La notizia dell'avvio delle procedure di licenziamento di circa 3000 lavoratori da parte di Alitalia non è una sorpresa: è solo l'epilogo di un vero e proprio massacro iniziato nel 2021 con la creazione di ITA, compagnia aerea al 100% di proprietà dello Stato italiano, e i successivi accordi del 2 dicembre firmati dai sindacati collaborativi che hanno accettato tutte le umilianti condizioni imposte dal premier Draghi e dal manager Altavilla. Ciò è avvenuto dopo anni di forti lotte condotte dai lavoratori Alitalia che hanno bloccato a lungo questo massacro sociale fino alla resa di CGIL, CISL e UIL.
In nome della regola sulla discontinuità imposta dall'allora commissario europeo all'antitrust Verstager, seguendo la logica perversa della "bad" e della "good" company, i lavoratori Alitalia sono stati "selezionati" dai loro stessi dirigenti per volare sui loro stessi aerei e con le loro stesse divise e le loro stesse strutture, subendo la violenza di un sistema clientelare e discriminatorio che ha di fatto dimezzato l'occupazione. Da allora, migliaia di dipendenti Alitalia si sono trovati senza lavoro in regime di sostegno al reddito, prima all'80% e poi portato al 60% dal 2023. Lo stesso schema è stato poi seguito per la vendita dei servizi di handling a Swissport e per i servizi di manutenzione di Atitech.
Nonostante le migliaia di lavoratori che hanno fatto causa per la mancata applicazione delle tutele sociali previste dalla normativa europea, insieme alle proteste portate avanti dall'USB e da altri sindacati combattivi, alla fine il governo Meloni ha adottato l'operazione ITA e ha prorogato il sostegno al reddito solo fino al 31 ottobre 2024. L'avvio delle procedure consentirà infatti di inviare le lettere di licenziamento in tempo utile per espellere tutti i tremila lavoratori superstiti entro il prossimo 1° novembre.
Leggere oggi le dichiarazioni di solidarietà di quei sindacati ETF (Cgil-Cisl-Uil) che hanno gestito questa orrenda operazione suona inaccettabile e ipocrita.
Ci sono migliaia di ricorsi ancora pendenti nella maggior parte dei tribunali italiani contro la mancata applicazione delle tutele sociali che stanno per essere decisi entro il prossimo febbraio; i giudici dovranno anche decidere se accettare l'"interpretazione autentica" emanata dal Governo tramite decreto legge che tenta di far passare per liquidazione il contratto di vendita di asset del valore di diverse decine di milioni per 1 (uno) euro.
La strenua resistenza dei lavoratori Alitalia merita il massimo rispetto e non dichiarazioni ipocrite; se questi attori vogliono davvero cambiare questa situazione scandalosa devono fare cose concrete. Non è mai troppo tardi per cambiare rotta, ma il tempo sta per scadere. Per i lavoratori di Alitalia è necessario agire ora, come USB non ha mai smesso di fare in questi due anni!
L'avvio della procedura di licenziamento potrebbe essere considerato l'ultimo atto della storia di Alitalia, la compagnia aerea che ha fatto la storia di questo Paese dal 1947, strangolata dalla politica italiana per cedere il mercato del trasporto aereo italiano ai concorrenti europei, che infatti per anni hanno festeggiato decine di milioni di utili realizzati in Italia.
4 dicembre 2023
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