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da "Il Manifesto" del 31 gennaio 2004

GUANTANAMO

«Alla cattura erano bambini»


Il giurista Boyle: sono stati torturati, i trattati di Ginevra a pezzi

Patricia Lombroso - NEW YORK

«I tre adolescenti rilasciati giovedì dal Pentagono dal lager di Guantanamo catturati in Afghanistan erano bambini di 11 e 13 anni ed è questa una barbarie che contravviene la Convenzione del trattato internazionale per la Protezione dell'infanzia, stipulato dal mondo intero nel 1989, fatta eccezione per Stati uniti e Somalia»: è la prima reazione del giurista Francis Boyle, fra i firmatari dell'appello di giuristi internazionali alla Corte suprema perché riconosca l'incostituzionalità della detenzione perpetua e arbitraria di presunti «combattenti nemici». Il portavoce del Pentagono, Michael Shaver, così aveva risposto a il manifesto: «I tre detenuti rilasciati da Guantanamo hanno un'età che va dai 13 ai 15 anni e sono già stati riconsegnati nei loro rispettivi paesi di origine. Non possiamo rilevare né i nomi né l'età precisa perché non erano in grado di sapere e riferire la loro età». Perché - insistiamo - non parlavano inglese? «No, solo alla visita medica effettuata quando sono giunti a Guantanamo siamo stati in grado valutarne l'età. Non avevano la nozione del tempo». Erano detenuti in un complesso separato da Camp Delta, dove sono imprigionati gli altri 660 cosiddetti «combattenti nemici degli Stati uniti». Vennero separati a Camp Iguana, una ex casa cubana al di fuori di Camp Delta. Chiediamo dunque a Francis Boyle.

Che fine fa la Convenzione di Ginevra?

Gli Stati uniti sono stati costretti, soltanto un anno fa, a separare i bambini soldato accusati di essere taleban e collegati con Al Qaeda, dal resto dei detenuti adulti. Gli Stati uniti furono costretti a questamodifica perché lo scandalo a livello internazionale aveva mosso ormai organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch. Ciò non toglie che in virtù del trattato Internazionale per la Protezione dei Diritti dell'infanzia, viene precisato che «bambini-soldato» catturati in battaglia possono essere sì imprigionati, ma devono godere di tutti di diritti garantiti per la Protezione dell'Infanzia, essere imprigionati separatamente dagli altri adulti e godere di tutti i diritti garantiti dalla Terza convenzione di Ginevra. Nessuno di questi diritti è permesso dagli Stati uniti ai 660 detenuti del «limbo legale» di Guantanamo. Questi erano bambini di 11 anni e poco più e sono stati sottpposti ad interrogatori. Questo è un altro elemento che contravviene alla Convenzione internazionale. Sottomettere un bambino-soldato a interrogatori come per un detenuto adulto, viene considerata «tortura» dal trattato internazionale per la Protezione dell'Infanzia.

Del resto, negli Stati uniti anche i minori possono subire la pena di morte...

E' la barbarie del sistema giuridico americano, ma il detenuto è considerato minore al di sotto dei 16 anni. Per Guantanamo siamo in presenza di «non adolescenti», come dice il Pentagono per convenienza, ma di bambini-soldati. Alla cattura in Afghanistan avevano 11 ed un massimo di 13 anni di età. Sono stati imprigionati a Guantanamo, messi in gabbie da cani. Sottoposti ad interrogatori continui, rinchiusi con detenuti adulti per molto tempo.