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Una politica estera costruita sulle menzogne

Greg Godels | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

02/02/2022

Cuba, un paese con una popolazione grande come Parigi, non costituisce una minaccia per gli Stati Uniti, se non nella mente degli squilibrati. Eppure c'è un considerevole numero di "squilibrati" che popolano le alte sfere del governo statunitense, l'accademia di politica estera e i media.

Dato che Cuba ha un esercito armato perlopiù e nel migliore dei casi con equipaggiamenti della tarda era sovietica, l'idea che rappresenti una qualsiasi minaccia militare per gli Stati Uniti è ridicola. Né Cuba ha concluso alcun patto vincolante di mutua difesa con alcuna grande potenza.

Invece Cuba ha una cittadinanza organizzata e appassionata nella difesa dell'integrità e dell'indipendenza del paese.

Dobbiamo quindi concludere che la virulenta ostilità che il governo degli Stati Uniti ha mostrato dalla rivoluzione fino ad oggi deriva dall'audacia della minuscola Cuba, l'audacia di insistere sulla sua indipendenza inamovibile e senza compromessi.

Con una lunga e ben documentata storia di ingerenza ossessiva degli Stati Uniti negli affari cubani - con una gradualità che dal ridicolo arriva all'oltraggioso - dovrebbe essere chiaro che Cuba è un persistente e irritante granello nell'occhio del suo gigantesco vicino del Nord.

Dai reiterati tentativi di assassinio stile James Bond del venerato leader della rivoluzione, Fidel Castro Ruz, alle operazioni criminali sotto false bandiere che mettono potenzialmente a repentaglio persino la vita dei cittadini statunitensi, come proposto dai Capi di Stato Maggiore dell'esercito statunitense (Operazione Northwoods), gli Stati Uniti non hanno mostrato alcuna moderazione nel cercare di rimuovere quel granello.

Con pochissime eccezioni, la classe dirigente degli Stati Uniti è stata unita e arrogante nella sua demenziale determinazione a rovesciare il governo cubano. Più di mezzo secolo di un crudele e disumano blocco economico attesta la perfidia del governo degli Stati Uniti, dei suoi dirigenti e dei suoi apologeti.

Quando vengono richiamati dalle risoluzioni pubbliche dell'ONU di condanna del blocco illegale, la maggior parte degli alleati degli Stati Uniti vota contro di esso; tuttavia, nessuno osa sfidare gli Stati Uniti e romperlo: una macchia vergognosa e disgustosa sui loro leader codardi di qualsiasi orientamento politico.

Quando pensiamo che i politici statunitensi abbiano raggiunto i limiti della depravazione folle nei confronti di Cuba, superano quel limite. Nel 2017, il governo degli Stati Uniti ha inventato la "sindrome dell'Avana", un misterioso raggio mortale, alla Flash Gordon, che Cuba usa per rendere invalidi coloro che rappresentano gli interessi degli Stati Uniti, lasciando immuni gli altri.

Mentre questa assurda affermazione dovrebbe suscitare qualche dubbio anche nei più creduloni, i media statunitensi (ed europei) si sono avventati sulla storia come avvoltoi.

Anche dopo che i mal di testa, le vertigini e l'ansia hanno "colpito" i funzionari statunitensi in luoghi diversi e apparentemente non correlati come Cina Popolare, Russia, Taiwan, Austria, Polonia, Georgia, Russia, Serbia, Colombia, Vietnam, Ginevra e Parigi, i media e il Dipartimento di Stato hanno denunciato la profonda cospirazione. È stato fondato un gruppo di supporto, Advocacy for Victims of Havana Syndrome e un premuroso Congresso ha approvato l'Helping American Victims Afflicted by Neurological Attacks Act, firmato dal presidente Biden in ottobre.

Da oltre cinque anni un'implacabile agghiacciante propaganda, ci ha indotti a credere che Cuba e forse i suoi maligni amici sono in possesso di una nuova potente arma capace di angosciare gli eroici sforzi degli agenti dell'imperialismo statunitense.

Ma ora ci viene detto da una fonte non meno autorevole della Central Intelligence Agency che la "Sindrome dell'Avana" con tutta probabilità non è stata causata dai nemici degli Stati Uniti. Citando un vistosamente contrariato Wall Street Journal: "Invece, l'Agenzia ha concluso che altre condizioni mediche, stress o fattori inspiegabili potrebbero essere dietro i disturbi..."

Un'altra favola dell'imperialismo disvelata, eppure la fantasia persisterà.

* * *

La stessa isteria che per decenni ha colpito la piccola Cuba con menzogne seriali, ora rivolge l'attenzione contro la gigantesca Repubblica popolare cinese (RPC).

Riconoscendo che la RPC è oggi un rivale economico e una forza relativamente indipendente con un esercito significativo e una propria politica estera, i guardiani dell'impero hanno concentrato l'esame di sorveglianza sui cittadini di origine cinese che lavorano e vivono negli Stati Uniti. Uno di questi sfortunati, un professore di ingegneria meccanica al MIT ed ex capo del suo dipartimento, è stato arrestato e accusato di aver mentito su una domanda per una sovvenzione del Dipartimento dell'Energia statunitense nel 2017.

Gang Chen è stato accusato nel gennaio 2021 di non aver rivelato le informazioni richieste sulla sua domanda di sovvenzione del Dipartimento dell'Energia e di non aver segnalato il finanziamento ricevuto dalle istituzioni cinesi (19 milioni di dollari!).

Il guaio dell'indagine dell'FBI era che la domanda del Dipartimento dell'Energia del professor Chen non richiedeva che lui rivelasse le informazioni presumibilmente omesse. Inoltre, il denaro presumibilmente ricevuto da Chen era in realtà una sovvenzione assegnata al MIT dalla Southern University of Science and Technology della RPC.

La tragica storia di Chen fa parte di una "Iniziativa Cina" del 2018 intrapresa dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per scovare spie, sabotatori e altri agenti nefasti della Cina Popolare che vogliono trarre ingiusto vantaggio dagli Stati Uniti, dalle sue strutture di ricerca e università. Implicito nell'iniziativa è la comprensione che la RPC sta raggiungendo o superando gli Stati Uniti nell'innovazione tecnologica, esplicitamente nelle reti 5G. Così è nata una caccia alle streghe razzista e nazionalista contro accademici, studenti e ricercatori di etnia cinese.

Migliaia sono stati indagati, con poche condanne ma molte vite sconvolte, carriere screditate, e un'esperienza "traumatica e profondamente deludente" nelle parole del prosciolto Gang Chen. Gli Stati Uniti stanno finalmente lasciando cadere le accuse dopo un anno di pubblica gogna.

La persecuzione ingiustificata dei cino-americani e dei cittadini cinesi rispecchia la caccia alle streghe anticomuniste degli anni '50 e le illegalità commesse dall'FBI, tutte al servizio di una rabbiosa politica estera anti-RPC.

Dopo cinque anni di denigrazione del buon nome di Cuba e quasi quattro anni di demonizzazione degli accademici cinesi e cinoamericani, i funzionari statunitensi hanno riconosciuto la loro follia. Naturalmente, è stato fatto un danno irreparabile.

* * *

A leggere i media capitalisti statunitensi, universalmente compiacenti, la Russia ha ammassato 100.000 truppe sul confine dell'Ucraina e sta aspettando il momento - il disgelo del terreno, azioni sotto falsa bandiera, una risposta inadeguata degli Stati Uniti, una provocazione, ecc - per attraversare il confine e marciare su Kiev. Il numero di 100.000 appare costantemente senza nemmeno una cauta critica da parte dei media. Da dove viene questo numero? Che cosa significa?

Le intenzioni russe non vengono mai messe in discussione dalle teste parlanti statunitensi. L'analisi seria è sostituita dalla considerazione che "Putin è il male".

Gli interessi russi non vengono mai spiegati: il tradimento delle promesse degli Stati Uniti, dell'Occidente e della NATO di astenersi dall'espansione ad est, non viene menzionato o deriso. E le mosse aggressive degli ultranazionalisti dell'Europa orientale - la Polonia e gli stati baltici - vengono dipinte come difensive.

L'intero establishment - politici, accademici, think-tankers, direttori di ONG, editori di giornali e i loro leccapiedi, le celebrità, etc. - sono uniti nel predire un'imminente invasione dell'Ucraina da parte delle orde russe. Tutti marciano al passo con i comunicati stampa del Dipartimento di Stato elaborati dagli oppositori della Russia, Blinken e Nuland.

La campagna febbrile ha raggiunto il suo momento più assurdo con la telefonata del presidente degli Stati Uniti Biden al presidente dell'Ucraina Zelensky che avvertiva di una imminente invasione barbarica e del "saccheggio" di Kiev. Il giorno dopo, Zelensky ha chiesto alla stampa occidentale di riferire del clima di calma in Ucraina e di attenuare la retorica di guerra.

Pochi in Occidente hanno notato l'incoerenza del presidente e del Dipartimento di Stato. Da un lato, proiettano un'apocalisse dell'Europa orientale e dall'altro, non propongono alcun serio deterrente militare da parte degli Stati Uniti o della NATO. Invece, l'amministrazione di Biden insiste su sanzioni simili a quelle di Trump, rivolte all'economia russa e, non da ultimo, al suo settore energetico.

Se il petrolio era un fattore motivante nell'attivismo in politica estera negli Stati Uniti degli anni '80 e '90, il gas naturale è un fattore motivante e decisivo oggi. Laddove gli Stati Uniti erano determinati ad assicurarsi le risorse petrolifere in passato, l'indipendenza energetica e la rivoluzione del fracking motivano i politici statunitensi ad assicurarsi i mercati del gas naturale oggi.

In sostanza, gli Stati Uniti stanno provocando i russi con azioni che incoraggeranno gli europei a rifiutare la loro dipendenza dal gas naturale russo a buon mercato. Invece, vogliono che l'Europa si affidi al costoso gas naturale liquefatto statunitense, un cambiamento a cui gli europei hanno finora resistito. L'isteria di guerra ha lo scopo di spaventare gli europei affinché rifiutino il gasdotto Nord Stream, quasi completato, e costruiscano invece costosi terminali di gas naturale liquefatto per accettare il gas statunitense. Quindi, la strategia di fondo è economica: una prepotenza non così sottile sull'Europa perché si allinei con gli interessi economici degli Stati Uniti.

L'obiettivo è quello di riavviare la rivoluzione del fracking, pasticciata, sovrainvestita e mal gestita, che ora sfrutterebbe la marea degli alti prezzi dell'energia.

I dirigenti francesi e tedeschi capiscono questa mossa e hanno sollecitato con tatto la negoziazione. I tedeschi, in particolare, riconoscono le conseguenze pericolose per la loro economia. Il recente impegno ad abbandonare l'energia nucleare e il carbone, espone la loro industria, orientata all'esportazione, alla fluttuazione dei prezzi del gas naturale.

Mentre visitava un think tank indiano, il capo della marina tedesca, Schönbach, si è espresso di recente sul confronto in Europa orientale con candore, esortando alla discussione e al "rispetto" del presidente Putin. Sebbene sia una voce moderata e, senza dubbio, rifletta un'ampia sezione dell'opinione pubblica europea, gli integralisti della NATO hanno forzato le sue dimissioni.

Chiaramente, l'amministrazione Biden sta pescando in acque torbide, sfruttando paure ingiustificate di aggressione russa per promuovere obiettivi economici ristretti: vendite di gas naturale e produzione e vendita di armamenti militari. Sfortunatamente, i pericoli di uno scontro violento sono moltiplicati dal servilismo di molti leader europei e dei media. Molto dipende da come i russi ponderano le loro opzioni. Anche loro hanno interessi ristretti, opportunisti e guerrafondai.

Tutte le guerre basate sulle bugie finiscono tragicamente.


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