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Rozza politica

Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

02/01/2019

Come può accadere che una destra impopolare, quella del Presidente degli Stati Uniti, possa effettivamente invocare la fine di sette anni di guerra non dichiarata contro il governo della Siria, nazione appartenente alle Nazioni Unite, e così indurre la maggior parte dell'establishment liberale a rifiutare e sfidare la prospettiva di pace?

Com'è possibile che un generale della Marina che si è guadagnato i soprannomi di "cane pazzo" e "il macellaio di Falluja" possa essere consacrato da ampi settori della sinistra come modello di ponderato giudizio e moderazione?

Come può l'icona di sinistra negli Stati Uniti, Noam Chomsky, che ha esplicitato spesso avversione all'aggressione USA, opporsi alla rimozione delle truppe americane dalla Siria quando le truppe non hanno alcun ruolo legittimo in quel paese?

Sicuramente, queste domande sensate segnalano che alcuni pensatori politici hanno smarrito la rotta, che gli allineamenti politici ampiamente accettati e saldamente consolidati hanno perso gli ormeggi.

In apparenza, la presidenza Trump e l'intensa e nettamente divisiva risposta ad essa, hanno spinto tutti gli eventi o le azioni - dai più innocui ai più minacciosi - un contenitore inadeguato: pro o anti-Trump.

Ad esempio, le recenti morti di due giovani migranti sotto la custodia federale sono messe all'uscio di Donald Trump a causa delle sue battute chiassose, volgari e razziste contro l'immigrazione. Anche se Trump non deve aver versato una lacrima, addebitargli ogni colpa, ha l'effetto di discolpare il sostegno bipartisan, quasi universale, per la creazione nel 2002 della draconiana ICE [Immigration and Customs Enforcement, l'agenzia per la vigilanza sulle leggi doganali e sull'immigrazione come riorganizzazione del Ministero della difesa dopo l'11 settembre; vedi https://www.ice.gov/features/history, ndt]. Inoltre, consente di sorvolare sulle morti discutibili e documentate avvenute per mano dell'ICE (107 morti dal 2003 a 2007, per esempio). Né gli ipocriti nemici di Trump riconoscono la lunga e duratura corruzione e i contratti senza gara d'appalto che piagano l'ICE. La gran parte della folla anti-Trump rimase in silenzio durante gli anni di Obama, quando 2,4 milioni di immigrati furono cacciati dal "deportatore in capo". Tra quelli rimpatriati nel 2015, circa il 40% non aveva condanne penali. Apparentemente, la situazione degli immigrati interessa solo i liberali della "resistenza" e le loro cheerleader dei media quando può essere usata contro Trump e la sua banda.

L'attuale blocco delle attività amministrative, shutdown, in cui si è impigliata l'insistenza di Trump per il finanziamento del muro anti-immigrazione, ha generato ululati di indignazione dai combattenti della "resistenza" del Partito Democratico e dai guerrieri della televisione via cavo. Giustamente vedono il muro di Trump come un affronto feroce alla dignità degli immigrati e una risposta isterica a paure esagerate. Eppure questi stessi indignati per i diritti umani non riconoscono il muro infame costruito dagli israeliani per negare l'accesso ai loro vicini palestinesi, privandoli della loro dignità e del loro benessere. Il parallelo gli sfugge e viene ignorato dai media mainstream.

Allo stesso modo, il brutale omicidio di Khashoggi, il giornalista del Washington Post, per mano dei funzionari sauditi, è diventato, grazie alla maldestra, scandalosa difesa di Trump del Principe ereditario saudita, un bastone per colpire Trump.

La patetica difesa di Trump del crimine saudita ha coinciso - una singolare coincidenza - con la diffusione di uno studio di un'organizzazione collegata alla CIA che annunciava che 85.000 bambini erano stati uccisi dall'esercito saudita e dai suoi alleati nella guerra civile dello Yemen.

Non importa che i media indipendenti, ma emarginati, abbiano raccontato le atrocità saudite nello Yemen per la durata quasi quadriennale della guerra. Non importa che il sostegno degli Stati Uniti per l'intervento saudita, così come l'attuale intervento clandestino degli Stati Uniti, preceda l'amministrazione Trump.

E c'è la grande menzogna di Russiagate: accuse infondate di interferenze negli affari interni degli Stati Uniti presentate dalle stesse agenzie di intelligence statunitensi e dalle loro coorti che hanno montato un'azione sovversiva su larga scala, con propaganda, corruzione e persino l'intervento militare negli affari di innumerevoli governi, di decennio in decennio.

L'interminabile inchiesta Mueller dà ancora speranza ai liberali che Trump possa essere egli stesso collegato ai malvagi russi.

È facile liquidare le incoerenze, la cecità selettiva dei liberali americani come mera ipocrisia. Indubbiamente, questo è. Ma dietro l'ipocrisia c'è qualcosa di più profondo che obbliga i liberali a schierarsi con i neo-conservatori, l'FBI, la CIA e le altre agenzie di intelligence che spiano i nostri cittadini, i generali guerrafondai e i media monopolistici, quelli che hanno raccontato delle "armi di distruzione di massa" e dei "dittatori" venezuelani onestamente eletti.

L'ipocrisia emerge dal bipolarismo profondamente radicato del sistema politico statunitense e dalla sua inadeguatezza alla realtà politica di oggi. I due partiti borghesi che definiscono la politica statunitense costituiscono uno stretto continuum che non può contenere né dare un significato coerente alla crisi del decadente capitalismo statunitense attualmente in corso. E il pensiero bi-partitico getta poca luce sulla crisi.

Oggi, le norme politiche consentite non riescono a spiegare e affrontare il trumpismo senza ricorrere a teorie cospirative e bizzarri allineamenti. L'ascesa di Trump richiede un esame globale e la denuncia della profonda corruzione e disfunzione del sistema bipartitico e della sua base capitalista monopolista. Esplorare il fenomeno Trump (al di là del suo ego rabbioso, del suo bigottismo da country club e della sua ignoranza illimitata) e indagare il nazionalismo da "restaurazione dell'impero" della sua amministrazione, il suo finto populismo e la sua incoerente politica estera richiedono un impegno all'imparzialità a cui la leadership politica e i media non sono preparati.

La drammatica perdita di legittimità da parte dei media, dei due partiti, del sistema giudiziario, del Congresso, delle banche e di altre istituzioni nell'ultimo decennio, è un fatto consolidato, dimostrato da numerosi sondaggi. Tuttavia, i sondaggi mostrano ancora fiducia nei militari e nei servizi di intelligence. Non c'è da meravigliarsi se i leader politici e il sistema dei media si aggrappano a queste istituzioni come amanti da lungo tempo perduti. Non c'è da meravigliarsi se i politici cercano veterani per l'ufficio, sventolano bandiere in ogni occasione e promuovono un militarismo incessante. Non c'è da meravigliarsi se i media si affidano a ex generali e agenti dell'intelligence in pensione. Piuttosto che affrontare il collasso della legittimità, i governanti statunitensi scelgono la strada dello squallido opportunismo.

Il dominio globale degli Stati Uniti, una volta ampiamente propagandato e accettato sebbene a denti stretti, è ora sfidato su molti fronti. La Cina e la Russia e altri paesi e blocchi sfidano le richieste e le politiche statunitensi e affermano i propri interessi. Quello odierno è un mondo diverso, meno compiacente rispetto quello che Bush padre aveva trovato negli alleati della prima guerra con l'Iraq. Il numero sempre crescente di sanzioni internazionali testimonia i tentativi disperati degli Stati Uniti di arginare l'ondata di sfida. Le élite statunitensi in entrambi i partiti e nei media rifiutano di riconoscere un mondo senza l'egemonia degli Stati Uniti. Invece di lottare per la parità globale, le élite statunitensi ricorrono a furfanti aggressivi e irrimediabilmente malvagi.

Né i partiti politici né il complesso sistema mediatico di informazione e intrattenimento riconoscono la devastazione provocata dalla lunga marcia continua di disuguaglianze economiche e la catastrofica distruzione causata dallo schianto del 2007-2008 sulla sicurezza e il benessere dei lavoratori negli Stati Uniti. Accecate dall'euforia del mercato azionario e dall'arroganza di classe, le élite di entrambi i partiti hanno trascurato gli interessi di milioni di elettori, interessi che si sono rivelati fondamentali nelle elezioni del 2016. Quelle élite preferiscono respingere le grida di dolore della classe lavoratrice e impartirgli invece una lezione su come accogliere le rigide e nuove realtà della moralità del mercato.

Astutamente, il trumpismo fa balenare agli occhi dei dimenticati le sue promesse disoneste e irrealistiche, il suo impegno a riportare gli Stati Uniti alla grandezza passata, alla pretesa di leadership globale e il suo disprezzo caricaturale del vero cinismo politico e della superficialità dei media. Fa appello a un elettorato non riconosciuto e irriconoscibile dalle élite liberali che hanno ridotto il discorso politico a una conversazione molto ristretta acriticamente amichevole sia al capitalismo monopolistico sia alle sue istituzioni.

Nel vuoto politico lasciato dalla sterilità del Partito Democratico, il circo di Trump prospera. Con un Partito Democratico legato solo agli interessi corporativi e alle questioni che turbano la borghesia e la piccola borghesia, l'attacco alla malignità di Trump assume le forme assurde che noi vediamo quotidianamente.

Se le prossime elezioni possono costringere Trump a fare i bagagli, tale esito elettorale non potrà magicamente invertire i molti decenni di bancarotta politica e decadenza che hanno aperto la porta al trumpismo. È sciocco contare su una leadership corrotta del Partito Democratico per aprire un nuovo corso diverso dalla tragica strada percorsa da entrambi i partiti da Reagan a Trump.

Ricordiamo che molti in Europa desideravano un momento in cui l'imbarazzante assurdità di Silvio Berlusconi avrebbe reso vacante la scena elettorale. Ma in assenza di un movimento autentico e impegnato contro il capitale monopolistico, l'Italia è oggi gravata da una compagine ugualmente brutta e forse ancor più disfunzionale formata da Lega e Movimento a Cinque Stelle.

E' una lezione che non dovrebbe sfuggire ai liberali statunitensi, pronti a vendere la loro integrità al nemico per assicurarsi l'uscita di Donald Trump.


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