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- popoli resistenti - venezuela - 24-04-09 - n. 271
Lumpenclassemedia
di Miguel Ángel Pérez Pirela - Rebelión
24/04/2009
“Lumpemproletariato: strato sociale più basso e senza coscienza di classe”
Reale Accademia Spagnola
La classe media in Venezuela non è una realtà, è solo un esercizio d’ideologia. L’ideologia più azzardata in questo Venezuela del terzo millennio. Una classe che in altre latitudini si caratterizza per essere produttiva, nel nostro paese è una specie di sigillo di qualità che denota una differenza con gli altri, in altre parole coi poveri. La classe media endogena è segno di distinzione, di “distanza e categoria”, da parte di chi non è ricco, ma potrebbero esserlo. Una classe che si sente più vicina al paradiso che all’inferno, più vicina al bene che al male. E sebbene il “venerdì nero” l’abbia lasciata in bancarotta, gli anni novanta l’abbiano sbancata, continua come prima, brillante, esuberante, mettendosi in mostra con le sue auto ipotecate e i suoi abiti di Miami, con la sua istruzione privata, le sue cliniche truffatrici.
E’ la classe media maltrattata dai “pacchetti” della Quarta Repubblica, rapinata dai banchieri e i loro tassi d’interesse, infatuata dal mito del grande Venezuela, in cui sembrava ci mancasse poco perché ci fossero cittadini di un paese sviluppato.
La nostra classe media è stata la classe martire del ventesimo secolo; derubata dai settori che definiscono sdegnosamente “popolari”, assalita da una classe alta che ha permesso solo a quarantamila venezuelani di fare fortuna. Povera classe, a cui nessuno ha insegnato né a rubare a mano armata, né a truffare con i colletti bianchi. L’unica cosa che ha imparato questa classe è ad essere diversa. Diversa da ciò che sta sotto, naturalmente. E quale maniera migliore se non imitando chi sta sopra, dai quali, di certo, sono pure diversi. Da ciò nasce l’ideologia di una classe media la più estesa possibile. La classe dove finiamo tutti, o dove potremmo stare tutti. E’ qui che si radica l’ideologia nazionale, dove per essere classe media basta volerlo, o almeno, basta far finta di esserlo. Essere classe media significa appropriarsi di riti e status symbol propri di questa classe.
Ecco, allora, l’ideologia dominante in Venezuela. Un’ideologia che agglomera tanto la sinistra come la destra. Ideologia che va al di là del capitalismo e del socialismo. L’ideologia del “classemedismo”, la cui definizione è non essere poveri, o almeno non dimostrarlo. Per arrivare a questo traguardo il comportamento più idoneo è consumare. Di fatto, un cittadino della classe media si definisce per quello che ha, o almeno, per quello che mostra d’avere. Ma da dove lo prende il denaro necessario? S’intuisce che molte delle sue entrate sono inesistenti, quindi una gran parte della classe media, in realtà, è povera. Non c’è dubbio che una parte di questa classe abbia faticato e sudato. Il sospetto è che altri abbiano fatto i soldi con affari immobiliari, assicurazioni, insomma, dalla compravendita. Diciamolo, la speculazione alimenta una buona fetta della “vera” classe media venezuelana. Ma tutti l’hanno addestrata a consumare: il consumo in quanto tale definisce la classe media venezuelana. Se cercassimo la classe media nei nuovi quadri socialisti della Quinta Repubblica non andremmo tanto lontano, sarebbe solo un’evidente provocazione e contraddizione, tanto per i quadri che per la classe media come ideologia della destra esogena venezuelana
Ciò che è certo, è che la classe media è uno degli enigmi di questo ventunesimo secolo: è ovunque, ma nessuno la vede
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