Tribuna Popular N° 3.061 (Aprile 2025), organo del Partito Comunista del Venezuela (PCV)
Tradizionalmente, la storiografia sindacale presenta il Primo Maggio come il risultato delle battaglie per la riduzione della giornata lavorativa degli operai di Chicago e la sua tragica fine, con gli omicidi dei manifestanti e le ingiuste condanne penali dei principali dirigenti di queste proteste. Ma in realtà, l'istituzione del Primo Maggio come Festa del Lavoro o Giornata Internazionale di Lotta dei Lavoratori fu determinata da un processo più ampio che non si limita unicamente agli avvenimenti vissuti dalla classe operaia negli Stati Uniti nel 1886, bensì al patrimonio storico accumulato e all'ascesa dell'azione organizzata dei lavoratori nel pieno della lotta di classe a livello internazionale.
Del resto, la tradizione sindacale ha dimenticato che i momenti più drammatici di quelle eroiche giornate di Chicago, in realtà, non si svolsero il primo giorno del mese - quando scoppiò lo sciopero generale per l'istituzione della giornata lavorativa di otto ore - ma il 4 maggio, durante un'imponente manifestazione in piazza Haymarket, quando si verificarono i noti fatti di sangue, provocati da agenti della borghesia per giustificare la feroce repressione poliziesca.
In nessun modo intendiamo sminuire quegli episodi indimenticabili di cui furono protagonisti i lavoratori statunitensi, perché fanno parte del patrimonio del movimento operaio mondiale e hanno effettivamente contribuito alla conquista della giornata lavorativa di otto ore. Ma riteniamo necessario individuare la dimensione strategica e internazionalista del Primo Maggio, che trascende l'aneddotica e la circostanza nazionale.
La lotta per la riduzione della giornata lavorativa è stata una rivendicazione fondamentale dei lavoratori di tutto il mondo fin dagli albori del modo di produzione capitalistico, quando vennero imposte giornate di lavoro fino a 18 ore continuative, corrispondenti alle esigenze degli alti livelli di produttività del capitale e all'eccessiva avidità dei padroni; condannando i lavoratori (compresi donne e bambini) a una vita miserabile e all'impossibilità di recuperare le forze.
Naturalmente, questo portò al fatto che le prime azioni collettive della classe operaia furono per la riduzione dell'orario di lavoro senza alcuna diminuzione del salario. In Inghilterra scoppiarono scioperi già a partire dai primi decenni del XIX secolo per la riduzione dell'orario di lavoro a 10 o 8 ore.
La classe operaia inglese, già con l'attivismo dei sindacati, fissò una data per l'entrata in vigore delle otto ore di lavoro: il 1° marzo 1834, che avrebbe dovuto essere l'inizio di uno sciopero generale. Il piano non poté essere realizzato, ma si registra per la prima volta nella storia del movimento operaio la determinazione di una data e di un piano di scioperi per la riduzione della giornata lavorativa. Infine, dopo numerose mobilitazioni, si riuscì in quel paese ad ottenere l'approvazione di una legge insufficiente ma importante per la riduzione parziale e progressiva della giornata lavorativa (fino a 10 ore), che entrò in vigore proprio il 1° maggio 1848.
Da parte sua, in Francia non tardarono ad arrivare gli scioperi e le mobilitazioni operaie per la riduzione della giornata lavorativa, ottenendo anch'essi leggi e decreti a riguardo, con la prevedibile resistenza dei padroni, che alla fine riuscirono a farli abrogare, senza che esistesse una forza proletaria capace di imporli.
Ma fu l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (la Prima Internazionale), sorta nel 1864 - con Karl Marx come principale leader teorico - che elevò la questione della riduzione della giornata lavorativa a rivendicazione internazionale della classe operaia e, nel suo Primo Congresso (Ginevra, 1866), adottò la risoluzione per la lotta per la giornata lavorativa di otto ore come «il primo passo» verso l'emancipazione operaia. Il III Congresso dell'Internazionale (Bruxelles, 1868) ribadì quella posizione, incaricando le sezioni nazionali di agire per conquistarla.
Negli Stati Uniti, fin dai primi anni dell'attività industriale capitalista, si manifestò l'agitazione per la riduzione della giornata lavorativa e si registrano scioperi con questo obiettivo a partire dal 1827. Al primo congresso dei sindacati industriali, tenutosi a New York nell'ottobre 1845, fu sollevata la questione della riduzione legale della giornata lavorativa a 10 ore, in seguito alla quale scoppiarono degli scioperi. Allo stesso modo, un congresso nazionale del lavoro tenutosi a Baltimora nell'agosto 1866 proclamò l'obiettivo di ottenere una legge che stabilisse la giornata lavorativa di otto ore «per tutti gli Stati dell'unione americana».
Come risultato di tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento dai lavoratori statunitensi e dalle loro organizzazioni, nel 1868 fu ottenuta una legge federale che istituiva la giornata di otto ore negli stabilimenti del governo degli Stati Uniti; tuttavia, i lavoratori del settore privato continuavano a lavorare 12 ore al giorno o più.
Di conseguenza, la lotta per la riduzione della giornata lavorativa continuò e si rafforzò con l'organizzazione e la crescita del movimento sindacale americano, in particolare con i Cavalieri del Lavoro e la Federazione Americana del Lavoro (AFL). Contemporaneamente, i militanti operai abbandonavano le illusioni di ottenere una legge federale, che sarebbe rimasta lettera morta, quindi la giornata di otto ore avrebbe potuto essere ottenuta solo attraverso l'azione diretta del movimento operaio organizzato. Tale posizione si concretizzò nel IV Congresso dell'AFL (Chicago, 1884), che approvò che a partire dal 1° maggio 1886 la giornata lavorativa normale sarebbe stata di otto ore e che nei luoghi di lavoro in cui questa decisione non fosse stata rispettata si sarebbero svolti scioperi dei lavoratori, un piano che richiese un intenso processo di preparazione e l'unità d'azione delle principali organizzazioni sindacali.
Il 1° maggio 1886 si svolsero quasi 5.000 scioperi in tutto il Paese. Come risultato, si stima che 125.000 lavoratori ottennero la giornata lavorativa di otto ore, alla fine di maggio erano 200.000 e poco dopo fino a un milione di lavoratori beneficiarono della riduzione della giornata lavorativa.
Ma al culmine di quella massiccia offensiva di classe, si verificano in vari stati sanguinosi scontri tra il proletariato e le forze repressive dello Stato, iniziando a Milwaukee e degenerando, con nauseante furia criminale, nella città di Chicago il 3 e 4 maggio. Chicago era allora un importante centro di agitazione rivoluzionaria, che concentrava la più grande e meglio organizzata militanza del proletariato anarchico dell'epoca.
In diverse aziende, i padroni tentarono di contrastare lo sciopero assumendo crumiri e utilizzando i servizi di un'agenzia di mercenari privati per terrorizzare i lavoratori, come fece la fabbrica di macchine agricole McCormick, con un bilancio di sei operai uccisi e decine di feriti.
Successivamente a quegli avvenimenti, l'AFL proseguì la lotta per la riduzione della giornata lavorativa e, nel suo congresso del 1888, concordò un piano d'azione per introdurre la giornata di otto ore a partire dal 1° maggio 1890, decisione che un anno dopo avrebbe avuto un effetto di rilevanza storica internazionale.
Parallelamente a quegli avvenimenti, in diversi paesi d'Europa si svolgevano giornate di lotta per la conquista legale delle otto ore di lavoro o per la sua istituzione attraverso l'azione diretta dei lavoratori organizzati. La nascita di partiti operai di orientamento marxista diede un grande impulso a questa lotta.
In Francia, nel giugno 1889, si tennero due congressi socialisti internazionali che si pronunciarono a favore della giornata di otto ore, ma fu il Congresso Internazionale di Parigi - più allineato con le idee marxiste - ad adottare la storica risoluzione di assumere il 1° maggio come Giornata Internazionale di lotta della classe operaia, con la seguente proclamazione:
«Si organizzerà una grande manifestazione internazionale con data fissa, in modo che, in tutti i paesi e nelle città allo stesso tempo, nello stesso giorno concordato, i lavoratori intimino ai poteri pubblici di ridurre legalmente a otto ore la giornata di lavoro e di applicare le altre risoluzioni del Congresso Internazionale di Parigi. Visto che una simile manifestazione è già stata decisa dalla Federazione Americana del Lavoro per il 1° maggio 1890, al suo Congresso di Saint Louis, si adotta questa data per la manifestazione internazionale».
In tal modo si realizzava un'antica aspirazione di Marx e dei militanti di classe della Prima Internazionale: adottare un giorno affinché i lavoratori di tutto il mondo, uniti, scendessero in piazza per manifestare contro il sistema capitalista e per esigere condizioni di lavoro dignitose; unendo le loro forze per avanzare verso il trionfo rivoluzionario del proletariato mondiale.
*) Pedro Eusse, Secretario Generale della CUTV
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