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- pensiero resistente - transizione - analisi e prospettive - 17-07-20 - n. 758
2 + 2 = 5. L'emulazione socialista in URSS
Paolo Selmi
Luglio 2020
Alcune domande
2+2=5: nonostante al di qua della cortina di ferro il termine "emulazione socialista" (социалистическое соревнование) fu spesso accompagnato da scherno e pernacchie di sottofondo, insieme ad accuse affatto velate di cottimismo e crumiraggio, si tratta, di una delle manifestazioni storiche, almeno nelle intenzioni di chi le promosse, ma a ben vedere non solo in "pensieri e parole", di quanto più prossimo a quel "movimento verso l'alto" oggetto di analisi preliminare in questo capitolo. Guardiamola, pertanto, un po' più da vicino. Il manifesto riprodotto qui sotto, risalente agli anni Trenta del secolo scorso intitolato L'aritmetica del contropiano produttivo e finanziario (Арифметика встерчного промфинплана) ci fornisce una buona base di partenza.
"2+2=5", fare in due bienni (1929-30 e 1931-32) ciò che è previsto in un quinquennio. Bene. Ma non sufficiente. "Più l'entusiasmo dei lavoratori" (Плюс энтузиазм рабочих), c'è scritto poco più sotto: nelle intenzioni del disegnatore, ciò che fa la differenza, l'uno mancante.
La domanda fondamentale, tuttavia, che giunge a me profano, è a monte… e ce n'est qu'un début di domande, salutari per noi che ci interroghiamo su come arrivare, ogni giorno, in cima e che lascio uscire, liberamente, dalla mente. Come si ottiene quell'1? Qual è quell'alchimia che lo fa sorgere? Solo quell'энтузиазм, titolo non a caso del capolavoro di Dziga Vertov datato 19301, leggi "dedizione incondizionata alla causa"?
Possiamo basarci su una società composta totalmente e perennemente da infervorati di entusiasmo missionario, nel vero senso della parola, 7/7 h24, per sortire questo effetto? In altre parole, 2+2=5 solo grazie a questo? o anche grazie a questo? Oppure, altra domanda che mi viene in mente: perché nel Giappone del kaizen (改善), dove non c'è il socialismo, 2+2=5 lo stesso? Con un meccanismo di partecipazione che, allo stesso tempo, ha retto alla prova del tempo e si muove su binari più consolidati? Peraltro, non senza aver creato un clima esasperatamente competitivo sin dall'infanzia, con un senso del collettivo estremamente distorto in senso corporativistico, peggio, clanistico, ed esercitando continuamente pressioni (e relativi effetti collaterali) sulla psiche di lavoratori capitalisticamente alienati?
Da questo, altra domanda: cosa differenzia un atteggiamento crumiro e cottimista da un atteggiamento apparentemente simile ma autenticamente socialista o, come da manuale, "autenticamente comunista nei confronti del lavoro"? Basta il cambio radicale di modo di produzione, ovvero solo il fatto che siamo noi i padroni dei macchinari e il prodotto è ricchezza sociale e immediatamente socializzata? Oppure il modo di produzione è condizione necessaria, ma non sufficiente?
Se vale quest'ultima ipotesi, una volta socializzati i mezzi di produzione e stilato il primo piano (e gli altri a seguire) quali debbono essere, in ultima analisi, i meccanismi da attivare in un ὄργᾰνον, un organon predefinito, per stimolare ormoni da un lato e anticorpi dall'altro, tali per cui 2+2 faccia sempre 5, sia nell'adrenalina del primo quinquennio che nei decenni successivi, in "tempo di pace", senza trasformarci per forza tutti in udarniki a tempo pieno e con orari e turni emergenziali?
Alcune risposte (e non-risposte), partendo dalla fine
Domande, come vedremo, a cui i sovietici tentarono - in modi e tempi diversi - di darsi risposta sin dalla presa del Palazzo d'Inverno. E a cui dettero risposte diverse.