Il PC del Venezuela ha analizzato la crisi politica in Venezuela con oltre 100 dirigenti comunisti e sindacali del mondo
Partito Comunista del Venezuela (PCV) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
02/12/2024
Più di cento dirigenti di Partiti Comunisti e Operai di America, Africa, Asia ed Europa hanno partecipato lo scorso 23 novembre alla videoconferenza internazionale: "Crisi politica in Venezuela, il ruolo della classe operaia e la strategia del PCV", organizzata dall'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela.
All'iniziativa hanno partecipato - a distanza - anche dirigenti della Federazione Sindacale Mondiale, dell'Unione Internazionale dei Sindacati dei Pensionati e delle Pensionate, della Federazione Mondiale dei Sindacati degli Insegnanti, oltre a centrali, federazioni, sindacati e fronti di lavoratori e lavoratrici di Isole Canarie, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Marocco, Messico, Niger e Uruguay.
Erano presenti anche giovani comunisti di Brasile, Ecuador, Spagna, Paraguay, Messico e Palestina; attivisti dei movimenti femminili dell'America Latina e giornalisti dei media statunitensi e tedeschi.
L'intervento principale è stato affidato al Segretario generale del Comitato centrale del PCV, Oscar Figuera, che ha presentato un'analisi della crisi politica che il Venezuela sta attraversando dopo le elezioni presidenziali dello scorso 28 luglio.
In primo luogo, Figuera ha affrontato la situazione della classe operaia del Paese: "Il mandato di Nicolas Maduro è caratterizzato dall'imposizione di una politica di aggiustamento economico al servizio del capitale che ha tra i suoi assi fondamentali la ridefinizione dei rapporti di lavoro nel Paese, con l'obiettivo di creare un paradiso per gli investimenti privati a scapito del sacrificio della classe operaia e dei settori popolari".
Il Segretario generale ha precisato che negli ultimi sei anni è stato imposto un programma "basato sulla sistematica erosione dei salari e delle prestazioni sociali; sull'eliminazione dei contratti collettivi di lavoro; sull'estrema facilità dei licenziamenti e, in generale, sullo smantellamento dei diritti e delle conquiste della classe operaia, accompagnato da un crescente autoritarismo".
Figuera ha riferito che l'ultimo Congresso Nazionale del PCV ha concluso che "la deriva autoritaria della leadership del Governo PSUV, la distruzione delle condizioni di vita del popolo venezuelano, lo smantellamento dello Stato di diritto, la violazione sistematica dei diritti umani, la penalizzazione delle lotte hanno configurato una nuova situazione in cui il recupero dei diritti democratici garantiti dalla Costituzione diventa un compito prioritario".
Infine, in vista della decisione di partecipare alle elezioni presidenziali, il Congresso Nazionale ha concordato sulla necessità di "costruire un accordo politico-elettorale con settori politici al di là della sinistra" per "sconfiggere le pretese del Governo di instaurare una tirannia mascherata da falsa democrazia". Tale accordo dovrebbe basarsi su un programma minimo che abbia al centro la restituzione dei diritti politici e sociali sottratti dall'élite governativa.
Il leader del PCV ha presentato i dettagli delle irregolarità commesse dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) durante le elezioni e l'incertezza che ha motivato migliaia di abitanti dei settori popolari a scendere in piazza per rifiutare i risultati presentati dal Potere Elettorale.
"Durante il 29 e il 30 luglio è stata scatenata una brutale repressione contro le proteste popolari - per lo più pacifiche - che rifiutavano i risultati presentati dal CNE. Lo stesso presidente Maduro ha riferito di oltre 2mila detenuti che ha presentato come terroristi", ha raccontato Figuera.
"Il governo ha anche scatenato un'escalation di incursioni in numerosi quartieri popolari e arresti senza mandato. Inoltre, il PSUV ha dato indicazioni alle sue strutture di base di intimidire i manifestanti. Dall'alto è stata messa in atto una campagna di propaganda per presentare il diritto di protestare come un crimine", ha aggiunto.
Figuera ha avvertito che il governo di Maduro "non mostra alcuna intenzione di ristabilire le libertà e i diritti democratici sottratti" e che, dall'altra parte, "le forze politiche della destra tradizionale scommettono nuovamente sull'agenda dell'ingerenza internazionale, delle pressioni e delle sanzioni, come strategia per sconfiggere il governo autoritario".
Il Segretario generale ha ribadito che il PCV "difende la legittima richiesta del popolo venezuelano che il Consiglio Nazionale Elettorale pubblichi i risultati suddivisi per circoscrizioni di voto e, se necessario, faccia un conteggio pubblico dei voti depositati nelle urne, come è già stato fatto in altre occasioni".
"Con questa posizione non difendiamo gli interessi di nessun candidato, ma il recupero delle libertà democratiche del Paese; una condizione minima perché la classe operaia possa organizzarsi e lottare contro i suoi nemici di classe", ha spiegato.
In allegato l'intervento integrale del compagno Oscar Figuera, in videoconferenza in lingua spagnola e inglese [e italiano].