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- proletari resistenti - lavoro - 10-03-17 - n. 624
La Fiat e gli investimenti per la disoccupazione 2.0
Erman Dovis
06/03/2017
A Pomigliano non si produrrà più la Panda dunque. Questa è una certezza, cosi come una certezza sono stati gli interventi statali, le sovvenzioni, i finanziamenti, i flussi di denaro pubblico che dal popolo sono stati prelevati e indirizzati nelle tasche della famiglia Agnelli. Nella fabbrica di Pomigliano FIAT ha fatto un importante investimento di 800milioni di euro per un sistema di produzione che implica una nuova organizzazione del lavoro e delle relazioni industriali .
La struttura di Pomigliano, oltre a ridisegnare in maniera più oppressiva il sistema di lavoro dell'operaio nei suoi movimenti (limitato come fosse in un allevamento ovicolo) e nella metrica dei tempi di lavoro, (supersfruttamento, vedasi la vicenda dell'operaio Sevel) è in grado di limare costi e consumi energetici. Questo grazie soprattutto all'adozione del sistema a farfalla* che permette di produrre, all'interno di uno stesso stabilimento, scocche di modelli di grandezze diverse senza dover fermare l'impianto. Grazie al sistema a farfalla, a Pomigliano si potranno produrre quindi vari tipi di automobili, e la decisione di chiudere la produzione della Panda, insieme al recente nuovo annuncio di cassa a Melfi, le dichiarazioni di Marchionne che non spiega cosa si dovrebbe produrre o come, conferma le più fosche previsioni intorno ai destini produttivi della multinazionale della famiglia Agnelli.
E' possibile che siano spostate a Pomigliano alcune produzioni come i modelli Alfa ma non solo, si potrebbe anche valutare di spostare anche il modello Maserati di Grugliasco. In ultima analisi, la disoccupazione è il risultato più immediato di questo investimento. Del resto la decisione di Fiat di raggruppare le produzioni di un certo tipo, il continuo ricorso alla cassa integrazione lascia facilmente prevedere un definitivo riassetto industriale. Il volume attuale di produzione, con la dovuta organizzazione, si può tranquillamente produrre in pochissimi stabilimenti.
Ed a medio e lungo termine non è difficile ipotizzare un generale disimpegno produttivo in Italia. Probabilmente la multinazionale paesana ricatterà il Governo chiedendo finanziamenti detassazione e superflessibilità pena licenziamenti, salvo licenziare ugualmente ed alzare nuovamente la posta dopo ogni nuova capitolazione governativa.
E mentre i lavoratori sono espulsi dal ciclo produttivo, mentre l'indotto muore, i dati di vendita del gruppo volano negli Usa, in Canada, Messico e in Brasile. Ciò dimostra che il problema non è l'innovazione, come si dice in giro: il diminuito potere d'acquisto, determinato dallo sfruttamento capitalista e dalla ricerca del massimo profitto, causa la drastica riduzione della produzione ed indirizza gli investimenti e le attività verso chi può spendere, verso il mercato solvibile.
La dichiarazione di Marchionne sulla fine della produzione della Panda in Italia ne è la conferma.
Quello che occorre, prima di tutto, è una presa di coscienza di classe, di massa e democratica dei lavoratori e del popolo sui gravi pericoli che incombono a causa dell'offensiva generale autoritaria in corso, condotta dalla borghesia monopolista e dal padronato su vari piani: culturale, economico, politico.
La storia si ripete sempre, perché il fondamento delle cose è dato dai rapporti tra le classi.
Nota: * http://espresso.repubblica.it/affari/2012/01/02/news/una-farfalla-salvera-la-fiat-1.39045
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