www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 20-07-09 - n. 283

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Congresso CGIL: La Rete 28 aprile presenterà un proprio documento
 
18.07.09
 
Tornare a fare sindacato. Per la Cgil la sfida di un congresso vero. (Fausto Ortelli, Walter Tanzi*)
Il direttivo nazionale del 21 luglio avvierà formalmente l'iter per il congresso della Cgil. (...)
E' vero che siamo in clima feriale ma ci pare che questo congresso si avvii sottotono. Qualcuno pensa addirittura che si possa svolgere velocemente, senza dialettica interna e posizioni alternative (documenti) in quanto, sostanzialmente, nell'organizzazione c'è chi sostiene che le priorità assolute sono: la crisi economica e le conseguenze della stessa sulle lavoratrici e sui lavoratori.
 
A noi pare un'impostazione sbagliata in quanto riteniamo questo congresso, alla luce dell'accordo quadro sulle regole contrattuali non sottoscritto dalla Cgil, uno dei più importanti, se non il più importante, degli ultimi 20 anni.
 
La Rete 28 aprile ha deciso di presentare un proprio documento (che impropriamente viene definito alternativo). La ragione è molto semplice: l'inesistenza di iniziativa politica dell'organizzazione verso l'esterno (lavoratrici, lavoratori). Dopo l'accordo separato, che a nostro giudizio non introduce solo nuove regole contrattuali ma prefigura un nuovo modello di sindacato, l'iniziativa si è bloccata con la grande manifestazione del 4 aprile. Poi il silenzio. Delle due l'una: o si è sostanzialmente d'accordo con quella impostazione e quindi si aspettano tempi migliori per aderire (nel frattempo si presentano piattaforme unitarie per il rinnovo dei ccnl o, comunque, piattaforme separate ma che in parte assumono alcuni obiettivi presenti nell'accordo separato); oppure si assumono decisioni ed iniziative atte a modificare lo stato delle cose. Vie di mezzo non ne vediamo. Ovviamente, intraprendere una lotta politica con l'obiettivo di azzerare nei fatti i contenuti di quel protocollo non è cosa semplice. Rimanere in questa situazione, non solo è inconcludente, ma deleterio, in quanto ci porterebbe alla capitolazione su tutti i fronti. E' vero, la Cgil si è mossa molto al proprio interno, ma nei luoghi di lavoro, dove vive ancora la nostra rappresentanza, l'eco di questa mobilitazione non si è sentita.
 
Il documento che la Rete 28 Aprile presenterà sarà un documento di contenuti sindacali, dalla contrattazione, all'aumento del reddito, alle condizioni generali di vita e di lavoro delle persone che vogliamo rappresentare, ma il punto politico resta: quale modello di sindacato? Consideriamo finita la stagione della concertazione. Quindi, siamo ad un bivio: o si sceglie la strada del sindacato partecipativo e complice dell'impresa (modello Cisl-Sacconi) o la strada del sindacato contrattuale e conflittuale. E' del tutto evidente che scegliere di tornare a fare sindacato, in primis nei luoghi di lavoro, dove si esercita e si misura la contrattazione, significa pure mettere in discussione noi stessi, la nostra forma organizzativa e l'utilizzo delle poche o tante risorse dell'organizzazione. Insomma, bisogna davvero mettere a disposizione risorse umane, economiche e strumentali. Su questo versante, servirebbe una vera rivoluzione. Procedere velocemente verso il potenziamento delle strutture territoriali e contemporaneamente operare un rinnovamento vero dei quadri della Cgil. Inoltre, si potrebbero rivedere e riorganizzare le elefantiache strutture, confederali e di categoria regionali, in modo da razionalizzare risorse e decentrarle nei territori potenziando gli organici e l'impegno dell'organizzazione nel lavoro di sindacalizzazione e tutela collettiva in quei luoghi di lavoro oggettivamente difficili da raggiungere se l'organizzazione rimane quella attuale.
 
Infine, molti dirigenti, in questa fase di crisi della politica, si dilettano nello sport preferito dai sindacalisti: tifare o schierarsi per l'uno o per l'altro dirigente di partito (con buona pace per l'autonomia della Cgil). Ora, fare attività sindacale significa anche fare politica, è vero. Ma al gruppo dirigente forse sfugge che la Cgil, da sempre politicamente orientata, ha dato un contributo, anche elettorale, alle forze di sinistra, al centro sinistra, quando praticava il suo mestiere di sindacato, in stretto rapporto con le lavoratrici e i lavoratori. La contrattazione e il conflitto sociale, se portano miglioramenti nelle condizioni materiali delle persone che rappresentiamo, sono il volano anche per il consenso elettorale alle forze che storicamente convivono in Cgil. La mera rappresentazione del teatrino della politica, un comportamento diverso a seconda di chi ci governa e l'assenza totale del conflitto di classe, determinano i risultati politici attuali e l'arroganza del centro destra.
 
Tornare a fare sindacato, abbandonare il collateralismo politico (leggi finanziamento all' Unità da parte della Cgil nazionale attraverso un numero cospicuo di abbonamenti) piuttosto che le campagne elettorali di ex dirigenti della Cgil, sono la condizione per rilanciare, nei rapporti con le lavoratrici e lavoratori, la Cgil. L'indipendenza e l'autonomia, dai padroni, dai governi e dalle forze politiche, sono la linfa essenziale e la vita per la nostra organizzazione.
 
*Cgil Lombardia
 
(Fonte: Liberazione del 17.07.09)