da
http://wwwcounterpunch.org/petras07082004.html
Il
Referendum venezuelano - Attenti a Jimmy Carter !
8 luglio 2004
di James Petras*
Il 14 agosto 2004 gli elettori venezuelani decideranno in un referendum che ha
un enorme significato storico e strategico. Quello che è in gioco non è niente
meno che il futuro dell’energia del mondo, le relazioni tra gli Stati Uniti e
l'America Latina (in particolare Cuba) ed il destino politico e socio-economico
di milioni di poveri venezuelani, urbani e rurali. Se la destra prenderà il
potere sconfiggendo Chavez, privatizzerà il petrolio statale e le società della
benzina, vendendole alle multinazionali degli Stati Uniti, si ritirerà
dall’OPEC, eleverà la sua produzione e le esportazioni agli Stati Uniti,
abbassando così della metà o più i redditi dei venezuelani.
Internamente sarà messa fine al programma civico per la salute pubblica,
insieme alla campagna per l’istruzione e l’edilizia pubblica per i poveri. La
riforma agraria sarà invertita, e ai circa 500.000 destinatari della riforma
della terra (100.000 famiglie) la terra sarà portata via. Questo sarà portato a
termine con un intensivo e diffuso salasso statale, con carcerazioni illegali
ed omicidi, con una repressione intensa nei quartieri pro-Chavez, nei sindacati
e nei movimenti sociali. Il referendum, apparentemente ‘democratico’, se
vincerà opposizione, avrà risultati assolutamente autoritari, coloniali e
socialmente regressivi.
Regionalmente, un risultato anti-Chavez stringerà la presa di Stati Uniti ed
Europa sulle risorse petrolifere dell'America Latina; la denazionalizzazione
dell'industria del petrolio nel dopo-Chavez seguirà le orme della
privatizzazione di Lula del Petrobras in Brasile, la privatizzazione di
Gutierrez in Ecuador e proseguirà la privatizzazione straniera in Argentina,
Bolivia ed Perù.
Il controllo sul petrolio del Venezuela eleverà il controllo degli Stati Uniti
sul petrolio del mondo, diminuendo la loro dipendenza dal Medio Oriente (dato
importante, specialmente ora con il conflitto ad alta intensità in Iraq e, nel
futuro, in Arabia Saudita e in Iran). Allo stesso tempo gli Stati Uniti
elimineranno il maggior oppositore dell’ALCA- il trattato di libero scambio - e
prepareranno la strada per il controllo diretto degli Stati Uniti sui poteri e
le regole per il commercio e gli investimenti nell'emisfero. Strategicamente
per gli Stati Uniti l’impadronirsi del petrolio venezuelano avrà conseguenze
gravi sull'economia cubana, perché Washington ne chiuderà del tutto
l’esportazione ed il regime fantoccio romperà probabilmente le relazioni. Il
diretto controllo coloniale sull’Iraq ed il Venezuela, due dei principali
fornitori di petrolio, aumenterà il potere globale degli Stati Uniti sui suoi
concorrenti, servendo di lezione ai potenziali regimi oppositori.
Il referendum in Venezuela si definisce principalmente come un scontro tra
Stati Uniti e OPEC, tra imperialismo statunitense e nazioni latinoamericane,
tra neo-liberismo e socialismo nazionale, tra l’appoggio degli Stati Uniti alle
élite autoritarie dominanti e i lavoratori urbani socialmente consapevoli e
autonomi, i disoccupati, i piccoli imprenditori, i lavoratori rurali senza
terra ed i piccoli contadini. Queste contrapposizioni storiche trovano il loro
diretto scontro nel referendum. Gli eventi che conducono al referendum parlano
eloquentemente del pesante intervento degli Stati Uniti, delle tattiche
violente delle élite, del ruolo della strategia di erosione dell'opposizione,
della sfrenata propaganda totalitaria dei mass media privatizzati.
L'opposizione ha appoggiato un violento colpo di stato militare (che è stato
sconfitto); ha organizzato una serrata padronale che ha quasi distrutto
l'economia (che è pure stata sconfitta); ha organizzato un contingente di forze
militari e paramilitari colombiane di più di 130 persone, con l'aiuto attivo di
ufficiali venezuelani, per seminare la violenza ( che è stato sventato
dall’intelligence venezuelana). Con
uguale abiezione, nella campagna per assicurarsi le firme per il referendum,
sono state prodotte e distribuite massicciamente carte di identità contraffatte
e decine di migliaia di firme false, che risultano scritte da una sola mano e
sono riferite a defunti e inabili o estorte.
Pur essendo diffuse la corruzione e le frodi dell’opposizione, gli osservatori
internazionali ufficiali esortarono il governo Chavez ad accettarli e a
procedere al referendum. Più ignominiosamente, fra le voci che hanno fatto
sentire la loro presenza determinante vi erano l’onnipresente Jimmy Carter e
Jose Miguel Vivanco, dell’Human Rights Watch.
La Storia Ignota di James Carter
Le due facce del potere imperiale comprendono da un lato il pugno di ferro
dell’intervento militare e dall’altro l’imbroglio delle frodi elettorali, con
l’intimidazione della diplomazia e il ricatto della ‘democrazia’. Jimmy Carter
è come "l'americano tranquillo" di Graham Greene, che legittima la
frode elettorale, benedice elezioni corrotte, certifica leggi criminali,
incoraggia elezioni nelle quali l'opposizione è finanziata dagli Stati Uniti e
da fondazioni semi-pubbliche, ed il regime progressivo in carica subisce
ripetutamente lo scardinamento violento dell'economia.
Dietro la faccia semplice e umana, Carter ha una strategia per ribaltare i
regimi progressisti e per minare al nascere le democrazie. Carter con la sua
squadra di Centro cerca di insinuarsi nelle debolezze dei democratici insicuri,
particolarmente di quelli sotto minaccia degli oppositori sostenuti dagli Stati
Uniti, così vulnerabili agli appelli di Carter di essere "pragmatici e
realisti" - il che significa, detto in parole chiare, di accettare i
risultati elettorali fraudolenti e il pesante intervento elettorale degli Stati
Uniti. Carter è un maestro nel mescolare la retorica democratica con la manipolazione
dei democratici suscettibili che pensano che lui condivida la loro visione
politica. I mass media internazionali danno conto dei suoi viaggi esteri
autoprodotti nei paesi in guerra e soprattutto del suo finto operare per i
"diritti umani". I mass media forniscono Carter di apparenti
credenziali democratiche.
In realtà, spesso i suoi interventi politici sono stati volti a sostenere
dittatori, a legittimare elezioni fraudolente e a far pressione sui candidati
democratici e popolari per capitolare davanti agli oppositori sostenuti dagli
Stati Uniti. Nell’ultimo quarto di secolo, Carter ha lavorato intenzionalmente
e sistematicamente per minare i governi e i candidati progressisti e per
promuovere i loro oppositori filoimperialisti.
Oggi in Venezuela, di fronte alla dubbia validità del referendum appoggiato dai
reazionari più inaciditi, Carter si pone ancora una volta come un
"osservatore neutrale" mentre ha lavorato con l’opposizione
anti-Chavez, prima per legittimare il referendum e poi per offrire le possibilità
di un esito favorevole. Carter non ha detto proprio niente sull’accanito
sostegno degli Stati Uniti all'opposizione - in palese violazione di ogni
procedura elettorale democratica, con attività che nel suo paese, gli Stati
Uniti, sarebbero considerate barbariche.
Lui ha chiesto chiarezza di informazione ai mass media istericamente
anti-Chavez (sapendo perfettamente bene che loro hanno le briglie sciolte per
offrire una copertura particolare in sostegno dell'opposizione e una
disinformazione piattamente negativa su Chavez). In cambio Carter ha ricevuto
da Chavez la promessa di evitare una catena di radiodiffusioni nazionali fisse.
Carter rifiuta di riconoscere che il campo di gioco elettorale non è equo, e
che sotto le sembianze della “libera stampa" lui difende il diritto degli
oligarchi dei media di esprimere bugie velenose, negando all'elettorato il
diritto di sentire entrambe le parti.
Carter rifiuta di riconoscere gli effetti
intimidatori delle manovre militari statunitensi nei Caraibi, le asserzioni
belligeranti di sottosegretario di stato degli Affari Latino Americani Noriega
contro Chavez e il frenetico attivismo dell'Ambasciatore degli Stati Uniti Shapiro in appoggio delle
forze anti-Chavez. Soprattutto Carter ignora le trame, le pratiche fraudolente
e le attività paramilitari che conducono al referendum, ed oltre.
Concentrandosi sul rafforzamento dell'acquiescenza del Governo alle procedure
elettorali ed ignorando il contesto estremamente pregiudizievole dell'elezione,
Carter sta adempiendo al suo ruolo di artefice o di una vittoria elettorale
dell'opposizione o, nell'evento di una sconfitta, del pretesto per un colpo di
stato violento post-elettorale. La storia di Carter offre un contesto
estremamente utile per provare queste osservazioni.
Repubblica Domenicana: Carter Certifica
un’Elezione Rubata (1990)
Nel 1993, io passai diverse ore parlando con Juan Bosch, il leader
politico democratico più degno di nota
della Repubblica Domenicana. Mi disse che dopo le elezioni presidenziali del
1990, che lui vinse legalmente, il suo oppositore, il simpatizzante della
destra filo statunitense, Juan Balaguer comprò massicciamente false
testimonianze di scrutatori. Jimmy Carter capeggiò la commissione di esame
dell’elezione. Bosch presentò a Carter una quantità di documenti e verbali,
testimoni e fotografie dei sostenitori di Balaguer che scaricavano i
ballottaggi nel fiume. Carter diede credito ai fatti di corruzione e frode ma
esortò Bosch ad accettare i risultati “per evitare una guerra civile”. Bosch
accusò Carter di coprire i misfatti per far guadagnare agli Stati Uniti un
‘cliente’. E marciò con 500.000 per protesta. Ma Carter certificò la vittoria
di Balaguer come il risultato di una libera elezione e se ne andò via. Balaguer
procedette con la repressione, il saccheggio e la privatizzazione dei servizi
di base.
I) Haiti: Carter il Ricattatore
Sorridente
Nel 1990, Bertrand Aristide, un ex prete molto popolare stava conducendo nei
sondaggi con un 70% contro un ex funzionario della Banca Mondiale sostenuto
dagli Stati Uniti, Marc Bazin, con appena il 15% dell’appoggio popolare. Jimmy
Carter, il sedicente osservatore elettorale neutrale, preparò una riunione con
Aristide nella quale pretese che Aristide perdesse le elezioni in favore del
candidato -impopolare- degli Stati Uniti, per evitare un "bagno di
sangue". Carter fece di tutto per spaventare Aristide e negare al popolo
il diritto di scegliersi il suo presidente. Carter sapeva già, dai suoi
contatti con il Presidente Bush senior che Washington era decisa ad impedire ad
Haiti di prendere una strada indipendente. Otto mesi dopo l'accesso di Aristide
alla Presidenza, successe un colpo di stato, appoggiato dagli Stati Uniti.
Aristide fu cacciato e sostituito con il candidato preferito di Carter. Marc
Bazin fu nominato Primo Ministro, appoggiato dal gruppo terrorista paramilitare
FRAPH che mise in atto un "bagno di sangue", uccidendo più di 4.000
abitanti di Haiti. Carter e Bush senior, il diplomatico tranquillo ed il Presidente
col pugno di ferro, lavorarono in tandem; e dove uno falliva, avanzava il
secondo.
II) Haiti: Il Generale Cedras, Insegnante
della Scuola Festiva (1991-1994)
Con Aristide fuori gioco, il regime appoggiato dagli Stati Uniti procedette a
massacrare migliaia di sostenitori haitiani dell’ex Presidente eletto. Il
membro chiave della giunta militare al governo era il Generale Cedras. Jimmy
Carter, attestato in Florida, abbandonando migliaia di abitanti di Haiti al suo
regime brutale, parlò in difesa del Generale Cedras lordo di sangue: "io
credo e ho fiducia nel Generale Cedras " e poi, eccedendo "…io credo
che lui sarebbe un ottimo insegnante di scuola festiva."
Carter in seguito attestò la rispettabilità dello screditato dittatore, che fu
esiliato dopo aver vuotato la tesoreria. Il Presidente Clinton convocò un
incontro con Aristide a Washington. Un addetto Congressuale presente alla
riunione mi disse che l'aiutante di Clinton diede un programma neo-liberale e
un elenco di ministri di comodo ad Aristide e gli prospettò la possibilità di
un suo ritorno a Haiti se avesse accettato i dettami di Washington. Dopo molte
ore di pressione psicologica, minacce ed discussioni Aristide capitolò. Clinton
gli permise di ritornare. Carter salutò, nello stile degli Stati Uniti, il
ritorno della "democrazia".
Dieci anni più tardi quando Aristide rifiutò di accondiscendere alle minacce
dagli Stati Uniti di privatizzare i beni pubblici e interrompere le relazioni
con Cuba (che stava fornendo centinaia di dottori e infermieri per il sistema
di sanità pubblica di Haiti), gli Stati Uniti patrocinarono un attacco
paramilitare, seguito dall’invasione degli Stati Uniti. Il Presidente eletto
Aristide fu rapito dalle forze statunitensi e deportato in volo, probabilmente
bendato, nella Repubblica Centrale Africana. Carter non contestò il pesante
intervento degli Stati Uniti e invece mise in dubbio l'elezione di Aristide. Le
critiche di Carter ad Aristide ( mentre Aristide si trovava prigioniero nella
Repubblica Centrale Africana) furono la foglia di fico per legittimare
l'invasione degli Stati Uniti, il rapimento, l’occupazione e l’insediamento di
un regime fantoccio criminale. L'intervento degli Stati Uniti in Haiti fu
considerato a Washington una prova generale per l'invasione del Venezuela.
I) Nicaragua: Carter e Somoza (1979)
Nel Giugno del 1978, il Presidente Jimmy Carter spedì una lettera privata al
dittatore nicaraguense Anastasio Somoza, lodandolo per le ‘iniziative sui
diritti umani’ (dopo averlo criticato pubblicamente). Carter aveva messo
insieme un centro per la sua propaganda interventista per i ‘diritti umani’ (
Morris Morley, Washington, Somoza ed i Sandinisti, 1994). Questa politica a due
facce occorse durante uno dei periodi più sanguinosi del governo Somoza, quando
questi bombardava le città simpatizzanti con la rivoluzione. Le dichiarazioni
retoriche di Carter circa la preoccupazione per i diritti umani erano ad
uso pubblico, mentre le sue assicurazioni private al dittatore Somoza lo
incoraggiavano a continuare la sua politica di terra bruciata.
II) Nicaragua: Carter Propone l’Intervento
(Maggio 1979)
Nel Giugno del 1993 il Ministro degli Esteri dell’ex Presidente panamense
Torrejos mi riferì della più breve riunione regionale del Presidente Carter.
Accadde nel Maggio 1979, meno che due mesi prima che Somoza fosse rovesciato.
Carter riunì i Ministri degli Esteri di molti paesi latinoamericani che si
erano opposti alla dittatura di Somoza. Il Presidente Carter entrò ed
immediatamente fece la proposta di formare una "Forza di Pace
Panamericana", una forza militare degli Stati Uniti e di truppe
latinoamericane per invadere Nicaragua, "porre fine al conflitto" e
sostenere una coalizione diversa. Lo scopo, secondo l’ex ministro panamense
presente, era prevenire una vittoria Sandinista e preservare la Guardia
Nazionale di Somoza rimpiazzando Somoza con una giunta civile conservatrice e
filo-statunitense. La proposta di Carter fu rifiutata unanimemente, essendo
ingiustificato l’intervento degli Stati Uniti. Carter per ripicca lasciò
immediatamente la riunione. Il tentativo di Carter di soffocare la rivoluzione
popolare e di preservare lo stato somozista per affermare il dominio degli
Stati Uniti smaschera chiaramente la sua pretesa di essere un Presidente dei
"diritti umani". L’abitudine di usare i "diritti umani" per
proiettare il potere militare ed imperiale divenne un modo corrente di operare
per le successive presidenze Reagan, Clinton e di entrambe i Bush.
Afganistan: Carter Finanzia l'Invasione dei
Terroristi Islamici
Alla fine del 1970 il secolare regime nazionale afgano era alleato con l'Unione
Sovietica. Il governo promosse uguaglianza di genere, istruzione universale e
libera per donne ed uomini, riforma agraria con la ridistribuzione di
appezzamenti di terre feudali ai contadini poveri, separazione tra religione e
stato ed adottò una politica estera indipendente con un'inclinazione sovietica.
Ad iniziare più o meno dal 1979, Stati Uniti, Pakistan e Arabia Saudita
orchestrarono una massiccia campagna di reclutamento internazionale di
fondamentalisti islamici per prendere parte ad una "Jihad" contro il
governo comunista ed ateo. Decine di migliaia di reclutati furono arruolati,
armati dagli Stati Uniti, finanziati dall’Arabia Saudita ed addestrati dalla
CIA e dall’intelligence pakistana . Il Pakistan aprì le sue frontiere
all'ondata di invasori armati. Internamente, i Mullah soppiantati, inorriditi
dall'uguaglianza e dall’istruzione per le donne, per non parlare
dell'espropriazione del loro possesso di enormi territori, li fece unire in
massa alla Jihad.
La presidenza Carter (e non Reagan) fu
responsabile per l'organizzazione, il finanziamento, l’addestramento
dell’insurrezione islamica e la partecipazione alla campagna di terrore che
seguì. Zbig Brzesinski scrisse più tardi della campagna Afganistan-Stati Uniti
come di uno dei punti più alti della diplomazia US della Guerra Fredda, che
provocò l’intervento sovietico in favore del secolare alleato afgano. Anche di
fronte alle conseguenze della totale devastazione dell'Afganistan, al levarsi
dei Talebani ed Al Queda e all’11/9, l’ex Consigliere della Sicurezza Nazionale
di Carter, Brzesinski, ha risposto che questi sono stati costi marginali
rispetto ad una guerra che ha accelerato con successo la caduta dell'Unione
Sovietica.
L'intervento in Afganistan del Presidente Carter iniziò la Seconda Guerra
Fredda, che fu proseguita con ancor maggiore intensità da Reagan. Carter
appoggiò una serie di guerre surrogate in Angola, Mozambico, America Centrale,
ai Caraibi ed altrove. Carter chiaramente era un fautore e professionista del
genere peggiore di intervento imperiale ed un maestro di pubbliche relazioni;
lui è stato il primo propugnatore dell’imperialismo “umanitario”: retorica
umanitaria e pratica imperialista brutale.
Venezuela: Il Fattore Carter (2002-2004)
In nessun luogo e mai Jimmy Carter, il retore dei diritti umani dal volto
gentile, pose una minaccia più pericolosa per le libertà democratiche e
l'indipendenza nazionale di quanto sta facendo oggi in Venezuela. Con l’ardente
sostegno di un'opposizione adusa alla violenza, Carter è intervenuto
frequentemente nella politica venezuelana, presentandosi come un mediatore
neutrale. Carter si è mosso ad ogni passo per legittimare l'opposizione
impegnata in un colpo di stato, in sollevazioni, con i terroristi paramilitari
e nella serrata padronale che ha devastato l'economia.
Carter ha convinto il Presidente Chavez a "riconciliarsi" coi leader
di élite e i sostenitori di un colpo di stato violento che in breve avrebbe
rovesciato il suo governo eletto dal poplo. Ha fatto continue pressioni sul
Presidente eletto perché venisse a patti a "dividere anche il potere"
con l'opposizione dopo che lui aveva vinto sei volte le elezioni nazionali.
Carter ha rifiutato di riconoscere le vittorie elettorali e i mandati
costituzionali di Chavez; e invece ha sostenuto la richiesta dell'opposizione
di nuove elezioni fuori programma e poi ha promosso il referendum. Carter ha
sottoscritto i risultati per indire il referendum voluto dall'opposizione,
anche se vi sono state pesanti violazioni elettorali. Ha anche esercitato
pressioni sul Consiglio Elettorale Nazionale per accelerare l’esame delle
firme, esortandolo a sancire il referendum. Carter non ha dato nessun credito a
centinaia di migliaia di casi di frode elettorale (come già egli stesso aveva
rifiutato di fare nel caso della vittoria estorta di Juan Bosch) e alle schede
con false identità. Carter stava agendo in Venezuela come “l’americano
tranquillo", uno che si sposa ideali alti mentre è occupato in trucchi
sporchi.
Il dati storici sono abbondantemente chiari: non si può credere che Carter si
comporti come un "osservatore neutrale". Lui è stato e è tuttora un
fautore degli interessi imperiali statunitensi e non è soltanto un "osservatore"
ma un partner attivo e pericoloso che agisce per i clienti degli Stati Uniti.
Lui continua a difendere e promuovere ogni opposizione politica o regime, ogni
potere o "coordinatore" che sconfiggeranno i movimenti popolari e i
governi progressisti.
Carter non è un democratico! Lui è un da tutta la vita un fautore dell'impero
US. Lui è particolarmente pericoloso come dimostra il referendum del Venezuela.
Gli Stati Uniti stanno offrendo illegalmente milioni di dollari all'opposizione
di Chavez, attraverso la Fondazione Nazionale per la Democrazia e le altre
"fondazioni". E l’Istituzione Carter sarà la a legittimare frodi e
falsità: mettere in dubbio referendum e ed elezioni se le vittoria sarà di
Chavez. È altamente probabile che Carter approfitti di qualche politicante opportunista che circonda
Chavez, pronto a fare concessioni per assicurare la "legittimità
democratica" dalla presenza di un inviato di questo impero. Carter si
adegua alla più ampia strategia US dell’appoggio al colpo di stato, della
serrata, della violenza paramilitare e dell’appoggio della minaccia militare
della Colombia.
Nessuno nel governo di Chavez, nell'interesse ad un referendum onesto, può
permettere a questo pietoso ipocrita di avere un ruolo in Venezuela.
Ultima nota: Altri Diritti Umani Mercenari
Lo stato imperiale degli Stati Uniti sta mobilitando tutte le sue risorse
organizzative per sconfiggere Chavez. Oltre a Carter, l’Human Rights Watch
(HRW), la Fondazione Nazionale per la Democrazia e un piccolo esercito di OGN
(locali ed internazionali) attivo in favore degli Stati Uniti, stanno
orchestrando la campagna anti-Chavez. Il Direttore di "Diritti
umani", Vivanco, è fra gli interventisti più chiassosi: poco dopo che
Presidente Chavez con il Consiglio Nazionale Elettorale ha preso la decisione
di convocare il referendum, Vivanco ha annunciato un "rapporto" nel
quale dichiara che il Venezuela sta "soffrendo di una crisi costituzionale
che potrebbe colpire le sue istituzioni già fragili". Ha accusato il
governo di Chavez di "censurare e guidare l'ordinamento giudiziario"
e ha chiesto “l’intervento dell'Organizzazione degli Stati Americani”, dominata
dagli Stati Uniti.
Vivanco, per costringere il governo di Chavez ad accettare la sua dichiarazione
ha richiesto alla Banca Mondale e all’FMI di sospendere l’aiuto diretto a
"modernizzare" il sistema giudiziario. Nel corso dei 3 anni passati,
l’HRW ha seguito le direttive del Dipartimento di Stato nell'attaccare le
credenziali democratiche di Chavez --trascurando la sua partecipazione seguita
da vittoria in sei libere dispute elettorali e la sua generosa accettazione
delle firme equivoche in appoggio al referendum. L’HRW ha ignorato totalmente
l’enorme frode elettorale dell'opposizione, in sintonia con la linea dell'opposizione.
I leader di HRW coincidono con ex ufficiali degli Stati Uniti, inclusa la
recente assunzione di Marc Garlasco, un ex ufficiale dell’Agenzia
dell’Intelligence della Difesa, come analista militare scelto.
L’HRW ebbe un ruolo notevole nel demonizzare il Presidente della Jugoslavia
Milosevic e nel sostenere l'invasione statunitense del Balcani mentre taceva
sui crimini di guerra degli Stati Uniti, incluso il bombardamento di obiettivi
civili,l'assassinio degli UPK di più di 2.000 civili serbi e la pulizia etnica
di 200.000 non-albanesi del Kossovo. Durante i negoziati di pace tra il
Presidente Pastrana ed le FARC, che gli Stati Uniti osteggiavano ed erano sul
punto di rompere, il sig. Vivanco e l’HRW pubblicarono un "rapporto"
che diceva che le FARC stavano violando tutti i termini dei negoziati di pace -
cosa che nessuno altro dei gruppi dei diritti umani presenti in Colombia
sostenne - per cercare di premere Pastrana a rompere i negoziati e riprendere
di conseguenza la campagna militare; come in seguito egli fece. L’HRW, come il
Centro Carter, è sempre intervenuto dalla parte dell'opposizione autoritaria
sostenuta dagli Stati Uniti. Ha calunniato l'indipendenza delle corti al fine
di costringerle a conformarsi all'opposizione, ha rifiutato le deliberazioni
democratiche del Congresso venezuelano ed il suo voto sulla riforma
giudiziaria, ha dichiarato apertamente il governo come illegittimo e ha anche
chiesto un intervento degli Stati Uniti attraverso l’ONU.
Attenzione all'interventismo umanitario! La sua presenza è estremamente
pericolosa per l'integrità e l'indipendenza dell'elettorato venezuelano.
*James Petras, già Professore di Sociologia all'Università di Binghamton, New
York, ha una militanza di 50 anni nella lotta di classe, è consulente dei senza
terra e dei disoccupati in Brasile e Argentina ed è coautore di GlobalizzazioneSvelata (Zed). Può essere contattato
a: jpetras@binghamton.edu
Traduzione
dall’inglese di Bf