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Atene. 4° Congresso PAME: Intervento del Sindacato Generale di Base (SGB)

Sindacato Generale di Base (SGB) | sindacatosgb.it

Atene, 19-20 Novembre

Cari compagni

Vi porto dall'Italia il saluto del Sindacato Generale di Base.

Siamo onorati di questo invito e ciò aumenta il nostro senso di responsabilità.

Siamo lavoratori militanti di vari settori, pubblico e privato, distribuiti prevalentemente nel Nord e con presenze in tutto il paese. Ci siamo subito federati alla Confederazione Unitaria di Base (CUB) una struttura nazionale che in questi anni ha mantenuto saldo l'orientamento politico sindacale generale, nell'interesse dei lavoratori e contro la Guerra.

La prima iniziativa comune è stata il riuscito sciopero generale del 18 marzo scorso: fece tanto scalpore che il premier Renzi ebbe il coraggio di dire che la Guerra non c'è! Da allora con la CUB sosteniamo la lotta nei trasporti, nella scuola, nel commercio e nella logistica. Intensifichiamo il nostro lavoro comune nelle fabbriche come nel pubblico impiego e il 4 novembre siamo nuovamente scesi in sciopero

A meno di un anno dalla costituzione di SGB, andiamo al primo Congresso e vivere queste giornate con voi, amplia la nostra visuale e ci dà l'entusiasmo necessario per affrontare la lotta in questo difficile momento storico.

Il capitalismo, qualcuno diceva, è un ubriaco che nel suo tentare di rimanere in piedi sta trascinando la natura e l'intera umanità alla distruzione. Non devo argomentare qui questo, né dirvi quanto i Governi di certa "sinistra", in Italia come in Grecia, sono la vera faccia del riformismo, espressione delle politiche di fame e guerra della Trojka.

Il carattere dell'attacco della borghesia imperialista è lo stesso in tutto il mondo ma, lo sappiamo bene, in ogni Paese si sviluppa in tempi e modalità diverse.

Questa "diversità" è data dalla storia economica e politica di ognuno, dall'approfondirsi della crisi strutturale; spesso provoca l'assunzione, da parte della classe lavoratrice, delle contraddizioni proprie invece dei vari gruppi della borghesia. Il corporativismo, il razzismo e lo scellerato nazionalismo guerrafondaio sono utili a tenere sotto il tallone di ferro la classe operaia e le fasce popolari, divise e scomposte ad inveire, nella società come sui posti di lavoro, contro "nemici" che non sono tali. Nel frattempo in Italia viene cancellato il Contratto Nazionale, fatte avanzare le privatizzazioni, aumentato l'orario di lavoro e abbassati i salari, la repressione nei posti di lavoro fa paura, nell'epoca dello sviluppo tecnologico, anche gli eventi naturali diventano immani disgrazie: è il vero terrorismo che annichilisce e abbrutisce anche le relazioni umane, fino a giustificare la Guerra.

Non è meno determinante il grado di sviluppo e la forza delle organizzazioni di classe, cioè dell'elemento soggettivo, capace di dare un piano di lavoro che supera la contingenza, sa individuare le contraddizioni principali e dà anima e corpo al loro superamento per l'affermazione degli interessi della classe lavoratrice e delle masse popolari. In Italia ancora non c'è e si sente.

I sindacati "della pace sociale", passano armi e bagagli al nemico di classe nella funzione aperta di collaborazionismo con il padronato. Sono decenni che la classe operaia accumula sconfitte nel nostro Paese ma la cosa più grave è che si è caricata della sfiducia nelle proprie forze, sia in termini materiali sia di capacità di direzione del movimento di lotta e, in generale, della società. Eppure si mostra nei centinaia di scioperi di settore e azienda anche quando non riesce ad uscire dal giogo dei collaborazionisti, quando lo rompe paga con la repressione e aumentano i licenziamenti politici.

La lotta di classe non si può fermare neanche in Italia.

La forza del padronato sta, in primo luogo, nell'abdicazione delle organizzazioni dei lavoratori: è del 2014 un Accordo sulla rappresentatività sindacale voluto dal padronato e firmato dai sindacati collaborazionisti, purtroppo oggi quell'accordo, è firmato e rivendicato anche da alcuni sindacati di base. Hanno cosi i diritti sindacali (assemblee, elezioni dei rappresentanti, anche la trattenuta in busta paga delle quote sindacali) in cambio ci si impegna a non proclamare sciopero anche se non condividono i contratti firmati da altri, addirittura si accetta un sistema di "punizioni" per chi trasgredisce.

Stiamo già facendo una positiva esperienza di contrasto, sui vari piani, e dimostra che è difficile ma possibile fare sindacato anche senza accettare ricatti. Per questo portiamo tra i lavoratori le ragioni del NO al Referendum Costituzionale, proprio legandolo alla libertà di organizzazione, di sciopero e di espressione sui luoghi di lavoro. I luoghi dove davvero si può misurare il grado di democrazia di un paese.

Certo il ricatto è forte, verifichiamo, però, che il cedimento avalla la sfiducia nella classe lavoratrice, rafforzando le posizioni movimentiste, interclassiste che teorizzano lo scontro fuori dai luoghi di lavoro anche perché "dentro l'aria è pesante".

Oramai è evidente: la semplice autorganizzazione, cosi come la sovrapposizione del piano politico (partitico) a quello sindacale così come la sostituzione della "rappresentazione" del conflitto alla effettiva pratica delle lotta, stanno mostrando i danni enormi di cui sono capaci.

Il rapporto di forza con il padronato è sfavorevole ma vediamo aprirsi una strada che può dar vita anche in Italia al sindacato di classe, il sindacato che riporti i lavoratori a determinare le scelte dell'intero Paese e nella stessa lotta contro l'UE.

Sappiamo che SGB non è sufficiente, che dobbiamo innescare, con altre forze che saranno disponibili e che la giovane classe operaia metterà in campo, un nuovo ciclo di lotte che superi le difficoltà attuali. Ridare dunque una prospettiva al nostro lavoro, sempre contro il collaborazionismo, seppure praticato da sindacati aderenti alla CES, e farla finita con l'empirismo interclassista che inquina e disarma anche sindacalmente il movimento dei lavoratori nel nostro paese.

Noi abbiamo fiducia, nella classe operaia e nella sua forza perché è la classe che mantiene tutta la società.

Abbiamo fiducia nei lavoratori, nei giovani e nelle donne che non piegano la testa e con loro organizzeremo la sfiducia e lo scontro nei confronti dei politicanti borghesi e dei loro servi, anche quelli mascherati da sindacalisti.

Noi abbiamo fiducia perché sentiamo la spinta alla lotta ogni volta che i lavoratori greci, con il Pame scendono in piazza, e attraverso il vostro lavoro ci arriva l'esempio concreto e fulgido della lotta che nel mondo la classe operaia conduce senza sosta.

Avete ragione compagni.

E' ora di lavorare per il contrattacco.

Grazie a voi tutta la classe lavoratrice europea è già più forte!
Viva la Solidarietà nella lotta
Viva il PAME!


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