www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 13-06-04

http://www.rassegna.it/2004/lavoro/articoli/minorileoil2.htm

Dieci milioni di bambini sfruttati nel lavoro domestico


Lavoro minorile vuol dire anche lavoro domestico. Una forma nascosta di sfruttamento che riguarda almeno dieci milioni di bambini (e soprattutto bambine) e che comporta spesso anche abusi, rischi per la salute e violenze. E' quanto si evince dal nuovo Rapporto sul lavoro minorile nel mondo pubblicato oggi dall'Oil (l'Organizzazione internazionale del lavoro) alla vigilia della giornata mondiale che da tre anni l'istituto dedica al fenomeno.
Il rapporto, intitolato Helping hands or shackled lives? Understanding child domestic labour and responses to it, fornisce informazioni, per la prima volta a livello mondiale, sullo sfruttamento di questi bambini, alcuni dei quali di età inferiore ai 10 anni. 

Preparata dal Programma internazionale dell’Ufficio internazionale del Lavoro per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC), l'indagine esamina accuratamente la situazione dei bambini che lavorano come domestici, talvolta in condizioni molto pericolose. Questi bambini sono perlopiù « invisibili » all’interno delle loro comunità, lavorano senza tregua per dei salari bassi o inesistenti. Ovviamente non possono frequentare la scuola. Pur riconoscendo la difficoltà di fornire indicazioni precise sul numero di minori lavoratori domestici a livello mondiale, il rapporto sottolinea tuttavia che essi costituiscono oggi una parte consistente degli oltre 200 milioni di bambini lavoratori nel mondo. Il rapporto cita numerose stime di diversi paesi ed esamina in particolare la sorte dei oltre due milioni di bambini lavoratori domestici nella Repubblica del Sudafrica, in Brasile (559 mila), Haiti (250 mila), Kenya (200 mila), Pakistan (264 mila) e Sri Lanka (100 mila). 

Secondo il rapporto, sono 700 mila i bambini che lavorano a Jakarta, capitale dell’Indonesia, 300 mila a Dacca in Bangladesh e 150 mila a Lima in Perù. Come dichiara Juan Somavia, Direttore generale dell'Oil, «milioni di bambini lavorano giorno e notte fuori casa nel settore domestico. Quasi tutti vengono sfruttati, esposti a rischi e ad abusi. Questo deve finire». 

Nel rapporto vengono considerati come bambini lavoratori domestici: i minori impiegati come domestici al di sotto dell’età legale minima per l’assunzione, nonché quelli di età inferiore ai 18 anni che, pur avendo raggiunto l’età legale, vengono sfruttati. Molti di questi bambini sono estremamente giovani: il 10 per cento dei minori lavoratori ad Haiti ha meno di 10 anni; in Marocco, il 70 per cento dei bambini occupati «a casa di altri» ha meno di 12 anni. 

Secondo il rapporto, tutti i bambini lavoratori domestici senza eccezione sono a rischio a causa della natura stessa del lavoro minorile domestico. Esso non solo viene largamente accettato ma viene spesso considerato come « migliore » alternativa per i bambini delle famiglie povere. «L’ambiente di lavoro di questi bambini - sottolinea June Kane, curatore del rapporto -, anche se si tratta della casa di altri, rimane invisibile al pubblico nonché all’ispezione del lavoro. I bambini non solo sono a rischio di sfruttamento ma anche di abusi e di violenze. È vitale prestare attenzione al fenomeno del lavoro minorile domestico, così spesso dimenticato in quanto lo sfruttamento e gli abusi avvengono a porte chiuse». 

Ci sono più ragazze con meno di 16 anni impiegate come domestiche che in qualsiasi altro settore. In paesi come il Brasile, il Guatemala, il Costa Rica, oltre il 90 percento dei minori lavoratori domestici è costituito da ragazze. 

Secondo il rapporto, la condizione delle donne e delle ragazze, la povertà, l’ignoranza dei rischi, l’aumento del numero degli orfani dell’AIDS e la persistenza delle gerarchie tradizionali spingono i bambini a lavorare come domestici. Altri fattori sono la percezione del lavoro domestico come preparazione al matrimonio, il peso della gerarchia, la necessità di rimborsare debiti. Inoltre, quelli che assumono i bambini vengono spesso considerati come benefattori o come membri della famiglia allargata. 

Il futuro non è tuttavia così drammatico per tutti i bambini lavoratori domestici. L’esperienza dell’OIL in Asia centrale, in America del Sud o in Africa dimostra che, grazie a forti istituzioni sociali e nazionali e, offrendo ai genitori la possibilità di accedere al credito o ad un reddito, si possono sottrarre i bambini al lavoro domestico. 

Il 12 giugno segna la terza edizione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile. L’OIL ha istituito questa giornata nel 2002 per dare maggiore visibilità a questo problema e mettere in luce le iniziative mondiali per eliminare il lavoro minorile, in particolare nelle sue forme peggiori. Secondo l'organizzazione, la piaga del lavoro minorile coinvolge attualmente 246 milioni di bambini in ogni parte del globo, 73 milioni dei quali hanno meno di 10 anni. Poco meno dei tre quarti dei bambini lavoratori sono coinvolti in attività universalmente riconosciute come forme peggiori di lavoro minorile: tratta di esseri umani, conflitti armati, schiavitù, sfruttamento sessuale, lavori pericolosi. 

I dati continuano ad essere allarmanti e nonostante le due Convenzioni dell’OIL sul lavoro minorile (n°138 e n°182) risultino, ad oggi, le più ratificate nel minor tempo in 85 anni di storia dell’Organizzazione, molto resta ancora da fare. 

(11 giugno 2004)