www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 16-02-20 - n. 739

La svolta operaia. Il lavoro dei comunisti spagnoli nell'organizzazione della Classe Operaia

Armiche Carrillo (PCTE), Rivista Comunista Internazionale n.9 * | iccr.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

2019

1. La classe operaia come soggetto rivoluzionario

Il dominio a livello planetario del capitalismo come modo di produzione impone le sue regole di funzionamento a tutti i paesi del mondo. Per cui la contraddizione capitale-lavoro continua ad esser la parte essenziale sulla quale ruota il sistema di dominazione capitalista e l'ingranaggio di base che lo fa funzionare. E, di conseguenza, la lotta di classe continua a costituire il motore della storia nelle società capitaliste contemporanee.

Come Marx dimostrava più di un secolo fa, l'obiettivo del modo di produzione capitalista "non è solo produzione di merci, ma essenzialmente produzione di plusvalore".

Il passaggio del capitalismo nella sua fase imperialista non ha fatto altro che accentuare questa realtà. Periodicamente l'acuirsi delle contraddizioni interne proprie del modo di produzione scuote a tal punto l'intero sistema da rendere difficile o impossibile temporaneamente che si completi il ciclo di riproduzione allargata, intaccando, di conseguenza, il conseguimento del plusvalore da parte della borghesia. Ci troviamo allora di fronte ad una crisi di sovrapproduzione e accumulazione capitalista. La strategia della borghesia è sempre la stessa: lanciare un attacco generale contro la classe operaia.

In questa chiave, svalorizzare il ruolo della classe operaia nel modo di produzione, occultarne il carattere rivoluzionario e sminuirne il ruolo nella società, da l'alibi perfetto alla borghesia per giustificare il proprio attacco. Completano il circolo vizioso della manipolazione ideologica fomentandone la divisione per paese di discendenza o negando anche la sua stessa esistenza come classe.

Naturalmente, affinché questa strategia di manipolazione sia efficace deve presentarsi come il risultato naturale delle ricerche attuali. In questo compito, il contributo del postmodernismo è un ausilio teorico imprescindibile, promettendo di dotare i cosiddetti "nuovi soggetti" di un preciso quadro teorico, poiché il marxismo-leninismo, dicono, non risponde più alla nuova realtà.

Così la lotta contro il capitalismo non ha posto nell'agenda degli "attivisti sociali"  che condividono la negazione della classe operaia come soggetto rivoluzionario (o addirittura la sua esistenza) e che invece insistono in un oceano di lotte parziali con l'obiettivo di limitarsi a riforme che "rendono umano il capitalismo", la collocazione nel campo morale - e non sulle basi del modo di produzione in sè - dei "difetti" del sistema ("cattivi uomini d'affari", "politici disonesti") e, naturalmente, evidenziano che il Partito Comunista denuncia qualcosa di inutile e non necessario.

Una delle espressioni pratiche più reali nella sfera politica del postmodernismo è la nuova socialdemocrazia, emersa come il vero rappresentante di quella platea di "nuovi movimenti sociali" che promettono di cambiare tutto senza rischiare nulla.

Nel caso della Spagna, il partito PODEMOS ha capitalizzato meglio di qualsiasi altro attore politico l'insoddisfazione e la paura di proletarizzazione della piccola borghesia e degli strati medi (provenienti dall'intellettualità e liberi professionisti), che pensavano che la loro posizione sociale sarebbe stata permanente dopo l'ultimo ciclo ascendente del capitalismo spagnolo: la sua capacità di generare false illusioni all'interno della classe operaia e gli strati popolari ha influenzato, come pochi potevano, lo smantellamento delle lotte dei lavoratori, che avevano conosciuto momenti importanti fino all'emergere del Movimento 15-M e, successivamente, Podemos.

In questa situazione di riflusso nel movimento operaio e di debolezza del fattore soggettivo della lotta di classe, i compiti del Partito hanno un'importanza cruciale.
Gli elementi chiave su cui poggiano i nostri attuali compiti sono tre:
Centralizzazione, bolscevizzazione e svolta operaia costituiscono i mezzi fondamentali con cui la militanza del PCPE (PCTE) deve rafforzare il Partito.

Centralizzazione significa riportare il centralismo democratico come asse principale della vita del Partito e riprendere la strada giusta, la garanzia di una direzione unificata della lotta di classe.

Intendiamo la bolscevizzazione come "un attacco pianificato e implacabile a tutte le debolezze". La formazione e la specializzazione dei quadri, il rafforzamento del livello politico-ideologico dell'appartenenza, la pianificazione metodica del lavoro del Partito a tutti i livelli e la correzione delle debolezze organizzative sono le parti principali della bolscevizzazione del PCPE (PCTE).

Infine, la svolta operaia implica l'attuazione pratica di una strategia di lavoro politico che collega il Partito alla Classe e richiede che i militanti comunisti siano presenti non solo nelle lotte che la nostra classe conduce, ma anche nei sindacati; oltre a svelare la natura di classe di tutte le misure che il nostro nemico di classe mette sul tavolo, presupponendo che non vi sia spazio per la neutralità ideologica nella lotta di classe.

Progetto rivoluzionario, capacità di direzione e composizione di classe definiscono, quindi, la natura di classe del Partito Comunista che vogliamo diventare.

2. Eurocomunismo e movimento operaio

La sconfitta nella guerra nazional-rivoluzionaria (1936-1939) mise il movimento operaio spagnolo in un contesto di repressione molto forte contro la classe operaia e le sue organizzazioni.

La direzione del PCE capì che l'organizzazione del movimento operaio era essenziale per garantire la sopravvivenza del Partito stesso. Una risoluzione dell'UP del luglio 1939 poneva già l'attenzione sul pericolo d'isolamento del partito dalle masse se il "fascismo" fosse riuscito a "legare le masse lavoratrici e contadine e i giovani alle sue organizzazioni (sindacati e altre formazioni della Falange)".

Durante tutto questo periodo, il PCE presentò, sostanzialmente, due tattiche: la cosiddetta Opposizione Sindacale Operaia, (Oposición Sindical Obrera, OSO) e il rafforzamento delle Commissioni Operaie (successivamente CC.OO). L'OSO, che si iniziò a costruire dalla fine degli anni '50 sebbene si manifestò pubblicamente negli scioperi nelle Asturie nel 1962, ebbe la sua ragion d'essere nel tentativo di organizzare strutture permanenti che legassero i diversi Consigli di Fabbrica attraverso i rappresentanti sindacali e collegi, che non sempre venivano eletti dai lavoratori sul posto di lavoro. Le rivendicazioni specifiche di ciascun posto di lavoro avrebbero svolto il ruolo di bandiera per i lavoratori.

In pratica, l'OSO non ebbe grande successo nel movimento operaio perché non fu in grado di legare i lavoratori nei luoghi di lavoro alla propria struttura organizzativa.

Secondo una strategia analoga, per organizzare il movimento operaio, ma con una diversa attuazione pratica, furono modellate le Commissioni Operaie. In un primo momento, le Commissioni non erano altro che un gruppo di lavoratori eletti dai loro compagni come rappresentanti temporanei per contrattare con la controparte padronale su questioni riguardanti le condizioni di lavoro (salari, orario di lavoro…), lasciando fuori il Sindacato Verticale del Franchismo.

La differenza fondamentale tra le Commissioni e OSO era nella loro stessa composizione.

Mentre l'OSO si basava su rappresentanti sindacali e collegi, le Commissioni operaie nacquero dall'elezione diretta propria dei lavoratori in fabbrica. Quel legame immediato garantiva automaticamente un'autorità morale e politica davanti all'assemblea di fabbrica che spesso mancava ai rappresentanti sindacali e collegi.

Da questa premessa, l'orientamento tattico del PCE fu molto chiaro nei dieci anni seguenti: promuovere la partecipazione e l'elezione della componente comunista in queste Commissioni Operaie, fornire loro un carattere permanente, superando la sua origine temporanea, sfruttare quando possibile i limiti legali veramente ristretti delle leggi sul lavoro esistenti e, infine, renderli uno strumento di lotta politica in cui le semplici rivendicazioni economiche potessero arrivare insieme ad altre di natura politica.

Negli anni '60 le Commissioni Operaie si diffusero in tutto il paese, verificando, lungo il percorso della pratica, quanto fosse giusta questa proposta, al punto di avere una chiara egemonia nel movimento operaio da parte del PCE e delle CC.OO.

Questa situazione favorevole cambierà con il rafforzamento della corrente eurocomunista nella direzione del PCE. Con il 20° Congresso del PCUS, il PCE approva nel 1956 la cosiddetta Politica di Riconciliazione Nazionale (PRN) che, essenzialmente, intendeva definire un fronte democratico in cui non solo diverse organizzazioni che sostenevano di esser dei lavoratori (ad esempio le organizzazioni cattoliche) avevano un posto, ma anche di quel settore della borghesia che si opponeva al franchismo, fino addirittura ad offrire posto all'opposizione monarchica. In una risoluzione del CC del settembre 1957, le cosiddette Giornate di Riconciliazione Nazionale sono concepite "come la convergenza di cattolici, democratici cristiani di diverse tendenze, monarchici, liberali, repubblicani, nazionalisti, socialisti, cenetisti (sindacalisti anarchici, ndt) e comunisti".

Pertanto, l'aggregazione del PCE all'eurocomunismo ha significato il completamento di un lungo processo in cui la proposta rivoluzionaria del comunismo spagnolo fu sostituita da quella riformista e opportunista che cercava solo una sistemazione migliore in previsione della morte di Franco. Naturalmente, il cedimento del modello rivoluzionario ebbe effetti pratici nel lavoro militante nel movimento operaio sia nel PCE che nelle CC.OO. Dall'inizio della cosiddetta Transizione, il PCE ha esplicitamente rinunciato alla causa della lotta per la presa del potere politico anche se tale situazione rivoluzionaria si fosse creata in Spagna. In un documento del PCE del novembre 1975 (Franco è morto. I compiti del movimento operaio affinché scompaia anche il franchismo) si dice:

"Non poniamo ancora la lotta contro la classe capitalista in quanto tale. E questo deve esser molto chiaro se non vogliamo isolarci, se non vogliamo rompere quel fronte democratico che si sta realizzando; se non vogliamo saltare le tappe, se non vogliamo "Portogalizzare" il processo Spagnolo". Una strategia delle tappe si concretizzava in quel modo, che nella pratica significava un impegno interclassista lontano e opposto alla lotta per il potere, quindi il socialismo-comunismo scomparve dall'agenda del Partito.

L'abbandono della posizione rivoluzionaria a favore del classico opportunismo, la conseguente perdita di egemonia all'interno del movimento operaio e la cancellazione dell'unità sindacale accompagnarono il PCE nel Patto di Moncloa, siglato nell'ottobre 1977 tra UCD, PSOE e PCE stesso, che aveva come obiettivo ultimo garantire la stabilità del capitalismo in Spagna attraverso un diritto del lavoro favorevole ai datori di lavoro, la stagnazione o diminuzione dei salari e la disattivazione di quella mobilitazione dei lavoratori che avrebbe potuto mettere in discussione la nuova strutturazione della borghesia nell'esercizio della sua dittatura. In cambio il PCE ricevette una sorta di legittimità dalla borghesia. Dal momento in cui il PCE si sposta verso una posizione revisionista fornita dall'eurocomunismo, fu inevitabile che le CC.OO, la cui leadership apparteneva o era strettamente correlata all'eurocomunismo, finisse per esser inquinata dallo stesso revisionismo.

In questo contesto, il decennio degli anni '80 comportò all'interno del sindacato l'emergere di difficili discussioni ideologiche, che si traducevano inevitabilmente nella pratica sindacale. In poche parole, si svolse una discussione ideologica tra i consigli sindacali su quale doveva esser la natura del sindacato. Dopo una controversia alla quale parteciparono diversi leader sindacali, le CC.OO diedero il proprio sostegno all'accordo presentato dal governo dell'UDC di Adolfo Suárez, che portò la pratica sindacale verso il cosiddetto "consolidamento della democrazia".

La negazione della natura di classe della democrazia borghese e dell'essere una forma della dittatura del capitale significarono, ai fini pratici, di porre in modo permanente il sindacato sulla difensiva contro i datori di lavoro, per ridurre le aspirazioni della classe operaia e assumere la nuova strutturazione capitalista che si andava aprendo in Spagna in quegli anni come una struttura politica neutrale.

Pertanto, la fiducia in un patto sociale con la borghesia mutò l'orizzonte della rivoluzione socialista a favore della fede negli strumenti della democrazia borghese. Una ulteriore conseguenza è stato il disarmo ideologico di enormi sezioni della classe operaia, istruite al rispetto del quadro capitalista esistente come qualcosa di naturale e desiderabile.

Quelle tensioni si acuirono sempre più dal 1° Congresso delle CC.OO nel 1978 e soprattutto dal 2° (1981), quando le prevedibili conseguenze del Patto di Moncloa scossero le strutture sindacali e si palesarono con una netta diminuzione degli iscritti. In effetti, da 1.8 milioni del 1978, tre anni dopo, quando la classe operaia verificò sulla propria esperienza i risultati del tradimento degli accordi con il padronato gli iscritti si ridussero a 700.000.

Nel 1983, la firma dell'Accordo Interconfederale approvò i patti sociali con la borghesia come una strategia praticabile, cosa che assicurava che il 3° Congresso, tenutosi nel 1984, sarebbe stato molto duro. Come accadde, il congresso del 1984 vide una CC.OO divisa in diverse tendenze ideologiche. Da un lato, una maggioranza numerica ancora legata al PCE, un secondo gruppo che teneva ancora in alto le bandiere del marxismo-leninismo, legato al nascente Partito Comunista dei Popoli di Spagna, e altri gruppi di orientamento trotskista e affini, più o meno vicino alla Lega Comunista Rivoluzionaria, al Partito dei Lavoratori di Spagna e così via.

3. Controrivoluzione e movimento sindacale Spagnolo 

Naturalmente, anche le discussioni ideologiche all'interno delle CC.OO, che abbiamo precedentemente menzionato, hanno influenzato le sue relazioni esterne e già nel 1973, ci furono delle consultazioni con la Confederazione Europea dei Sindacati (CES), con orientamento prevalentemente socialdemocratico, per una possibile ammissione. Quell'ammissione alla fine ebbe luogo nel 1991, al contempo le CC.OO si ritirarono dalla Federazione Mondiale Sindacale (WFTU).

Il ritiro dalla WFTU significò la manifestazione dell'abbandono del progetto rivoluzionario da parte delle CC.OO, la cancellazione della società socialista come progetto di emancipazione socio-politica e il suo pieno inserimento nel nuovo modello del capitalismo in Spagna.

La nuova fase sarà segnata da allora dalla definitiva assimilazione del patto sociale - dialettica di controllo della mobilitazione, che sistematicamente si tradurrà in un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro per la classe operaia a favore degli interessi della borghesia.

Nel 1997, le Commissioni Operaie e l'Unione Generale dei Lavoratori (UGT) firmano un nuovo accordo, sostenuto dal governo, con il sindacato padronale, grazie al quale le aliquote sulla Previdenza Sociale aumentarono. Nel 2006 è stato raggiunto un nuovo accordo tra governo, datori di lavoro e sindacati che riducono il contributo aziendale per la disoccupazione.

Nel corso degli anni, la successiva crisi capitalista si è tradotta in un chiaro peggioramento delle condizioni di lavoro per la classe operaia, essendo i sindacati prigionieri delle dinamiche concertative, incapaci di frenare gli assalti della borghesia né, ancor meno, di sollevare un fronte continuo di lotta in grado di collocare la presa del potere politico nella sua agenda politica.

In questo quadro, il discredito dei sindacati ha creato il terreno fertile per la riduzione dell'affiliazione, per la frammentazione e la dispersione della classe operaia in una inaccettabile grande quantità di sigle sindacali, nessuna delle quali è in grado di unire l'insieme del movimento operaio.

4. Attuale situazione del movimento operaio e sindacale in Spagna

In questa situazione di debolezza del movimento operaio, arriva la crisi capitalista del 2008. La borghesia ne comprese ben presto la gravità tanto da temere che potesse diventare una crisi politica in grado di metter in discussione il dominio stesso del sistema capitalista in Spagna.

La sua risposta fu immediata. Da un lato, promosse una serie di misure economiche volte a compensare gli effetti della crisi subita dalla classe operaia e dall'insieme dei lavoratori. Dall'altro lato, lanciando un'offensiva feroce e spietata sia contro il sindacalismo che contro il ruolo chiave del movimento operaio, insistendo per evidenziare il ruolo della piccola e media borghesia, i cui obiettivi erano perfettamente integrabili nelle coordinate del dominio capitalista. Infine, per quanto riguarda il sistema politico con l'abdicazione del Re, forzata da una strategia volta a rinnovare l'immagine di una monarchia molto disprezzata, e con l'assimilazione di una parte delle rivendicazioni della nuova socialdemocrazia, innocue per il sistema dominante, che furono assunte direttamente dai partiti tradizionalmente rappresentativi della borghesia.

Dal governo del Partito Popolare (PP) furono promosse la privatizzazione dei servizi pubblici (come l'assistenza sanitaria e l'istruzione), la riduzione dei sussidi di disoccupazione e furono congelato salari e pensioni.

La riforma del lavoro del 2012 è stata particolarmente dannosa in quanto ha comportato, tra le altre misure, la conversione delle agenzie interinali in "agenzie di collocamento", la promozione di contratti usa e getta per la formazione e l'apprendistato, l'attuazione della flessibilità e della mobilità del lavoro o la facilitazione del licenziamento, approfondendo le linee guida approvate dalla precedente riforma del lavoro del 2010, approvate dal governo del socialista José Luis Rodríguez Zapatero.

Tuttavia l'obiettivo principale della riforma era senza dubbio quello di porre fine alla contrattazione collettiva, una delle armi di contrattazione essenziali della classe operaia con la borghesia. La modifica dell'art. 84 dello Statuto dei Lavoratori ha conferito, da allora, la priorità dell'applicazione degli accordi aziendali su quelli di settore, la comunità autonoma o l'accordo statale su questioni come le ore extra, pianificazione e distribuzione dell'orario lavorativo… allo stesso tempo, la cosiddetta "ultrattività" dei contratti cessava. La risposta del movimento operaio fu immediata. Un'enorme quantità di manifestazioni, diversi tipi di lotte e mobilitazioni in tutto lo Stato hanno sollevato la protesta dei lavoratori per uno sciopero generale, che infine venne indetto il 29 marzo.

Ma, nonostante il successo della convocazione dello sciopero generale, la smobilitazione avvenne rapidamente. Oltre la campagna di manipolazione permanente della borghesia, prevalse nei consigli sindacali l'opportunismo e la socialdemocrazia nonché l'influenza comunista molto limitata nel movimento operaio impedirono la lotta per raggiungere livelli più alti di organizzazione, diffusione e intensità, che infine venne diretta verso l'innocua via parlamentare con l'unico obiettivo di riformare la democrazia borghese.

Le mobilitazioni che durante gli ultimi mesi del governo Rajoy promettevano di esser l'inizio di una ripresa del movimento sindacale in fase crescente avevano tre caratteri principali: la lotta dei pensionati, con una serie di manifestazioni e azioni di lotta con significativa estensione e intensità in tutto lo Stato; la Giornata della Donna Lavoratrice che, a sua volta, ebbe un grande successo raggiungendo livelli probabilmente mai visti nel panorama spagnolo; la crescente richiesta di sciopero generale.

In uno scenario oscillante tra la possibilità di convocare elezioni anticipate o una particolarmente complessa brusca interruzione del PP, venne approvata la mozione di sfiducia che ha portato Pedro Sanchez, nuovo leader del PSOE, alla carica di primo ministro.

L'ingresso della socialdemocrazia tradizionale nel governo si manifesta in modo prevedibile. Una "politica dei gesti" (l'accoglienza della nave Acquarius o l'esumazione di Franco, ad esempio) con il doppio obiettivo di aumentare l'intenzione di voto per il PSOE prima delle successive elezioni e accordarsi con la nuova socialdemocrazia rappresentata da Podemos, come dimostra l'accordo di bilancio 2019 firmato da entrambe le forze politiche.

Ancora una volta, la tendenza crescente della mobilitazione dei lavoratori viene orientata verso il parlamentarismo, la riforma della democrazia borghese e cambiamenti di facciata che non toccano il sistema di dominazione.

5. La politica di svolta operaia

La politica di "svolta operaia" si basa su due fondamentali prerequisiti, comuni ad ogni partito comunista: in primo luogo, il Partito Comunista è un partito proletario, la cui natura di classe deriva dalla sua posizione ideologica, dagli obiettivi che persegue, dalla sua composizione di classe e dalla sua capacità di assumere la direzione nella prassi della classe lavoratrice; e in secondo luogo, senza una presenza organizzata e un'enorme influenza del Partito nella classe operaia, il compito rivoluzionario risulterebbe impossibile.

Nei dibattiti del nostro Congresso abbiamo concluso che laddove il Partito Comunista ha svolto un lavoro incessante e diretto con la classe operaia, il movimento operaio di quel paese ha guadagnato forza e, alla fine, il Partito stesso ne è uscito rafforzato, incorporando nuove forze rivoluzionarie nei suoi ranghi e diffondendo la sua influenza e capacità di direzione.

Da questo punto di partenza, il compito principale per ogni partito comunista è il lavoro diretto con la classe operaia dato che è lì che si trova la contraddizione capitale-lavoro, la base su cui poggia il modo di produzione capitalistico. In effetti, se il processo di estrazione del plusvalore è la ragion d'essere del capitalismo, deve esser quindi in quel luogo in cui bisogna concentrare lo sforzo militante.

Per anni, il movimento comunista in Spagna, PCPE compreso, gravato da tendenze di diverso tipo, non è stato in grado di svolgere un coerente lavoro politico nei confronti della classe operaia, scegliendo invece di compiere sforzi per lotte interclassiste che, sebbene fossero importanti, non portano con sé il seme rivoluzionario, in quanto non mettono in discussione il dominio del sistema capitalistico in sé, collocando la classe operaia di fatto in una posizione subordinata rispetto ad altre classi o settori sociali. Lavorando su queste basi, è impossibile lo sviluppo soggettivo rivoluzionario, poiché la lotta di massa rimane isolata dalle sue oggettive basi di classe.

La svolta operaia si traduce in tre aspetti: nella sfera ideologica, estendendo alla classe operaia i principi e le conoscenze del socialismo scientifico, con l'obiettivo dichiarato di garantire l'indipendenza ideologica della nostra classe; nella sfera politica, per svelare la natura di classe di ciascuna misura del governo e le proposte delle altre forze politiche e sociali, spogliandole dal loro falso travestimento, così come l'elaborazione delle nostre proposte politiche che difendono gli interessi della classe operaia; e in terzo luogo la sfera organizzativa che cerca di garantire la nostra presenza nei luoghi di lavoro e in particolare nei settori strategici della produzione attraverso una rigorosa pianificazione del lavoro di tutti gli organi del Partito, dal Comitato Centrale alle cellule.

Il lavoro nei sindacati è parte integrante della svolta operaia. Ma naturalmente non si limita all'affiliazione; piuttosto consiste nel lavoro di innalzamento della coscienza di classe, nello sforzo di unificare le lotte parziali e, quindi, nell'unità della classe operaia.

Questo cambiamento di focus significa concentrarsi sui luoghi di lavoro e i quartieri della classe operaia, e porterà una struttura organizzativa diversa, coerente con le basi di classe del capitalismo e la natura di classe del Partito: il passo da una struttura territoriale a un'altra il cui principio è fondato nella creazione di cellule nei luoghi di lavoro, aziende e aree industriali, sta già iniziando a produrre risultati con l'organizzazione di cellule in luoghi strategici, come l'aeroporto di Madrid-Barajas; settori di grande concentrazione di lavoratori, come i call center, l'aumento dell'azione militante in settori con una grande influenza nella classe lavoratrice, come i minatori o i settori sidero-metallurgici.

Il Partito, assumendo la centralità della contraddizione tra capitale e lavoro, deve esser in grado di organizzare in chiave leninista il proprio esercito della classe operaia, consapevole della necessità di attraversare lotte meramente riformiste. Il risoluto intervento della militanza comunista nelle lotte dei lavoratori, come il recente caso dello sciopero in Amazon - concluso con l'arresto da parte della polizia di un nostro compagno - o l'azione del Partito in difesa dei posti di lavoro in ALCOA costituiscono nuovi passi che rafforzano la natura di classe del nostro Partito e i suoi legami con la classe operaia, che avanzano la coscienza di classe e aumentano la prospettiva della sfida al capitalismo e il suo necessario rovesciamento rivoluzionario.

Come abbiamo affermato nel nostro ultimo Congresso, lottiamo per un paese per la classe operaia. In pratica questo significa preparare le condizioni che consentono la presa del potere politico, attuare la dittatura del proletariato e costruire il socialismo in Spagna. Questo compito è inconcepibile senza la svolta operaia che vogliamo mettere in pratica nel Partito.

6. Conclusione

In questo articolo abbiamo cercato di presentare diversi spunti che giustificano, a nostro giudizio, l'impegno strategico che abbiamo chiamato di svolta operaia.

Dichiariamo che la principale contraddizione nel modo di produzione capitalistico rimane la contraddizione tra lavoro e capitale. Di conseguenza, la classe operaia svolge il ruolo di soggetto rivoluzionario, che non esclude la possibilità di alleanze sociali con altre sezioni o strati della società sfruttati dal capitale, accumulando forze operaie e popolari nella prospettiva del superamento rivoluzionario.

In secondo luogo, l'analisi dell'esperienza del movimento comunista in Spagna e di altri partiti fratelli ci insegna la strategia di collegare direttamente il Partito con la classe operaia attraverso le Commissioni Operaie che furono ciò che permise non solo di impedire l'isolamento del Partito nel duro corso della dittatura franchista, ma anche di trasformare il PCE (e le CC.OO) nella forza egemone all'interno del movimento operaio.

In terzo luogo, abbiamo anche verificato che il ritiro delle posizioni marxiste-leniniste a favore del revisionismo significava la perdita della natura di classe del PCE e la rottura dell'egemonia acquisita nelle fabbriche. Quel ritiro ideologico inevitabilmente si tradusse nelle CC.OO. Le dure discussioni ideologiche che si svolsero nel sindacato negli anni '80 hanno portato all'adozione definitiva della dialettica della mobilitazione controllata dal patto sociale che, fino ad oggi, mantiene la classe operaia in una posizione difensiva contro la borghesia.

Infine, nel contesto di debolezza del movimento operaio e della perdita di identità di classe, il compito principale del PCPE (PCTE) consiste nei legami con la classe operaia attraverso la nostra presenza non solo nei conflitti dei lavoratori o nei sindacati, ma anche con la creazione di cellule nei luoghi di lavoro e fabbriche in tutto il paese.

Il passaggio da una struttura basata sul territorio ad una struttura basata sulla produzione ci consentirà di creare le condizioni necessarie per creare il nostro esercito della classe operaia che consentirà alla nostra classe di fare della Spagna un paese per la classe operaia.

*) Armiche Carrillo, segretario del Lavoro Ideologico del Comitato Centrale del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE)

Rivista comunista internazionale n.9
- Editorial article of the 9th issue of the "International Communist Review"
- WPI, The class struggle, the labour and trade union movement and the role of the communist parties
- TKP, The backbone of Leninist organization: workplace cells
- RCWP, Workers' democracy and taking power
- PCM, Political work among the working class and the labour and trade union movement, the experience of the Communist Party of Mexico
- KKE, On the work of the communists in the labour and trade union movement in Greece and in Europe and the need for its regroupment
- PCTE, Workers Shift. The Work of Spanish Communists to Organise the Working Class
- PCV, The PCV in the Labour and Trade Union Movement For the Triumph of Class-Consciousness in Venezuela
- PSP, Splintered proletariat. Bourgeois democracy against workers' solidarity
- NKPJ, Regarding the necessary participation of workers in the party and trade unions- bitter historical lessons for further organized struggle for socialism
- SMK, Working movement of Kazakhstan in the period of restoration of capitalism and in the conditions of bourgeois dictatorship
- PC(it), The Italian Working Class throughout the capitalistic crisis


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.