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Settore Saccarifero / Il 26 luglio sciopero di 8 ore
Una riforma devastante
di Stefania Crogi
Segretaria nazionale Flai Cgil
A pochi mesi dalla conclusione dell'iter della nuova Ocm (Organizzazione comune
di mercato) del tabacco, ratificata con l'accordo di Lussemburgo, ecco
delinearsi, con scenari ancora più inquietanti, la stessa "via
crucis" per la Ocm dello zucchero.
È noto come Cassandra non godesse di ampie simpatie, e la stessa sorte è
toccata alla Flai quando, in una riunione tenutasi a gennaio con la presenza
delle cariche più rappresentative del settore saccarifero italiano, Franco
Chiriaco ha chiesto momenti di confronto per definire insieme strategie e
orientamenti per far fronte agli scenari che si sarebbero delineati con le
nuove regolamentazioni europee. In quella stessa occasione domandammo
all'Assozucchero e al suo presidente se avessero riflettuto su eventuali piani
di riconversione di alcuni zuccherifici, se fossero stati elaborati piani di
innovazione tecnologica. La risposta fu sconcertante: la Flai stava
prefigurando scenari catastrofici che, a detta di Assozucchero, non avevano il
minimo fondamento. La riforma della Ocm zucchero non avrebbe comportato la
benché minima variazione dello "status quo": i nostri furono ritenuti
inutile allarmismi.
Il 14 luglio il commissario Fischler ha presentato una comunicazione sulla
riforma dell'Ocm zucchero al Consiglio e al Parlamento europeo, che è stata
puntualmente approvata. Ora la riforma, sottoposta al Consiglio dei ministri
dell'Agricoltura europei, continuerà il suo iter. La riforma prevede:
anticipazione della nuova Ocm al 2005-2006; unificazione delle quote A e B e,
quindi, una riduzione a livello Ue di 1,8 milioni di tonnellate; riduzione del
prezzo di intervento, con parziale compensazione ai produttori, con aiuto
disaccoppiato al 60% per i primi due anni (slegato cioè dal tipo di
coltivazione effettuata e come puro sostegno al reddito del produttore) ;
possibilità di trasferire quote di zucchero tra i diversi Stati membri, qualora
si riscontrino condizioni di scarsa competitività.
Il settore in Italia coinvolge complessivamente 46mila aziende agricole che
occupano circa 52mila lavoratori; 19 zuccherifici nei quali lavorano circa
7mila addetti tra fissi e stagionali; un indotto valutabile in circa 18mila
unità. Una riforma così intesa avrebbe un impatto sociale devastante in un
settore già duramente toccato da profondi processi di ristrutturazione. Tra
l'altro, è importante ricordare che già per quest'anno Eridania Sadam e Italia
Zuccheri hanno deciso la sospensione dell'attività negli impianti di Castiglion
Fiorentino e Porto Viro. Flai, Fai e Uila hanno scritto al ministro delle
Politiche agricole Alemanno, al commissario Fischler e a Prodi sottolineando
come tale proposta sia del tutto irricevibile. Se si concretizzasse lo scenario
sopra indicato, verrebbero messi a repentaglio migliaia di posti di lavoro tra
gli addetti alle manifatture, alle aziende agricole e all'indotto. Verrebbe
favorito una sorta di "dumping" produttivo, dove gli Stati membri a
livello europeo potrebbero trasferire le quote là dove fossero realizzabili
migliori condizioni di competitività. Sappiamo bene quali sono i parametri che
definiscono la competitività per le imprese: in primo luogo il minor costo del
lavoro. E là dove questo si realizza, sappiamo che ciò avviene perché vengono
meno le tutele e i diritti. Diritti in primo luogo alla sicurezza, soprattutto
sul lavoro: e in questo settore negli ultimi 18 mesi si sono registrati tre
incidenti mortali in due stabilimenti. In secondo luogo alla qualità del
prodotto, da quello conferito a quello lavorato.
Il sindacato ritiene inaccettabile qualsiasi proposta che non tenga conto della
tutela e della salvaguardia dei lavoratori del settore. In tal senso la
posizione unitariamente espressa ritiene indispensabile che la data della Ocm
zucchero sia in linea con tutte le altre Ocm; che vada definito come punto di
partenza un piano di settore nazionale, strettamente legato a un piano agricolo
nazionale (che dovrà prevedere rotazione delle colture e piani di investimenti
strutturali in materia di irrigazione); che vengano ridefiniti i bacini
bieticoli, nonché i piani industriali e di rilancio degli stabilimenti, con
eventuale riconversione degli stessi; che siano adottate misure specifiche di
riqualificazione e di riconversione del personale.
Per queste motivazioni Fai, Flai e Uila hanno indetto una prima iniziativa di 8
ore di sciopero per il 26 luglio, con manifestazione davanti al ministero delle
Politiche agricole e forestali, che nella fattispecie, nonostante ripetute
richieste d'incontro, continua a glissare sull'opportunità di un confronto di
merito con i lavoratori e con le organizzazioni sindacali che li rappresentano.
(Rassegna sindacale, n.29, 22-28
luglio 2004)