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da: www.ptb.be/scripts/article/lang=2&obid=34140
 
Venezuela: i grandi proprietari cercano di provocare una crisi alimentare
 
Salim Lamrani*
 
21-03-2007
 
Nella sua opposizione alle riforme economiche e sociali del presidente Chavez, l’oligarchia venezuelana (i grandi proprietari e gli altri ricchi) stanno tentando nuovamente di destabilizzare la nazione, speculando sui prezzi dei prodotti di prima necessità. I prezzi al dettaglio sono aumentati anche del 25%, a seconda dei prodotti. Dopo il colpo di Stato dell’aprile 2002 e il sabotaggio petrolifero del dicembre 2002, l’elite vuole provocare una crisi alimentare e scatenare disordini nel paese.
 
Gli ipermercati venezuelani hanno aumentato in maniera smisurata il prezzo dei prodotti di base, come la carne, lo zucchero e i cereali, rendendoli inaccessibili alla popolazione e creando così serie difficoltà nell’approvvigionamento alimentare. Secondo la Banca Centrale del Venezuela (BCV), circa un quarto del paniere domestico è colpito dall’inflazione artificiale che tocca in primo luogo i ceti più modesti. Così i prezzi sono saliti in media del 66% e, in certi casi, sono più che raddoppiati. Per esempio, il prezzo del pollo ha subito un aumento del 110% e quello del formaggio del 245% (1).
 
“L’aumento del prezzo della carne dopo gennaio è dovuto all’interesse che hanno alcuni distributori a massimizzare i profitti, in considerazione del fatto che i venezuelani dispongono attualmente di un maggiore potere d’acquisto”, ha spiegato Maria Cristina Iglesias, Ministro del Potere Popolare per l’industria leggera e il commercio (2).
 
Il governo ha immediatamente adottato delle misure: i prezzi devono rispettare la regolazione in vigore dal 2005. “Coloro che non rispetteranno i prezzi fissati e regolati per il paniere domestico dovranno pagarne le conseguenze [perché] noi non arretreremo di un millimetro” nella lotta contro la speculazione, ha avvertito il vicepresidente del paese, Jorge Rodriguez. Un Comitato di ispezione sociale per l’approvvigionamento, gestito dalle comunità, è stato creato al fine di “costruire una patria senza speculatori, senza accaparratori e […] senza serrate padronali (3)”.
 
Ispezioni nei supermercati
 
Molti supermercati, che manipolano le scorte e praticano prezzi superiori a quelli fissati dalla legge, hanno ricevuto la visita degli ispettori e sono stati sanzionati dalle autorità. I loro prodotti sono stati sequestrati e venduti al loro giusto valore nei magazzini popolari Mercal. “Gli speculatori sono delinquenti, criminali e nemici del popolo, e devono sentire l’azione decisa della legge”, ha dichiarato William Lara, ministro del Potere Popolare per la comunicazione e l’informazione. Egli ha respinto l’argomento “della penuria” e li ha accusati di accaparrare i prodotti (4). Infatti, molti grandi magazzini hanno deciso di sospendere la vendita della carne, provocando una crisi alimentare.
 
Questo nuovo tentativo di destabilizzazione dimostra che l’elite del paese non si è ancora rassegnata alla perdita del suo potere politico e al coinvolgimento sempre maggiore dei cittadini nella costruzione di una democrazia partecipativa e di una nuova società.
 
Essa è pure incapace di ammettere che il sistema politico, economico e sociale del Venezuela è sul punto di cambiare in modo radicale e che il processo avviato nel 1999 è ormai irreversibile. I venezuelani devono restare vigili poiché l’opposizione, antidemocratica e attivamente sostenuta da Washington, ha dimostrato già nel passato di essere disposta a tutto, pur di raggiungere i propri scopi.
 
(1) El Nuevo Herald, 09/02/07. (2) Agencia Bolivariana de Noticias, 10/02/07. (3) idem, 11/02/07. (4) El Nuevo Herald, 09/02/07.
 
* Salim Lamrani è professore all’Università Denis-Diderot di Parigi
 
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare