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- popoli resistenti - venezuela - 25-11-08 - n. 251
L’ingerenza ha vinto le elezioni
di Eva Golinger
25/11/08
Anni di lavoro svolto con programmi “democratici” e di prospettiva antisocialista nelle comunità di Petare, Municipio Sucre, Stato Catia, Municipio Libertador e altre zone in cui si concentrano le popolazioni di Caracas e di Miranda, sono infine riusciti a far vincere l’opposizione.
L’assistenza strategica verso una visione separatista e l’infiltrazione di paramilitari nello Zulia e Táchira, ha pure raggiunto lo scopo di controllare un’importante zona per la sicurezza del Venezuela da parte di Washington, in conformità agli obiettivi del Piano Colombia.
Non si tratta solo dei risultati dei dollari investiti nel 2008 dall’Agenzia Internazionale dello Sviluppo degli USA (USAID) e dal National Endowment for Democracy (NED) - e delle loro agenzie affiliate - ma sono i risultati dei più di 50 milioni di dollari impiegati dal 2000 per costruire una solida base all’opposizione venezuelana, che a partire dal 2004, infatti, ha cominciato ad ottenere risultati nelle comunità vicine al chavismo e nei settori studenteschi.
Certo, non si possono ignorare le responsabilità di certi governanti che hanno sfruttato la rivoluzione e la buona fede del presidente Chavez per fini personali, producendo corruzione a danno delle popolazioni che rappresentavano. Ma la campagna mediatica che accusa il chavismo d’insicurezza e corruzione nel paese - più che altro a Caracas - ha avuto un forte impatto, ed i governi regionali e nazionale non hanno risposto in modo abbastanza valido.
Deprecabile è la memoria corta dei venezuelani, che non ricordano come governava il nuovo sindaco eletto, Antonio Ledezma, quando era sindaco del Distretto Federale nel 1993 e proibiva qualunque manifestazione o protesta in città. O di come Ledezna fu responsabile del deteriorarsi dei servizi pubblici e dell’infrastruttura cittadina. Furono i governanti chavisti eletti nel 2000 e nel 2004 ad ereditare una città capitale in totale rovina, con un centro storico quasi distrutto, strade e corsi pieni di buche e con le facciate macchiate da anni d’incuria e abbandono. Lo stesso sindaco responsabile del degrado della città di 15 anni fa, potrà salvarla oggi? Solo il tempo ci darà la risposta, ma le probabilità sono ben poche, e la memoria corta dei carachegni sarà pagata cara.
Gli stati più strategici e popolosi del paese, come Carabobo, Miranda, Táchira y Zulia, e la guida della maggiore città del paese, Caracas, è stata consegnata in premio agli stessi che negli ultimi sette anni hanno progettato vari attentati contro la democrazia venezuelana, compresi tentati golpe (nell’Aprile 2002 tutti questi nuovi governanti furono implicati), il sabotaggio economico che ha quasi distrutto il paese e la sua industria petrolifera nel 2002-2003, e numerose azioni destabilizzanti. Perché, allora, queste importanti regioni si sono date al golpismo?
La risposta è semplice e complessa al tempo stesso.
C’è una mancanza di serietà nella rivoluzione sull’importanza e l’impatto della sovversione e dell’ ingerenza delle agenzie straniere. Non si tratta solo del finanziamento ai partiti politici dell’opposizione - che deve essere proibito per legge - ma di una complessa rete di vari attori, enti e agenzie che sono riuscite ad infiltrare il chavismo e a far breccia in partiti politici come Podemos e PPT, che prima s’identificavano nella rivoluzione.
Questa rete - che ho definito Ragnatela Imperiale - penetra quartieri e comunità promuovendo progetti alternativi a quelli proposti dal presidente Chavez, che a volte sono più attraenti a breve termine, fornendo così dei risultati soddisfacenti a questi settori bisognosi.
Le agenzie straniere, come la USAID e la NED, già menzionate, ed altre come Freedom House, l’Istituto Democratico Nazionale (NDI), l’Istituto Repubblicano Internazionale (IRI), la Fondazione Konrad Adenaeur (tedesca), FAES (spagnola), FOCAL (canadase), Friedrich Ebert Stiftung (tedesca), tra le altre, sono in Venezuela da anni, il loro lavoro è aiutare e finanziare partiti come Primero Justicia, Un Nuevo Tiempo e Podemos. Li aiutano a diffondere programmi che vanno incontro ai desideri popolari ma che subdolamente promuovono una prospettiva neoliberale e antisocialista. Ricordiamoci che siamo nella Battaglia delle Idee, e in questa guerra senza quartiere, ogni mezzo viene usato per neutralizzare il nemico.
Quelle agenzie sono riuscite a far un ottimo lavoro anche con le ONG e i movimenti studenteschi destroidi come Súmate, Cedice, Hagamos Democracia, Sinergia, Movimiento Estudiantil, “Manos Blancas”, che hanno conquistato spazi lasciati liberi dalla rivoluzione. Non si può sottovalutare la capacità di ingerenza straniera e il suo profilo imperiale. La sua strategia di “promozione della democrazia” in paesi come il Venezuela è più pericolosa di un’invasione militare. Perché? Impedirla è difficile ed perfettamente mimetizzata. Si nasconde dietro Ong e programmi con nomi e missioni nobili che pretendono di aiutare le comunità e migliorare il paese, ma che in realtà cercano di destabilizzare e diffondere interessi contrari a quelli del popolo. La sua rete è immensa, e si diffonde attraverso i media coi bei discorsi di Yon Goicochea o le proteste dei difensori dei diritti umani come Human Rights Watch, la Società Interamericana di Stampa e la Commissione dei Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA).
L’ingerenza straniera è il pericolo più grave che affronta la Rivoluzione Bolivariana.
Il popolo e il governo nazionale deve fare fronte a questa minaccia e neutralizzarla, ne va del suo futuro. Il fatto che il PSUV sia riuscito a vincere in 17 regioni con quasi 6 milioni di voti è un risultato importante per il consolidamento della Rivoluzione. Ma la vittoria strategica delle forze d’opposizione non può essere ignorata o sottostimata, la riconquista di queste regioni deve fungere da molla per il popolo rivoluzionario ed il governo venezuelano. Loro useranno questi nuovi spazi per promuovere la visione antisocialista e individualista, coperta dalla solita facciata di “democrazia e libertà”, e apriranno ancora di più le porte all’infiltrazione imperiale.
La zona di frontiera è a rischio. La mezzaluna si consolida con Táchira e Zulia nelle mani dell’opposizione più reazionaria del paese.
E’ ora di combattere l’ingerenza straniera in modo fermo e risoluto. Se non li si ferma ora, sarà troppo tardi..
** Eva Golinger è avvocato, ricercatrice e scrittrice, autrice dei libri: “Il codice Chávez”, “Bush contro Chávez: La Guerra di Washington contro il Venezuela” e “La Ragnatela Imperiale: Enciclopedia di Ingerenza e Sovversione” , appena pubblicato in Venezuela. evagolinger@gmail.com