www.resistenze.org - popoli resistenti - stati uniti - 09-10-17 - n. 646

Fase di un impero in declino

Greg Godels (Zoltan Zigedy) | zzs-blg.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/10/2017

Chi non fosse ancora completamente anestetizzato dall'isteria russofoba, dovrebbe leggere l'opera di Robert Parry, The Rise of the New McCarthyism. Lo stimabile Parry sostiene vi siano delle analogie tra la politica arroventata vecchia maniera di ieri e di oggi. L'autore paragona l'inesorabile accanimento verso la Russia del 2017 con la persecuzione del periodo postbellico spesso incarnata nel senatore del Wisconsin Joe McCarthy.

Ma non è proprio così. Etichettare il delirio del dopoguerra, caratterizzato dalla smania anticomunista, col maccartismo, pone un peso eccessivo su quella singola figura. È vero, Joe McCarthy ha sfruttato il clima, spingendo al parossismo l'assurdità dell'epoca. Tuttavia, in tal modo, sorvoleremmo sulle cause dell'atmosfera avvelenata di quel periodo, così come se oggi etichettassimo il momento che viviamo come "maddowismo", da quando Rachel Maddow, nel suo impegno per innalzare gli indici di ascolto, ha spinto il sentimento anti-russo a livelli sempre più alti.

La febbre politica, come quella del 1919 negli Stati Uniti, del 1920-22 in Italia, degli anni Trenta in tutta Europa, del 1946 e del 2003 negli Stati Uniti e ancora oggi negli Stati Uniti, è spesso guidata da crisi - minacce reali o percepite - del sistema. Riflette le debolezze o vulnerabilità derivanti da crisi economiche o conflitti internazionali. Che la minaccia sia reale o percepita, identificabile o mitizzata, le classi dominanti usano il crescendo di paura e di allarme per favorire un clima di conformità e consenso.

Durante e dopo la prima Guerra Mondiale, la rivoluzione bolscevica ha spaventato la classe dirigente statunitense facendogli sperimentare il suo primo "terrore Rosso", una sbornia di patriottismo indotto dalla guerra e isteria mediatica per la leggendaria barbarie Rossa, una sbornia che ha causato arresti di massa e deportazioni.

Allo stesso modo, la vittoria dell'Unione Sovietica, l'espansione del socialismo, l'intensificazione delle lotte di liberazione nazionale e la sfida interna di un terzo partito di sinistra che comprometteva l'egemonia del sistema bipartitico spronò la classe dirigente a incendiare una seconda epoca di terrore Rosso. La massa critica del consenso venne raggiunta rapidamente e mantenuta durante tutta la Guerra Fredda. Pertanto è fuorviante dire, come fa Parry, che "... la versione degli anni '50 [del terrore Rosso] venne guidato dai repubblicani e dalla destra mentre le persone di sinistra, per lo più, erano considerate per quelli che la pensavano come il senatore Joe McCarthy, dalla parte sbagliata e additati come non-americani o compagni di viaggio del Comunismo".

Infatti, fatta eccezione per i "compagni di viaggio", la maggior parte della sinistra non comunista e la maggior parte dei liberali aderirono allegramente alla caccia dei "sovversivi". Chi non si unì con entusiasmo alla folla fece poco o nulla per attenuare la campagna. Quando le purghe toccarono gli anticomunisti moderati, le voci liberali compirono una patetica virata.

Di conseguenza, quelli che hanno familiarità con la storia della repressione americana durante la guerra fredda non sono sorpresi della complicità liberale alla folle avversione anti-russa di oggi. Non deve sorprendere che i liberali e la sinistra piccolo borghese tradiscano la verità, facendo causa comune con le forze che incitano all'odio, alla diffidenza e al pregiudizio. In tempi di crisi, questo è quello che fanno nella maggior parte dei casi.

Al di fuori di alcune voci notevoli, gli intellettuali liberali e di sinistra aderiscono all'esaltazione anti-russa. Malgrado il fatto che i servizi di sicurezza statunitensi detengano il record ininterrotto delle menzogne e delle manipolazioni, sono oggi dipinti come salvatori della "democrazia" statunitense. L'industria dell'intrattenimento ha lanciato "Gola profonda", Mark Felt, ufficiale furioso e disgustato dell'FBI, amareggiato di non aver ereditato la direzione da J. Edgar Hoover, quale eroe dello scandalo Watergate. I magnati dell'industria dilatano la credulità fino a ritrarre Felt come il coraggioso precursore dello squallido James Comey.

Quanto velocemente i liberali hanno dimenticato la vergogna del 2003, quando la classe dirigente confezionò un pacchetto di menzogne e distorsioni per l'invasione non provocata degli Stati Uniti su un paese sovrano! Le canaglie che hanno fabbricato le "prove" contro l'Iraq hanno lasciato o sono stati rimossi dal Dipartimento di Stato, dalla CIA, dall'FBI, ecc.? O sono ancora lì, occupati a tessere una ragnatela di bugie contro la Russia?

I liberali e la baldanzosa sinistra dovrebbero tenere a mente l'avvertimento di Parry: "Se il fascismo o il totalitarismo si affermerà negli Stati Uniti, è più probabile che arrivi nella forma della cosiddetta protezione della democrazia dalla Russia, o da un altro avversario straniero, piuttosto che da un buffone della TV spazzatura come Donald Trump". Oltre a corteggiare la guerra, il nuovo consenso contro Putin e la Russia erode ulteriormente le restanti vestigia della vita democratica negli Stati Uniti. La paura ci ha portato a una dimensione orwelliana della riservatezza e della libertà, insieme a una politica estera omicida e, ora, anche a una conformità vergognosamente acritica.

La guerra con altri mezzi

Se il nuovo "maccartismo" è una descrizione imprecisa dei nostri tempi, quale definizione sarebbe più adatta? Forse sarebbe più appropriato dire "nuova guerra fredda" poiché l'aggressione degli Stati Uniti è globale e senza limiti. Gli Stati Uniti stanno conducendo conflitti o azioni simili alla guerra in Africa, Medio Oriente, Sud America, Caraibi e in Asia. Qualsiasi paese che non accetti la leadership globale degli Stati Uniti diventa un obiettivo per l'aggressione statunitense.

Ciò costituisce un tentativo disperato da parte delle elite statunitensi di mantenere il loro posto al vertice della gerarchia dell'imperialismo, il loro dominio indiscusso su tutti gli affari mondiali.

Dopo l'arrogante dichiarazione di vittoria nella guerra fredda e la presunzione di governance globale, i nodi iniziano a venire al pettine per i campioni del dominio globale statunitense. Ex clienti come Al Qaeda, i talebani e Saddam Hussein hanno cominciato a sfidare l'egemonia statunitense. Stati come il Venezuela, la Bolivia e l'Ecuador scelgono percorsi indipendenti dal modello statunitense per l'economia. Altri stati come la Yugoslavia, Cuba e la Repubblica popolare della Corea del Nord hanno rifiutato di riconoscere che le relazioni economiche socialiste siano illegali nell'era post-sovietica. Altri stati ancora come l'Iran, la Russia post-Eltsin, la Libia e la Siria respingono l'ingerenza statunitense nei loro affari e nei paesi loro vicini. E, naturalmente, l'economia più grande del mondo - la Repubblica popolare cinese - non accetta un ruolo subordinato negli affari mondiali.

In breve, il ruolo degli Stati Uniti come gendarme auto-nominato del pianeta non è stato accolto con accettazione servile dal resto del mondo.

La risposta statunitense alla resistenza è stata la violenza. Incalcolabili morti e feriti a causa delle invasioni, occupazioni e attacchi a distanza, su combattenti e civili. La stabilità di numerosi paesi è stata compromessa, di solito sotto la cinica bandiera dei diritti umani. Negli ultimi due decenni l'imperialismo americano ha ristrutturato il suo arsenale aggressivo, affidandosi sempre di più a surrogati: i droni e l'aggressione economica, ma con gli stessi risultati mortali.

La congrega di interventisti liberali di Obama ha raffinato e ampliato la tattica di imporre sanzioni internazionali, una forma apparentemente assennata ma particolarmente brutale di aggressione.

Non dobbiamo ingannarci. Le sanzioni internazionali possono mascherarsi dietro meccanismi di rinforzo civile, ma sono nella realtà atti di guerra, guerra con altri mezzi. L'attuale equilibrio mondiale di forze consente agli Stati Uniti di persuadere, intimidire o manipolare gli Stati membri delle Nazioni Unite a sostenere lo strangolamento delle economie degli avversari statunitensi attraverso le sanzioni imposte dalle Nazioni Unite. L'ONU approva praticamente le iniziative statunitensi di tagliare gli standard di vita delle nazioni, delle organizzazioni, perfino delle imprese che osano ignorare i dictates gli Stati Uniti. Analogamente, l'UE e la NATO agiscono come esattori. Le conseguenze delle sanzioni possono essere altrettanto devastanti, poiché costituiscono aggressività militare aperta. Vergognosamente, persino la Russia e la Repubblica popolare cinese - vittime delle sanzioni - hanno collaborato a queste sanzioni negli ultimi anni: un approccio opportunistico inteso ad ingraziarsi i leader degli Stati Uniti.

Al tempo stesso, sullo stato che pratica violazioni seriali dei diritti umani e l'apartheid, Israele, non è stata inflitta nessuna sanzione economica dell'ONU, solo semplici richiami, risoluzioni e condanne.

In un'atmosfera avvelenata di incredibili attacchi con "onde sonore" imputati alle autorità cubane, affermazioni provocatorie del governo russo che imperversano nella rete di Facebook, accuse di traffico di droga venezuelano, sospetti di spionaggio cinese e molti altri segni di paranoia indotta, l'unica fuga risiede nella lotta per la verità, unica risposta all'orrenda agonia di un impero malato e afflitto. Sicuramente l'impero è in declino, anche se la maggior parte dei suoi cittadini non sono consapevoli, protetti da una spessa cortina di inganni.


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