http://www.rassegna.it/2004/lavoro/articoli/minorileoil2.htm
Dieci milioni di bambini sfruttati nel lavoro
domestico
Lavoro minorile vuol dire anche lavoro domestico. Una forma nascosta di
sfruttamento che riguarda almeno dieci milioni di bambini (e soprattutto
bambine) e che comporta spesso anche abusi, rischi per la salute e violenze. E'
quanto si evince dal nuovo Rapporto sul lavoro minorile nel mondo pubblicato
oggi dall'Oil (l'Organizzazione internazionale del lavoro) alla vigilia della
giornata mondiale che da tre anni l'istituto dedica al fenomeno. Il rapporto, intitolato Helping hands or shackled lives? Understanding child domestic labour and
responses to it, fornisce informazioni, per la prima volta a livello
mondiale, sullo sfruttamento di questi bambini, alcuni dei quali di età
inferiore ai 10 anni.
Preparata dal Programma internazionale dell’Ufficio internazionale del Lavoro
per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC), l'indagine esamina accuratamente
la situazione dei bambini che lavorano come domestici, talvolta in condizioni
molto pericolose. Questi bambini sono perlopiù « invisibili » all’interno delle
loro comunità, lavorano senza tregua per dei salari bassi o inesistenti.
Ovviamente non possono frequentare la scuola. Pur riconoscendo la difficoltà di
fornire indicazioni precise sul numero di minori lavoratori domestici a livello
mondiale, il rapporto sottolinea tuttavia che essi costituiscono oggi una parte
consistente degli oltre 200 milioni di bambini lavoratori nel mondo. Il rapporto
cita numerose stime di diversi paesi ed esamina in particolare la sorte dei
oltre due milioni di bambini lavoratori domestici nella Repubblica del
Sudafrica, in Brasile (559 mila), Haiti (250 mila), Kenya (200 mila), Pakistan
(264 mila) e Sri Lanka (100 mila).
Secondo il rapporto, sono 700 mila i bambini che lavorano a Jakarta, capitale
dell’Indonesia, 300 mila a Dacca in Bangladesh e 150 mila a Lima in Perù. Come
dichiara Juan Somavia, Direttore generale dell'Oil, «milioni di bambini
lavorano giorno e notte fuori casa nel settore domestico. Quasi tutti vengono
sfruttati, esposti a rischi e ad abusi. Questo deve finire».
Nel rapporto vengono considerati come bambini lavoratori domestici: i minori
impiegati come domestici al di sotto dell’età legale minima per l’assunzione,
nonché quelli di età inferiore ai 18 anni che, pur avendo raggiunto l’età
legale, vengono sfruttati. Molti di questi bambini sono estremamente giovani:
il 10 per cento dei minori lavoratori ad Haiti ha meno di 10 anni; in Marocco,
il 70 per cento dei bambini occupati «a casa di altri» ha meno di 12
anni.
Secondo il rapporto, tutti i bambini lavoratori domestici senza eccezione sono
a rischio a causa della natura stessa del lavoro minorile domestico. Esso non
solo viene largamente accettato ma viene spesso considerato come « migliore »
alternativa per i bambini delle famiglie povere. «L’ambiente di lavoro di
questi bambini - sottolinea June Kane, curatore del rapporto -, anche se si
tratta della casa di altri, rimane invisibile al pubblico nonché all’ispezione
del lavoro. I bambini non solo sono a rischio di sfruttamento ma anche di abusi
e di violenze. È vitale prestare attenzione al fenomeno del lavoro minorile
domestico, così spesso dimenticato in quanto lo sfruttamento e gli abusi avvengono
a porte chiuse».
Ci sono più ragazze con meno di 16 anni impiegate come domestiche che in
qualsiasi altro settore. In paesi come il Brasile, il Guatemala, il Costa Rica,
oltre il 90 percento dei minori lavoratori domestici è costituito da ragazze.
Secondo il rapporto, la condizione delle donne e delle ragazze, la povertà,
l’ignoranza dei rischi, l’aumento del numero degli orfani dell’AIDS e la
persistenza delle gerarchie tradizionali spingono i bambini a lavorare come
domestici. Altri fattori sono la percezione del lavoro domestico come
preparazione al matrimonio, il peso della gerarchia, la necessità di rimborsare
debiti. Inoltre, quelli che assumono i bambini vengono spesso considerati come
benefattori o come membri della famiglia allargata.
Il futuro non è tuttavia così drammatico per tutti i bambini lavoratori
domestici. L’esperienza dell’OIL in Asia centrale, in America del Sud o in
Africa dimostra che, grazie a forti istituzioni sociali e nazionali e, offrendo
ai genitori la possibilità di accedere al credito o ad un reddito, si possono
sottrarre i bambini al lavoro domestico.
Il 12 giugno segna la terza edizione della Giornata mondiale contro il lavoro
minorile. L’OIL ha istituito questa giornata nel 2002 per dare maggiore
visibilità a questo problema e mettere in luce le iniziative mondiali per
eliminare il lavoro minorile, in particolare nelle sue forme peggiori. Secondo
l'organizzazione, la piaga del lavoro minorile coinvolge attualmente 246
milioni di bambini in ogni parte del globo, 73 milioni dei quali hanno meno di
10 anni. Poco meno dei tre quarti dei bambini lavoratori sono coinvolti in
attività universalmente riconosciute come forme peggiori di lavoro minorile:
tratta di esseri umani, conflitti armati, schiavitù, sfruttamento sessuale,
lavori pericolosi.
I dati continuano ad essere allarmanti e nonostante le due Convenzioni dell’OIL
sul lavoro minorile (n°138 e n°182) risultino, ad oggi, le più ratificate nel
minor tempo in 85 anni di storia dell’Organizzazione, molto resta ancora da
fare.
(11 giugno 2004)