www.resistenze.org - popoli resistenti - venezuela - 17-08-08 - n. 239

da Rebelion - www.rebelion.org/noticia.php?id=71488&titular=venezuela-reconoce-más-de-900-mil-hectáreas-a-pueblos-indígenas-

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR 

 

Il Venezuela distribuisce più di 900 mila ettari ai popoli indigeni

 

ABN

 

16/08/2008

 

Il Venezuela ha iniziato la distribuzione delle terre ai 35 popoli indigeni che vivono nel territorio nazionale, diventando così il primo Paese dell’America Latina a riconoscere le rivendicazioni degli abitanti originari.

 

Questa iniziativa è la conseguenza di quanto stabilito nell’articolo 119 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, con cui si garantiscono i diritti sanciti nei patti, trattati e convenzioni internazionali.

 

La volontà venezuelana è di colmare un debito storico che perdura da secoli nei confronti delle comunità e popoli indigeni, aprendo loro la partecipazione attiva alla vita della nazione e consentendo di preservare i loro patrimoni culturali.

 

La distribuzione delle terre avviene mediante l’azione combinata dei popoli indigeni e il governo attraverso la partecipazione del Ministero del potere Popolare per l’Ambiente, che presiede la Commissione nazionale di Demarcazione. La rappresentanza indigena proviene da tutti gli stati in cui si trovano le loro comunità: Anzoátegui (Cumanagoto), Apure (Cuibas, Puné o Yaruro), Amazonas (Baniva, Bare, Jivi, Kurnipako, Mako, Piapoka, Piaroa, Punave, Yavorana, Saliva, Narekena, Yanomani, Yekuana e Yeral), Delta Amacuro (Warao), Monagas (Chaima), Sucre (Chaima), Bolivar ( Arawak, Macuchu, Pemón, Sanema, Umak o Anitani e Wapishana) e Zulia (Añú o Paraujano, Bari, Yuxpa, Japrería e Wayúu). Tutti appartengono a tre famiglie linguistiche: Arawak, Caribe e Chibcha. Sono pure in procinto di essere riconosciuti i diritti ancestrali degli Ayomán, dello stato di Falcón, che hanno tutti i requisiti per essere considerati un popolo indigeno.

 

Bisogna rilevare che stando ai dati indicati dal Censimento Indigeno del 2001, sono stati identificati (specialmente nelle zone urbane) i rappresentanti di altri popoli indigeni. Sono: Inga (Inca), Kubeo, Piritu, Sape, Tanebo, Tukano, Waikeri, Waika, Timotocuica, Jirahara, Guanamo, Gayon, Caquetío, Caribe, Arawak, Ayomán, Chibcha, Kechwa, e Matako, in tutto 3.722 persone appartenenti a 19 popoli diversi.

 

La messa in pratica di questo mandato costituzionale è stata realizzata seguendo due concetti di fondo. Il primo è il riconoscimento del diritto ancestrale, che nasce dal vincolo culturale esistente da generazione in generazione nelle comunità indigene. L’altro elemento è la tradizione, esistente nelle forme o pratiche di usi e costumi secondo i patrimoni culturali di ciascun popolo e comunità indigena, senza che si richieda una continuità nel tempo o nello spazio.

 

Sul piano giuridico, è stato necessario creare la Commissione Nazionale di Demarcazione sulla base del diritto indigeno che negli ultimi anni è cresciuto con l’approvazione di 42 leggi da parte dell’Assemblea Nazionale.

 

Il primo strumento giuridico, in questo senso, è stata la Legge di Demarcazione e Garanzia di Habitat e Terra dei Popoli Indigeni (Decreto n. 1.359) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 12 gennaio 2001. In seguito è venuta la Legge Organica dei Popoli e Comunità Indigene, approvata e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 2005, che ha definito il processo nella sua applicazione concreta.

 

La demarcazione delle terre dei popoli indigeni è cominciata nel 2001, e fino ad ora, stando ai dati forniti dal responsabile, signor Alonso Guevara (Difensore Speciale con competenza nazionale nell’area di Protezione dei Diritti dei Popoli Indigeni), sono stati distribuiti 34 titoli di proprietà (inalienabili e intrasferibili) di cui 13 alle comunità dello stato di Apure (Pumé -Jivi), 10 in Anzoátegui (Kariña), 6 in Monagas (Warao), 4 in Sucre (Warao) ed 1 nel Delta Amacuro (Warao).

 

L’iniziativa, per ora, ha beneficiato 8.932 persone e ha distribuito 905.582,86 ettari di terra. Mancano ancora le distribuzioni negli stati di Amazonas, Bolívar, Falcón e Zulia. Sono anche da segnalare le carenze di risorse umane in ciascuna commissione regionale di demarcazione, il che rallenta non poco le operazioni. Del resto, si tratta di un processo complesso; quando la richiesta di demarcazione ottiene il visto della commissione regionale viene trasferita alla Commissione Nazionale attiva a Caracas, da qui, in caso favorevole, entro 15 giorni parte la notifica a tutti gli interessati sollecitandoli a fornire le prove pertinenti. In seguito, entro 60 giorni (prorogabili) la Commissione Nazionale deve presentare gli studi tecnico - giuridici e socio - antropologici sulla materia. Si tratta, infatti, di vagliare la situazione culturale delle comunità indigene (identificazione, dati storici, linguistica, mappa mentale degli anziani sull’area e censimento). Oltre, naturalmente, la situazione giuridica dell’habitat e della terra interessata dall’attribuzione e la situazione legale di terzi non indigeni. A questo punto, la Commissione Nazionale emette il verdetto finale e rimette alla Procura Generale della Repubblica il compito di concedere materialmente il titolo di proprietà collettivo alla comunità indigena.

 

E’ degno di nota il fatto che in alcuni paesi latinoamericani si sono già verificate delle forme di riconoscimento della proprietà della terra da parte di popolazioni indigene, ma spesso non sono state demarcate, come nel caso della Colombia, oppure in altre nazioni sono stati riconosciuti i diritti sui territori occupati dagli indigeni, ma non gli sono stati attribuiti alcuni titoli di proprietà.