www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 04-11-11 - n. 384

Di lavoro si continua a morire
 
Altri due operai morti all'interno di un pozzo artesiano a Somma Vesuviana
 
di Michele Michelino (*)
 
03/11/2011
 
Il pozzo doveva essere ampliato per la raccolta delle acque nel tentativo di evitare gli allagamenti, in caso di piogge e temporali.
Antonio Annunziata e Alfonso Peluso, i due operai morti a Somma Vesuviana, non risultano dichiarati alla Cassa Edile, erano costretti a lavorare in nero per portare a casa il pane per le loro famiglie.
 
Ogni giorno si allunga la lista dei morti sul lavoro e di lavoro. Solo in Campania sono 117 gli assassinii di lavoratori, chiamati omicidi bianchi, dall'inizio dell'anno, tra la provincia di Napoli e la regione Campania.
 
Nonostante il "progresso" e le campagne sulla sicurezza del governo e Confindustria, sui posti di lavoro si continua a morire come nel passato. La mancanza di rispetto delle norme di sicurezza, la precarietà, il ricatto del posto di lavoro attuato dai datori di lavoro (cioè i padroni), lo stress di non arrivare a fine mese e i turni bestiali, costringono gli operai e i lavoratori a lavorare a ritmi bestiali e in condizioni incivili.
 
Secondo i dati dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti e sugli infortuni sul lavoro dall’inizio dell’anno "ci sono stati 555 morti per infortuni sul lavoro, oltre il 15% di queste sono vittime che lavoravano in nero o erano già in pensione".
 
Se a questi dati aggiungiamo le decine di miglia di morti per malattie professionali che avvengono in silenzio ogni anno, otteniamo la sanguinosa rappresentazione di una strage dimenticata, un crimine contro l’umanità i cui responsabili, i padroni, rimangono impuniti.
 
Non possiamo accettare che i lavoratori siano considerati carne da macello
 
Non conosciamo, al momento, la causa della morte dei due operai , se è dovuta al cedimento delle pareti del pozzo o alle esalazioni venefiche del terreno, anche se una cosa è certa: i due operai non avevano misure di protezione.
 
Quando non si hanno proprietà da difendere o profitti da realizzare sullo sfruttamento degli esseri umani, la solidarietà fra lavoratori viene prima di tutto e può succedere che, nel disperato tentativo di salvare il compagno, un operaio dia la vita.
 
Ancora una volta per la solidarietà di classe che si instaura fra compagni di lavoro uno di loro non ha esitato a infilarsi nel pozzo a nove metri di profondità per soccorrere il compagno colpito da malore, perdendo anch’egli la vita.
 
Eppure i padroni, il governo, la Comunità Europea, la Banca Europea e il Fondo Monetario Internazionale continuano a colpire la classe operaia con attacchi al salario e alle condizioni di vita, vanificando i diritti al lavoro, alla sanità, alla scuola, imponendo nuovi sacrifici e - in nome dell’aumento dell’aspettativa di vita (di chi?, non certo degli operai) - aumentando l’età pensionabile e tagliando le pensioni e i salari.
 
E’ arrivato il momento di dire basta.
 
Siamo stufi di pagare e morire per una minoranza di sfruttatori e speculatori, per mantenere il debito del sistema capitalista, per salvare un sistema che ci affama e che si arricchisce e prospera sulla nostra miseria.
 
Se questo è il futuro, allora è auspicabile il crac di questo stato, che difende solo gli interessi dei capitalisti.
 
Sesto S.Giovanni, 3 novembre 2011
 
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Via Magenta 88 Sesto San Giovanni (Mi)
Mail: cip.mi@tiscali.it  http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
 

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