L'ufficio politico del Comitato centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV) condanna l'incursione militare statunitense nei Caraibi, avanzata con il pretesto di combattere il narcotraffico, ma volta a minacciare e esercitare pressioni militari sul Venezuela. In questo contesto, il PCV denuncia gli attacchi contro due imbarcazioni nelle acque caraibiche che finora hanno causato 14 morti, giustiziati sommariamente e senza prove a sostegno della loro presunta appartenenza a reti di traffico di droga. Queste esecuzioni extragiudiziali ed extraterritoriali costituiscono un crimine contro l'umanità che deve essere indagato con urgenza.
Questa aggressione, inizialmente negata in modo irresponsabile dai portavoce dell'esecutivo, rappresenta una pericolosa provocazione e una palese violazione del diritto internazionale. A ciò si aggiungono i voli di spionaggio sul territorio venezuelano, parte della strategia di intimidazione e controllo militare messa in atto dagli Stati Uniti nella regione.
I popoli dell'America Latina e dei Caraibi sono stati storicamente vittime dell'ingerenza degli Stati Uniti sotto la "Dottrina Monroe". Washington ha considerato la regione come il suo "cortile di casa", con l'obiettivo di appropriarsi delle sue ricchezze e mantenere il controllo geostrategico, a scapito della sovranità, dell'unità e dello sviluppo dei nostri popoli. Questa intensificazione bellicista conferma il carattere interventista degli Stati Uniti, che nel corso del XX e XXI secolo hanno compiuto invasioni, imposto dittature, promosso piani criminali come il Plan Condor e il Plan Colombia, imposto blocchi come quello che soffoca Cuba, installato decine di basi militari e riattivato la IV Flotta per rafforzare il proprio dominio nella regione.
Lo schieramento militare contro il Venezuela mira a garantire gli interessi dei monopoli statunitensi nella loro disputa con le potenze emergenti, facendo pressione sull'amministrazione di Nicolás Maduro affinché continui a concedere privilegi e concessioni al capitale statunitense , come quelli già concessi alla Chevron, o addirittura forzare la frattura del regime e facilitare l'ascesa al potere dei suoi lacchè, rappresentati da figure come María Corina Machado, che insiste su un programma di intervento militare e sanzioni criminali, promuovendo irresponsabilmente l'idea che il Venezuela costituisca una minaccia per la sicurezza dell'emisfero.
Nel frattempo, il popolo venezuelano soffre una profonda crisi politica, economica e sociale, frutto delle politiche antipopolari e antioperaie della dirigenza del PSUV, che hanno impoverito i lavoratori con salari e pensioni miseri, ridotti a bonus senza alcuna incidenza sui diritti del lavoro, oltre alla persecuzione, alla repressione e alla criminalizzazione dei leader sindacali, degli attivisti politici e sociali, dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti.
Il PCV sostiene che qualsiasi appello alla "unità nazionale" richiede il pieno ripristino delle libertà democratiche, la liberazione dei detenuti ingiustamente incarcerati, la cessazione della persecuzione contro il movimento sindacale, la revoca della criminalizzazione dei partiti politici, l'amnistia per i prigionieri politici e il rinnovo del Consiglio Nazionale Elettorale per indire nuove elezioni.
Di fronte a un eventuale scenario di occupazione del territorio venezuelano da parte di forze militari straniere, il PCV avverte che ciò comporterà un cambiamento radicale nella sua tattica politica. In tale circostanza, assumeremo le forme di organizzazione richieste dalla difesa degli interessi del popolo venezuelano e della patria venezuelana.
Il Partito Comunista del Venezuela invita il popolo venezuelano e le forze genuinamente democratiche, popolari e rivoluzionarie a mobilitarsi unite per il ripristino delle libertà democratiche, della sovranità popolare e della difesa della sovranità nazionale, di fronte all'imperialismo statunitense e ai suoi alleati europei.
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