www.resistenze.org
- pensiero resistente - editoriali - 14-06-11 - n. 368
Il Centro di Cultura e Documentazione Popolare si unisce al cordoglio per la scomparsa di Ludo Martens.
Attraverso le parole di Adriana Chiaia, vogliamo onorare la figura di un grande dirigente comunista: con il suo lavoro e studio ci ha resi tutti più forti nella battaglia per la verità storica, contro il revisionismo, per il socialismo.
In ricordo di Ludo Martens
a cura di Adriana Chiaia, della redazione della Casa editrice Zambon
giugno 2011
* * *
«Sono stato antistalinista convinto dall’età di diciassette anni. L’idea di un attentato contro Stalin occupava i miei pensieri e i miei sentimenti. Abbiamo studiato la possibilità “teorica” di un attentato. Siamo passati alla preparazione pratica.»
«Se mi avessero condannato a morte nel 1939, questa decisione sarebbe stata giusta. Avevo concepito il piano di uccidere Stalin e questo era un crimine, non è vero?
Quando Stalin era ancora in vita, avevo una diversa visione delle cose, ma ora che posso avere una visione d’insieme di questo secolo, dico: Stalin è stato la più grande personalità del nostro secolo, il più grande genio politico. Assumere un atteggiamento scientifico nei confronti di un personaggio è cosa diversa dal manifestare un’opinione personale.»
Aleksandr Zinov’ev, 1993 *
Premessa
di Ludo Martens
«Che un celebre dissidente sovietico, residente nella Germania “unificata”, un uomo che nella sua gioventù aveva spinto l’antistalinismo al punto di preparare un attentato terroristico contro Stalin, che ha riempito dei volumi per esporre tutte le malvagità che pensava sulla politica staliniana, che un simile uomo si senta obbligato, nella sua vecchiaia, a rendere omaggio a Stalin, ecco qualcosa che fa riflettere.
Molte persone che si proclamano comuniste non hanno dato prova di altrettanto coraggio. In effetti, non è facile alzare la propria debole voce contro l’uragano della propaganda antistalinista.
D’altra parte un buon numero di comunisti si sente fortemente a disagio su questo terreno. Tutto quello che i nemici del comunismo avevano affermato per trentacinque anni, è stato confermato da Chruščëv nel 1956. Da allora l’unanimità nella condanna di Stalin, che va dai nazisti ai trockijsti, e dal tandem Kissinger-Brzezinski al duo Chruščëv-Gorbačëv, sembra imporsi come prova della verità. Difendere l’opera storica di Stalin e del Partito Bolscevico diventa impensabile, diventa una cosa mostruosa. E molte persone, che si oppongono senza esitazioni all’anarchia micidiale del capitalismo mondiale, si sono piegate davanti all’intimidazione.
Oggi la constatazione della follia distruttiva che si è impadronita dell’Unione Sovietica, con gli strascichi di carestia, disoccupazione, criminalità, miseria, corruzione, aperta dittatura e guerre interetniche, ha portato un uomo come Zinov’ev a rimettere in discussione i pregiudizi radicati in lui fino dall’adolescenza.
Senza dubbio, coloro che vogliono difendere gli ideali del socialismo e del comunismo, dovrebbero almeno fare altrettanto. Tutte le organizzazioni comuniste e rivoluzionarie in tutto il mondo sentiranno l’obbligo di riesaminare le opinioni e i giudizi che esse hanno formulato sull’opera di Stalin dopo il 1956. Nessuno può sottrarsi a questa evidenza: quando, dopo trentacinque anni di denunce virulente dello “stalinismo”, Gorbačëv aveva realmente eliminato tutte le realizzazioni di Stalin, si è constatato che Lenin era diventato di colpo “persona non grata” in Unione Sovietica. Seppellendo Stalin, anche il leninismo è stato sotterrato.
Riscoprire la verità rivoluzionaria sul periodo dei pionieri è un compito collettivo che compete a tutti i comunisti del mondo. Questa verità rivoluzionaria scaturirà dal confronto delle fonti, delle testimonianze e delle analisi. Il contributo dei marxisti-leninisti sovietici che possono, essi soltanto, aver accesso a certe fonti e testimonianze, sarà di capitale importanza. Tuttavia, essi oggi devono lavorare in condizioni particolarmente difficili.
Pubblichiamo le nostre analisi e riflessioni sull’argomento con il titolo Un autre regard sur Staline. La classe il cui interesse fondamentale consiste nel mantenere il sistema di sfruttamento e di oppressione ci impone quotidianamente il suo punto di vista su Stalin. Adottare un altro punto di vista su Stalin significa guardare il personaggio storico di Stalin con gli occhi della classe opposta, quella degli sfruttati e degli oppressi.
Questo libro non è concepito come una biografia di Stalin. Il suo scopo è di affrontare gli attacchi contro Stalin ai quali siamo più abituati: il “testamento di Lenin”, la collettivizzazione imposta, la burocrazia soffocante, lo sterminio della vecchia guardia bolscevica, le grandi purghe, l’industrializzazione forzata, la collusione di Stalin con Hitler, la sua incompetenza nella guerra, eccetera. Noi ci siamo proposti di smontare alcune “grandi verità” su Stalin, quelle che sono riassunte migliaia di volte in alcune frasi sui giornali, nei libri di storia, nelle interviste e che sono, per così dire, entrate nel subcosciente.
“Ma com’è possibile – ci diceva un amico – difendere un uomo come Stalin?”
C’erano stupore e indignazione nella sua domanda. Mi ricordava quello che mi aveva detto alcuni giorni prima un vecchio operaio comunista. Mi parlava del 1956, quando Chruščëv aveva letto il suo famoso rapporto segreto. Questo fatto aveva provocato dei dibattiti burrascosi all’interno del Partito Comunista. Nel corso di uno di questi alterchi, una donna anziana, comunista, appartenente ad una famiglia ebrea comunista, che aveva perduto due figli durante la guerra e la cui famiglia era stata sterminata in Polonia, aveva gridato:
“Ma come potremmo non sostenere Stalin, colui che ha costruito il socialismo, colui che ha sconfitto il nazismo, colui che ha incarnato tutte le nostre speranze?”
Nella tempesta ideologica che irrompeva sul mondo, a cui altri avevano ceduto, quella donna restava fedele alla rivoluzione. E per questa ragione aveva un altro punto di vista su Stalin. Una nuova generazione di comunisti condivide il suo punto di vista.»
* * *
Così, nella sua premessa, Ludo Martens presentava i contenuti e le finalità del suo libro Un autre regard sur Staline, pubblicato dalle edizioni EPO nel 1993 e nel 1994 (seconda edizione).
Il libro ha avuto larga diffusione ed è stato stampato nelle lingue inglese, tedesca, neerlandese, ceca, araba, portoghese e greca.
La casa editrice Zambon ne ha pubblicato nel 2005 e nel 2006 (seconda edizione) la traduzione in lingua italiana e nel 2006 in quella spagnola.
Nella nostra prefazione scrivevamo:
«… Per affrontare e approfondire ognuno dei temi sopra citati, l’autore si serve di una vastissima documentazione, presentando le testimonianze e i punti di vista dei sostenitori della politica della maggioranza del Partito (e quindi di Stalin), degli oppositori interni al partito, dei nemici del socialismo, di testimoni imparziali, e di coloro che, pur non condividendo gli ideali e le pratiche del sistema socialista, ne riconoscevano onestamente i successi. Indiscutibile quindi la rigorosità della sua ricerca storica. A questa qualità Ludo Martens unisce la passione della sua militanza comunista, apertamente rivendicata. Polemico e sarcastico nei confronti dei nemici di classe, non conosce lo stile distaccato, “leggero” e auto-ironico che sembra diventato indispensabile per chi si avventura in argomenti così seri e “spinosi”; anzi i suoi punti esclamativi dimostrano la sua indignazione, sottolineano il suo coinvolgimento. A tratti troppo didascalico? Qualcuno se ne lamenta. Noi crediamo invece che, in questi tempi di sguaiato clamore televisivo, di frenetica navigazione in Internet, di sincopato linguaggio degli SMS, non sia così male che qualcuno metta il rallentatore e, con qualche sottolineatura, induca a soffermarsi, a riflettere su tematiche tanto importanti e complesse.»
Sono qui messe in risalto le qualità di rigoroso storico e di militante comunista, convinto sostenitore della causa del socialismo e del comunismo di Ludo Martens, del quale lamentiamo la scomparsa. Ma perché il nostro omaggio alla sua memoria non sia soltanto rituale, esso deve sostanziarsi nella nostra gratitudine per il seme che è stato gettato e nel nostro impegno a raccoglierne il testimone.
Siamo grati a Ludo Martens per averci dotato, con la sua opera, di un’arma di straordinaria efficacia per condurre la nostra lotta contro il revisionismo, in difesa dei principi del marxismo e del leninismo e delle realizzazioni del socialismo.
Ed è su questa strada che ci impegniamo a proseguire.
In un momento in cui il sistema capitalista si dibatte tentando di superare l’ennesima crisi economica strutturale dalla quale non sa uscire che scatenando guerre e distruzioni e, sull’altro fronte di classe, le masse lavoratrici e popolari in tutto il mondo si ribellano contro lo sfruttamento, la miseria, l’oppressione e l’ingiustizia, il nostro compito, più che mai necessario, accanto alla denuncia dei crimini dell’imperialismo, è quello di alzare la voce contro “l’uragano”, per dirla con Ludo Martens, della propaganda anticomunista.
La criminalizzazione del comunismo e del socialismo è diventata un’arma sempre più imprescindibile da parte delle classi dominanti per garantirsi il potere, un messaggio terroristico amplificato con l’aiuto dei revisionisti al loro servizio, istillato capillarmente nella coscienza delle masse perché non osino liberarsi dalle loro catene e dare l’assalto al cielo. Sembra a volte troppo arduo opporsi alla falsificazione, allo stravolgimento della storia che si serve di ogni mezzo di comunicazione, che tende a diventare senso comune, pregiudizio inconsapevole.
Eppure tutte le teorie della “fine della storia”, della “fine del comunismo” hanno i piedi d’argilla e non resistono al confronto con i fatti.
Già da un ventennio, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la caduta dei paesi socialisti europei, l’obiettivo di cancellare tutte le conquiste del socialismo e di restaurare il capitalismo, perseguito da Chruščëv con il suo “rapporto segreto”, e portato a termine da Gorbačëv, è stato raggiunto. Le condizioni di miseria, di decadimento sociale, di corruzione dei governi, di capitalismo sfrenato e di sfruttamento dei lavoratori di quei paesi dimostrano che è il revisionismo e non il socialismo che è fallito, e questa verità non c’è bisogno di dimostrarla alle loro popolazioni.
Ogni giorno i fatti smentiscono le teorie della superiorità del capitalismo e della democrazia borghese. Sempre più forte, tra gli sfruttati e gli oppressi si fa strada l’aspirazione ad “un mondo migliore”. Nei paesi ex socialisti la chiamano “nostalgia”, in quelli capitalisti “utopia”.
Nostro compito è ricordare che il capitalismo non è eterno, che costruire delle società basate sulla fratellanza dei popoli e sull’uguaglianza di tutti gli uomini, che hanno abolito lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non solo è stato possibile, ma ha permesso di conseguire traguardi inimmaginabili in tutti i campi: della produzione, della cultura, della salute, del benessere. È quindi fondamentale far conoscere l’esperienza dei paesi socialisti e documentare le loro conquiste, senza nascondere le immani difficoltà che essi hanno incontrato e superato e gli errori che hanno compiuto e corretto nella difficile fase del socialismo, transizione dal capitalismo al comunismo.
Il nostro impegno di lavoro qui sopra brevemente tratteggiato è il modo migliore di far vivere il ricordo di Ludo Martens e di tutti coloro che hanno aperto la strada.
Adriana Chiaia della redazione della Casa editrice Zambon
* Alexandre Zinoviev, Les confessions d’un homme en trop, Ed. Olivier Orban, 1990, pp. 104, 120. Interview Humo, 25 février 1993, pp. 48 – 49.
|
|
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
|