperialista, per il socialismo, che rimane attuale e necessario come non mai.

* Nikos Mottas è caporedattore di In Defense of Communism


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