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Università e socialismo

Wladimir Abreu | tribuna-popular.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
27/05/2013
 
Dobbiamo prima di tutto chiarire cos'è il socialismo, e questo significa allontanarsi da ogni tipo di illusione magica religiosa, idealizzata, guidata da concezioni filantropiche che ci conducono per la via della rivelazione spirituale, nella quale da un momento all'altro finiamo di esser cattivi e ci risvegliamo pieni d'amore condividendo il nostro pane insieme al prossimo e zac! Sparisce il vile capitalismo. La realtà materiale crea le idee, non viceversa, così come il cristianesimo da duemila anni va propagandando l'amore per il prossimo e non è riuscito a creare il mondo perfetto.
 
Il socialismo è strettamente legato al comunismo, non sono elementi contrapposti, è la sua fase iniziale, il momento rivoluzionario della presa del potere della classe operaia, i suoi primi passi e poi l'espansione della lotta rivoluzionaria della classe operaia per tutto il mondo, le contraddizioni del capitalismo creano le condizioni di sviluppo sia politico che socio-economico che porterà al trionfo del comunismo, a un profondo salto nella struttura economica, sociale e scientifica, che storicamente può essere solo paragonato alla trasformazione rivoluzionaria che ha vissuto l'umanità passando dal feudalesimo al capitalismo.
 
Allora, quale sarà l'università? Che ruolo avrà? Qui dobbiamo appoggiarci sull'esperienza storica, che ha significato il primo tentativo umano serio di costruire il socialismo, la Rivoluzione bolscevica. E' molto significativo il discorso pronunciato da Lenin al III Congresso della Unione della Gioventù Comunista nel 1920:
 
"Noi sappiamo che non si può creare la società comunista senza far risorgere l'industria e l'agricoltura e che non le si deve fare risorgere nelle vecchie forme. Bisogna farle risorgere su una base moderna, costruita secondo l'ultima parola della scienza. Voi sapete che questa base è l'elettricità, che soltanto quando tutto il paese, tutti i rami dell'industria e dell'agricoltura saranno elettrificati, quando questo compito sarà da voi assimilato, soltanto allora potrete edificare per voi quella società comunista che la vecchia generazione non può edificare.
Di fronte a voi sta il compito della rinascita economica di tutto il paese, della riorganizzazione e della ricostituzione sia dell'agricoltura che dell'industria sulla base della tecnica moderna che a sua volta si basano sulla scienza e sulla tecnica moderna, sull'elettricità.
Voi comprendete benissimo che con degli analfabeti non si arriverà all'elettrificazione e che saper solo leggere e scrivere non basta. Non basta capire che cos'è l'elettricità; bisogna sapere come applicarla tecnicamente e all'industria e all'agricoltura e ai singoli rami dell'industria e dell'agricoltura." [1]
 
I bolscevichi capirono che qualsiasi sforzo di costruzione del socialismo passava dallo sviluppo delle forze tecniche e scientifiche, lo sviluppo delle forze produttive, poiché compresero che lo sviluppo sociale dipende da leggi scientifiche, le società progrediscono secondo lo sviluppo delle sue forze produttive e queste a loro volta trasformano le relazioni sociali. Fingere che la buona volontà o la filantropia trasformino la struttura sociale di un paese è come chiedere che gli angeli vengano dal cielo a costruirci un'industria nazionale che ci liberi dalla costante importazione di beni.
 
Su questa linea di pensiero gli uomini e le donne della classe lavoratrice che hanno intrapreso il tentativo di costruire il socialismo in URSS, videro nell'Università il centro della produzione della scienza e della tecnologia necessaria, per padroneggiare le leggi che regolano la conoscenza scientifica e poter sviluppare al massimo il potenziale produttivo che portò a costruire l'Unione Sovietica, che l'ha portata a competere economicamente e scientificamente con gli Stati Uniti e che ancora oggi permette alla borghese Federazione Russa di mantenere uno status di potenza mondiale minore.
 
I sovietici capirono che era essenziale che l'università producesse quel sapere scientifico e tecnico necessario allo sviluppo delle forze produttive, che una volta raggiunto questo sviluppo tecnico scientifico e produttivo avrebbero potuto migliorare il tenore di vita della classe operaia sovietica e non viceversa. Quindi il contrario è tecnicamente impossibile: se non vi è lo sviluppo scientifico, se non vi è la produzione e la creazione di beni e servizi, se non vi è dominio delle scienze agrarie, dell'ingegneria, della scienza medica, come eleviamo il livello di vita dei la classe operaia?
 
Pertanto, razionale non è ripetere l'illusione borghese della mobilità verso l'alto ottenendo una laurea, che è un esempio di idealismo sempliciotto, darla a tutti, che già oggi in Venezuela non funziona.
 
Inoltre il compito della costruzione dell'università socialista passa attraverso un rapporto indissolubile con un sistema educativo che va dall'età prescolare al dopo laurea. Nel socialismo non può coesistere l'istruzione pubblica con l'istruzione privata (nelle mani della borghesia), la prima azione importante sarà porre nelle mani della classe operaia al potere tutto il sistema educativo, senza alcuna istruzione privata. Esso sarà competenza esclusiva dello Stato rivoluzionario. Dobbiamo ricordare la massima del grande comunista Anibal Ponce:
 
"La classe dominante materialmente è anche quella che domina con la sua morale, la sua educazione e le sue idee. Nessuna riforma educativa fondamentale può essere imposta prima del trionfo della classe rivoluzionaria che la reclama. A volte sembra che non sia così, perché la parola dei teorici occulta, consapevolmente o meno, le esigenze della classe che essi rappresentano".
 
L'educazione socialista in Venezuela sarà possibile solo quando la classe operaia rovescerà il regime di sfruttamento borghese appropriandosi rivoluzionariamente della proprietà dei mezzi di produzione e questo, nonostante i progressi positivi del "processo bolivariano", non si è ancora verificato.
 
Questo non nega la necessità delle riforme e della modernizzazione anche nel quadro delle istituzioni borghesi. Dobbiamo fare pressioni perché l'università venezuelana rompa del tutto i suoi residui neo-monarchici espressi nel potere assoluto dell'autorità del rettore, sorta di monarca assoluto dell'Accademia, uscire dalla trappola della didattica borghese del regime semestrale e di unità di credito, istituiti per l'individualizzazione dello studio e per spezzare lo spirito collettivo, degli studi universitari di regime annuale. Il ritorno al regime annuale è oggi un approccio di progresso rivoluzionario e scientifico.
 
Il governo accademico universitario dovrebbe essere un organismo accademico scientifico e non una sorta di parlamento, dove le fazioni di potere nelle università si ripartiscono i soldi e le risorse della nazione. Non c'è motivo di mantenere un vice-rettorato amministrativo se tale funzione può essere coperta da una direzione tecnica di gestione, che semplicemente canalizzi le risorse necessarie al processo accademico e scientifico dell'università. Le facoltà e le scuole dovrebbero avere maggiore autonomia, per realizzare i loro processi accademici e lo sviluppo di conoscenze, di riforme curriculari e della ricerca.
 
Il vero compito rivoluzionario è quello di elevare il tenore di vita della classe operaia venezuelana, che si ottiene assumendo il controllo dei mezzi di produzione, migliorando le infrastrutture materiali e pedagogiche del sistema educativo venezuelano, che oggi è ancora dolorosamente povero, in modo che i figli della classe operaia possano affrontare nelle migliori condizioni lo studio universitario, per poter padroneggiare il sapere scientifico e contare sui quadri scientifici di cui avrà bisogno la rivoluzione per avanzare nello sviluppo della scienza, delle forze produzione, che a loro volta porteranno al progresso nella costruzione del comunismo.
 
NdR 
1. Lenin, Opere scelte, vol II, p. 644
 

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