www.resistenze.org - pensiero resistente - dibattito teorico - 14-02-22 - n. 817

I comunisti e l'UE

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Dicembre 2021

Echanges Communistes n.1 *, Dicembre 2021, La rivoluzione socialista e la questione dell'Unione Europea

I comunisti e l'UE (Prima parte) Seconda parte:

Imperialismo francese nell'UE

La perdita dell'impero coloniale fu concomitante con un profondo riorientamento della politica dell'imperialismo francese. Nel 1950, metà della popolazione francese viveva ancora in zone rurali. La legge della centralizzazione e concentrazione del capitale agiva meno attivamente che in altri stati imperialisti. La pregnanza dell'impero coloniale favorì le tendenze usurarie a scapito dei grandi monopoli industriali. L'esistenza di un forte contingente di piccole e medie imprese patrimoniali era la traduzione dei freni oggettivi alla legge della concentrazione. La Quinta Repubblica fu il regime che (giunto a maturità) produsse le conseguenze dello sviluppo capitalista ma accelerandone la concentrazione dei monopoli. Il potere gollista adottò una costituzione reazionaria su tutta la linea. Il governo gollista usò le leggi di funzionamento della fase imperialista per "modernizzare" l'economia francese. I cambiamenti sono stati rapidi e persino brutali:

sul fronte interno, una classica politica di capitalismo monopolistico di stato, con un forte intervento statale per favorire il processo di accumulazione del capitale utilizzando denaro pubblico. Questa politica fu accompagnata dall'inizio dell'attacco alle conquiste sociali della Resistenza;

sul piano internazionale, De Gaulle sostituì il vecchio colonialismo, che si stava incrinando ovunque, con un'abile e demagogica politica di neo-colonialismo (semicolonialismo). In Africa e nel Medio Oriente gli stati erano formalmente indipendenti, ma totalmente dipendenti economicamente, con la formazione in Africa della zona del Franco CFA [Franco delle Colonie Francesi d'Africa], una zona di penetrazione e dominazione dell'imperialismo francese che persiste ancora oggi e mostra persino segni di rafforzamento;

lo sviluppo di una zona di libero scambio nell'Europa occidentale in alleanza con l'imperialismo tedesco, allo scopo di competere con l'imperialismo americano e britannico, ovvero il "Mercato comune" (Europa dei 6);

la promozione di un'Europa forte sotto la guida dell'imperialismo francese sulla base del suo monopolio nucleare militare, la chiusura delle basi USA in Francia, il ritiro dalla catena di comando della NATO.

Il riavvicinamento con l'URSS di Khrushchev (non senza mire golliste su "l'Europa dall'Atlantico agli Urali"), con la Cina di Mao e con alcuni stati del Terzo Mondo guidati dalla borghesia nazionale, le maggiori contraddizioni con Washington e Londra (entro certi limiti la Francia non si ritirò dal Patto Atlantico), attivarono una corrente nazionalista e revisionista nel PCF. Questo vero "gollismo-comunismo" si manifesterà più volte nel PCF di Marchais. È il riflesso della sopravvivenza nel movimento operaio di vecchie tendenze nazionaliste, concilianti con l'imperialismo francese. Sul piano sociale, la volontà di integrare le burocrazie operaie fu condotta con abilità e pazienza dal capitale, confortato dall'ascesa dell'opportunismo, dalla concessione di diversi vantaggi e sinecure.

Il riorientamento gollista della politica imperialista francese fu poi significativamente modificato dai suoi successori: Pompidou, Giscard, Mitterrand, che lavorarono per un avvicinamento con Londra e Washington (apertura del Mercato comune, CEE, Atto unico, poi UE e reintegrazione progressiva nella NATO). Negli anni '70 fu inaugurata una "politica di nicchia", basata sulla condivisione dell'Europa con l'imperialismo tedesco, con la Francia che liquidava le sue industrie tradizionali (perdita di 1,9 milioni di posti di lavoro nella metallurgia e nell'acciaio) per concentrarsi sull'aeronautica, sul complesso militare-industriale o su settori in rapida crescita come banche e assicurazioni, l'industria dei beni di lusso e il turismo. Negli anni '70, la crisi del capitalismo monopolistico di stato e la tendenza a schierarsi con l'asse anglo-americano, che si riflette nell'entrata della Gran Bretagna nel Mercato comune e nell'avvicinamento alla NATO, divennero evidenti.

Sotto la Quinta Repubblica il potere si è altamente centralizzato intorno al Presidente della Repubblica. Questo tratto caratteristico ha continuato a crescere fino all'onnipotenza di Macron. Questa eredità della monarchia favorisce l'applicazione diretta delle direttive dei monopoli. Ministri e consiglieri d'amministrazione passano da una posizione all'altra in questi organismi, confermando ampiamente l'analisi marxista-leninista del meccanismo unico di monopoli e potere, con lo stato capitalista subordinato ai grandi gruppi. La reazione ha perseguito ostinatamente un doppio programma in via di completamento: liquidazione delle conquiste sociali e delle libertà democratiche borghesi ottenute dalla resistenza armata antifascista. Macron è stato scelto per accelerare il recupero di una certa arretratezza dello sfruttamento capitalista in Francia.

La politica di nicchia scelta dall'imperialismo francese ha portato alla comparsa di potenti monopoli internazionali. Nel 2006, erano 10 i monopoli francesi tra i primi 100 super monopoli, 6 nel 2020 e i posti sono in gran parte occupati dai monopoli cinesi in entrata. Con 31 dei 500 gruppi più grandi al mondo nel 2020 (28 nel 2017), la Francia è al quarto posto nella classifica Fortune Global 500, dietro a Stati Uniti, Cina e Giappone, ma davanti a Germania e Regno Unito. Parigi è la terza città al mondo con il maggior numero di sedi dei 500 più importanti gruppi mondiali dopo Tokyo e Pechino.

Tuttavia, la maggior parte delle grandi aziende francesi di oggi erano già grandi aziende trent'anni fa e il rinnovamento è lento a venire. Nel 2008, la classifica dei primi 20 monopoli francesi è un'illustrazione di questa politica di nicchia, basata su una stretta specializzazione piuttosto che sulle necessità globali del paese. Banche e assicurazioni, edilizia e lavori pubblici, petrolio, industria automobilistica in una certa misura, aeronautica e industria del lusso sono i settori in cui il capitalismo francese è più "competitivo". Se prendiamo in considerazione i 200 super monopoli mondiali più importanti, si aggiungono alla lista le aziende del complesso militare-industriale, dell'industria agroalimentare, dell'energia e dei trasporti e persino dei prodotti farmaceutici. Spesso questi monopoli francesi sono leader mondiali nel loro campo.

Un'altra caratteristica dei super monopoli francesi è che la maggior parte dei loro profitti deriva da investimenti diretti all'estero (IDE, esportazioni di capitale). Questo sottolinea il carattere rapace e predatorio del capitalismo francese. Solo il Regno Unito e il Canada hanno rapporti di "stock di investimenti diretti esteri su PIL" più alti dei monopoli francesi. Gli IDE sono inoltre massicciamente concentrati sulle privatizzazioni in altri paesi (controllo di elettricità, acqua, trasporti, infrastrutture). I monopoli "nazionali" sono quindi tra i campioni imperialisti della delocalizzazione, del trasferimento accelerato del lavoro vivo alle officine del "Terzo Mondo". Il capitale industriale in Francia è sempre stato prudente. La ricerca di super profitti per certi monopoli "meno competitivi" in Francia spinge alcuni di loro a stabilirsi maggiormente dove il prezzo della forza lavoro è più basso. Lo stato monopolista sta spingendo per fusioni strategiche con aziende straniere o francesi per dare maggiore impatto alla penetrazione del mercato mondiale.

Durante la pandemia di COVID, i monopoli francesi hanno continuato a guadagnare nuove posizioni: assorbimento di Bombardier da parte di Alsthom, divenuto leader mondiale, di Tiffany da parte di LVMH, la fusione Peugeot-Fiat, l'acquisizione di GE Nuclear (General Electric) da parte di EDF, P3G Group e Alsapan diventate Alpagroup, la fallita fusione Carrefour-Couche Tard (Canada) non è stata avallata dallo stato francese, che non vedeva un beneficio abbastanza forte per il suo monopolio (...), Air Liquide che rafforza la sua posizione in Sudafrica, Orano che compra il ramo nucleare di Daher, Sanofi che compra Translate (specialista americana dell'RNA messaggero), ecc. Naturalmente non è una strada a senso unico e anche i monopoli in altri paesi stanno guadagnando posizioni e mercati. Ma il bilancio recente è positivo per la Francia.

Inoltre ci sono state vendite record di armi (Caesar, C55, Rafale, navi, caccia multiruolo SCAF [Système de combat aérien du futur], ecc.). Nel periodo 2015-2020, rispetto al 2005-2010, la Francia è cresciuta del 44% (!) sul mercato delle esportazioni, a differenza della Gran Bretagna, per esempio, che cede il 27% della sua quota di mercato militare. Anche la questione dei sottomarini è più controversa di quanto i media francesi vorrebbero farci credere (si veda il nostro contributo su questo argomento sul nostro sito nazionale o sul canale televisivo).

Il capitale finanziario (fusione di capitale industriale e bancario) "esagonale" [francese] ha anche uno dei più bassi (o il più basso a seconda del periodo) tassi di investimento nazionale rispetto a tutti i paesi capitalisti sviluppati. L'oligarchia finanziaria francese (la frazione dirigente della borghesia nella fase imperialista) è sempre alla ricerca di un profitto non solo massimizzato, ma immediato. Questo va a scapito della produzione in Francia. Infatti, con l'imperialismo, il solo capitale industriale, se non si fondesse fino in fondo con il capitale bancario per estrarne tutte le sue parti, non potrebbe rendere onnipotenti i monopoli.

La Germania è effettivamente in (relativo) ritardo nel capitalismo finanziario e nei profitti del capitalismo speculativo, ed è invece il contrario per la Francia. Il capitalismo monopolistico francese ha un carattere duplice: predatorio e rapace sul piano internazionale, ma dipendente, in Francia, dal capitale americano, tedesco, giapponese e cinese. Da questa dualità dobbiamo trarre conclusioni politiche strategiche:

a) La borghesia francese non è vittima della dominazione di altri imperialismi. È deliberatamente che, ricercando il massimo profitto, cerca di salvare certi investimenti in Francia, cedendo certi settori ai suoi rivali, e di assicurarsi il massimo profitto in paesi dove la legislazione del lavoro è ancora più favorevole al capitale;

b) Gli interessi di classe della borghesia monopolistica francese non solo sono contrari agli interessi di classe dei lavoratori, ma anche allo sviluppo del paese.

Sono giunte a maturazione le condizioni oggettive perché il proletariato cacci la borghesia dal potere economico e politico e stabilisca un nuovo modo di produzione - il comunismo, con la tappa del socialismo. Il capitalismo francese è all'avanguardia dell'imperialismo più aggressivo. Le multinazionali francesi, impossessandosi del mercato produttivo dei paesi dominati, permetteranno all'imperialismo francese di fare la sua parte nella lotta per la ripartizione del mondo all'interno del cartello europeo e anche in concorrenza con le altre unioni imperialiste dell'UE. I settori borghesi e la classe capitalista ignorano volontariamente l'interesse del paese, che assimilano più esattamente ai loro ristretti interessi di classe.

Il nostro Partito non crede quindi che le alleanze di classe da costruire per il proletariato di Francia consistano nel radunarsi con certi settori borghesi "patriottici", bensì con i lavoratori dei paesi oppressi dal nostro stesso imperialismo. Altre organizzazioni politiche praticano il nichilismo nazionale denunciato da Lenin e Stalin e rifiutano la lotta di classe contro le delocalizzazioni e l'indebolimento delle capacità produttive in Francia, cosa che allo stesso tempo indebolisce le basi oggettive della rivoluzione proletaria nel nostro paese.

Nell'UE, la Francia contende e dunque condivide la leadership con la Germania, in un gioco di altalena e appoggiata agli altri imperialismi, britannico, americano, russo, cinese, a seconda delle necessità, riguardo la strategia dei monopoli. Può contare sul suo status di dominio marittimo più grande del mondo (recentemente aumentato per includere i fondali marini) e sulle sue numerose basi e posizioni militari.

Il peso dell'imperialismo francese si riflette anche nel fatto che i suoi rappresentanti come Lagarde (dopo 8 anni passati a capo del FMI), ora presidente della BCE, prima di lei Lamy (WTO) e Strauss-Kahn (FMI), hanno guidato questi organismi attuando aggiustamenti strutturali che impoveriscono il proletariato e i piccoli contadini di tutto il mondo. Non dimentichiamo, per i più famosi, i Delors, Barnier, o Breton, ex ministro, presidente-direttore generale di ATOS e oggi commissario europeo responsabile del mercato interno, della politica industriale, del turismo, del digitale, dell'audiovisivo, della difesa e dello spazio... Nel 2018, la ricchezza combinata dei 500 individui più ricchi di Francia rappresenta quasi il 30% del PIL del Paese. Questa quota è in forte aumento, dato che nel 2009 era ancora solo il 10%; nel 2020, Bernard Arnaud è la seconda persona più ricca del mondo (ed è stato addirittura il primo per alcuni mesi nel 2021); la Francia sta battendo i suoi record per il numero di miliardari e milionari.

La base materiale dell'imperialismo francese sta nello sfruttamento dei lavoratori in Francia e in altri paesi. Il semi-colonialismo favorisce la realizzazione del massimo profitto, il blocco di classe intorno all'oligarchia finanziaria, con gli strati borghesi non monopolisti e alcune frazioni popolari attraverso la leadership riformista. I fatti dimostrano che Macron vuole rilanciare e rinvigorire l'imperialismo francese per fargli svolgere un ruolo maggiore (sostegno rafforzato ai monopoli, legge di programmazione militare aggressiva), con alleanze specifiche e variabili, compresi i cinesi, nella continuità della coppia franco-tedesca (con tutte le sue contraddizioni e lotte per l'egemonia) allineandosi sotto la bandiera del "capitalismo verde".

La lotta contro l'UE, i compiti dei comunisti

Contro l'UE, il compito dei comunisti rivoluzionari deve essere innanzitutto quello di prendere le distanze dal consenso generale, difendere le rivendicazioni sociali, i servizi pubblici, i diritti democratici, la sovranità nazionale, di lottare contro le chiusure aziendali sollevando la questione della proprietà privata, di opporsi ai progetti (e all'avvio della loro realizzazione) di un esercito europeo, pericoloso per i popoli d'Europa e del "Terzo Mondo".

Contro l'UE, i comunisti devono contribuire alla creazione di un ampio blocco popolare delle forze del lavoro e della cultura sotto la direzione della classe operaia per esigere dalla Francia la rottura con l'UE, contro la "costruzione europea", senza rinunciare alle lotte internazionali con i partiti e i popoli fratelli per la dissoluzione dell'UE, cartello internazionale di briganti imperialisti. Il nostro partito ha fatto proposte in questo senso, che sono state ben accolte dall'ICE (Iniziativa Comunista Europea, che raggruppa 29 partiti o organizzazioni in Europa) di cui siamo membri.

È quindi necessario combattere il punto di vista neo-kautskista, influente nel PCF e nei partiti trotskisti, secondo il quale esiste un solo "Impero USA", l'unico stato veramente imperialista del mondo, contro il quale "dobbiamo unirci con certe altre unioni o stati capitalisti" come la Russia, la Cina o anche l'UE! Questa è la strada per nuovi tradimenti, come nel 1914. I marxisti-leninisti di Francia devono combattere il sistema imperialista mondiale e gli stati che lo compongono. L'imperialismo statunitense, anche indebolito dalla sua crisi, rimane potente e il principale fattore di guerre contro i popoli che auspicano uno sviluppo indipendente. Tuttavia, gli stati dell'UE, inclusa la Francia, raggruppati nella NATO ma che agiscono anche in "maniera indipendente", sono potenti sfruttatori internazionali con forti tradizioni guerrafondaie e militariste.

Dobbiamo stringere alleanze di classe (come ci insegnano Lenin e Stalin) contro lo stesso avversario imperialista, con i popoli lavoratori dei paesi oppressi dall'imperialismo francese, elaborare una strategia comune, anche con i proletariati dei paesi dell'UE. Il compito storico del proletariato di Francia e dei comunisti è rovesciare il capitalismo nel nostro paese. Non dobbiamo rompere uno degli strumenti del nostro nemico, ma il nemico stesso. Quindi dobbiamo lottare contro chi invoca argomentazioni non materialiste del tipo: "Il governo esegue ordini stranieri" o "Sono al servizio dei tedeschi", "Gli stranieri ci governano", "Siamo sotto occupazione", "La Francia è diventata un protettorato", "Abbiamo perso la sovranità nazionale", ecc.

Nel movimento operaio e popolare dobbiamo combattere coloro che ingannano il popolo, perché distorcono la realtà e propongono soluzioni superate nel quadro del capitalismo. I rapporti di dipendenza e interdipendenza descritti sopra non saranno aboliti nel quadro dell'umanizzazione delle "unioni imperialiste" o con più "democrazia" nelle istituzioni europee o con "una semplice uscita con più sovranità", ma attraverso il disimpegno dei paesi da queste unioni, la loro dissoluzione, l'instaurazione del potere della classe operaia, la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, la pianificazione centrale democratica e il controllo operaio dell'economia, attraverso il socialismo verso il comunismo!

In uno stato imperialista come il nostro, il concetto di "borghesia nazionale" come vittima del saccheggio imperialista non funziona. Sulla scia dei monopoli, molte piccole e medie imprese hanno un mercato europeo o addirittura mondiale, o sono subappaltatori dei monopoli. Anche questa è una delle mutazioni del capitalismo dal 1945. Oggi la Francia non è occupata, la borghesia monopolista è uno dei pilastri del sistema imperialista mondiale, uno dei promotori dell'UE, un partecipante attivo nella NATO, i dirigenti borghesi francesi dirigono o hanno diretto recentemente diversi organismi imperialisti internazionali: BCE, FMI, OMC. L'imperialismo francese è quindi un oppressore internazionale dei popoli!

I compiti nazionali contemporanei di riconquista della piena sovranità e del diritto fondamentale a un libero percorso di sviluppo fanno parte della lotta contro l'imperialismo e per il socialismo; sono subordinati ad essa. Cioè saranno risolti dalla lotta per un cambiamento rivoluzionario del modo di produzione. Il nostro Partito non fa le barricate per sapere se la rottura con l'UE sarà prima, durante o dopo il processo rivoluzionario.

Per il nostro Partito, la vera alternativa all'UE non è una Francia capitalista "indipendente", che non assolve il compito storico di porre fine al capitalismo in Francia (e nemmeno si avvicinerebbe a questo obiettivo perché potrebbe portare a una "union sacrée"), ma la Rivoluzione socialista. Per il nostro Partito, se dobbiamo strappare tatticamente alcuni strati non monopolistici all'influenza dell'oligarchia finanziaria, l'obiettivo immediato è sviluppare oggi il fattore soggettivo senza il quale la Rivoluzione è impossibile, cioè la costruzione e il rafforzamento del Partito, la consapevolezza rivoluzionaria della classe operaia e delle masse.

Ma questo non è l'argomento centrale di questo primo numero di "Echanges Communistes" [Scambi Comunisti]. Il rifiuto dei diktat dell'UE, ad esempio, può scatenare lotte immediate. Per rifiuto dei diktat intendiamo, per esempio, denunciare la "sussidiarietà" e la priorità data alla legislazione europea, rifiutare il neo-liberalismo, sostenere il diritto fondamentale di ogni popolo a decidere liberamente i percorsi del proprio sviluppo. Il compito dei comunisti, secondo noi, è trovare direttrici di lotta comuni con tutti coloro che si sono opposti al progetto liberticida del Trattato costituzionale europeo, dimostrando che l'UE è una struttura imperialista, che non può servire come quadro per il progresso sociale e democratico, ricordando in ogni circostanza il nostro obiettivo di rompere e disfare questo accordo imperialista antisociale e antipopolare, anche se questo obiettivo non è attualmente compreso dalla maggioranza.

L'azione per la rottura comincia con l'appoggio e l'innesco delle lotte dei lavoratori che si oppongono in pratica alle direttive dell'UE, anche se rimangono prigionieri delle illusioni sull'"Europa sociale": difendere le lotte (anche quelle illegali) di pescatori, contadini, ferrovieri e utenti che si oppongono alla deregolamentazione e alla fine dei servizi pubblici, lavoratori che si oppongono a delocalizzazioni o chiusure, collegando la loro lotta alla necessità di far luce sulla natura del capitalismo, sulla vera politica dell'UE. La politica dell'UE appare quindi per quello che è, non come l'incarnazione di un "ideale europeo", ma come l'applicazione delle direttive e delle richieste dei grandi gruppi del capitale finanziario, rese vincolanti e legali in ogni paese dai vari trattati europei. I lavoratori devono agire nei paesi dell'UE, attraverso lotte contro i diktat di Bruxelles e contro l'austerità, per far pagare alla borghesia monopolista la sua crisi e i suoi debiti nella prospettiva di rompere con l'UE e del socialismo.

Il movimento operaio deve lottare su due fronti, per questo stesso motivo di classe, intorno al rifiuto dei diktat dell'UE:

a) contro la tendenza del PCF, della "sinistra della sinistra" e delle organizzazioni trotskiste a sostenere il quadro dell'UE come luogo di trasformazioni sociali e democratiche, tendenza che pone il movimento popolare sotto la bandiera del cartello degli stati imperialisti d'Europa;

b) contro la tendenza nazionalista che, scollegando la lotta anti-UE dalla lotta per il socialismo e l'orientamento di classe, può spingere il movimento popolare sotto la bandiera del social-chauvinismo. Si subordina la questione sociale (la rivoluzione) alla questione nazionale. Questa è la differenza con la situazione nel 1940. I lavoratori devono impegnarsi in lotte molteplici contro l'UE, lo strumento di dominio e oppressione dei monopoli di ogni paese europeo, e il giusto percorso rivoluzionario anti-UE è quello della lotta permanente fino alla rottura con questo organismo reazionario diretto contro il movimento operaio e contro il "socialismo in Europa" (come previsto da Lenin).

Conclusione

Lenin aveva ragione a prevedere che gli Stati Uniti d'Europa sarebbero stati impossibili o reazionari, impossibili senza il dominio completo, schiacciante e totale di un imperialismo sugli altri. Siamo per il superamento rivoluzionario delle nazioni nel quadro del socialismo mondiale, sulla base della realizzazione preliminare di tutte le potenzialità nazionali. L'umanità entrerà allora nella fase della mondializzazione comunista, dove le frontiere e i pregiudizi nazionali saranno completamente obsoleti. Niente è ancora deciso, i popoli possono mandare l'UE e il suo polo imperialista nella pattumiera della storia.

Il cambiamento rivoluzionario in Francia sarà socialista. Questo è oggettivamente necessario. Il fatto che oggi l'equilibrio delle forze sia negativo, che ci sia un ritardo nel fattore soggettivo, non cambia il carattere della rivoluzione. Le forze motrici della rivoluzione socialista saranno la classe operaia come forza dirigente, il semi-proletariato, gli strati popolari urbani oppressi del settore indipendente, gli intellettuali progressisti e i contadini poveri.

Il PCRF, in condizioni non rivoluzionarie, dedica le sue forze alla preparazione del fattore soggettivo. Le difficoltà della nostra lotta sono grandi, la pressione borghese e opportunista è forte. Ma i comunisti sono obbligati a mostrare grande resistenza e determinazione nel difendere la visione del mondo marxista-leninista, a svolgere un po' meglio ogni giorno un ruolo di primo piano nelle lotte proletarie, nella lotta antimonopolista-anticapitalista, a cercare di ottenere, in tutte le condizioni, la connessione tra le attività quotidiane e la lotta per il potere proletario rivoluzionario.

Note:

*) Echanges Communistes n.1
Page 4: Union Européenne et révolution socialiste,  Rassemblement communiste (RC)
Page 9: Brexit, Frexit, sortie de l'UE: Un regard communiste, Association Nationale des Communistes (ANC)
Page 12: De la signification révolutionnaire de la dialectique du «Frexit progressiste» et du Socialisme, Pôle de Renaissance Communiste en France (PRCF)
Page 16: Les communistes face à l'UE, Parti Communiste Révolutionnaire de France (PCRF)


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