www.resistenze.org - popoli resistenti - stati uniti - 12-10-09 - n. 290

da www.workers.org/2009/us/jobs_1015/
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Subito un piano per l'occupazione!
 
La più lunga recessione economica degli ultimi 70 anni
 
di Fred Goldstein
 
07/10/2009
 
I numeri sconfortanti sono ora noti: nel mese di settembre, sono stati persi altri 263.000 posti di lavoro. La disoccupazione ufficiale si avvicinava al 10 %, passando dal 9,7 al 9,8 %. Il dato è più alto di quanto previsto dagli economisti capitalisti ed è il risultato di 21 mesi consecutivi di recessione economica, il periodo più lungo degli ultimi 70 anni.
 
Inoltre, la percentuale di posti di lavoro persi, rispetto al totale della forza lavoro, è del 5,8 %, la più alta dal 1946, quando le imprese del settore militare licenziarono in massa i lavoratori dopo la fine della seconda guerra mondiale.
 
Ma c'è di più. Il tasso ufficiale di disoccupazione sarebbe superiore al 10 per cento, se non fosse che 571.000 lavoratori hanno abbandonato la ricerca di un impiego e, pertanto non sono conteggiati tra i disoccupati. Infatti, sono così tanti i lavoratori che, dopo inutili ricerche, hanno smesso di cercare lavoro che rispetto a un anno tra la forza lavoro risultano 615.000 lavoratori in meno.
 
(Le statistiche citate in questo articolo provengono da una relazione sulla situazione occupazionale dell’Economic Policy Institute e resa pubblica il 2 ottobre 2009.)
 
La forza lavoro può diminuire mentre la popolazione cresce soltanto se un altissimo numero di lavoratori rinuncia a cercare un lavoro. In realtà, più di un terzo dei 15,1 milioni disoccupati ufficiali – circa 5,4 milioni di persone – è rimasto senza lavoro per oltre sei mesi. Nel solo mese di settembre, 450.000 lavoratori disoccupati si sono uniti a questa categoria.
 
Da quando la recessione è iniziata nel dicembre 2007, sono stati ufficialmente persi 7,2 milioni di posti di lavoro. Ma il Dipartimento del Lavoro correggerà questa cifra a 8 milioni, a causa di una cosiddetta "revisione dell’indice di riferimento". Apparentemente, il modello utilizzato per calcolare le perdite di posti di lavoro nei 12 mesi fino al marzo ha trascurato 824.000 licenziamenti!
 
Il governo stima che, a causa della crescita della popolazione, sono necessari 127.000 nuovi posti di lavoro ogni mese e soltanto per tenere il passo con la crescita della forza lavoro. Quindi, in realtà questa recessione, cominciata 21 mesi fa, ha portato ad un disavanzo di 10,7 milioni di posti di lavoro.
 
Per tornare ai livelli pre-recessione, ci vorrebbe la creazione di una media di 573.000 posti di lavoro ogni mese per i prossimi due anni. Questo equivale all’apertura di 200-250 nuove fabbriche di automobili ogni mese per due anni, solo per assorbire i disoccupati.
 
Queste cifre non tengono conto dei 9,2 milioni lavoratori costretti a lavorare a orario ridotto e neppure dei 2,2 milioni ufficialmente classificati come lavoratori scoraggiati. La loro inclusione porterebbe il tasso complessivo di disoccupazione ufficiale al 17 %, ovvero più di un sesto dell'intera forza lavoro.
 
Questi sono numeri tristi per i lavoratori ma per i padroni invece sono lieti. I profitti sono aumentati, specialmente quelli delle banche, e secondo la testimonianza dell'ex Presidente della Federal Reserve System, Alan Greenspan, l'economia capitalistica potrebbe giungere ad una crescita del 3 % in questo trimestre. (Intervista del 5 ottobre con George Stephanopoulos, conduttore del programma “This Week” per ABC-TV)
 
Greenspan: “Queste sono indicazioni di una ripresa”
 
Greenspan, l'architetto della bolla finanziaria e della conseguente bolla edilizia, ha dichiarato nella stessa intervista, "La situazione occupazionale descritta nella relazione è pessima da qualunque punto di vista. Infatti, non solo è salita la disoccupazione, ma sono particolarmente preoccupato per il numero degli statunitensi disoccupati per sei mesi o più.
 
"Il mio sospetto è che stiamo per penetrare la barriera del 10 % e che rimarremo sopra questo valore per un bel po' prima di cominciare a scendere", ha detto.
 
Greenspan si è poi affrettato a vedere il lato positivo, con la sua tipica insensibilità minimizzante . "E' vero, le ultime due settimane, alcune statistiche sono state un po' molli", ha detto. "Ma", ha aggiunto, "queste sono le indicazioni di una ripresa".
 
Ovviamente, Greenspan non ha chiarito che quelli che andranno a "penetrare la barriera del 10 %" sono il proletariato, gli schiavi salariati del capitale. E' il capitale che avrà dei profitti sempre più alti, costringendo i lavoratori a "penetrare" questa barriera tramite il licenziamento.
 
E Greenspan non ha specificato cosa intendeva quando ha detto che i lavoratori si troveranno in uno stato di disoccupazione di massa "per un po'", o quando la disoccupazione inizierà a scendere.
 
Questo riconoscimento ipocrita delle contraddizioni della crisi attuale del capitalismo che Greenspan è stato costretto ad ammettere di fronte al pubblico televisivo della domenica mattina effettivamente rivela molto di quello che i lavoratori dovrebbero prendere a cuore.
 
La verità è che quasi 30 milioni di lavoratori sono disoccupati o sottoccupati. Non possono essere riassunti perché il capitalismo non ha posti di lavoro per loro e non sarà in grado di crearne un numero minimamente adeguato.
 
I padroni hanno fatto tutto quanto in loro potere per trovare i modi per intensificare lo sfruttamento del lavoro, cioè per aumentare la produttività. Il loro obiettivo è di avere una forza lavoro che produce sempre di più, in sempre meno tempo, per salari sempre più bassi.
 
In altre parole, ogni capitalista cerca di cavarsela con sempre meno lavoratori tramite i licenziamenti. I lavoratori che rimangono sono soggetti ad una accelerazione produttiva attraverso la tecnologia, o semplicemente devono lavorare a ritmi sempre più serrati. Secondo un’ articolo apparso sul MarketWatch riguardo l’intervista di Stephanopoulos a Greenspan:
 
"Indicando il fatto che le imprese che hanno licenziato 'un numero molto consistente di persone', quando sono crollati i mercati finanziari lo scorso anno, Greenspan ha detto che il Paese ha avuto degli incrementi di produttività 'di un ammontare orrendo’, e che questo non può continuare".
 
La tecnologia nelle mani dei padroni avrà come conseguenza una disoccupazione di massa a lungo termine per milioni e milioni di lavoratori.
 
L'economia capitalistica, pur crescendo del 3%, ha comunque perso 263.000 posti di lavoro nel mese di settembre. E, cosa più importante, i padroni non fanno assunzioni.
 
Ciò significa che le sorti delle classi sfruttatrici stanno migliorando, mentre le vicende degli sfruttati li vedono sprofondare ulteriormente nella disoccupazione, povertà, pignoramenti e vagabondaggio per i senzatetto.
 
L'unica via d'uscita a breve termine è che i lavoratori, sia i disoccupati che gli occupati, rivendichino un vero piano occupazionale. Il movimento operaio nel suo complesso, e in particolare il movimento sindacale, devono esigere che le migliaia di miliardi consegnate alle banche vengono restituite e usate per creare veri posti di lavoro. Questi devono essere assegnati direttamente ai lavoratori e non a qualche capitalista che potrebbe assumere alcuni operai, ma solo dopo aver sottratto un bel po’ di denaro e solo dopo che tutti i funzionari governativi e politici abbiano ricevuto la loro mazzetta.
 
Nessun "meccanismo di mercato", nessun processo automatico del capitalismo, nessun regalo elargito dallo Stato a padroni e banchieri cambierà in modo sostanziale la situazione. Questa è radicata nella natura stessa del sistema del profitto capitalistico.
 
Nessuno dovrebbe sprofondare nella miseria perché il capofamiglia o i capofamiglia sono disoccupati. Ad ogni lavoratore deve essere garantito un reddito che consenta di vivere in modo dignitoso, il che significa una buona assistenza sanitaria a costi accessibili, attraverso un soggetto pagante unico [riferito alle organizzazioni che pagano le spese sanitarie, come ad esempio le assicurazioni, ndr] o con qualsiasi altro mezzo.
 
Posti di lavoro, reddito, casa e assistenza sanitaria devono diventare rivendicazioni politiche della classe operaia. E tali richieste devono essere sostenute dalla mobilitazione di massa e dalla lotta militante. Questo è l'unico linguaggio che i padroni capiscono.
 
Il motivo per cui Greenspan è "particolarmente preoccupato" dal crescere della disoccupazione a lungo termine, e il motivo per cui lui ha dato il suo appoggio all’estensione dei sussidi di disoccupazione durante questa crisi, non è di certo la compassione per i lavoratori. Ha trascorso tutta la sua vita cercando di aiutare i padroni ed i banchieri a spennare i lavoratori.
 
Egli è preoccupato da una ribellione dei lavoratori e degli oppressi contro il capitalismo stesso.
 
Mentre una lotta immediata per l'occupazione è la priorità del momento, a lungo andare i lavoratori devono lottare per rovesciare il capitalismo e tutto il suo sistema di sfruttamento, che antepone il profitto alla vita delle masse. I lavoratori devono riprendersi ciò che hanno costruito e sviluppare un sistema economico pianificato – il socialismo – eliminando il profitto come motivazione e ristrutturando l'economia per soddisfare le esigenze umane.
 
Fred Goldstein ha scritto il libro “Low-Wage Capitalism” [Il Capitalismo del Salario Basso] nel quale analizza l’effetto della globalizzazione sulla classe operaia.