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- osservatorio - europa - politica e società - 28-05-09 - n. 276
Proponiamo uno studio non recente ma ancora attuale
Istituto di Studi Comunisti Karl Marx – Friedrich Engels
Lettere dell’Istituto 8.2
Il processo di unità europea
Parte Prima
L’Unione Europea è il risultato di un processo complesso, assai difficile da districare, giacché è la risultante di momenti diversi, determinati da esigenze diverse ed a volte in netta opposizione tra di loro. Si sviluppa, cioè, in un complesso processo contraddittorio con gli Usa. con il cui sviluppo s’intreccia e s’innerva, seguendo quel movimento contraddittorio in risposta, in sostegno, in difesa e si muove nel contempo entro l’autentico ginepraio delle contraddizioni intercapitalistiche europee e del loro delicato equilibrio, stratificatosi storicamente il cui punto base è determinato dalla Guerra dei Trent’Anni ( 1618 – 1648 ) e la Pace di Westfalia del 1648.
Questo blocco capitalistico europeo occidentale vive un complesso movimento contraddittorio con il blocco europeo orientale. Il processo storico europeo a partire dal 1600 vede una doppia velocità, che in un primo momento si esprime nella direzione opposta che le due parti prenderanno: l’occidentale di proiezione in avanti, l’orientale di arretramento con il ritorno forte di rapporti feudali, entrambi funzionali allo sviluppo del sistema di produzione capitalistico, determinando così una doppia velocità delle due parti d’Europa. L’Europa orientale viene, cioè, a costituire la riserva del processo di produzione capitalistico, essendo la base di materie prime e mercato di sbocco dell’occidentale: su questa doppia velocità e su questa interdipendenza stretta si sviluppa l’intero processo capitalistico in Europa e nel mondo.
La crisi del 1929-1933 si origina proprio per la crisi agraria degli anni Venti nell’Europa orientale, dilagando poi in tutto il campo imperialista devastandolo[1].
Ciascun singolo paese dell’Europa occidentale ha sviluppato suoi rapporti di dominions su singoli o parte di tali paesi dell’orientale.
L’intero processo europeo è la risultante di tutti questi singoli movimenti e della totalità di questi movimenti, ossia dell’equilibrio generale che di volta in volta viene a determinarsi.
Questa complessità non costituisce ancora il tratto principale, fondante; essa determina, influenza, caratterizza, il movimento principale che anima il processo imperialistico europeo. Il tratto principale continua a rivelarsi quello tracciato da V.I.Lenin, Sulla Parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa[2]: la guerra al proletariato, ossia la lotta di classe che la borghesia conduce contro il proletariato.
. L’intero processo di muove su un terreno oggettivo, è spinto da un problema oggettivo, solo che tale processo oggettivo viene filtrato, e quindi distorto e mistificato, ideologizzato, dai rapporti di produzione capitalistici.
Lo sviluppo delle forze produttive, o sviluppo scientifico e tecnologico, ha determinato il superamento dell’àmbito statutale dello Stato-Nazione, per un àmbito confederale e conseguente a questo tutto una nuova struttura planetaria, una centralizzazione e direzione planetaria dello sviluppo delle forze produttive e quindi un nuovo ordine internazionale. Le forze produttive premono, cioè, per il superamento della struttura statuale scaturita dalla rivoluzione borghese, lo Stato Nazione, che si identifica con l’àmbito del mercato nazionale che storicamente si è venuta a determinare, per una nuova struttura confederale ed intraconfederale, correttamente indicata da Lenin.[3]
Questo è il movimento generale complessivo che è la risultante del complesso movimento delle classi, di tutte le classi – “ La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi”[4], ossia dalla lotta che ciascuna classe e fazione e frazione di classe borghese conduce contro tutte le altre ed in questo ciascuna cerca di spostare, organizzare ed egemonizzare il proletariato e tutte assieme contro il proletariato.
Questo movimento è determinato dallo sviluppo delle forze produttive, che determina le modifiche nella composizione delle classi, nella forma del comando del capitale sul lavoro, nel processo di produzione e di riproduzione allargato e quindi la forma della produzione del plusvalore e che nel tempo determina sul piano sovrastrutturale modifiche[5].
Districare questo groviglio di processi che si intersecano, s’intrecciano e s’innervano l’uno sull’altro diviene particolarmente difficile sia per la totale disattenzione a questo processo nei cinquant’anni trascorsi e sia per la visione totalmente mitica ed astratta che si ha dell’Europa e del processo europeo.
Le prime forme di coordinamento e di organizzazione comuni a più Stati d’Europa nascono all’indomani della 2a guerra mondiale all’interno del progetto della supremazia statunitense come momenti e strumenti dell’affermazione e dell’attuazione della supremazia dell’imperialismo Usa in Europa e nel mondo.
Nascono e sono funzionali agli accordi di Bretton Woods, la costituzione del Fondo Monetario Internazionale, FMI, della Banca Mondiale, del GATT, del Patto Atlantico.
Sul piano militare abbiamo così nel 1947 un patto di difesa anglo-francese contro la Germania; con il Patto di Dunquerque, maggio 1948, viene esteso al Benelux, ossia a Belgio, Olanda e Lussemburgo. Nel 1949 si ha infine la costituzione del Patto Atlantico, 4. aprile. 1949, e del Consiglio d’Europa.
Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale aperta a tutti gli Stati europei in contrapposizione agli Stati dell’Europa orientale. Elabora una Convenzione Europea per i Diritti Umani, Roma 1950, all’epoca esisteva già una carta dei diritti dell’uomo ed era quella dell’O.N.U., tale convenzione europea assolve a ben altri scopi.
Congiuntamente a questo il Consiglio d’Europa dà vita ad un solo organismo europeo: I.L.O., ossia la
Conferenza Generale dell’Organizzazione Internazionale del LAVORO.
Sul piano economico.
Già nel corso della 2a guerra mondiale, a partire dal 1942-43, si apre negli Usa un dibattito sul dopo guerra ed in particolare il problema del mantenimento dei mercati e dei livelli di produzione che con la 2a guerra mondiale si andavano raggiungendo. Già alcuni giorni dopo l’attacco giapponese di Pearl Harbour Cordell Hull istituisce una Commissione per la politica estera del dopoguerra.
Il problema era infatti dove indirizzare l’immensa capacità produttiva acquisita dall’economia americana nel corso del periodo 1935-1945, come mantenere i livelli produttivi e di ricerca, che avevano raggiunti livelli altissimi. Sia Acheson, futuro segretario di Stato che Henry Fallace, stretto collaboratore di Roosevelt avevano indicato la necessità di trovare mercati per la produzione americana dopo la guerra. “ L’iniziativa privata negli Stati Uniti può sopravvivere solo se cresce e si espande. La vecchia frontiera deve essere ricostruita .. .”.
E Roosevelt nell’ottobre 1944: “ faremo in modo che all’industria americana sia assicurata una giusta quota di mercati mondiali, ..” [6].
Nasce da qui l’intera strategia economica e militare e quindi il GATT, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale: gli accordi di Bretton Woods, il Piano Marshall.
Il GATT viene istituito nell’ottobre 1947 a cui aderiscono ventitré Stati ed a cui seguirà il Trattato dell’Avana, marzo 1948 a cui aderiranno cinquantotto stati.
Gli accordi stabiliscono la riduzione di dazi doganali e di qualsiasi barriera tale da consentire la più ampia circolazione delle merci statunitensi, costituiscono cioè gli strumenti per l’estensione del mercato statunitense che Hull, Acheson, Wallace e Roosevelt avevano indicato come vitali per gli Usa.
Tutti i paesi europei escono da questa guerra fortemente indebitati con gli Usa. Per gli Usa il problema della ripresa economica ad egemonia è determinato anche dalla necessità di avere economie in grado di restituire i prestiti concessi oltre che costituire mercato per le merci statunitensi; il problema del recupero dei prestiti nella precedente guerra aveva determinato una serie di problemi.
La Gran Bretagna in modo particolare esce totalmente asservita agli USA, non diversamente dall’Italia, la Francia, l’Olanda, ecc.
La Germania diviene, come già lo era stato nel precedente dopoguerra, terreno privilegiato di investimenti Usa. Successivamente alla rivoluzione in Cina ed agli sviluppi in Corea nel 1950, che costringono gli Usa a dividere le forze: sul fronte europeo e su quello asiatico, si ha la scelta strategica Usa di procedere al riarmo della Germania, quale perno della politica americana nell’Europa continentale.
. Dentro questa complessità nasce il Piano Marshall, che consente agli Usa di mantenere, finita la guerra, i livelli di produzione raggiunti nel corso della guerra, invadere i mercati europei e tramite tale intervento sottomettere l’economia europea. Gli aiuti, infatti, erano subordinati all’accettazione di tale piano ed ai suoi scopi. Questo consente di penetrare dentro gli organismi economici, politici, istituzionali prendendone la direzione.
Strumento per la gestione dei fondi del Piano Marshall è la costituzione dell’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica del 1948. In Italia per esempio sono strumento per la rottura dell’unità sindacale e la formazione della Cisl e della Uil[7], il sostegno alla D.C. La campagna elettorale dell’aprile 1948 avviene all’insegna di questa sottomissione dell’Italia agli Usa, giacché si facevano dipendere tali aiuti dal risultato elettorale e così anche per le elezioni delle Commissioni Interne del 1955, ecc. ecc.
Il Piano Marshall si iscrive così dentro il più generale progetto di supremazia statunitense che è il GATT.
La politica americana di promozione dell’unità europea rientrava esattamente dentro il GATT, il mercato comune europeo si configurava, cioè, come mercato regionale del mercato mondiale che il GATT configurava.
Come consequenziale del GATT e del Piano Marshall si hanno le cosiddette “ ERP missions”: missioni permanenti di economisti, amministratori e uomini d’affari statunitensi che Washington inviava in ogni paese quali consiglieri sul miglior uso dei fondi Marshall e controllori dell’impiego di questi.
Francia ed Inghilterra ne usciranno totalmente ridimensionati nella loro agibilità in politica estera ed interna a favore degli Usa.
Già la crisi del 1948 interviene ad allentare la pressione Usa sull’Europa, la rivoluzione cinese del 1949 e il disperato tentativo di porre un argine in Asia spingere gli Usa all’offensiva in Corea. Gli Usa si trovano così a dover dividere le forze in Europa ed in Asia e nel corso degli anni Cinquanta anche in Africa ed in America Latina.
Questo determina l’allentamento della pressione sull’Europa, consentendo timidissimi passi europei: la CECA, ossia il Trattato istitutivo della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, aprile 1951.
La CECA che è ancora dentro il GATT, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e Bretton Woods, ma è già anche uno spiraglio per uno sviluppo diverso.
Gli anni successivi: 1951-1955 vedono una forte accelerazione di questo processo che sfocia nella costituzione della Cee, dell’Euratom.
Il processo europeo nasce con il Piano Schuman ed il Trattato per il Carbone, o CECA, a cui seguirà il Trattato istitutivo della Cee firmato da sei Paesi: Italia, Francia, Germania, Benelux ( Olanda, Belgio, Lussemburgo ).
La CECA è il tratto che istituisce un mercato comune dei prodotti carbosiderurgici sottoponendoli ai poteri di controllo e di interventi dell’organismo Alta Autorità che il Trattato prevede.
Il Trattato, relativamente ai prodotti carbosiderurgici, prevede l’abolizione dei dazi doganali tra i paesi membri, ma non l’introduzione di un dazio doganale esterno comune, così da avere una “ zona di libero scambio” e non una unione doganale. Agli stati membri è fatto divieto di imporre restrizioni quantitative all’importazione e di concedere sovvenzioni alle imprese oltre che mettere in atto pratiche discriminatorie tra produttori, compratori o utilizzatori di prodotti carbosiderurgici e pratiche rivolte alla spartizione di mercati.
La CECA istituisce un organismo soprannazionale, ossia con capacità di prendere decisioni valide per tutti gli stati membri con la costituzione dell’Alta Autorità, che viene costituita da membri scelti in base alle loro specifiche competenze e indipendenti dallo Stato di appartenenza e con una autonomia finanziaria.
A parte la quota dei singoli stati, si finanzia con prelievi sulle imprese carbosiderurgiche, acquisendo così una podestà impositiva, di natura fiscale, all’interno di ciascun stato membro.
La CECA costituisce la struttura base, sulla cui scia verranno costruite ed istituite tutte le altre e la cui costituzione agisce da stimolo e propedeutico a tutte le scelte successive di ampliamento fino all’attuale Unione Europea, Unione Monetaria Europea.
La sua struttura, che sarà ricalcata in toto da tutte le altre è questa:
1. Alta Autorità composta da persone nominate in base alla loro specifica conoscenza e quindi non dipendenti dallo Stato di appartenenza ed è organo decisionale;
2. Consiglio Speciale dei Ministri costituito dai rappresentanti degli stati membri; ed è organo consultivo/vincolante;
3. Assemblea Comune a composizione parlamentare nominata dalla maggioranza dei Parlamenti ed è organo di controllo politico sull’Alta Autorità: può emettere mozioni di sfiducia ma non ha alcun potere legislativo e decisionale;
4. Corte di Giustizia.
L’Alta Autorità evolverà nel tempo nella Commissione della Comunità Europea;
il Consiglio evolverà nel Consiglio Europeo costituito da Capi di Stato e Presidenti del Consiglio e quindi costituito da membri del governo dei paesi membri;
l’Assemblea Comune evolverà nel Parlamento:
tutti, nella loro evoluzione, manterranno sempre le stesse caratteristiche e funzioni, muteranno i termini e gli àmbiti di competenza.
Dopo questa rapida incursione sulla futura Unione Europea, torniamo alla Ceca.
La Ceca richiedendo un mercato comune sia pure limitato ai prodotti carbosiderurgici pone in pieno il problema dell’estensione di tale mercato a tutti gli altri prodotti e merci nel periodo 1951-1956 si costruiscono le strutture e si fa, per così dire, la via alla CEE, ossia alla Comunità Economica Europea, che sarà costituita con il Trattato di Parigi, firmato il 25. marzo. 1957 ed entrato in vigore il 1. gennaio. 1958.
La crisi mediorientale della metà degli anni Cinquanta, spinge ad estendere l’àmbito della cooperazione tra i sei stati anche ai prodotti energetici ed alla ricerca scientifica, di qui la costituzione assieme alla CEE dell’EURATOM, ossia della Comunità Europea Energia Atomica.
L’Euratom prevede la realizzazione di un mercato comune di prodotti ed attrezzature diversi dalle “ materie fissili” ( minerali e combustibili nucleari ), la libera circolazione all’interno e tariffa doganale esterna: ricalca la CECA. Per la particolare natura delle “ materie fissili” il trattato prevede la costituzione di una Agenzia di Approvvigionamento, attraverso la quale devono passare tutte le operazioni di acquisto e vendita. L’Euratom prevede anche centri comuni di ricerca negli stati membri, Ispra in Italia e disciplina il regime di scambio, la circolazione e la protezione dal punto di vista della proprietà industriale dei risultati di tale ricerca.
Dopo la firma dei trattati che istituiscono la Cee, ossia a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, il processo subisce un rallentamento, fino a configurarne un arresto, per riprendere con ritmo frenetico a partire dall’inizio degli anni Ottanta ed in specie dal 1985, come l’aveva avuto tra il 1950-1956.
Il periodo febbrile va dal 1985 al 1993 e segnatamente: 1989-1992.
Gli anni Settanta vedono unicamente iniziative in campo strettamente monetario e per giunta naufragate.
L’intera evoluzione del processo europeo, le sue accelerazioni frenetiche e le sue pesanti stasi, possono essere comprese solo entro il corso degli eventi mondiali.
Il periodo 1956 – 1969 vede una forte supremazia statunitense e quindi un rallentamento europeo.
Il periodo 1969 – 1973 vede la crisi della supremazia statunitense fino alla sconfitta del Vietnam ed in tutto il sud-est asiatico, unitamente al dilagare delle vittorie delle lotte dei popoli d’Asia, Africa ed America Latina, un ruolo diverso dell’O.N.U. per la presenza attiva dei popoli, e quindi la fine degli accordi di Bretton Woods del predominio del dollaro, ecc. Contestualmente le lotte dei popoli coloniali e lo sviluppo della lotta di classe nelle cittadelle dell’imperialismo impongono un blocco attorno agli Usa, anche se all’interno di tale blocco i paesi europei lavorano per sfiancare gli USA e liberarsi dai vincoli pesanti che avevano dovuto subire nel periodo 1942 – 1959.
Il 1971 è l’anno della rottura degli accordi di Bretton Woods di qui la necessità di una difesa comune monetaria europea contro il pericolo di un pesante drenaggio verso gli Usa di capitali e risorse. Va ricordato qui che il dollaro era sopravvalutato, ad un valore reale di 380-400lire italiane corrispondeva un cambio di 630-650lire, la cui differenza andava in sostegno alle spese militari USA.
La crisi culmina nel 1973. Sul piano internazionale l’O.N.U. vedeva sempre più una presenza forte degli Stati e dei popoli e la rottura del controllo Usa. La parola d’ordine è allora: “ Nuovo Ordine Economico Internazionale” e le forze del proletariato, pur la grave scissione nel Movimento Comunista Internazionale, vedono una sostanziale egemonia ed in grado di esercitare notevoli pressioni.
Inoltre la diversificazione monetaria, che si ha dopo il crollo di Bretton Woods, è anche determinata dalla necessità di avviare politiche di “ welfare”, ossia politiche di raffreddamento dello scontro sociale, che assorbirà una parte notevole del plusvalore prodotto.
Il periodo 1968 – 1976 costituisce il periodo di più acuto scontro interimperialistico, il punto più basso.
Da qui ricomincia la salita.
Essa è costituita dalla strategia di assalto al proletariato mondiale ed al campo socialista: è a far data del 1976 che si dà inizio a quella che verrà chiamata “ rivoluzione scientifica e tecnologica” e che sarà la guerra al proletariato tramite le macchine, ossia l’uso delle macchina contro la lotta di classe del proletariato[8].
Il periodo 1988 – 1992: Consiglio d’Europa di Hannover ( giugno 1988 ) – Maastricht ( 9-10.dicembre. 1991 ) vede una forte iperattività europeista, il cui scopo è in vista dell’89, ossia è il posizionamento dei gruppi monopolistici per la spartizione del bottino.
La successiva attività è segnata dalla necessità di sfruttare le posizioni di vantaggio acquisite nei confronti del proletariato, conquistare nuovi spazi e territori nel campo del proletariato, respingendo indietro, facendo arretrare, cioè, il proletariato dalle posizioni conquistate nel periodo 1955 – 1976.
L’attività principale diviene la speculazione finanziaria e la guerra al salario.
Il periodo 1998-2002 è l’inizio della discesa, che si aggrava negli anni successivi.
La frenesia “ costituzionalista” è solo fumo negli occhi per scaricare altrove la crisi del processo ed in occasione delle routinarie elezioni europee, a scadenza di “ mandato”.
L’allargamento a 25 paesi, dati i paesi, non comporta una qualche sostanziale modifica in seno europeo, l’unico momento “ eversivo” potrebbe essere costituito dalla Russia. Essa copre il problema di una Difesa e di una politica estera comuni in opposizione al blocco Usa-Gran Bretagna, rispetto ai problemi della 1a e 2a guerra balcanica, la 1a guerra afgana, la 1a, 2a, 3a guerra irachena, il vuoto di scelte e la violenta lotta interna copre il grave stallo nel quale si trova il processo europeo.
La crisi economica di sovrapproduzione non viene attenuata dall’espansione dei mercati e la sottomissione al mercato capitalistico dell’area dell’Europa orientale. La crisi si manifesta ben presto già nel 1994 e si aggrava negli anni a venire: 1996-97 fino alla situazione dei primi anni 2000 la crisi dei fondi pensione, dei fondi gestiti, di Erron, Parmalat, Cirio, ecc. ecc.
Il periodo 1956 – 1981 è coperto da rapporti e relazioni senza alcuna consequenzialità, segnano cioè la sostanziale stasi del processo:
Rapporto Fouchet del 1961, propone l’istituzionalizzare la cooperazione politica;
Rapporto Davignon del 1970, necessità di una unificazione politica per una politica estera comune;
Rapporto Werner, del 1971, predisposto sulla base del Vertice dell’Aja, che traccia un piano per la realizzazione di una unione economica monetaria entro il 1980. Nel frattempo sulla base della crisi statunitense e la rottura degli accordi di Bretton Woods nel 1972 gli Stati membri decidono l’istituzione del cosiddetto serpente monetario, che prevedeva la possibilità di fluttuazione reciproca delle loro monete entro una banda del 2,25%. Non dura neppure due anni: alla prima difficoltà Danimarca prima, seguita poi da Irlanda, Gran Bretagna, Francia, Italia ne uscirono, decretando così la fine.
Bisognerà aspettare il dicembre 1978 perché venga ripreso il rapporto Werner con l’istituzione del Sistema Monetario Europeo ( SME ) e la nascita dell’ECU, a cui prontamente l’Inghilterra non aderirà e l’Italia prima vi aderisce con ritardo per poi uscirne nel 1992.
Lo stesso ECU non era che una unità di calcolo ottenuta tenendo in considerazione i tassi di cambio di volta in volta reciprocamente in vigore all’interno di un determinato “ paniere” di monete.
Rapporto Copenaghen del 1973, che amplia il rapporto Davignon;
Rapporto Tinderman del 1976, che traccia le linee di una unione europea e prospetta le due velocità;
Rapporto dei Tre Saggi del 1979 di nessun rilievo;
Rapporto Gensher – Colombo del 1981 che sviluppa alcuni principi di cooperazione contro gli schemi della diplomazia tradizionale;
Rapporto Spinelli del 1984, costituisce una proposta di Trattato di Unione Europea approvato a maggioranza;
Rapporto Dooge del 1985 che neutralizza i tratti più incisivi del rapporto Spinelli. Esso in realtà rende parzialmente accettabile quello di Spinelli da parte dei Governi.
Contiene la proposta di convocare una conferenza intergovernativa che prepari il Trattato sull’Unione Europea. Questa proposta viene votata al Consiglio d’Europa di Milano nel giugno 1985 ma ottiene i voti contrari di Gran Bretagna, Grecia e Danimarca e quindi votata a maggioranza. In quella sede approva il Libro Bianco elaborato dalla Commissione Europea, alla cui guida nel gennaio era sopravvenuto Delors.
Si elencano qui tutti i provvedimenti che avrebbero dovuto essere emanati per la realizzazione del mercato interno, insieme alle date di emanazione in modo da rispettare la scadenza del 31. dicembre. 1992 per l’entrata in vigore del mercato interno.
I lavori della conferenza intergovernativa si svolgono con rapidità, si giunge nel febbraio 1986 a firmare l’Atto Unico Europeo ( A. U. E. ) dopo neppure sette mesi. Esso segna un passo in avanti giacché oltre ad indicare delle linee per una politica estera e di sicurezza comune ( PESC ), introduce il concetto di Unione Europea ed individua nel Consiglio Europeo lo strumento attraverso cui l’Unione Europea opera, congiuntamente a questo si introducono delle innovazioni istituzionali circa il criterio di votazione, le procedure di consultazione ed il conferimento di nuove competenze esecutive alla Commissione.
Adesso l’intero processo subisce una forte accelerazione.
La realizzazione del mercato interno previsti dall’AUE procede spedita e si estende alla circolazione dei capitali, che la direttiva del Consiglio del 1988 liberalizza.
Il Consiglio Europeo di Hannover, giugno 1988, dà mandato ad un comitato guidato da Delors di predisporre un progetto di unione economica e monetaria.
Rapporto Delors del giugno 1989 che indica il raggiungimento della moneta unica e di un sistema monetario europeo e la costituzione della Banca Centrale Europea in tre tappe:
la prima consolidare il coordinamento già in corso delle politiche economiche e monetarie nazionali,
la seconda la nascita della BCE,
la terza la nascita della moneta unica europea.
Il processo iniziato nel 1989 si concluderà nel 2002, dopo cioè tredici anni.
Nel giugno 1989 il Consiglio d’Europa di Maastricht fissa la data del 1. luglio. 1990 l’inizio della prima tappa, unitamente convoca due conferenze intergovernative con il compito di predisporre un testo di trattato:
1. unione politica europea,
2. unione economica europea.
I lavori delle due conferenze intergovernative procedono speditamente.
Si giunge, così, al Consiglio Europeo di Maastricht del 9.10-dicembre. 1991 ed il 7. febbraio. 1992, dopo appena due mesi, si giunge al Trattato di Maastricht, febbraio 1992.
Il Trattato di Maastricht si articola su “ tre pilastri”[9], con esso si vuole indicare un punto fondante su cui si viene poi a costruire tutta una struttura ed indica al tempo stesso un punto chiave, un “ pilastro”, appunto:
1. Disposizione dei trattati istitutivi delle tre Comunità ( Ceca, CEE, Euratom ), che vengono sottoposti alle decisioni della Corte di Giustizia;
2. Disposizione relativa alla politica estera,
3. Disposizione relativa la cooperazione per la giustizia e affari interni,
questi due altri punti, invece, vengono sottratti a qualsiasi controllo comunitario ed affidati alla normale prassi diplomatica, ossia dei rappresentanti dei governi degli stati membri.
Il Parlamento non viene in alcun modo citato o preso in alcuna considerazione.
Vengono inoltre istituiti nuovi organi quali il Comitato delle Regioni, l’Istituto Monetario Europeo ( IME ) e la Banca Centrale Europea ( BCE ).
Per i punti 2 e 3 il Consiglio Europeo di Corfù, 24-25.giugno. 1994, nomina un “ gruppo di riflessione” con il compito di formulare proposte per la Conferenza Intergovernativa di revisione del Trattato di Maastricht. Questa conferenza si apre a Torino il 19. marzo. 1996, ossia due anni dopo Corfù, ed i cui lavori si concludono nel giugno 1997, ossia un anno e tre mesi dopo l’apertura, si giunge così al Trattato di Amsterdam, ratificato dall’Italia il 16. giugno. 1998 ed entrato in vigore dopo un altro anno, ossia nel maggio 1999.
Il Consiglio d’Europa di Corfù del 1994 vede chiusi i suoi lavori dopo cinque anni!
La macchina europea si è fermata a Corfù, questo dato occorre leggerlo entro il più generale movimento della crisi capitalistica e del movimento delle classi e dell’evoluzione post ’89.
Muore a Corfù l’Unione Europea.
Il Trattato di Amsterdam contiene un Titolo VIII[10] Sull’Occupazione ( articoli 125 – 130 ).
Questo comporta l’ampliamento dei poteri di iniziativa della Commissione relativamente alle nuove politiche comunitarie.
Costituisce, cioè, il Quartier Generale della borghesia monopolistica nella sua guerra al salario a livello europeo e qui trova, e subito, l’unità della sua classe.
Ma siamo oramai al 1999![11]
L’Unione Europea che sin dal primo momento si è caratterizzata unicamente ed esclusivamente come unità economica dei capitali, processo di concentrazione monopolistica e guerra al proletariato, giunge in maledetto ritardo agli appuntamenti. Giunge alla decisione di procedere ad una unità monetaria dopo l’89 e le prime decisioni, Corfù, avvengono quando già iniziano a manifestarsi i segni della crisi capitalistica, che l’89 aveva cercato di risolvere e che invece si esponenziano, l’approdo all’Euro è già la possente ripresa del movimento di classe del proletariato in Italia ed In Europa e nel mondo, coincide con Dohar e l’opposizione dei popoli all’egemonismo euro-statunitense dell’O.N.U., in piena crisi dell’O.N.U., in piena crisi delle contraddizioni interimperialista che vede opposto da un lato il “ blocco” anglo-statunitense e quello franco-tedesco sulla questione dell’Iraq e tutta il processo di lacerazione anche all’interno di ciascun blocco: la Germania che si accoda, la Francia che cerca un suo spazio in Africa, l’Inghilterra che sostiene gli Usa ma con difficoltà sempre crescenti interne: i bei tempi della 1a e 2a guerra balcanica sono tramontati, mentre la guerra commerciale Usa-Europa si fa violenta: il controllo del medio-oriente, Israele ed Iraq, è tutto contro l’Europa è tutto contro il processo europeo. Sarebbe dovuta giungere all’89 già con l’euro e la BCE, per essere così in grado di sfruttare meglio le occasioni della spartizione del bottino dei paesi dell’Est, consentire un qualche vantaggio alle masse popolari e poi vivere di quel fumo negli occhi, ed invece….!
Ciascun paese imperialista europeo, invece, si preoccupa unicamente di rastrellare tutto quello che singolarmente può a danno di tutti gli altri ed ostacola il processo di unità europea così facendo aggrava l’anarchia capitalistica ed accelera la crisi, oltre a presentarsi diviso e debole nei confronti degli Usa. Quando la crisi inizia a manifestarsi, crisi dei mercati asiatici del 1993-94, non se ne preoccupa più di tanto, avvia un processo ma con distacco, ma poi dinanzi all’innalzarsi dello scontro di classe cerca di accelerare, ma oramai è tardi, troppo tardi, maledettamente tardi.
La Cee si trova dinanzi a questo bivio:
o evolve verso una struttura federale e questo comporta la necessità di una diversa struttura statuale, una nuova regionalizzazione dell’Europa ed una evoluzione del Parlamento e del Governo Europeo;
oppure muore giacché le scelte fatte in àmbito di mercato comune si disgregano, agiscono da feroce acutizzazione delle contraddizioni interimperialistiche con l’incalzare della crisi imperialista e dello scontro con gli Usa. La struttura del mercato comune e dell’euro con il procedere della crisi costituiscono autentiche camicie di forza per paesi come Francia e Germania che cercano di svincolarsi e di avere una propria politica e presenza nei Balcani e nel centro Europa, oltre che in Africa ed in Asia; quella struttura dei mercati e della moneta impedisce di scaricare la crisi sui paesi europei più deboli, impedisce di fare quadrato ciascuno con la sua propria ex area – area del marco ed area del franco – per cui l’euro diviene unicamente espressione del difficile e caotico equilibrio franco-tedesco. Ma questo non li mette al riparo dall’assalto Usa che tende sempre più ad utilizzare i suoi punti di forza: tecnologia, armi e risorse per mantenere i suoi mercati a spese dei paesi imperialisti europei e nemmeno dagli assalti della Gran Bretagna. L’instabile situazione nei Balcani è aggravata dall’ancor più instabile situazione nella Russia meridionale ed in Afganistan congiuntamente all’instabile situazione dei paesi rivieraschi del mediterraneo. Mentre sino agli anni Settanta il movimento Iran-Iraq-Libia era tenuto separato da quello Israelo-palestinese adesso costituiscono una saldatura pericolosissima per l’intero campo imperialista nella misura in cui questa situazione balcanica-mediterraneo si coniuga con quella più generale di opposizione dei popoli alla supremazia euro-statunitense come Domar e Dohar stanno ad indicare. Le contraddizioni interimperialistiche agiscono da acceleratore ai movimenti dei popoli ed il proletariato, congiuntamente alla crisi capitalistica che non trova soluzione possibile alcuna, date le caratteristiche diverse da quella del 1929-1933[12].
In realtà la situazione dell’Unione Europea è ben più drammatica, essa si trova in un maledetto cul de sac:
avanti non può andare sia perché avanti c’è lo scontro con gli Usa e sia per le contraddizioni interimperialistiche europee di cui si è detto; indietro non può tornare, si è speso troppo su tale unità europea presso le rispettive popolazioni ed il prezzo da pagare sarebbe troppo alto, oltre al fatto che il processo di concentrazione monopolistico europeo è andato troppo avanti per poter innestare la retromarcia.
Indietro non può tornare perché permane il motivo di fondo che aveva dato avvio a tale processo negli anni 1945-1955, ossia il proletariato e la guerra al socialismo ed il tornare indietro significa aprire paurosa falle che porterebbero la borghesia imperialista europea alla disgregazione ed al collasso.
Può unicamente proseguire sulla strada di Europa dei capitali e della finanza e Quartier generale nella guerra contro il proletariato.
Lo scritto di V.I. Lenin, Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa, si rivela così eccellente analisi, autentica sentenza di cassazione!
[1] Rimandiamo qui al lavoro dell’Istituto “ La crisi del 1929 – 1933”, che deve essere andata a vedere per una comprensione di tutto il ragionamento che segue.
[2] Questo testo è di fondamentale importanza, se non lo si padroneggia in maniera sicura diviene impossibile seguire tutto il ragionamento che qui si viene a sviluppare. I fatti hanno confermato appieno l’analisi scientifica di Lenin, che in quanto tale, essendo confermata e verificata dai fatti, viene posta a base di tutta l’analisi. Il testo di Lenin può essere richiesto a istcom@libero.it
[3] Lenin, Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa.
Inoltre. Il tema è stato trattato, da diversa angolazione, dall’Istituto in” Lo sviluppo scientifico e tecnologico ed i problemi nuovi della Scienza della Politica.”, anche questo testo deve essere andato a rivedere nella parte specifico allo Stato, le regioni transfrontaliere, ecc.
[4] Karl Marx – Friedrich Engels, Il Manifesto del Partito Comunista.
Rimandiamo qui alla prima lezione sul 1° Capitolo del Manifesto tenuta dall’Istituto.
Per la comprensione dell’intero movimento delle classi che influenza, predetermina il processo, questa prima lezione deve essere padroneggiata. Anche questa può essere richiesta a istcom@libero.it
[5] Rimandiamo qui all’importante testo di Antonio Gramsci, Americanismo e Fordismo
Il PIL, ossia la capacità di produzione, passa da 100 a 213,6 miliardi di $.
I finanziamenti alla ricerca scientifica passano a 74milioni nel 1940 a 1,5miliardi di $ nel 1945.
In agricoltura furono messi a coltivazione 30milioni di acri in più ed i redditi da attività agricola passarono da 9miliardi nel 1940 a 22,5miliardi di $ nel 1945. La conseguenza fu che furono pagate ipoteche e debiti vari contratti nel periodo di crisi e introdotti nuovi sistemi di produzione con l’uso intensivo di macchine e fertilizzanti.
Questo determina un’autentica rivoluzione agraria con una crescita della produttività di oltre il 25% in quattro anni.
La guerra, cioè, proietta gli Usa ad un livello tale che non può più tornare indietro; la inchioda a quel livello di produzione raggiunto, a quel livello della riproduzione allargata. E’ il suo vantaggio ed al tempo stesso il suo limite mortale.
[7] Rinviamo qui alla monografia “ Scissione Sindacale”.
[8] Rimandiamo qui al primo volume del “ Capitale” e segnatamente al cap. 13 lì dove si parla di Ure e del suo libro.
[9] Questa è la terminologia che viene usata nei trattati e nelle trattazioni di atti e documenti dell’Unione Europea.
[10] Il termine “ Titolo” nei Trattati o nelle leggi sta per “ Capitolo”.
[11] Ovviamente qui sono presupposti, e rimandiamo, i lavori interni dell’Istituto sull’analisi delle classi, il 1 ed il 2 Congresso e tutta l’analisi dell’Istituto del periodo 1992-2002. E’ opportuno che tali lavori i quadri vadano a rivederseli.
[12] Rimandiamo qui alla monografia sulla crisi del 1929-1933