www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 18-10-16 - n. 606

Sciopero generale 21 ottobre e manifestazione nazionale 22 ottobre

USB - Unicobas - USI | usb.it

04/10/2016

Comunicato stampa

USB, Unicobas e USI contro il governo Renzi e per il NO al Referendum

L'USB, l'Unicobas e l'USI hanno indetto lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private per l'intera giornata del 21 Ottobre.

Lo Sciopero Generale e sociale è stato indetto:
- per l'occupazione, il lavoro e lo stato sociale e contro le politiche economiche e sociali del governo Renzi dettate dall'Unione Europea;
- per la difesa e l'attuazione della Costituzione e il NO alle modifiche proposte dal governo;
- per la scuola e la sanità pubblica e il diritto all'abitare;
- contro l'attuale sistema previdenziale e la controriforma Fornero, la riforma Madia, il jobs act, l'abolizione dell'art.18, il contratto a "tutele crescenti", la precarietà sul lavoro, l'attacco al potere d'acquisto dei salari e al Contratto nazionale;
- per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, per l'aumento di salari e pensioni, per il reddito per tutti, per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario per la piena ed efficace tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e nei territori;
- contro le privatizzazioni, la deindustrializzazione del paese, le delocalizzazioni e per la nazionalizzazione di aziende in crisi e strategiche per il paese, contro la cosiddetta 'Buona Scuola';
- contro la Bossi-Fini e il nesso permesso di soggiorno – contratto di lavoro per garantire pari diritti a tutti, indipendentemente dalla nazionalità, per i diritti sociali e di cittadinanza, contro la guerra e le imprese militari;
- per un fisco giusto senza condoni agli evasori;
- per la democrazia sui posti di lavoro ed una legge sulla rappresentanza che annulli l'accordo del 10 gennaio 2014 e preveda il riconoscimento di diritti sindacali in tutti i luoghi di lavoro del pubblico e del privato per i sindacati legalmente costituiti.

Il 21 Ottobre si svolgeranno iniziative, presidi e manifestazioni in tantissime città e dal pomeriggio dello stesso giorno a Roma l'USB, l'Unicobas e l'USI, insieme a molte altre organizzazioni sociali e politiche si ritroveranno a Piazza San Giovanni che per l'occasione sarà rinominata Piazza Abd Elsalam, il lavoratore ucciso a Piacenza il 14 settembre scorso mentre svolgeva attività sindacale, per attendere la partenza della manifestazione nazionale del giorno seguente, 22 ottobre, per difendere lavoro e stato sociale, a sostegno del NO al Referendum e contro le politiche del governo Renzi.

USB - Unicobas - USI


21 Ottobre é sciopero generale!

S. I. COBAS, ADL COBAS | sicobas.org

05/10/2016

21 ottobre 2016: costruiamo insieme una giornata di sciopero e di mobilitazione generale!

- Contro le politiche del governo Renzi e la moderna schiavitù salariata imposta dal jobs act
- Contro ogni coinvolgimento dell'Italia in missioni di guerra contro i popoli del medioriente e del Maghreb
- Per il no al referendum costituzionale in nome degli interessi materiali dei lavoratori
- Per rilanciare con le lotte la conquista di nuovi contratti collettivi di lavoro, dal pubblico impiego alla logistica
- Per la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, lavoro stabile e sicuro e salario garantito a tutti i disoccupati
- Per il diritto all'accoglienza e al soggiorno per chi scappa dalle guerre o dalla miseria: no alla propaganda razzista che divide i lavoratori tra profughi e clandestini
- Contro le inutili "grandi opere" che devastano il territorio
- Per impedire che si ripetano all'infinto nuove stragi ad ogni scossa di terremoto
- Per imporre politiche urbanistiche che mettano al primo posto la vita dei lavoratori e non il profitto

A partire dalle realtà che rappresentiamo nel mondo del lavoro, con particolare riferimento alla logistica, ma anche a vari altri spezzoni di lavoratori di settori dell'industria e del Pubblico Impiego, riteniamo sia necessario andare a costruire insieme questa giornata di sciopero, mobilitazione e lotta a partire dalle contraddizioni materiali che quotidianamente attraversiamo nei territori, nei quali è presente la nostra azione di lotta.

Dall'emergenza-casa alla devastazione dei territori, alla scuola, alla salute, vogliamo cogliere questo momento di lotta più generale per riuscire a collegare le battaglie che conduciamo in special modo nella logistica con tutte le altre realtà di lotta che esprimono una tensione sul terreno della necessità di trasformare lo stato di cose presente. Abbiamo in piedi una infinità di vertenze specifiche e generali che riguardano vari comparti della grande distribuzione, della produzione, del commercio e dei servizi.

La giornata del 21 ottobre deve diventare per noi il tentativo di ricomporre tutte queste vertenze all'interno dei vari territori, assumendo una visione più complessiva della lotta politica e di classe per indicare che oggi è possibile vincere battaglie, è possibile costruire nuove forme di autoorganizzazione in grado di scompaginare le vecchie e corrotte organizzazioni sindacali ridotte ormai ad una azione notarile rispetto alle scelte capitalistiche e governative.

Il 21 ottobre, per noi, deve servire anche a ribadire, rispetto al cosiddetto "sindacalismo di base", che non è più tempo di scadenze rituali o di perseveranze con asfittiche quanto opportunistiche logiche concorrenziali. Urge ed è necessario fare un salto di qualità e saper puntare a costruire una vera unità di lotta su contenuti chiari e pratiche reali di lotta.

Per questo, per noi il 21 sarà un'occasione per rafforzare ed estendere le conquiste ottenute in molti magazzini della logistica a tutte quelle altre realtà nelle quali esistono ancora forme di sfruttamento di tipo schiavistico, per contrastare le nuove normative sul lavoro (jobs act, voucher, ecc), con quelle pratiche di lotta che in molti luoghi hanno portato ad imporne la disapplicazione. Perchè è quello che sta avvenendo nella realtà. Nella logistica abbiamo raggiunto molti obiettivi che vanno ben oltre i CCNL, arrivando a siglare per la prima volta in Italia, con i principali corrieri, una clausola sociale in caso di cambio di appalto che garantisce la continuità lavorativa. Alla faccia dei referendum della CGIL sui cambi di appalto!

Ora si tratta di estendere queste conquiste a tutti i magazzini d'Italia, e di conquistare un vero tavolo di trattativa nazionale sul rinnovo del CCNL che è scaduto il 31 dicembre 2015.

Per questo il 21 ottobre chiamiamo alla massima mobilitazione tutti i facchini, i drivers e gli autisti!

Ma questo sciopero ha per noi anche una valenza più generale: il governo Renzi e la maggioranza che lo guida, dopo anni di attacchi al salario, taglia in modo indiscriminato la spesa sociale: i provvedimenti reazionari come la Buona Scuola e lo Sbloccaitalia muovono verso un tentativo di rafforzare i propri poteri, cancellando ogni residuo spazio democratico. L'obiettivo di Renzi è quello di rendere le camere ancor più simili a un Consiglio di Amministrazione aziendale, il cui unico scopo è quello di esaudire le volontà dei padroni e dei grandi capitalisti sotto l'aura la cornice legislativa della democrazia borghese.

È chiaro che ciò che attiene ai mutamenti in senso limitativo della costituzione formale ha a che vedere anche con un processo di peggioramento delle condizioni di vita del proletariato e di quei segmenti della borghesia in via di proletarizzazione; ed in questo senso non possiamo che schierarci per il no al referendum proposto da Renzi. Ma ciò che ci spinge a organizzare questo sciopero generale è la necessità di costruire percorsi di lotta in grado di incidere sulla costituzione materiale, così come abbiamo fatto in tutti questi anni. Un esempio di quanto andiamo dicendo è quanto è successo sul terreno della rappresentatività sui posti di lavoro.

Come è risaputo, grazie agli accordi siglati dalla triplice nel 2013 con Confindustria sono state poste ulteriori limitazioni sul terreno della democrazia rappresentativa all'interno dei posti di lavoro. Ebbene, laddove si sono costruiti percorsi di lotta radicali – vedi la logistica –, alla faccia della costituzione formale che esclude dalle trattative tutti i sindacati non firmatari dei CCNL, il SI COBAS e l'ADL COBAS sono riusciti a conquistare diritti inesigibili sul piano formale. Le lotte sul terreno del salario innanzitutto, ma anche quelle dei bisogni e della qualità della vita, si muovono su un terreno totalmente indipendente dal piano istituzionale e formale.

Sono i rapporti di forza tra le classi a determinare "le regole del gioco" e non il contrario: per questo riteniamo che, per gli interessi di classe, se è fondamentale far cadere questo governo con ogni mezzo utile, altrettanto centrale sarà la costruzione di una mobilitazione nazionale capace di spostare l'asse dello scontro dalle urne ai cancelli delle fabbriche e alle piazze, dal terreno parlamentare delle alleanze tra blocchi di potere a quello degli interessi immediati di milioni di lavoratori, precari e disoccupati.

Per questi motivi vogliamo che lo sciopero del 21 ottobre sia da declinare attraverso concrete pratiche di blocco nei territori metropolitani così come nei luoghi di lavoro, partendo dai settori organizzati per estendersi alle figure sociali e produttive che non hanno mai scioperato, perché non possono o faticano a farlo, schiavi delle formule tradizionali della non-lotta.

Questo sciopero deve mirare a costruire ponti e relazioni tra il mondo del lavoro che si organizza e si mobilita in maniera "classica", seguendo la straordinaria tradizione della lotta operaia, e quel segmento della classe che deve tornare a dotarsi di strumenti in grado di far male a chi comanda e, per il proprio profitto, getta nella miseria i lavoratori.

Sarà uno sciopero contro le politiche di precarizzazione del lavoro, contro l'aumento dei ritmi produttivi e l'abbassamento dei livelli salariali, dirette conseguenze della distruzione progressiva della contrattazione nazionale in atto oramai da decenni tra il lavoro e il padronato.

Sarà uno sciopero per il rispetto delle conquiste salariali fin qui ottenute con la lotta, e di tutte le forme di tutele e di diritti che, attraverso le battaglie radicali intraprese in questi anni, alcuni settori del mondo del lavoro sono riusciti a far rispettare. Sarà uno sciopero per richiedere un salario e un reddito garantito per sfuggire al ricatto della precarietà e alla trappola della miseria.

Sarà una giornata che insisterà sul diritto di sciopero, per chi può esercitarlo e per chi deve strapparlo quotidianamente: in Italia c'è una parte gigantesca della forza lavoro che non può scioperare e una parte che, pur potendo esercitare questa forma di lotta, viene attaccata violentemente, fino ad estreme conseguenze. Il SI COBAS e l'ADL COBAS hanno sempre scioperato laddove fosse necessario, ribadendo e rivendicando più che il "diritto" la pratica plurisecolare dello sciopero come l'arma più potente in mano ai lavoratori, per praticare tutte le forme di lotta atte a mettere in ginocchio i padroni.

Sarà uno sciopero, inoltre, contro i morti sul lavoro e nella lotta, il quotidiano bollettino di guerra che gli ultimi drammi di Piacenza e di Taranto riportano alla luce con forza. Non solo non si può e non si deve morire di lavoro, ma non si può e non si deve morire nella lotta.

Sarà uno sciopero contro il Jobs Act e l'attuale organizzazione del lavoro, contro la Bossi-Fini che produce sfruttamento, per garantire la mobilità di tutti, richiedenti asilo e non, per la creazione di reali canali d'ingresso per la libertà di movimento in Italia e in Europa dei lavoratori immigrati, contro l'articolo 5 del Piano Casa che produce marginalizzazione, perché tutti devono avere accesso a una casa.

Sarà uno sciopero contro le aggressioni di guerra che l'Italia, insieme alle altri grandi potenze imperialistiche, continua a perpetrare in tutto il mondo, accumulando ricchezze e profitti e portando distruzione e miseria. Si moltiplicano sempre di più gli scenari di guerra, con l'immediato risvolto di flussi migratori senza precedenti che amplificano nel mondo i disastri prodotti dalla crisi.

Sarà uno sciopero che guarda al di là dei confini nazionali, in contemporanea con i meeting di costruzione di scioperi transnazionali europei, che guarda all'esperienza francese di battaglia alla Loi Travail come modello da seguire, se non nella sua conduzione, come movimento della massa lavoratrice. Sarà uno sciopero per affermare con forza il diritto all'asilo, al soggiorno e al lavoro a salario pieno per tutti gli immigrati.

SOLO LA LOTTA PAGA! UNITI SI VINCE!

S. I. COBAS
ADL COBAS


Leonardi (Usb). "Il nostro NO è uno sciopero, anche internazionalista"

Redazione di Contropiano | usb.it

18/10/2016

Intervista a Pierpaolo Leonardi dell'Esecutivo Nazionale USB rilasciata alla rivista contropiano.org

Noi con te volevamo parlare per prima cosa da queste due giornate del 21 e 22 ottobre: il 21 lo sciopero generale e poi il 22 la manifestazione da piazza San Giovanni o, meglio, da Piazza Abd Elsalam, che partirà poi il 22 alle 14. Due giornate importanti. Puoi raccontarcele, partendo dallo sciopero generale del 21?

E' molto tempo che nei luoghi di lavoro e nei territori cresce la richiesta di mobilitarsi, di fare sciopero sulle politiche del governo Renzi. Politiche dettate da un'Europa che non si ferma davanti a nulla, che non solo in Italia ma anche in Francia, Belgio e in molti altri paesi sta sostenendo politiche di devastazione del tessuto produttivo e dei diritti dei lavoratori: dal jobs acts alla Loi travail, al blocco, per esempio in Italia, e da molto tempo, dei contratti del pubblico impiego, all'incessante voglia di privatizzazione che sta attraversando tutto il nostro paese. Quindi abbiamo deciso, in occasione della presentazione della legge di stabilità per il 2017, di riportare in piazza il mondo del lavoro sulla piattaforma che l'Usb ha elaborato ormai da molti mesi e che è stata oggetto di un continuo lavoro di diffusione nei luoghi di lavoro e nelle piazze da parte dei nostri compagni e dei nostri militanti. Una piattaforma che ha avuto un importante riscontro di interesse da parte dei lavoratori. Ecco, per sostenere tutto ciò che noi abbiamo collocato nella piattaforma sociale dell'Usb e per respingere i piani del governo, il 21 di ottobre ci sarà questo sciopero generale nazionale che coinvolge tutte le strutture, tutti i comparti del mondo del lavoro, sia pubblico che privato; ma anche quei settori, diciamo così, non immediatamente aggredibili sul piano sindacale come i migranti, i braccianti, tutti quei lavoratori disoccupati, senza casa, che oggi chiedono una profonda inversione di tendenza rispetto alle politiche del governo.

Questo sciopero generale vedrà numerosissime manifestazioni a livello territoriale in tutta Italia. Da Trieste a Catania, in tutte le regioni, nelle più grandi città italiane ci saranno mobilitazioni cortei, presidi, momenti di mobilitazione dei lavoratori.

Il giorno dopo, il 22, invece, saremo come Usb a fianco dei cittadini che hanno dato vita non solo alla campagna Eurostop, ma anche a tutte le altre organizzazioni e movimenti che hanno deciso di aderire, al NoRenziDay. Il NoRenziDay è la risposta non solo politica, ma anche sociale, anche del mondo del lavoro, al tentativo di modificare la Costituzione in senso sempre più autoritario, sempre più centralista, modificando profondamente la rappresentanza politica; e quindi anche la rappresentanza del mondo del lavoro, del blocco sociale che noi rappresentiamo e mettiamo in campo.

Quindi si tratta di un'accoppiata, una due giorni che si tiene complessivamente sul No alle politiche del governo Renzi, sia per quanto riguarda la parte economica, del lavoro, sia per quanto riguarda la parte, diciamo così, più di natura politica e di trasformazione del paese; si modificherebbe sostanzialmente l'assetto istituzionale garantendo al governo, all'esecutivo, uno strapotere enorme che cambierebbe di senso la natura del nostro paese; gli cambierebbe proprio la sua struttura. E' un impegno grande, per un'organizzazione come la nostra quella, di scendere in campo anche sul piano politico e non solo sul piano sindacale e sociale. Abbiamo scelto di fare questo passaggio perché ci sembra indispensabile oggi, se vogliamo riaprire uno spazio, invertire la tendenza e rompere con la situazione attuale, mettere in campo anche la nostra organizzazione sindacale che, tra l'altro, è l'unica che scende in campo davvero sulla questione del No al referendum. Le altre organizzazioni, in particolar modo la Cisl e la Uil, sostengono a spada tratta il Sì al referendum. La Cgil solo recentemente ha assunto la posizione, abbastanza blanda, per il No, ma non fa campagna elettorale per il No, non chiama i lavoratori ad esprimersi su questo. Quindi ci siamo assunti una responsabilità pesante… Noi riteniamo sia giusto averlo fatto, perché oggi è indispensabile che il mondo del lavoro ritrovi una funzione da protagonista, non solo sul piano sociale, ma anche sul piano politico.

Oltre che nell'esecutivo nazionale dell'Usb, tu sei anche il segretario generale del sindacato mondiale dei lavoratori pubblici; proprio pochi giorni fa si è concluso in Sudafrica il 17esimo congresso della Federazione Sindacale Mondiale. Quando si guardano i numeri che rappresenta la Fsm è davvero impressionante, perché parliamo di decine di milioni di lavoratori in tutto il mondo, con un trend in continua crescita. Come si legano queste giornate di lotta al Congresso della Fsm? Cosa è uscito di importante ad questo Congresso, secondo te?

In primo luogo, il Congresso è stato un momento assolutamente di svolta. Dopo il Congresso dell'Avana, del 2007, e quello di Atene del 2011, che avevano rappresentato la ripresa un po' della Federazione Sindacale Mondiale dopo il fermo, diciamo così, "biologico" avvenuto dopo la crisi degli anni '90 (dopo la caduta del Muro e il crollo dell'Urss, ndr), questo è stato un Congresso invece di vero rilancio. Da Atene ad oggi – cioè dal 2011 ad oggi – c'è stata una crescita del 18% nelle adesioni e quindi dei lavoratori che, tramite le loro organizzazioni, si sono collegati alla Federazione Sindacale Mondiale. Oggi siamo 92 milioni, di cui grandi masse sono ovviamente in India, in Brasile, cioè nei grandi paesi in cui ci sono milioni e milioni di lavoratori addetti alla manifattura… Però c'è una diffusione ormai in ogni angolo del pianeta. In ogni angolo del mondo c'è un'organizzazione sindacale che fa riferimento alla Federazione Sindacale Mondiale e quindi fa riferimento al sindacalismo di classe, in contrapposizione evidente e consapevole con le organizzazioni complici dei progetti del capitale che sono invece affiliate alla Ituc, International Trade Union Confederation, la confederazione che si limita a cercare di condizionare i piani del capitale, attuando la cosiddetta politica della riduzione del danno. Questo vuol dire che cresce la coscienza e la disponibilità a livello internazionale di mettere in relazione esperienze completamente diverse: dalla cittadella imperialista europea al Sudafrica, all'India, all'America latina che vive oggi un'aggressione da parte dell'imperialismo molto pesante che si concretizza con l'aggressione al Venezuela, con il golpe bianco in Brasile ecc. Il Congresso ha avuto un esito molto molto positivo e si è dato degli obiettivi molto ambiziosi; il primo dei quali è proseguire nella crescita con l'obiettivo di raggiungere i 100 milioni di aderenti e con il prossimo congresso, quindi entro i prossimi 4 anni.

C'è stata una presenza molto importante dei lavoratori del sindacato di cui io, in qualche modo, ho la responsabilità – quello dei servizi pubblici – perché il 31% dei delegati proveniva, appunto, dai sindacati della funzione pubblica. Abbiamo colto anche l'occasione del Congresso mondiale per stabilire un po' il programma del prossimo anno, fissando già da ora alcuni momenti di mobilitazione. Ad aprile, quando ci sarà di nuovo la settimana di lotta contro le privatizzazioni, avremo un'iniziativa in Mauritania, una in India e avremo anche, in Equador a marzo, un momento di confronto con le organizzazioni dell'America latina per far crescere ancora di più la nostra organizzazione.

L'altro punto importante è stata la scelta di lavorare molto alla formazione di un nuovo quadro dirigente che sia giovane, che venga dalle lotte, che venga dai paesi che più di ogni altro si stanno oggi battendo contro le aggressioni del capitale. Anche la ricostruzione del Consiglio presidenziale – che è passato da 34 a 48 membri, in cui siamo entrati noi anche come Usb – è un segnale importante della volontà di allargare la nostra presenza su tutti i territori e su tutti i continenti.

Decisivo è invece il problema di aggredire con forza alcune questioni-chiave del nostro tempo, per esempio la questione dei rifugiati e dei migranti… E' la battaglia contro la guerra mondiale a pezzi che si sta combattendo in questo nostro mondo; e le cui risultanze sono all'ordine del giorno dell'iniziativa della Federazione Sindacale Mondiale. Ne deriva quindi una forte spinta a lavorare sulla questione dei migranti, sulla questione dei rifugiati, contro la guerra e contro la Nato.

Insomma, un congresso sicuramente di portata internazionale molto importante. Molti dei compagni che abbiamo intercettato lì a Durban ci hanno rilasciato dichiarazioni di sostegno e di vicinanza al nostro sciopero del 21, lo sciopero generale. E' una consuetudine che le organizzazioni che appartengono al Wftu-Fsm si schierino apertamente, in maniera concreta e solidale, a fianco delle organizzazioni che nei propri paesi mettono in campo momenti di lotta di classe, di organizzazione delle lotte e di sciopero. Questo viene fatto convintamente. C'è una grande attenzione a quello che succede in Europa e soprattutto a quello che succede in Italia, perché l'Europa oggi è un punto chiave dello sviluppo capitalista e della competizione interimperialista e su questo sono molto attente tutte le componenti della Federazione Sindacale Mondiale. C'è un filo rosso che tiene unite le nostre lotte in tutti i paesi e il 21 lo faremo anche mantenendo aperta una finestra importante sulla questione di Abd Elsalam, il nostro compagno ucciso a Piacenza durante un picchetto sindacale. Un egiziano, un migrante, uno che ci stava dando lezioni di disponibilità al conflitto e alla lotta; anche questo sarà un elemento forte della nostra presenza anche internazionalista nello sciopero del 21.


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