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Risoluzione Politica dell'8° Plenum del CC del Partito Comunista del Venezuela (PCV)

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | prensapcv.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

31/01/2018

Risoluzione politica

Proposte del PCV per una soluzione rivoluzionaria alla crisi del capitalismo dipendente e rentistico del Venezuela

L'VIII Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV), riunito a Caracas il 30 gennaio del 2018, con la presenza dei Segretari Politici regionali del PCV e la Commissione Esecutiva Nazionale della Gioventù Comunista (JCV), ha valutato la dinamica e complessa congiuntura nazionale e internazionale, così come lo sviluppo dell'ampio processo di discussione collettiva che ha aperto il VII Plenum del CC (19 dicembre 2017) mirando alla realizzazione della XIV Conferenza Nazionale del PCV, in particolare inquadrato nel documento di base alla discussione: "Il quadro socioeconomico e politico dell'attuale crisi capitalista in Venezuela. La soluzione rivoluzionaria e i compiti del PCV", che include gli elementi di definizione della scelta di candidatura del PCV alla Presidenza della Repubblica.

Negli ultimi anni si è acutizzata la crisi dell'esaurito modello di accumulazione capitalista dipendente e rentistico del Venezuela, generando un crescente impoverimento nelle condizioni di vita e lavoro delle masse popolari e lavoratrici delle città e delle campagne. Ciò mette in evidenza che i progetti progressisti-riformisti che si sono svolti in Venezuela e in altri paesi dell'America Latina dagli inizi di questo secolo, non essendo diretti da organizzazioni genuinamente rivoluzionarie, mancano - al di là delle misure sociali assistenzialiste - del contenuto di classe necessario per estirpare alla radice il sistema capitalista e porre la classe operaia e il popolo all'avanguardia dei processi di cambiamento fino alla conquista del potere e avviare, sulle basi scientifiche del marxismo-leninismo, la costruzione del socialismo.

Di fronte alla crisi del capitalismo dipendente e rentistico venezuelano, mentre le masse lavoratrici soffrono l'accelerata perdita della capacità d'acquisto delle loro magre entrate,  con un criminale e folle aumento nei prezzi di tutti i beni e servizi, la sostituzione di parte del salario con buoni spesa e la semplificazione delle procedure di licenziamento in enti pubblici e privati, le banche continuano ad avere mano libera per la speculazione finanziaria e di cambio a scapito della produzione interna. I monopoli dell'alimentazione  incrementano il loro dominio nella struttura di distribuzione e commercializzazione, i settori commerciali e imprenditoriali promuovono il bachaquerismo [vendita illegale di alimenti e prodotti, attraverso mercati paralleli in nero e con operazioni di aggiotaggio, ndt] senza controlli effettivi della Sundde (Sovraintendenza Nazionale per la Difesa dei Diritti Socioeconomici del Venezuela), la borghesia commerciale-importatrice ottiene profitti milionari con il dollaro usato preferenzialmente per alimenti e medicine, si deteriorano impianti industriali e agricoli o non vengono riforniti in modo opportuno per giustificare la loro paralisi e successiva liquidazione o privatizzazione.

Il sempre più ristretto accesso all'alimentazione, alle cure mediche di qualità e alle medicine, prodotto della corruzione privata e pubblica, del blocco imperialista, dell'inefficienza statale e dell'improduttività nazionale, sta colpendo gravemente la popolazione. L'instabilità dell'economia e la perdita di fiducia nel futuro del paese, promuovono il flusso costante di migrazione giovanile professionalizzata, la fuga di cervelli e la perdita di forza lavoro, che colpisce le prospettive di sviluppo nazionale.

Il governo nazionale, nonostante molteplici annunci e reiterate promesse, non ha concepito e, molto meno, realizzato politiche o piani che portino una soluzione rivoluzionaria alla crisi capitalista venezuelana, ossia, in favore degli interessi del popolo, limitandosi a gestire la crisi senza colpire il dominio del capitale.

L'Assemblea Nazionale Costituente (ANC) avanza in modo accelerato alla sua delegittimazione, perché le aspettative positive che un'ampia frangia della popolazione si era fatta con l'elezione della ANC (30 giugno 2017), e che si sono espresse in schiaccianti appoggi popolari a candidature del partito di governo nelle elezioni dei governatori (15 ottobre) e dei sindaci (10 dicembre), si sono diluite nel tempo nella stessa misura che le risposte che le masse si aspettavano ai problemi concreti non si sono concretizzate e, inoltre, si approvano leggi con le quali si pregiudica la sovranità e si privilegia il capitale transnazionale, come quella dell'"investimento straniero produttivo". Questa situazione è aggravata dai portavoci dell'ANC, che rispondono alle richieste popolari con posizioni altisonanti e arroganti.

Nel mentre, si costruiscono accordi con elementi della borghesia, sia con i grandi gruppi economici (mediante il Consiglio Nazionale dell'Economia Produttiva, i motori dell'"Agenda economica bolivariana" o i prezzi concertati), come con i settori politici nel tavolo di dialogo della Repubblica Dominicana, già noti come "Patto di Santo Domingo".

Intanto avanza l'aggressiva politica di ingerenza dell'imperialismo statunitense e quella europea, specialmente attraverso i governi di Trump e Santos. Risulta evidente che "dialogo, negoziazione e pressione" è la formula che applica la destra internazionale, la quale agisce nell'interesse del grande capitale monopolistico transnazionale.

Lo sviluppo della lotta di classe per il potere politico in Venezuela permette di prevedere diversi scenari, contestualizzati con l'approfondimento della crisi del sistema capitalista e acuti scontri interimperialisti, di esacerbazione della sostenuta aggressione internazionale della destra mondiale contro il Venezuela e il suo governo, di aggravamento delle condizioni di vita del popolo venezuelano e aumento progressivo della violenza sociale.

Con questo quadro politico e socioeconomico, l'VIII Plenum del CC - nello sviluppo della politica di "Accumulazione di forze rivoluzionarie operaio-contadine, comuneros e popolari", definita dal nostro XV Congresso (giugno 2017) -, stabilisce che, nell'obiettivo di costruire un'ampia alleanza antimperialista e antifascista, dobbiamo lavorare per una candidatura unitaria che esprima un programma coerentemente antiimperialista, antioligarchico, antimonopolista, democratico e popolare, caratterizzato dal controllo operaio-popolare sul capitale, sulla produzione, sulla distribuzione e sul consumo, nazionalizzando il settore finanziario e bancario, i monopoli industriali, agroindustriali e della distribuzione, delle importazioni ed esportazioni, con un piano di sviluppo nazionale, sovrano e produttivo; confiscando i beni e incarcerando corrotti e mafiosi dell'opposizione o di governo, civili o militari.

A seconda della data stabilita dal CNE per le elezioni presidenziali, l'Ufficio Politico stabilirà la data di realizzazione della nostra XIV Conferenza Nazionale, che è l'istanza statutaria per la scelta della candidatura del PCV alla Presidenza della Repubblica; per cui l'VIII Plenum del CC ha autorizzato l'Ufficio Politico a continuare ad analizzare, esplorare e riunirsi con i possibili candidati del blocco di forze patriottiche e rivoluzionarie.

VIII Plenum del CC del Partito Comunista del Venezuela (PCV)

Caracas, 30 gennaio 2018


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