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- popoli resistenti - venezuela - 06-06-09 - n. 277
traduzione di Ciro Brescia
Las líneas de Chávez N°23
Bolívar e “la Misteriosa Incógnita…”
É impressionante come e quanto in profondità il nostro padre Bolivar scavò nella ricerca della essenza rivoluzionaria. O per dirlo con le sue parole, nel “chiarire la misteriosa incongnita dell’essere umano in libertà”. In questo monumentale compito anticipò con i suoi pensieri i grandi intellettuali e filosofi di questi due secoli trascorsi. Risulta altrettanto impressionante come le sue idee più avanzate costituiscano un grande spartiacque facendole sfociare in quel meraviglioso fiume che si chiama socialismo.
In questo modo accade, esattamente, con il tema della uguaglianza. Facciamo un excursus di quasi duecento anni per constatarlo. Il pensatore brasiliano Theotonio Dos Santos nella sua opera Il Concetto delle classi sociali (Ed. El Perro y la Rana) dice: “E’ parte della ideologia borghese la rappresentazione della società borghese come unione basilare di individui che possono differenziarsi in aggregati (...) questa forma di rappresentazione esprime esattamente l’interesse essenziale della borghesia di occultare il carattere di classe della società e mostrare la sua società come se offrisse opportunità uguali a tutti gli individui”.
Uguaglianza di opportunità, quindi, però sostenuta ogni volta di più con la disuguaglianza crescente del potere economico, giuridico e di privilegi materiali che riproducono oltremodo la disuguaglianza di condizioni.
Centoventi anni prima, Karl Marx lo diceva ne La Critica del programa di Gotha, scritta nel 1875: “Paradossalmente, quello che appare come fine del socialismo è, precisamente, lo sviluppo integrale della diversità fra gli esseri umani, della diversità delle sue aspirazioni e capacità, della diversità delle sue personalità. Ma questa diversità personale non significherà la differenza di potere economico; non implicherà la disugualgianza di diritti o privilegi materiali. Questa diversità potrà solo estendersi in un clima di uguaglianza economica e materiale”.
Il nostro Bolivar cinquantasei ani prima di Marx, lo segnalava con piena chiarezza in Angostura. Nel 1819: “La mia opinione è, legislatori, che il principio fondamentale del nostro sistema dipende immediatamente ed esclusivamente dalla uguaglianza stabilita e praticata in Venezuela (...). La natura crea gli esseri umani differenti nel genio, nel temperamento, nelle forze e nei caratteri. Le Leggi correggono questa differenza perchè collocano l’individuo nella società affinché l’educazione, l’industria, le arti, i servizi, le virtù, attribuiscano una uguaglianza costruita, propriamente chiamata politica e sociale. É una ispirazione eminentemente benefica, la riunione di tutte le classi in uno stato, nella quale la diversità si moltiplichi in ragione della propagazione della specie. Solo con questo passo si è sradicata la crudele discordia. Quante gelosie, rivalità e odii si sono evitati!”.
Queste sono le ragioni per le quali, mentre più studiamo la storia delle idee, mentre più approfondiamo e comprendiamo i grandi pensatori della e per la umanità, da Cristo a Fidel, ogni giorno, con maggior forza e radicamento, la nostra rivoluzione è più Bolivariana che mai!
Ho detto Cristo, e dico Cristo, senza dubbio.
Gesù era un vero pensatore socialista. E qualcosa di più importante fu conseguente lottatore socialista fino al suo ultimo canto: “Tutto è compiuto”.
Da una vecchia enciclopedia che mi accompagna dai miei giorni di tenente colonello del Battaglione Blindato Bravo di Apure, in quei giorni nei quali un piccolo gruppo di giovani ufficiali patrioti dell’Esercito cominciavano a creare le prime cellule del Movimento Bolivariano, estraggo quanto segue:
“In tempi di grande tensione interna ed esterna, alla vista della crescente miseria dei poveri e della massima concentrazione di ricchezza in poche mani, apparvero i grandi profeti ed esortarono alla reversione di quelle condizioni.
Nell’anno 765 prima di Cristo, apparve il più antico e forse il più grande di quei profeti, Amos, e lanciò in nome di Geova la sua maledizione contro i ricchi:
‘Voglio inviare a Giuda un fuoco che annichilirà i palazzi di Gerusalemme... per lui, perché vendettero il giusto per denaro e al povero per un paio di scarpe. Mettono la testa dei poveri nel fango ed impediscono il passo ai miseri’ (Amos, 2, 5/7)”
E più avanti si può leggere:
“Toni identici troviamo in Oseas e, soprattutto, in Isaia: Guai a coloro che aggiungono una casa all’altra ed un campo all’altro, fino a che termini lo spazio impadronendosi di tutta la terra! (Is., 5, 7)”.
Dopo arrivò Cristo a condannare i ricchi. Qui nel sermone della Montagna:
“Siate benvenuti voi, i poveri, perchè vostro sarà il regno di Dio. Siate benvenuti, voi, gli affamati perchè sarete saziati. Siate benvenuti voi, quelli che hanno pianto, perchè riderete... Ma, al contrario, guai a voi, i ricchi!... guai a voi, che siete sazi, perché patirete la fame. Guai a voi che adesso ridete, poiché piangerete ed urlerete”. (Luc., 6, 20.25).
A te, compatriota, uomo, donna, giovane, che mi leggi in queste linee domenicali, l’ultimo giorno di questo mese di maggio, ti dico: Chi ha gli occhi per vedere che guardi e chi ha orecchie per sentire che ascolti!
Il capitalismo strombazza ai quattro venti la non esistenza delle classi e della disuguaglianza poiché esiste una ipotetica uguaglianza di opportunità che garantisce tutti i godimenti, privilegi e diritti a tutte le persone sulla terra, quando sappiamo che tutta la sua perversione trova il suo fondamento precisamente nel distruggere qualsiasi equlibrio possibile tra la giustizia e la legalità, ed oltretutto, in tempo di crisi, buttando giù la maschera, lasciando scoperti molti capitalisti come veri capò: una costosa campagna propagandistica è stata lanciata attraverso tutti i media di comunicazione per far credere che la nostra Rivoluzione Bolivariana ti toglierà la automobile, l’appartamento, la bottega, la arepera, e tutto quello che possiedi giustamente grazie al tuo sforzo e al tuo lavoro.
La cosa sicura, però, è che coloro che dicono ciò sono gli stessi che sono arrivati ad accaparrare, letteralmente, lotti di automobili ed a speculare sfacciatamente con la vendita e l’affitto di immobili. Se durante questi ultimi dieci anni gli oligarchi che parassitano nel nostro paese hanno osato attentare contro il sacro diritto del nostro popolo alla alimentazione, alla educazione ed alla salute; non sorprende che allo stesso modo attentano contro il diritto dei venezuelani ad avere una proprietà, mobile o immobile. Mentre noi siamo impegnati a sradicare la crudele discordia, come diceva Bolivar, i media al servizio dell’impero e del settore oligarchico più corrotto del paese la promuovono per, precisamente, occultare i loro misfatti.
É per questa ragione che chiamo all’allerta e alla vigilanza rivoluzionaria, anche quei compatrioti che pur non essendo simpatizzanti della nostra Rivoluzione, patiscono come conseguenza della perversione debordante di coloro che millantano di essere i loro difensori e rappresentati. A noi non resta che, da parte nostra, continuare a lavorare nella costruzione e nella pratica della uguaglianza, conquistandola sotto quel principio: “Da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo le proprie necessità”, principio che affonda le proprie radici nel più remoto ma vivo cristianesimo primitivo.
Il tempo, il trascorrere della storia, ha dimostrato che esiste un processo di maturazione dei popoli. Che la maturità politica, organizzativa ed idelogica di adesso, non è la stessa di dieci anni prima; oggi esiste, come mai prima di questi dieci anni, una solidarietà permanente ed una forma di organizzarsi e di comprendere la propria strada, il proprio circondario, il proprio quartiere, la propria storia.
Gli avvenimenti “in pieno sviluppo”, come direbbe Walter Martinez, dimostrano che i governi debbono sempre accoppiarsi alla maturità e all’altezza del popolo con il quale lavorano. L’apprendimento è permanente, abbiamo avuto dure ma preziose lezioni. Il Venezuela ha costruito una storia di dignità e di lotta, nonostante tante avversità, ed i fatti hanno mostrato il grado di maturità di questo popolo, maturità per governare e decidere per il popolo stesso. Stiamo confermando i poteri creatori che il grande Aquiles Nazoa riconobbe in noi!
É arrivato il momento di dare sostanza, forza e movimento alla democrazia comunale, la democrazia della comune di Kebler Ramirez. La nuova tappa che adesso comincia in Venezuela, sviluppata in una strategia centrata nella produzione di “alimenti, scienza e dignità” e rafforzare il dinamismo della democrazia partecipativa, socialista.
É arrivato il momento che la comunità cominci il proprio transito verso un esercizio pieno del potere e di responsabilità politica. Abbiamo percorso un cammino, abbiamo ancora da camminare, ma in quella direzione stiamo andando, come direbbe Mészáros nella Sfida e la carica del tempo storico: “La creazione di una società veramente di eguali esige la eliminazione radicale delle gerarchie strutturali dello sfruttamento stabilite durante migliaia di anni”.
Però il modello della comune deve essere nostro, deve sorgere dal sapere popolare, dalla chiarificata comprensione del suo territorio, dei suoi vincoli con la storia e della nazione. Di quello che fa sì che noi ci definiamo popolo venezuelano. Dinamizzare la struttura dei consigli comunali, tutti i tavoli tecnici, incrementando la pontenza partecipativa; fare della comune ragione di Stato, questo è il cammino. Sempre uniti a Simon Rodriguez, a Bolivar.
“Se dalla nostra storia non traiamo nessuna lezione dinamica, non c’è ragione di ipotizzare che la incontreremo in altro luogo” dice il grande maestro bolivariano Augusto Mijares: si tratta di coscientizzare “l’affermativo venezuelano”.
Abbiamo nella storia grandi esempi che devono servire di riferimento obiettivo. La Comune di Parigi, l’esperienza delle comuni agrarie in Cina, i comuneri indigeni venezuelani, colombiani e paraguayani, modelli che offrono chiavi affinché noi possiamo ora costruire il nostro, essendo originali, come sosteneva il maestro d’America Simon Rodriguez, che allo stesso modo proponeva una originale Toparchia per la Nuestra America. Una cosa, però, è chiara, come disse Lenin in un breve articolo chiamato In memoria della Comune: “La causa della Comune è la causa della rivoluzione sociale, è la causa completa della emancipazione politica ed economica dei lavoratori, è la causa del proletariato mondiale. Ed in questo senso è immortale”.
Comuneras y Comuneros bolivarianos y socialistas: continuemos despejando “La Misteriosa Incógnita…”.
Hugo Chávez Frías
31 de mayo de 2009
[trad. Ciro Brescia]