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- popoli resistenti - venezuela - 30-11-08 - n. 252
La destra avanza nelle grandi città
di Roberto López Sánchez
27/11/2008
La sconfitta elettorale patita dalla rivoluzione bolivariana nello stato di Zulia e nella città di Maracaibo, nello stato Miranda e nella capitale, per citare i principali centri della vittoria dell’opposizione, deve essere considerata alla luce dei seguenti elementi (sebbene possano esistere altri aspetti qui ignorati, data la complessità dei fattori intervenuti).
1) L’assenza di una chiara politica governativa verso la costruzione di un movimento operaio classista e rivoluzionario. Questa è la prima rivoluzione socialista nel mondo senza movimento operaio. Non esiste nessuna riflessione da parte dei dirigenti circa l’importanza di un movimento operaio organizzato e rafforzato che sostenga il processo rivoluzionario.
In dieci anni di rivoluzione sono state prese decisioni negative (come il periodo in cui J.R. Rivero ha diretto il Ministero del Lavoro), che hanno avuto disastrose ripercussioni nel movimento dei lavoratori in tutto il paese. Non esiste una chiara definizione circa i meccanismi di partecipazione dei lavoratori delle imprese di stato nella costruzione democratica delle industrie cui appartengono (PDVSA, Pequivén, elettricità, carbone, sidor, CANTV, ecc.); in cambio, persistono visioni apertamente tecnocratiche e neoliberali sulla loro gestione.
Nelle grandi città e negli stati più popolosi esiste una considerevole classe operaia industriale, e lavoratori salariati in generale, verso i quali il governo bolivariano non offre una chiara politica coinvolgente nel progetto rivoluzionario. Al contrario, nel governo hanno prevalso tendenze antioperiae e antisindacali, e questa realtà può aver inciso nel comportamento elettorale di importanti settori di lavoratori.
2) L’assenza di una politica governativa verso le università autonome, che sono state lasciate nelle mani della destra, e con risorse del governo nazionale. Mentre le missioni educative arrivano ai settori più poveri della popolazione, la classe media urbana strettamente vincolata al settore universitario, rimane completamente fuori della strategia politica del governo rivoluzionario. L’impatto socioculturale che hanno le università autonome nelle loro rispettive regioni è stato sottovalutato dal governo bolivariano e fino ad ora si è continuato ad erogare prestiti milionari a queste istituzioni, senza stabilire alcun tipo di controllo né di politica alternativa dentro le stesse.
3) Il modo in cui è stato costruito lo PSUV, ripetendo gli stessi vizi clientelari della vecchia partitocrazia adeco-copeyana [Azione Democratica (AD) e Comitato d’Org. Politica Elettorale Indipendente (Copei) NdT].
E’ nelle grandi città dove si è sviluppata (negli anni '80) una forte critica dei partiti ed il loro ruolo circa la confisca della sovranità popolare. Le masse delle comunità popolari delle grandi città, vedono con occhio critico che nell’avanguardia del processo rivoluzionario si stanno riproducendo gli stessi vizi che hanno giustificato la sollevazione popolare del febbraio 1989 e tutta la fase seguente che condusse alla vittoria di Chavez nel 1998.
4) Nel caso dello stato di Zulia, la sconfitta patita mette in discussione la gestione condotta per otto anni da Di Martino nel municipio di Maracaibo, così come la politica sociale sviluppata da potenti istituzioni come Corpozulia e PDVSA. Sono enti governativi che hanno maneggiato milioni a carrettate ma il cui effetto sociopolitico (in termini elettorali) ha significato l’erosione del consenso verso la rivoluzione. Tutta la prepotenza che da anni osserviamo da parte da questi autodefiniti “proconsoli” della rivoluzione, non corrisponde ai poveri risultati elettorali conseguiti.
5) Il chavismo cerca di somigliare all’opposizione borghese, si è sforzato di risultare simpatico ai rappresentati del capitalismo creolo e straniero (per esempio, i casi patetici di Di Martino e Diosdado), e di conseguenze il popolo ha votato preferendo i tradizionali dirigenti della borghesia creola, invece di votare questi cattivi arnesi della politica da quartarepubblica.
6) Non aver corretto nessuno degli elementi che da un anno si sono ormai caratterizzati, e che hanno già causato la sconfitta elettorale patita il 2 dicembre. Le 3R hanno finito con l’essere uno slogan vuoto, nessuna istituzione ha introdotto correttivi nell’ambito di una riflessione, revisione e rettifica che abbiano avuto una reale applicazione.
In ogni caso, i risultati elettorali segnano una tendenza verso il deteriorarsi del sostegno popolare verso il chavismo nelle principali città del paese. Se questa tendenza non si inverte, le future elezioni nel 2010 e 2012 potranno produrre delle vere sconfitte a questo processo rivoluzionario. Bisogna fare attenzione a questo fenomeno, perché potremmo essere di fronte alle basi da cui il capitalismo mondiale potrebbe far cadere la rivoluzione bolivariana per via elettorale, senza bisogno di ricorrere a colpi di stato o interventi stranieri.
(*) Militante del PSUV e membro dell’Unione Nazionale dei Lavoratori