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Trump, Israele e l'Iran. Per capire meglio

Dominique Delawarde | investigaction.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/05/2018

L'evoluzione dei sondaggi sulla popolarità di Trump fornisce informazioni interessanti sul contesto delle decisioni prese dal presidente USA. Negli ultimi mesi, una serie di azioni forti hanno provocato controversie, come il trasferimento dell'ambasciata a Gerusalemme o il ritiro dall'accordo sul nucleare iraniano. E' forse uno sconsiderato, Donald Trump? Forse non così tanto, se pensiamo alle elezioni di medio termine o alla scadenza del 2020. Questa volta Investig'Action vi offre l'analisi di un generale francese in congedo, Dominique Delawarde, per favorire la comprensione delle decisioni di Donald Trump. (IGA)

Quando si esaminano attentamente, dopo 16 mesi di presidenza Trump, lo stato dell'opinione pubblica americana e il tasso di approvazione dell'azione presidenziale, si giunge rapidamente alle seguenti tre constatazioni:

1 - La politica economica di Trump è plaudita, stando alla media degli ultimi 8 sondaggi effettuati da 8 diverse organizzazioni, dal 6 aprile 2018: il 50,6% approva, il 44,3% disapprova, il 5,1% non si esprime [1]

2 - La politica estera è invece ampiamente disapprovata, dal 6 aprile 2018: il 43,4% approva, il 51,2% disapprova, il 5,4% non si esprime.

Tuttavia, il tasso di approvazione della politica estera si è mosso in una direzione meno sfavorevole a Trump dopo il ritiro dall'accordo iraniano e il trasferimento dell'ambasciata a Gerusalemme. Sulla media dei sondaggi effettuati dall'11 maggio 2018: il 47,5% disapprova, il 45% approva. [2]

3 - Per quanto riguarda la direzione generale del paese, il 53% degli intervistati ritiene che la condotta del paese stia andando nella direzione sbagliata, il 40,2% la pensa al contrario, il 6,8% non si pronuncia. [3]

Per Trump, i cui sostenitori del Congresso dovranno presto affrontare le elezioni di medio termine del prossimo novembre, la situazione non è poi così male come sembra.

Trump sa che deve vincere le elezioni se vuole finire il suo mandato in buone condizioni e mantenere tutte le possibilità di rielezione. Sa anche che gli elettori statunitensi sono più concentrati sui risultati economici che sulla politica estera. Sa che il risultato sarà risicato ma che ha, per ora, un leggero vantaggio in tutte le proiezioni. Infine, sa di poter assicurare i risultati solo con il supporto delle lobby più potenti che possono aiutare i pochi candidati più minacciosi, fornendo loro il supporto finanziario e mediatico necessari al successo della loro campagna. L'AIPAC (American-Israel Public Affairs Committee – Comitato per gli affari pubblici americano-israeliano) è innegabilmente la lobby il cui supporto farà la differenza il 6 novembre.

L'AIPAC e Netanyahu volevano l'uscita dall'accordo nucleare iraniano. Sono stati esauditi. Volevano il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. Sono stati esauditi.

Al Senato, 35 dei 100 seggi devono essere rinnovati (27 democratici, 8 repubblicani). La mappa elettorale mostra che ci saranno incertezze nel risultato in soli 8 seggi (AZ, FL, IN, MO, NV, ND, WV, TN). I repubblicani devono solo vincere in 2 degli 8 per non essere in minoranza nel nuovo Senato. L'affare è quasi garantito, soprattutto con l'aiuto dell'AIPAC.

Per le elezioni alla Camera, i 435 seggi devono essere rinnovati. La mappa elettorale e i sondaggi mostrano che la lotta è, in effetti, limitata a 31 circoscrizioni, mentre le altre partite elettorali vengono decise in anticipo. Di questi 31 collegi, 27 sono detenuti dai repubblicani e 4 dai democratici. I repubblicani devono vincere in 15 collegi per mantenere la maggioranza. Ancora una volta, il sostegno finanziario e mediatico degli agenti dell'AIPAC dovrebbe fare la differenza.

Salvo gravi cadute di Trump, le elezioni di medio termine si annunciano sotto i migliori auspici per i suoi sostenitori. La rielezione di Trump nel 2020 non è dunque più esclusa.

Il ritiro dall'accordo iraniano del maggio 2018, seguito dal trasferimento dell'ambasciata USA a Gerusalemme, per mantenere le promesse fatte all'AIPAC nel marzo 2016, in cambio di una vittoria assicurata nelle elezioni di novembre e buone possibilità di rielezione nel 2020: ecco ciò che possiamo definire "l'affare del secolo", siglato dall'équipe neoconservatrice di Trump con l'AIPAC (dunque Netanyahu). Questa è la politica!

Note

1. https://www.realclearpolitics.com/epolls/other/president_trump_job_approval_economy-6182.html

2. https://www.realclearpolitics.com/epolls/other/president_trump_job_approval_foreign_policy-6183.html

3. https://www.realclearpolitics.com/epolls/other/direction_of_country-902.html


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