www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 27-05-09 - n. 275

dalla Rete Nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
 
Mobilitazione immediata nazionale
 
La rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro fa appello a una mobilitazione immediata nazionale con denunce, volantinaggi presidi di lotta e solidarietà degli operai morti
 
Le assemblee che sono partite in diverse città italiane in preparazione dell'assemblea nazionale del 27 giugno a Roma siano anche luoghi di iniziative su questa ennesima strage
 
3 operai sono morti questo pomeriggio intorno alle 14 all'interno degli impianti della raffineria Saras a Sarroch. I tre, secondo le prime informazioni, si trovavano in un ambiente chiuso che si sarebbe saturato di esalazioni tossiche. La proprietà dell'impianto è della famiglia Moratti
 
Sul posto sono intervenuti i medici del 118 ma per i tre operai non c'era più niente da fare. I sanitari hanno constatato il decesso in attesa dell'arrivo del medico legale, che dovrà accertarne le cause, e del magistrato di turno cui spetterà il compito di indagare sull'incidente. Da quanto si è appreso, i tre operai sarebbero dipendenti di una ditta esterna che ha in appalto alcuni lavori all'interno della raffineria. In queste settimane gli impianti sono interessati da una serie di interventi di manutenzione programmata.
 
Rete Nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoroi@domeus.it
Per aderire inviare interventi e proposte in vista del 27 giugno
 

 
dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
 
Continua la guerra di classe contro i lavoratori
 
26 MAGGIO 2009: ALTRI TRE OPERAI SONO STATI ASSASSINATI IN SARDEGNA ALLA SARAS DI SARROCH (CAGLIARI)
 
Ancora una volta tre operai sono morti mentre facevano lavori di manutenzione programmata negli impianti di una raffineria. L’impianto in cui lavoravano, saturo di gas velenosi (in questo caso azoto), ha intossicato e ucciso in pochi minuti i tre operai dipendenti di una ditta esterna che aveva in appalto i lavori all’interno della raffineria. Ancora una volta delle famiglie proletarie piangono i loro congiunti, usciti di casa al mattino per guadagnarsi un tozzo di pane e che non torneranno più.
 
Dall’inizio dell’anno ad oggi il tragico conto dei numeri di questa guerra del capitale contro il lavoro salariato ha prodotto 420 morti, 420150 infortuni e 10503 invalidi nelle file proletarie.
 
Adesso, ancora una volta, ci saranno lacrime di coccodrillo e dichiarazioni roboanti di politici e sindacalisti. Gli stessi che, riconoscendo come legittimo il profitto e lo sfruttamento, ogni giorno firmando accordi che peggiorano la condizione operaia rendendosi complici dei padroni. Questi morti sono il frutto del “capitalismo buono” - quello industriale - quello che oggi, nella crisi, tutti i governi contrappongono a quello “cattivo” delle banche e della finanza; questo è il prezzo pagato dai proletari al capitalismo reale. Nascondendosi dietro il risanamento delle industrie, “la difesa del posto di lavoro”, spacciando come obiettivi operai la produttività, la competitività, il mercato, il profitto, l’obiettivo dei sostenitori del sistema borghese di cui le confederazioni sindacali (CGIL-CISL-UIL) fanno parte sono sempre gli stessi: difesa del capitalismo italiano nel mondo.
 
L’aumento dello sfruttamento, il peggioramento della condizione di lavoro e di vita della classe operaia e dei lavoratori, la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni per salvaguardare i profitti e le rendite sta portando ad un imbarbarimento generale della società. Nella crisi le prime spese che i padroni tagliano sono quelle relative alla sicurezza e alla salute e così, mentre diminuiscono i lavoratori occupati ( ormai sono più di 700 mila i lavoratori in Cassa Integrazione, o licenziati), aumentano in proporzione i morti e gli infortuni sul lavoro.
 
Nel sistema capitalista (sia con i governi di centrosinistra che con quelli di centrodestra), i padroni e i loro dirigenti, responsabili di migliaia di morti sul lavoro e di lavoro ogni anno, anche quando vengono portati sul banco degli accusati per omicidio colposo se la cavano sempre: nel peggiore dei casi, con una condanna simbolica monetizzando la pena con un risarcimento economico ed ora, con il nuovo Testo Unico sulla sicurezza il governo concede ai padroni addirittura l’impunità, scaricando sugli stessi lavoratori la responsabilità della loro morte.
 
Lo sfruttamento sempre più intensivo è la causa principale dell’aumento degli infortuni.
E’ l’organizzazione capitalistica del lavoro che produce nuove malattie, morti sul lavoro e di lavoro.
 
Il singolo lavoratore senza organizzazione può solo subire perchè è in balia del padrone e del suo sistema politico, legislativo, economico, giudiziario.
 
Organizzarsi a partire dei luoghi di lavoro, rifiutandosi collettivamente di compiere lavori pericolosi senza Dispositivi di Protezione Individuali e Collettivi idonei, significa riprendere nelle proprie mani il proprio destino rifiutando ogni logica di delega e di monetizzazione della salute.
 
Una società che vive e prospera sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che considera normale e accettabile che migliaia di esseri umani ogni anno vengano uccisi nelle fabbriche, nei cantieri e sui luoghi di lavoro, nei processi di produzione per arricchire la classe padronale è una società che di umano non ha più niente e merita di essere distrutta dalle fondamenta.
 
Michele Michelino
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88 – Sesto San Giovanni (MI)
 
e-mail: cip.mi@inwind.it