fonte http://www.ospaaal.org/osp1905.htm
traduzione dallo spagnolo
a cura del Ccdp
Venezuela – 980 Atti di cospirazione in 3 anni
contro la rivoluzione bolivariana
ARGENPRESS - Modesto Emilio Guerrero
Data di pubblicazione: 22/05/2004
Negli ultimi tre anni, sono stati documentati circa 980 atti violenti o
tentativi di azioni sediziose. Vale a dire: una media di 326 azioni l’anno, 27
al mese. Valutate nella loro dinamica, sequenza sistematica ed obiettivo
politico, sono parte di una cospirazione a lungo termine contro il Venezuela. I
paramilitari ne rappresentano soltanto il capitolo più recente.
Quando Chávez ed il MVR (Movimiento V República) assunsero il potere, nel marzo
del 1999, furono osservati con molta attenzione. Soprattutto perché si trattava
del protagonista di un'insurrezione militare avvenuta nel 1992 e del capo di un
movimento nazionalista.
In pochi credettero, in quel momento, alla necessità di cospirare contro il
nuovo regime. Al massimo emersero battute razziste, articoli di stampa e
regolari tentativi di disciplinarlo alla condotta voluta da Washington. Questo,
per esempio, credeva Pedro Carmona, detto “Il conciso”.
In un'intervista che gli feci nel suo ufficio dell'Edificio Orinoco, nel
gennaio del 1999, per una rivista argentina, dichiarò: “Non credo che il nuovo
presidente possa modificare il modo di governare in Venezuela e le nostre
relazioni col mondo.”
Lo stesso Chávez l'ha raccontato in molteplici occasioni e situazioni. L'ultima
volta fu il 12 aprile scorso a Caracas, nella celebrazione della ricorrenza
della sconfitta del golpe. Quella notte raccontò: “Un vero accerchiamento si è
teso intorno a me dall'anno 2001. Scommisero di riuscire a domarmi, come sempre
fanno, ma io non sono domabile da parte di nessuna oligarchia.”
IL DILEMMA DI KIRCKPATRIC
Questa mancata preoccupazione iniziale per il “caso Chávez”, fu confermata da
una responsabile internazionale degli Stati Uniti, Jean Kirkpatrick,
nell’ottobre del 1999, quando il leader nazionalista era al governo da soli
otto mesi.
In una conferenza per laureati specializzati in Politica dell’America Latina,
dell'Università di Yale, l'ex ambasciatrice degli USA all'ONU raccontò che
“l’America del Sud è sempre stata motivo di preoccupazione e lavoro per gli
Stati Uniti. Ma non tutti i paesi hanno richiesto il medesimo impegno... il
Venezuela, per esempio, non è stato per noi motivo di preoccupazione. Fin dagli
anni 60 è sempre stato un paese fidato e stabile. Di fatto, le nostre
università ed i centri di studio internazionale non si occupavano del
Venezuela, se non per sapere d’investimenti e di riserve di greggio”
(International Institute for Strategic Studies, IISS. http://aspeninst.org)
Una dichiarazione di chiara coscienza imperiale. Fu lei stessa a rilasciare
alla stampa mondiale, il 7 febbraio del 1992, tre giorni dopo la fallita
insurrezione militare di Chávez e del MVR, la seguente dichiarazione: “Il
dilemma, per noi, non è chi governa a Caracas - rispose al reporter della
Reuter a New York - bensì quale destino possa avere il petrolio…” (El Nacional/Reuter, 7/02/1992).
Chiaro, sempre che ci ricordiamo che il petrolio giace sotto ad uno
Stato-nazione.
Per sfruttare il primo, bisogna controllare il secondo.
I DATI
DELLA COSPIRAZIONE
Kirpatrick puntò il dito sulla parte più sensibile delle relazioni tra
Venezuela e Stati Uniti, da quando sgorgò il primo getto di petrolio a Zumake
I, Maracaibo, nel 1913.
Questa mancanza d’eufemismi, nell’esporre pubblicamente l'interesse yankee in
Venezuela, è ciò che vediamo nella scena politica dal settembre del 2001, anno
che inaugura la cospirazione permanente contro il Venezuela.
Ciò che era “vigilanza” ed “osservazione” divenne nervosismo e coscienza
assoluta della necessità di abbattere, a tutti i costi, il governo bolivariano.
Ed a questo si sono dedicati, a partire dal settembre del 2001, quando Chávez
disse al mondo che si sarebbe opposto alla nuova politica globale del governo
di G.W Bush.
Da allora si possono constatare, seguendo la cronaca della stampa venezuelana,
circa 980 atti violenti o tentativi di azioni sediziose. Vale a dire una media
di 326 azioni cospirative l’anno, 27 al mese (Nota 1). Un colpo di stato
(sconfitto), per lo meno due tentativi golpisti frustrati, tre scioperi
padronali, un sabotaggio generalizzato dell'industria petrolifera nazionale tra
il dicembre del 2002 ed il febbraio del 2003, con una perdita di 7.000 milioni
di dollari. Dopo il fallito colpo di stato dell’11 aprile, sono noti per lo
meno tre tentativi di assassinio del presidente. L'ultima cospirazione per
ammazzarlo e creare il caos venne alla luce con l'apparizione dei paramilitari.
Tra l’11 aprile del 2002 e l’aprile del 2004 furono assassinati 213 dirigenti,
attivisti e simpatizzanti bolivariani. Si sono verificati circa dieci
attentati, con esplosivi ad ambasciate ed edifici pubblici. Dall'anno 2001 sono
state organizzate 21 mobilitazioni, 19 delle quali con atti violenti per le
strade della zona orientale e centrale di Caracas. Soltanto tra gennaio e
febbraio del 2004 si sono totalizzate tra le 180 e le 190 barricate di
pneumatici in fiamme ed imboscate violente, in quella che a Caracas si denominò
“La Guarimba”. In quello stesso periodo (2002-2004) sono state realizzate due
campagne nazionali per estromettere il presidente utilizzando metodi, messaggi
e firme fraudolente.
I giudici nemici della Corte Suprema di Giustizia hanno emesso circa 214
risoluzioni, sentenze o decisioni giudiziali, tutte dirette a scardinare la
legalità istituzionale della Presidenza (non includiamo qui l'azione dei
Pubblici Ministeri e giudici provinciali).
Tra il novembre del 2002 ed il novembre del 2003, la Fondazione Afroamerica,
attraverso la Rete di Organizzazioni Afrovenezuelane, ha registrato 900
messaggi di discriminazione etnica alla televisione, su riviste e periodici
dell'opposizione.
Personalmente, nelle tre volte che sono stato a Caracas, tra l’aprile ed il
giugno del 2003 e l’aprile del 2004, ho analizzato 53 ore di programmazione in
24 trasmissioni di Venevisión, Globovisión e Radio Caracas TV. Il risultato mi
ha sorpreso, nonostante conoscessi quello che accadeva in Venezuela.
In 9 programmi di opinione e 3 notiziari, i conduttori facevano espressamente
appello a cambiare il governo con la forza. In 14 casi la richiesta fu la
stessa, ma a carico di 14 dirigenti dell'opposizione. In 11 trasmissioni si
denigrò il presidente coi seguenti appellativi: “Bruto”, “rozzo”, “macaco”,
“piccolo ruffiano”, “assassino del 11”, “questo mulatto inservibile”, “il
presidente amico di Bin Laden”, “il cazzo orientale di Miraflores”, “l'inviato
del demonio”, “il pazzo della Costituzione” e “questo matto che ci governa”.
Tutto ciò è stato verificato attraverso documenti e testimonianze, in diverse
maniere e da parte di distinti autori. Basta citare la minuziosa ricerca sulle
pubblicazioni di giornali e riviste che ha fatto il saggista, avvocato e
storico venezuelano Luis Brito García, “Venezuela: investigazione su alcuni
mezzi d’informazione al di sopra di ogni sospetto” (Ed.Question, Caracas,
dicembre 2003). Come dice L.B. García: “I fatti seguono un copione preciso”.
E’ il copione della cospirazione contro la rivoluzione bolivariana.
Nota 1: Mezzi di informazione consultati: El Universal, Panorama, Ultimas
Noticias, El Nacional, El Siglo, VENPRES, VTV, APORREA.org, Antiescualidos.
Libri consultati: Luis Brito García - Venezuela: investigación de unos medios
por encima de toda sospecha, dell’Editorial Question. Puente Llaguno, di Néstor
Francia.