www.resistenze.org - popoli resistenti - vietnam - 14-09-09 - n. 286

da Quaderni Vietnamiti n. 2, Ho Chi Minh, 1991
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
a quaranta anni dalla scomparsa di Ho Chi Min
 
Gli pseudonimi di Ho Chi Minh
 
di Pino Tagliazucchi
 
Qual'era il vero nome di Ho Chi Minh? e quanti altri nomi si era dato?
 
Risponde lo studioso vietnamita Du'c Vu'o'ng: "Non si sono ancora, a tutt'oggi, reperiti tutti gli pseudonimi e nomi segreti utilizzati da Ho Chi Minh" - e intanto ne elenca un'ottantina (1). Del resto, lo stesso nome di Ho Chi Minh è in realtà uno pseudonimo; il vero nome anagrafico era Nguyen Tat Thanh.
 
Si possono supporre tre motivi per questo uso di nomi diversi. Uno è tradizionale. Ad esempio, la tradizione voleva che il fanciullo assumesse il nome definitivo solo all'inizio della pubertà - ed infatti il primo nome di Ho fu Nguyen Sinh Cung (o Con, oppure Cong, o anche Coong); ma poi c'era anche l'uso di darsi un altro nome per simbolizzare una nuova attività, o per caratterizzare una nuova fase della propria vita - ed infatti sono molti i vecchi dirigenti rivoluzionari il cui nome pubblico è in realtà uno pseudonimo e la stessa cosa poteva accadere per un letterato, un poeta e così via.
 
Da questo punto di vista, i due pseudonimi "storici" di Ho sono: Nguyen Ai Quoc (Nguyen il Patriota, con una traduzione di comodo), con cui egli condusse tutta la sua attività di rivoluzionario comunista dal 1919 al 1941; e Ho Chi Minh (Ho la Luce, in un'altra traduzione di comodo), il nome con cui egli svolse la sua opera di leader nazionale.
 
Un secondo motivo stava nella necessità di depistare i servizi segreti francesi (e di altri paesi) che davano la caccia all'inafferrabile Nguyen Ai Quoc. Numerosi sono gli pseudonimi che risposero a questo scopo - e non ci si può sottrarre all'impressione che allo Zio Ho non difettasse la fantasia. Infine, ci sono gli pseudonimi usati per firmare rapporti e lettere al Comintern, o per articoli e saggi, spesso rilevanti, forse per non far troppo pesare il contributo al dibattito.
 
Dall'elenco fornito da Du'c Vu'o'ng riprendiamo solo alcuni pseudonimi significativi:
 
* Van Ba nome con cui Ho si ingaggiò come aiuto cuoco a bordo del bastimento francese Latouche Tréville nel giugno 1911.
 
* Nguyen Ai Quoc - questo nome compare per la prima volta il 18 giugno 1919, come firma al documento che Ai Quoc (insieme ad altri) presentò alla Conferenza di Versailles per rivendicare le libertà democratiche per il Vietnam - quel documento fu pubblica-to dall'Humanité alla data suindicata.
 
* Ly Thuy - questo (nonché il nome di Vu'o'ng) fu usato nel periodo in cui Ho lavorò a Canton come segretario di Borodin (1924/1927) e fondò la prima organizzazione marxista vietnamita, la Thanh Nien.
 
* Chin - (e anche Thau Chin, Nguyen Lai e diversi altri nomi) fu usato durante il suo soggiorno in Tailandia (1928/1929).
 
* Nilobsky - (e anche Nilofski), nome usato, insieme a nume a numerosi altri, per firmare lettere e rapporti al Comintern.
 
* Tong Van So' - (e anche Tong Thieu To'), durante il soggiorno a Hong Kong nel 1931; fu in quel periodo che la polizia britannica lo arrestò e lo tenne in galera sino al 1933.
 
* Lin - (e Li-nop, grafia vietnamita di Linov) nome con cui Ho visse a Mosca nel periodo 1934/1938, studiando all'Università Lenin; con questo nome egli partecipò al VII congresso del Comintern, ma non nella delegazione vietnamita ufficiale.
 
* Ho Quang - nome che Ho usò quando nel 1938 tornò in Cina, si recò a Yenan e lavorò come commissario politico in una formazione dell'VIII Armata cinese.
 
* Gia Thu - (e Thu So'n), nome usato al suo rientro in Vietnam nel febbraio 1941.
 
* Ho Chi Minh - questo nome fu assunto quando, nell'agosto 1942, egli decise di andare in Cina, dove fu arrestato e detenuto, in condizioni diverse, per un paio d'anni; è possibile che questo nome fosse già stato utilizzato nel 1940 su documenti di riconoscimento emessi dalle autorità del Kuomintang; comunque, fu con questo nome che egli divenne presidente del governo provvisorio nel 1945 e, come tale, si presentò al popolo vietnamita.
 
Tralasciando i numerosi altri pseudonimi, chiudiamo qua questo elenco frettoloso. Però, malgrado le nostre spiegazioni, resta una domanda: perché Ho Chi Minh usò tanti. pseudonimi? Se si considera che anche in Vietnam, a tutt'oggi, si sa poco della vita di Ho Chi Minh (quella privata in particolare, ma non solo quella) non si evita l'impressione che, per modestia, per abitudine, per necessità o per altro, egli non solo preferisse non parlare di sè, ma anche amasse circondarsi di un certo alone di segretezza. Di modestia certamente si trattava; è poco risaputo, ad esempio, che le poesie del suo famoso "Diario dal carcere" furono trovate per caso, nel 1960, da un ricercatore vietnamita, sepolte in un archivio sperduto. L'autore non ne aveva mai parlato. Ma un piccolo episodio (raccontato autorevolmente all'autore durante un suo soggiorno ad Hanoi) mette in luce anche il fine senso di umorismo che caratterizzava Ho Chi Minh.
 
E' noto che, quando si presentò alla nazione come Ho Chi Minh, nessuno sapeva chi fosse. Sua sorella, Thi Thanh (1884/1954) vide la sua foto sul giornale e si disse: "Ma è mio fratello!" e andò ad Hanoi ad abbracciarlo (poi tornò a casa e riprese la vita di tutti i giorni). Ma persino membri del governo provvisorio non erano certi della sua reale identità; si sospettava che fosse il famoso Nguyen Ai Quoc, ma non si poteva esserne sicuri. (2)
 
Una sera, a cena, uno dei ministri, Nguyen Van To, azzardò una domanda: "Signor Presidente, qual'è la sua provincia natale?". Tutti sapevano che Nguyen Ai Quoc era nato nella provincia di Nghe An. Ho Chi Minh non rispose direttamente - di lui si potrebbe dire che non mentiva, però sapeva presentare abilmente la verità - e disse: "Sono uno del can go". Il "can go" è il pesce di legno che, secondo un antico detto popolare, gli abitanti dello Nghe An, proverbialmente poveri, usavano per "condire" il loro riso in mancanza di quello vero. Tutti capirono, apprezzarono la finezza di quella spiritosa risposta - e seppero con chi avevano a che fare.
 
Ma allora, già che stiamo parlando di questa sua finezza, perchè non aggiungere un altro episodio che illumina la sua umanità? Nel 1917, quando clandestinamente passò da Londra a Parigi, a impiantarsi e a fornirsi di documenti lo aiutò un compagno italiano, Michele Zecchini detto Michel, tipografo all'Humanité. La donna di Michel, Maria, era affascinata da quel vietnamita dagli occhi spiritati - e ne era anche intimorita perché, racconta Michel, le ricordavano il personaggio di un romanzetto da due soldi, un criminale asiatico che per sfuggire alla polizia si faceva chiamare Ferdinand. Una sera, Maria confessò la cosa a Ai Quoc. Ne risero tutt'e tre: "Ma se ti fa piacere, chiamami Ferdinand". E possiamo perciò aggiungere un altro pseudonimo alla lista di Du'c Vu'o'ng.
 
Poi Michel restò nel partito socialista - e a Parigi; Ferdinand invece fu tra i fondatori del partito comunista - e lasciò Parigi nel 1923 per tornarvi nel 1946, in qualità di presidente del governo dello "Stato libero" del Vietnam. Ma Monsieur le Président non aveva dimenticato il compagno Michel -e, nel bel mezzo di delicati negoziati col governo francese sul futuro del Vietnam, una sera seminò scorta ufficiale e polizia per andare a cena con lui "in un piccolo ristorante alla montagne sainte Geneviève".
 
Due anni più tardi, ci racconta sempre Michel, "ricevetti una lettera datata 14 marzo 1948 e imbucata a Hong Kong, nella quale egli mi parlava a lungo della lotta del popolo vietnamita per vedere confermata la sua indipendenza - ed egli aveva ben sottolineato il confermata. In quella lettera firmata Ho Chi Minh, indirizzata presso mia sorella a Firenze, egli mi diceva tutta la sua fede nella vittoria finale e mi parlava anche dei suoi problemi polmonari e della sua difficoltà a sopportare l'umidità del maquis".
 
In quegli anni, infatti, Ho Chi Minh era in qualche parte delle montagne del Viet Bac, alla testa di un popolo che si batteva in una guerra crudele, isolato dal mondo; eppure trovò il tempo per scrivere al compagno Michel e trovò il modo di fargli pervenire la lettera. E poiché del compagno Michel non si trova più traccia, l'autore chiede a chiunque potesse saperne qualcosa di scrivere all'Associazione; sarà non solo un modo di ricordare Ho Chi Minh, ma anche di onorare un compagno italiano la cui devozione alla "causa" era fatta di semplice umanità.
 
Note
 
1) Du'c Vu'o'ng, Ho Chi Minh ngu'ng ten cua ngu'o'i (Ho Chi Minh e i suoi nomi), in un libro pubblicato in occasione del novantesimo della nascita.
 
2) Anche perché Nguyen Ai Quoc era stato dato per morto nelle galere britanniche nel 1933 e tutti, compresi i servizi segreti francesi, ritennero vera quella notizia, sino al 1945.