www.resistenze.org - popoli resistenti - ungheria - 19-09-11 - n. 377

da Noi Donne http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=03675
 
Una teocrazia in Europa
 
Con la “nuova” costituzione approvata dal parlamento, la destra estremista riporta indietro le lancette dell’orologio della storia
 
di Cristina Carpinelli
 
settembre 2011
 
Con voto favorevole di 262 deputati del parlamento su 386, l’Ungheria ha approvato in aprile dell’anno in corso la sua nuova Carta costituzionale. La precedente Costituzione era ancora quella del 1949, con una serie di modifiche apportate nel 1989. La nuova Legge fondamentale entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2012. A votarla è stato solo il Fidesz (il partito di maggioranza del premier conservatore Viktor Orbán), che in parlamento possiede i due terzi necessari per approvare le riforme costituzionali. Socialisti e verdi hanno abbandonato l’aula prima del voto, in segno di protesta. Duro è stato il commento di Attila Mesterházy, leader del partito socialista ungherese: “Orbán vuole istituzionalizzare la dittatura”. Il partito di estrema destra Jobbik (Movimento per un’Ungheria migliore) ha votato contro, anche se - secondo diversi osservatori - il partito xenofobo ha partecipato alla stesura di alcune parti del testo costituzionale. I parlamentari hanno approvato la Costituzione giurando fedeltà ad essa davanti a Dio.
 
Il nuovo testo limita i poteri della Corte costituzionale in materia di tasse e bilancio, introduce un nuovo Consiglio speciale con potere di veto sul bilancio e aumenta il peso dell’esecutivo su quello giudiziario. Riconosce, infine, la Nmhh (National Media and Infocommunications Authority), l’organo a nomina politica recentemente costituito, che possiede ampi poteri di vigilanza sull’informazione pubblica e privata, tali da mettere in serio dubbio la libertà di stampa nel paese.
 
La Costituzione presenta, inoltre, forti tratti nazionalistici. Nel suo preambolo sono rivendicati i territori magiari che alla fine della prima guerra mondiale erano stati assegnati a Romania, Austria e Slovacchia, ed è previsto il diritto di voto anche per gli ungheresi che vivono nei paesi vicini, con il rischio di creare attriti con Slovacchia e Romania, dove vivono forti minoranze magiare. In più, nell’introduzione, l’Ungheria è definita “nazione etnica”, discriminando di fatto le minoranze non magiare che vivono nel paese, ed è scritto che viene “onorata la sacra corona di re Stefano che da più di mille anni rappresenta l’unità della nazione”. Si fa poi riferimento al cristianesimo quale elemento fondante del paese.
 
Tuttavia, le novità maggiori riguardano il concetto di famiglia. L’unica famiglia riconosciuta giuridicamente è quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, considerata “la comunità centrale della nazione, essenziale alla sua sopravvivenza”. Per tale ragione, essa riceverà agevolazioni fiscali e sostegni economici. Sono proibite le pratiche eugenetiche. I matrimoni fra persone dello stesso sesso sono espressamente vietati: le coppie omosessuali potranno registrare la loro relazione, ma il matrimonio rimarrà un’esclusiva di quelle eterosessuali. La vita viene tutelata fin dal concepimento, lasciando alle leggi ordinarie la possibilità di limitare o vietare l’aborto. Orientamento sessuale e identità di genere non sono contemplati nella parte in cui si parla della condanna alle discriminazioni. Il nuovo testo costituzionale non fa alcuna menzione alla tutela di minoranze come ebrei e rom. Nota curiosa: i genitori potranno votare alle elezioni anche per conto dei figli minorenni (norma unica al mondo).
 
Critiche alla nuova Carta costituzionale sono arrivate dall’UE, che ha stigmatizzato l’esclusione delle forze di opposizione alla stesura del testo, la mancanza di trasparenza e la procedura scorretta con la quale si è arrivati alla riforma: la prima bozza della nuova Costituzione è stata resa pubblica soltanto il 14 marzo, impedendo il dibattito pubblico, e si è giunti al voto finale senza una discussione in parlamento. L’attacco europeo più esplicito proviene dai liberali democratici preoccupati perché il testo costituzionale si presta a essere interpretato “sulla base di specifici valori come la fede, la lealtà, la preminenza della comunità e della nazione sull’individuo, il ruolo primario delle famiglie tradizionali nella società e l’importanza del cristianesimo nella preservazione della nazione ungherese”; inoltre, perché esclude “le famiglie monoparentali, le coppie di fatto e le coppie omosessuali”, mentre “la protezione della vita del feto dal concepimento equivale a una proibizione dell’aborto”. Già il Wall Street Journal aveva informato che l’Ungheria stava progettando il bando totale dell’aborto, dopo molti decenni di legislazione più liberale. Papa Benedetto XVI aveva recentemente espresso in un incontro con l’ambasciatore ungherese in Vaticano il desiderio che “la nuova Costituzione s’ispirasse ai valori cristiani, particolarmente per quanto riguarda il matrimonio e la famiglia nella società e la protezione della vita”.
 
La neo Costituzione ungherese non è certo in linea con la Carta europea dei diritti umani, e configura l’instaurazione di una teocrazia in Europa nella sua distanza dai valori di tolleranza, civiltà, uguaglianza e rispetto che contraddistinguono la modernità europea. Particolarmente ripugnante è l’iniziativa assunta dalla Chiesa calvinista ungherese di costruire “campi di rieducazione per omosessuali”. Questi ultimi avranno la possibilità di correggere le loro “innaturali” propensioni sessuali, grazie alla forza della preghiera e all’esempio di Cristo. I campi ungheresi saranno composti, scrive il quotidiano Nepszabadsag, da cinque persone guidate da un pastore che, “confidando nell’amore di Gesù”, pregherà affinché i gay si liberino dal loro vizio.
 
Intanto, proprio qualche giorno dopo il varo della nuova Costituzione ungherese, 300 rom ungheresi sono stati portati in salvo dalla Croce Rossa, poiché un gruppo di estrema destra ha scatenato una vera e propria guerriglia urbana contro i nomadi della cittadina di Gyöngyöspata, situata a nord-est di Budapest. L’opera di salvataggio, compiuta con diversi pullman scortati dalla polizia, è cominciata dopo che, per diversi giorni, per le vie della cittadina - che conta 2.800 abitanti, di cui circa 450 di etnìa rom - avevano imperversato le ronde del Véderö, un gruppo paramilitare di autodifesa legato al partito di estrema destra Jobbik, noto per la sua natura razzista e violentemente xenofoba. Obbedendo all’ordine del partito di combattere la “criminalità degli zingari”, nelle città in cui sono presenti comunità rom, i “cacciatori” del Véderö, uomini in divisa mimetica e armati di spranghe, catene e armi con proiettili di gomma hanno compiuto incursioni nella cittadina. I rom sono stati aggrediti per strada e le loro abitazioni prese d’assedio, perché ritenuti colpevoli di piccoli furti e atti violenti a danno degli ungheresi. A questo punto, la Croce Rossa ha inviato dei pullman che hanno scortato i rom in una località segreta. Amnesty, che da anni denuncia le discriminazioni e le persecuzioni dei rom in Ungheria e in altri paesi dell’Europa orientale, ha condannato il progrom di Gyöngyöspata.
 

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