di Andrea Genovali
A trent'anni dalla fine della guerra di liberazione del Vietnam, potrebbe anche
apparire una provocazione affermare che gli Stati Uniti continuano a uccidere
in quella terra, ma purtroppo è proprio così. Infatti, il famigerato Agente Orange, una miscela di arsenico e
diossina, che fu lanciato nel
corso di quella guerra, diluito in 44 mila milioni di litri di diserbante, era
l'arma di distruzione di massa con cui gli Usa cercarono di stroncare la
resistenza del popolo vietnamita.
Di quella sostanza velenosa ne furono sganciati fino a 170 chili nel corso
della guerra, in maniera indiscriminata su tutta la popolazione. Detta così potrebbe non apparire tutta la tragicità di
quell'atto, ma se compariamo il disastro immane di Seveso, del 1976, quando
dalla fabbrica Icmesa fuoriuscirono poche centinaia di grammi di diossina - che
provocarono morti e indicibili sofferenze per le popolazioni e conseguenze
genetiche ancora oggi evidenti a trent'anni dalla contaminazione - allora è più
facile comprendere cosa, volontariamente, hanno fatto gli statunitensi in
Vietnam lanciando 170 chili di quell'infernale prodotto sulla popolazione.
Infatti, ancora oggi, sono tre milioni le persone che soffrono di patologie o
invalidità permanenti imputabili a quei bombardamenti.
Da anni in Vietnam è nata un'associazione delle vittime dell'Agente Orange che si batte non solo per ottenere giustizia per questi tre milioni di
persone, ma anche per quei milioni di morti già provocati dalla diossina e per
le persone che, in futuro, nasceranno con malformazioni genetiche imputabili a
quel crimine contro l'umanità perpetrato durante quella cosiddetta "guerra
di liberazione".
Sul sito dell'associazione www.vava.org.vn è possibile sottoscrivere l'appello
che chiede al governo degli Stati Uniti le scuse per ciò che ha commesso, ma
anche giustizia e i doverosi rimborsi alle industrie chimiche produttrici per
le famiglie vietnamite colpite appunto dall'Agente Orange.
Inutile sottolineare come le
industrie chimiche statunitensi non si siano però mai arrese e continuino a
proclamare che quel tipo di bombardamento chimico non è mai avvenuto.
Questa ipocrisia, però, è di fatto caduta, anche formalmente, quando nel 1984 la
Monsanto, la Dow Chemical e le altre
industrie chimiche che fornivano il prodotto all'esercito degli USA hanno
pagato, volontariamente, 180 milioni di dollari a circa 40.000 soldati
statunitensi, reduci dall'inferno del Vietnam, che ne avevano fatto richiesta
come risarcimento dei danni avuti dal contatto con la sostanza chimica
sganciata dagli aerei durante i bombardamenti.
Questo risarcimento è servito a evitare una causa legale che i soldati stavano
per presentare nei tribunali statunitensi. Ma la lotta per la giustizia di cui
è portavoce l'associazione vietnamita prosegue malgrado tutto e sul sito della
Vava sono già oltre 12 milioni le persone, da tutto il mondo, che hanno
sottoscritto la petizione.