www.resistenze.org - popoli resistenti - zimbabwe - 03-04-08 - n. 222

da Rebelión - www.rebelion.org/noticia.php?id=65429
 
Adesso il problema è lo Zimbabwe
 
Jesús García Pedrajas - Rebelión
02/04/08
 
La maggioranza dei paesi che hanno raggiunto l’indipendenza nel secolo scorso hanno avuto l’onore di ricevere gli inviati dell’Impero, lo stesso è capitato allo Zimbabwe.
 
Inizialmente hanno glorificato il nuovo governo descrivendolo come liberatore e democratico, ma subito dopo hanno suggerito come doveva comportarsi per godere del sigillo democratico (conferito da organismi affidabili come l’ONU, il FMI, la Banca Mondiale o la cosiddetta “Comunità Internazionale”) in tutti i campi, nell’economia, nel sociale e nel politico.
 
E’ curioso leggere le pubbliche critiche al governo di questo paese (personalizzo nel suo presidente) in una lettera inviata al giornale “Pùblico” il giorno 31/03/08; prima si parla del sistema coloniale e razzista in cui la comunità bianca deteneva la proprietà assoluta delle terre come di un insieme di “proprietari di reddito” (suppongo si possa dire lo stesso delle piantagioni di cotone degli Stati Uniti del sud prima dell’emancipazione), e appare evidente l’incongruenza quando si commenta l’esproprio delle terre dei bianchi come un fatto che “impoverì l’economia”, fatto che non coincide con quella citata redditività che avrebbe prodotto un’economia più sana, perché quella ricchezza era concentrata nei pochi bianchi padroni della terra e non costituiva un bene per la popolazione totale. Poi si capisce bene che non si mette in dubbio la moralità o giustizia (non la legalità, quello è l’argomento preferito dalle dittature, che fanno le leggi a proprio piacimento) della distribuzione della proprietà delle terre, se l’accaparramento in poche mani lo si può chiamare distribuzione.
 
Più avanti si arriva alla denuncia della corruzione e mancanza di trasparenza nelle ultime elezioni, nonostante “sembrano abbiano dato la vittoria all’opposizione”.
 
Credo che in questo caso si dimostrerebbe lo sbaglio enorme di Mugabe, che vuole le elezioni per perderle, il che sarebbe abbastanza sorprendente; in ogni modo, dalla prospettiva occidentale, l’attuale governo se la passa male: se pubblica i risultati dimostrando di aver vinto, sarà accusato di corruzione e si candiderà al prossimo “intervento democratico” dall’esterno, altrimenti, ha perso le elezioni, quindi non potrà mantenere il potere.
 
Quanto ai dubbi se accetterà di lasciare il potere o meno, si può chiedere ai governi di Stati Uniti o Messico il miglior modo di farlo, a proposito di spogli elettorali quanto meno sospettosi.
 
Qui non si tratta di valutare la possibile corruzione, né il probabile autoritarismo del governo (il termine regime, per altro, è usato come scusa per invadere gli altri paesi), si tratta di chiarire i veri motivi per cui si vuole far sparire Mugabe: la sua politica nazionalista sbagliata o no, impedisce o rende difficile l’accesso delle multinazionali alle risorse naturali dello Zimbabwe, principalmente cromo, nichel, litio e oro. Questa è la ragione che si avvicina di più alla verità, e che consente la catalogazione del governo di Mugabe secondo il criterio occidentale: malleabile o no.
 
Non credo che a nessun paese imperialista dia fastidio il fatto che esista una dittatura più o meno coperta in un determinato paese, si preoccupano solo che chi occupa il potere sia favorevole ai loro interessi.
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR