www.resistenze.org - popoli resistenti - venezuela - 06-02-15 - n. 530

Venezuela: golpe in tempo reale

Eva Golinger | actualidad.rt.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/02/2015

E' in corso un colpo di stato in Venezuela. I tasselli del puzzle si ricompongono come in un brutto film sulla CIA. Ad ogni passo si rivela un nuovo traditore, nasce un tradimento, pieno di promesse per consegnare la patata bollente che giustifichi l'ingiustificabile. Le infiltrazioni aumentano, i rumor circolano veloci come una miccia accesa e il panico minaccia di prendere il sopravvento sulla logica. I titoli nei media gridano al pericolo, alla crisi e all'imminente sconfitta, mentre i soliti sospetti, in incognito, dichiarano guerra ad un popolo il cui unico delitto è essere custode della più grande miniera di oro nero del mondo.

Questa settimana, mentre il New York Times pubblicava un editoriale nel quale scredita e ridicolizza il presidente venezuelano Nicolàs Maduro, definendolo "erratico e dispotico" ("Il signor Maduro nel suo labirinto", NYT 26 gennaio 2015), dall'altro lato dell'Atlantico una rivista accusava il presidente dell'Assemblea Nazionale del Venezuela, Diosdado Cabello, la figura politica più importante del paese dopo Maduro, di essere un capo del narcotraffico ("Il capo della sicurezza del numero due chavista diserta negli USA e lo accusa di narcotrafico", ABC.es 27 gennaio 2015). Le accuse vengono da un ex ufficiale della Guardia d'Onore presidenziale del Venezuela, Leasmy Salazar, che ha servito sotto il presidente Chavez e che, adescato dall'Agenzia Antidroga degli USA (DEA), si è trasformato nel nuovo "campione" della guerra di Washington contro il Venezuela.

Due giorni dopo, il New York Times pubblica un articolo di prima pagina nel quale attacca l'economia e l'industria petrolifera venezuelana, predicendone la rovina ("Scarsità e lunghe file in Venezuela in seguito alla caduta del petrolio", NYT 29 gennaio 2015). Tra le palesi omissioni dell'articolo, non c'era alcuna menzione delle centinaia di tonnellate di alimenti e altri prodotti di consumo saccheggiati e venduti di contrabbando dai distributori privati al fine di creare scarsità, panico, malcontento nei confronti del governo e giustificare la speculazione dei prezzi gonfiati. Inoltre l'articolo non menziona le misure intraprese dal governo per superare le difficoltà economiche.

Allo stesso tempo, in vari quotidiani statunitensi, cartacei e online, una titolata sensazionalistica, assurda e ingannevole collegava il Venezuela alle armi nucleari e ad un fantomatico piano per bombardare New York ("Incarcerato scienziato statunitense per aver cercato di aiutare il Venezuela a costruire bombe", NPR, 30 gennaio 2015). Mentre il titolo fa credere ai lettori che il Venezuela sia direttamente coinvolto in un piano terroristico contro gli USA, il testo dell'articolo dice chiaramente che non c'è nessuna partecipazione del Venezuela nel fatto. Tutta questa farsa era una trappola creata dall'FBI, i cui agenti hanno finto di essere funzionari venezuelani per catturare uno scienziato nucleare che un tempo aveva lavorato nei laboratori de Los Alamos e non aveva alcuna connessione con il Venezuela.

Quello stesso giorno, la portavoce del Dipartimento di Stato, Jan Psaki, condannava la presunta "criminalizzazione della dissidenza politica" in Venezuela, nel rispondere ad un giornalista riguardo l'arrivo a New York del generale Antonio Rivero, fuggito negli USA per chiedere l'appoggio del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria. Rivero fuggiva da un ordine di arresto in Venezuela in seguito alla sua partecipazione alle proteste violente contro il governo dello scorso febbraio che hanno causato la morte di più di 40 persone, per la maggior parte membri del partito di governo e delle forze di sicurezza dello Stato. Il suo arrivo negli USA ha coinciso con la vicenda di Salazar, evidenziando uno sforzo coordinato per indebolire le Forze armate del Venezuela, esponendo pubblicamente due suoi ufficiali di alto profilo - entrambi legati a Chavez - rivoltatisi contro il loro Governo e che stanno cercando attivamente l'intervento straniero contro il loro paese.

Questi esempi sono solo una parte della crescente e sistematica copertura mediatica negativa e distorta della situazione in Venezuela da parte dei media statunitensi, che dipingono un'immagine esageratamente negativa della situazione attuale del paese e ritraggono il governo come incompetente, dittatoriale e criminale. Sebbene questo tipo di campagna mediatica coordinata non sia una novità - i mezzi di comunicazione davano costantemente un'immagine del presidente Hugo Chavez, eletto quattro volte da una schiacciante maggioranza, come un dittatore tirannico che distruggeva il paese - non c'è alcun dubbio che essa si stia intensificando ad un ritmo sostenuto.

Il New York Times ha una storia vergognosa riguardo al Venezuela. Il Comitato editoriale applaudì festosamente al violento golpe dell'aprile del 2002 che rovesciò il presidente Chavez e causò la morte di più di 100 persone. Quando Chavez tornò al potere due giorni dopo, grazie ai milioni di suoi sostenitori e alle Forze armate che gli rimasero leali, il Times non ritrattò le sue precedenti dichiarazioni, bensì ebbe l'arroganza di esortare Chavez a "governare responsabilmente", aggiungendo che era lui il responsabile del golpe. Ma il fatto che il Times abbia intrapreso una persistente campagna contro l'attuale governo del Venezuela, con articoli distorti e chiaramente aggressivi - editoriali, blog, opinionisti e notizie - indica che Washington ha messo il Venezuela sul binario rapido del "cambio di regime".

La tempistica dell'arrivo di Leamsy Salazar a Washington come presunto collaboratore della DEA, e la sua esposizione pubblica, non è casuale. Siamo ad un anno esatto dalle proteste contro il governo che cercarono violentemente di indurre alle dimissioni il presidente Maduro, e gruppi dell'opposizione stanno tutt'ora cercando di prendere slancio per innescare nuovamente le manifestazioni. I leader delle proteste, Leopoldo Lopez e Maria Corina Machado, sono stati elogiati dal New York Times come "combattenti per la libertà", "veri democratici" e il Times si ha recentemente apostrofato la Machado definendola "un'ispirazione". Lo stesso presidente Obama chiese la liberazione di Lopez (arrestato e sotto processo per via del suo ruolo nelle sollevazioni violente) durante un suo discorso lo scorso settembre in occasione di un evento delle Nazioni Unite. Queste voci influenti omettono deliberatamente la partecipazione di Lopez e Machado ad atti violenti, antidemocratici e persino criminali. Entrambi parteciparono al golpe del 2002 contro Chavez. Entrambi hanno ricevuto illegalmente finanziamenti stranieri ad attività politiche finalizzate a rovesciarne il governo e entrambi furono alla testa delle proteste omicide contro Maduro dell'anno scorso, invocando pubblicamente il suo rovesciamento per vie illegali.

L'utilizzo di una figura come Salazar, conosciuto come persona molto vicina a Chavez nonché una delle sue leali guardie, per screditare e attaccare il governo e i suoi leader è una tattica di intelligence vecchia scuola, molto efficace. Infiltrare, reclutare e neutralizzare l'avversario dall'interno attraverso uno dei suoi - un doloroso e scottante tradimento, che crea sfiducia e paura tra le fila. Nonostante non sia emersa alcuna prova per confermare le accuse scandalose di Salazar contro Diosdado Cabello, i titoli dei media servono a creare una storia sensazionale, un'ulteriore macchia sul Venezuela nell'opinione pubblica. Inoltre, questa vicenda crea malumori tra i militari venezuelani e può dar luogo a nuovi tradimenti di ufficiali che potrebbero appoggiare un colpo di Stato contro il Governo. Le accuse infondate di Salazar puntano anche a neutralizzare una delle più potenti figure politiche del chavismo e cercano di creare divisioni interne, intrighi e sfiducia.

Le tattiche più efficaci che l'FBI usò contro il Partito delle Pantere Nere e altri movimenti radicali che lottavano per cambiamenti profondi negli Stati Uniti, furono l'infiltrazione, la coercizione e la guerra psicologica. Infiltrare agenti in quelle organizzazioni o sobillarne alcuni membri, capaci di avere accesso e conquistare la fiducia dei più alti livelli, contribuì a distruggere quei movimenti dall'interno, sgretolandoli psicologicamente e neutralizzandoli politicamente. Queste tattiche e strategie sotto copertura sono esaustivamente documentate e evidenziate in documenti del governo statunitense ottenuti attraverso la Legge di Accesso all'Informazione (FOIA, Freedom of Information Act) e pubblicati nell'eccellente libro di Ward Churchill e Jim Vander Wall "Agenti di repressione: le guerre segrete dell'FBI contro le Pantere nere e il Movimento indio americano" (South End Press, 1990).

Il Venezuela sta soffrendo della caduta repentina e drammatica dei prezzi del petrolio. La sua economica, fortemente dipendente dal petrolio, è stata gravemente danneggiata e il governo sta prendendo misure per garantire l'accesso a beni e servizi essenziali, ma ciò nonostante la gente vive delle difficoltà. Contrariamente alla rappresentazione pietosa del New York Times, i venezuelani non muoiono di fame, non sono senza casa ne patiscono una disoccupazione di massa, come la Grecia o la Spagna sotto le politiche di austerità. Nonostante certe carenze - alcune delle quali causate dai controlli sui cambi valuta e altre dall'incetta, sabotaggio e contrabbando di prodotti di consumo - il 95% dei venezuelani consuma 3 pasti al giorno, una quantità 10 volte superiore a quella degli anni Novanta. Il tasso di disoccupazione non arriva al 6% e l'alloggio è sovvenzionato dallo Stato.

Ciò nonostante, far "piangere" l'economia venezuelana è senza dubbio una strategia molto efficace, perseguita da interessi stranieri e dalle loro controparti venezuelane. Mentre la scarsità persiste e l'accesso ai dollari diventa sempre più difficile, il caos e il panico aumentano. Questo malcontento sociale viene capitalizzato dalle agenzie degli Stati Uniti e dalle forze antigovernative del Venezuela che fanno pressione per un cambio di regime. Una strategia molto simile fu usata in Cile per rovesciare il presidente socialista Salvador Allende. Prima distrussero l'economia, producendo il malcontento sociale, poi i militari si attivarono per rovesciare Allende, appoggiati da Washington in ogni fase. Non dimentichiamo quale fu il risultato: una brutale dittatura capeggiata dal generale Augusto Pinochet che torturò, assassinò, fece sparire e obbligò all'esilio decine di migliaia di persone. Non è esattamente un modello da replicare.

Quest'anno il presidente Obama ha approvato un fondo speciale del Dipartimento di Stato di 5 milioni di dollari per appoggiare gruppi antigovernativi in Venezuela. Inoltre la Fondazione nazionale per la Democrazia (NED) finanzia gruppi dell'opposizione venezuelana con più di 1,2 milioni di dollari e appoggia gli sforzi per scalzare il governo Maduro. Non c'è alcun dubbio che allo stesso scopo altri milioni di dollari stanno venendo incanalati attraverso altri meccanismi non soggetti a scrutinio pubblico.

Il presidente Maduro ha denunciato questi continui attacchi contro il governo e ha chiesto direttamente al presidente Obama che cessi i suoi sforzi per danneggiare il Venezuela. Recentemente, 33 paesi dell'America Latina e dei Caraibi, membri della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) hanno espresso pubblicamente il loro appoggio a Maduro e condannato l'ingerenza statunitense in corso in Venezuela. L'America Latina respinge fortemente qualsiasi tentativo di erosione della democrazia e non consentirà un altro golpe. E' ora che Washington ascolti l'emisfero e smetta di impiegare le stesse sporche tattiche contro i propri vicini.


Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.