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A. Kollontaj - La dittatura del proletariato: l'organizzazione del lavoro

Alexandra Kollontaj | marxists.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

1921

Conferenze all'università Sverdlov sulla liberazione della donna (*)

X conferenza

La Guerra mondiale ha creato tutte le condizioni oggettive per la liberazione delle donne. Il loro lavoro è oggi un fattore importante dell'economia nazionale. La maggior parte delle donne in età lavorativa svolge un lavoro socialmente utile. Malgrado ciò all'interno del sistema capitalista borghese non è stato finora possibile realizzare la liberazione della donna.

Abbandoneremo ora l'universo del capitalismo e i suoi complessi problemi sociali, per studiare una forma statale finora sconosciuta, cioè la dittatura del proletariato. Nel nostro paese, la classe operaia si è levata e si è impadronita del potere. Ci occuperemo quindi della prima repubblica operaia.

Nella Russia rivoluzionaria, il potere dello Stato è nelle mani dei lavoratori. Per la prima volta nella storia, la classe operaia e contadina riesce ad abbattere la borghesia. Quest'ultima ha perso la sua autorità e i suoi privilegi.

In seno ai Consigli (Soviet), la borghesia non ha diritto di voto, perché non c'è più posto per i fannulloni e i briganti nella nostra repubblica operaia. La proprietà privata dei mezzi di produzione è stata eliminata, così come il commercio privato e l'accumulazione del capitale. Siamo riusciti a porre fine allo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo.

Il Partito comunista di Russia, PCR(b), avanguardia della classe operaia, ha proclamato la repubblica dei Soviet. La vita è stata profondamente modificata, il fondamento della classe borghese è stato scosso, il vecchio regime, distrutto e al suo posto costruiamo qualcosa di completamente nuovo.

Nei primi tre anni della nostra Rivoluzione abbiamo creato le condizioni per un nuovo modo di produzione. Il sistema economico socialista sostituisce il capitalismo, la proprietà privata e lo sfruttamento del lavoro salariato.

La grande industria, le miniere, i trasporti, le terre sono d'ora in poi di proprietà del popolo, amministrati in modo centrale dall'apparato dello Stato. Certo, il lavoro salariato esiste ancora, ma il plusvalore cessa di cadere nelle tasche di qualche imprenditore privato e viene ormai utilizzato per soddisfare le esigenze sociali: per lo sviluppo della produzione, la realizzazione di una nuova coscienza sociale e il rifornimento dell'Armata Rossa, di cui è impossibile fare a meno durante il periodo della dittatura rivoluzionaria del proletariato.

In seno ai propri organi amministrativi, il proletariato decide egli stesso della condotta da adottare per l'economia, pianifica la produzione e lo scambio e organizza la distribuzione dei beni di uso corrente secondo i bisogni del proletariato. Tutte queste grandiose iniziative sono ancora al primo stadio.
Finora nulla ha assunto una forma definitiva. In tutti i settori stiamo vivendo uno sviluppo accelerato. Attraverso la pratica rivoluzionaria, riusciamo ovunque a fare nuove esperienze e assistiamo costantemente al fiorire di nuove idee.

La classe operaia getta le fondamenta di un nuovo modo di produzione e si adopera per superare, distruggere gli ostacoli e le possibilità di sopravvivenza della società borghese, che potrebbero compromettere lo sviluppo delle forze produttive. Il compito principale di questa recente società è quello di spianare la strada a questo inedito modo di produzione. Naturalmente si tratta di un compito difficile e con pesanti responsabilità. Sotto gli occhi dell'intera umanità un'immensa collettività intraprende l'impresa di concentrare i propri sforzi e la propria volontà su un unico obiettivo: scuotere il capitalismo fin dalle sue fondamenta. Il sacrosanto principio della proprietà privata è ridotto in polvere. La borghesia si spaventa e si esilia precipitosamente all'estero per organizzare l'invasione armata contro gli schiavi ribelli e disubbidienti. La minaccia di guerra è permanente. Si segnalano quotidianamente sanguinosi incidenti alle frontiere. Al frastuono contrariato degli antichi possidenti risponde il grido vendicatore della nostra giovane generazione, che difende coraggiosamente il futuro.

Il mondo è inquieto. Il «pericolo rosso» si aggira. Il futuro è tinto di rosso: minaccioso per gli uni, liberatore per gli altri.

Il nuovo sistema economico della Russia è caratterizzato dalla pianificazione statale centralizzata della produzione e del consumo. Tutte le ricchezze della nazione sono quantificate statisticamente e ogni cittadino russo è registrato nella sua funzione di produttore e di consumatore. Il nostro modo di produzione non sopporta alcun tipo di disordine economico. Ignora la concorrenza, le crisi economiche e la disoccupazione, che prima era prevalsa allo stato endemico e ora, dal terzo anno della Rivoluzione, scompare. Non esiste già più manodopera disponibile, sarebbe più corretto parlare di penuria di manodopera.

Con l'eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione, ci siamo «sbarazzati» della classe dei parassiti che non producevano alcun lavoro utile per l'economia nazionale, ma si accontentavano di consumare. Ecco perché nella Russia sovietica operiamo secondo il principio: «Chi rifiuta di lavorare non deve neppure mangiare».

I proprietari che percepiscono un reddito senza lavorare o i disertori che abbandonano il lavoro, sono perseguiti secondo le leggi della nostra repubblica (Commissione straordinaria di lotta contro la controrivoluzione, la speculazione e il sabotaggio) (ndt Čeka). Lo Stato dei Soviet chiede a tutta la popolazione di compiere uno sforzo per soddisfare i bisogni più pressanti della nostra società. L'industria, totalmente distrutta dalla guerra e dalla cattiva amministrazione degli impiegati zaristi, deve essere rilevata. Inoltre, dobbiamo sostenere l'Armata Rossa, che difende la nostra Rivoluzione.

Naturalmente, nella nostra nuova società non c'è spazio neppure per i parassiti femminili - cioè le donne mantenute dal marito o dal loro amante o le prostitute di mestiere -, perché «Chi rifiuta di lavorare non deve neppure mangiare». Anche per questo la distribuzione dei beni di consumo è severamente regolamentata, soprattutto nelle città. Le razioni vengono distribuite solo a chi lavora. Grazie a questa politica economica (Nuova Economia politica), il rapporto tra i sessi è destinato a cambiare completamente. La donna non coccola più come un tempo suo marito, sostegno della famiglia e cessa di sottomettersi ai suoi desideri. È indipendente, si reca al lavoro, ha il suo libretto di lavoro personale e la sua carta di rifornimento (per approvvigionarsi delle razioni dei viveri e degli oggetti di uso corrente). L'uomo ha cessato di essere il capo famiglia, signore e padrone di casa. E come potrebbe essere altrimenti, se la donna possiede la sua carta di approvvigionamento, sulla quale i bambini sono menzionati?

La donna non dipende più da un padrone. Nella Russia sovietica, l'unico dirigente delle lavoratrici e dei lavoratori è l'Unione Sovietica. La partecipazione delle donne ai lavori di ricostruzione ha un significato essenziale per il nostro popolo, significato impossibile da raggiungere in una società capitalista borghese. Il sistema economico borghese si basa proprio sull'esistenza di cellule familiari private smembrate e sull'oppressione e la mancata emancipazione delle donne.

L'atto rivoluzionario più importante è l'introduzione del lavoro obbligatorio per uomini e donne adulti. Questa legge ha portato un cambiamento senza precedenti nella vita della donna. Ha modificato il ruolo della donna nella società, nello Stato e nella famiglia, in modo molto più importante di tutti gli altri decreti dalla rivoluzione di Ottobre, che accordavano alla donna l'uguaglianza politica e civica. Per esempio il diritto di eleggibilità delle donne in seno ai Consigli operai e alle altre rappresentanze nazionali o ancora il nuovo diritto matrimoniale del 18 e 19 dicembre 1917, dove si dice che il matrimonio è un'associazione tra due persone uguali. Questa norma di diritto significa, in ultima analisi, soltanto l'uguaglianza formale di fronte alla legge: in realtà, la donna, a causa della sopravvivenza delle tradizioni borghesi, continua ad essere discriminata e non emancipata, come in passato. Parliamo ora dei livelli di coscienza, delle tradizioni, delle abitudini e della morale. Solo con l'introduzione del lavoro obbligatorio per tutti il ruolo della donna cambia nell'economia nazionale. Ora è generalmente accettata come partecipante a un lavoro socialmente utile per la collettività.
Le conclusioni che possiamo trarre da questa evoluzione sono che l'uguaglianza della donna in tutti gli altri settori non tarderà a realizzarsi. Sappiamo infatti che il ruolo della donna nella società e la relazione tra i sessi dipendono dalla sua funzione nella produzione.

Ecco perché non dobbiamo perdere di vista l'importanza rivoluzionaria dell'introduzione del lavoro obbligatorio per la liberazione della donna. Il nuovo modo di produzione in Russia presuppone tre condizioni:

1. Una valutazione esatta e un uso oculato di tutte le forze di lavoro disponibili, compresa quella delle donne.
2. Il passaggio dall'economia familiare individuale e dai consumi familiari privati alla pianificazione sociale dell'economia e al consumo collettivo.
3. L'applicazione di un piano economico omogeneo.

L'interminabile guerra, prima la guerra imperialista, poi la guerra di liberazione rivoluzionaria, ha rovinato l'economia del paese, distrutto i mezzi di trasporto e bloccato lo sviluppo tecnico. L'appropriazione privata delle ricchezze sociali è cessata, ma la repubblica operaia ha ormai il compito gravoso di ricostruire l'economia e di accelerare lo sviluppo delle forze produttive.

Anche i paesi capitalisti stanno vivendo un periodo di incertezza economica e di collasso interno. L'intera economia capitalista sta vacillando verso una crisi economica inevitabile e generalizzata. Oggi il proletariato russo ha la certezza che le forze produttive possono prosperare anche in avvenire.

Negli Stati borghesi, nello stesso periodo, i capitalisti e i magnati della finanza tentano spesso e volentieri di rilanciare la produzione. I paesi capitalisti dopo un breve periodo di crescita economica si trovano in piena crisi, molte imprese ricominciano a chiudere i battenti e l'intera economia si avvia verso la catastrofe. La classe operaia ha capito che esiste un solo trattamento efficace contro il collasso e la distruzione dell'economia nazionale: l'introduzione di un nuovo modo di produzione come unica soluzione per impedire all'umanità di cadere di nuovo nella barbarie. E l'Unione Sovietica sta instaurando questo nuovo modo di produzione.

Ma finché la classe operaia in Unione sovietica continuerà a dipendere dalla tecnica ereditata dal capitalismo, lo sviluppo delle forze produttive non sarà veramente privo di intoppi, dato che non potremo contare, a causa della situazione politica caotica degli stati capitalisti, su un aiuto economico da parte dei nuovi governi operai in Europa. Siamo quindi obbligati a perseguire da soli, attraverso un'organizzazione pianificata della forza lavoro vivente, il necessario sviluppo delle forze produttive. Attualmente la popolazione dell'Unione sovietica ha il compito di aumentare la produttività di ogni lavoratore e di ogni lavoratrice. Non è ancora possibile parlare di una profonda riforma delle condizioni generali di vita, poiché la maggioranza della classe operaia continua a vivere in condizioni ereditate dal passato borghese. Le energie delle lavoratrici continuano ad essere parzialmente impiegate nei compiti improduttivi al servizio della famiglia e che rimangono perse per sempre per la produzione di valori sociali e beni di consumo correnti. Le lavoratrici impiegano quindi solo parzialmente la loro energia nel processo di produzione. Di conseguenza, spesso svolgono un lavoro non qualificato e inoltre, la qualità del loro lavoro lascia spesso a desiderare.

Le donne semplicemente non hanno il tempo di continuare a perfezionarsi professionalmente. È evidente che la qualità del loro lavoro nella produzione si deteriora in funzione dell'intensità dell'uso della loro forza lavoro al di fuori del processo di produzione sociale. L'operaia madre di famiglia, costretta a vegliare per intere notti al capezzale del suo neonato e a consacrarsi nel tempo libero alla famiglia e alla cura della stessa, è naturalmente molto meno attenta nel suo lavoro dell'uomo, che può dormire la notte senza essere disturbato e che, peraltro, è dispensato dalle faccende domestiche.

Se vogliamo migliorare la produttività del lavoro della classe operaia e in particolare della donna lavoratrice, dobbiamo prima cercare di cambiarne le condizioni di vita. Dobbiamo passo dopo passo, ma consapevoli dell'obiettivo da raggiungere, gettare le basi di uno stile di vita collettivo, ciò significa che dobbiamo iniziare col creare una vasta rete di asili nido e giardini d'infanzia, nonché di centri di produzione completamente nuovi. Le commissioni di pianificazione e i sindacati potranno aspettarsi dalle donne un miglioramento della loro produttività del lavoro conforme alle norme di rendimento solo a questa condizione. Essi potranno permettersi di criticare le lavoratrici per la loro negligenza o il loro lavoro trascurato, solo quando questo obiettivo sarà raggiunto.

Ma questo sarà raggiunto solo quando tutte le lavoratrici - e sono numerose - troveranno al di fuori del loro luogo di lavoro condizioni di vita che evitino di utilizzare le loro forze per attività economiche familiari e private. È necessario porre fine allo spreco di forza lavoro femminile ed è veramente importante limitare finalmente le enormi perdite per la nostra economia socialista causate dalle attuali condizioni di vita. Non possiamo aumentare la produttività del lavoro semplicemente aumentando il numero dei lavoratori. Altrettanto importante è adoperarsi per cambiare le condizioni di vita in cui si trova la nostra classe operaia. Per questo motivo dobbiamo gradualmente sostituire l'economia familiare individuale con un'economia domestica veramente comunitaria. In effetti, sarà l'unico modo per risparmiare la forza lavoro della donna.

Ma oggi la produttività del lavoro in Unione sovietica dipende largamente dal numero dei lavoratori, ecco perché il Consiglio per il lavoro e la difesa cerca di ridurre il numero dei parassiti che vivono a spese della classe operaia senza contribuire alla prosperità della società. Da quando la proprietà privata dei mezzi di produzione è stata eliminata nella nostra repubblica operaia, le condizioni per lo spiegamento delle forze produttive sono nettamente migliorate. D'ora in poi il plusvalore sociale così ottenuto viene utilizzato per lo sviluppo delle forze produttive o per il soddisfacimento di bisogni fino ad allora insoddisfatti. Il plusvalore sociale così prodotto è ora destinato all'intero popolo e non più al consumo privato di una classe dominante. Nella società borghese solo una parte della società, la classe operaia, produceva il plusvalore sociale. Ma le classi che non lo producevano direttamente avevano dato vita ad un nuovo strato sociale, di persone occupate in lavori totalmente improduttivi atti a soddisfare le esigenze di consumo e le fantasie delle classi possidenti: la servitù, i produttori di beni di lusso, gli artisti da salotto, gli pseudo-artisti e gli pseudo-scienziati, nonché un numero crescente di cocottes e prostitute.

I capitalisti stavano dilapidando una parte sempre più importante della ricchezza sociale, per i loro miserabili divertimenti.

Se la parte improduttiva della popolazione nei paesi capitalisti borghesi era così grande, è anche perché molte donne si lasciavano mantenere dai loro mariti. Fino all'inizio della Prima Guerra Mondiale, più della metà delle donne era a carico del marito o del padre. Tali anomalie sono una conseguenza della struttura sociale capitalista e hanno frenato il dispiegarsi delle forze produttive insieme alla necessaria lotta contro la situazione caotica in questi paesi.
Il sistema economico comunista, invece, funziona in modo completamente differente.

La base dell'economia sociale è un'amministrazione pianificata di tutto il processo economico, che non si orienta più verso le esigenze di un piccolo gruppo di profittatori, ma verso le esigenze dell'intera popolazione. La produzione di merci di tipo capitalista, storicamente superata, scompare e le forze produttive, sotto il socialismo, conoscono uno sviluppo prodigioso.

In primo luogo, abbiamo bisogno di uno studio statistico che indichi il numero di forza lavoro disponibile, solo allora potremo distribuire queste forze in modo pianificato. A causa della libera concorrenza regna il disordine sul mercato del lavoro capitalista. È così che un'impresa può essere vinta dalla disoccupazione e soffrire di un eccesso di forza lavoro, mentre nell'impresa vicina e nello stesso periodo, è proprio la forza lavoro che manca.

In alcuni settori industriali, gli operai si ammalano a causa di un lavoro troppo intensivo, mentre in altri il processo di produzione è rallentato e la sua organizzazione è irrazionale perché la meccanizzazione e il basso livello dei salari garantiscono tuttavia ai capitalisti un profitto sufficientemente elevato. È solo attraverso il censimento e la distribuzione pianificata della forza lavoro, che lavoratori e lavoratrici possono sfuggire allo spettro della disoccupazione. Nell'Unione sovietica, la disoccupazione è oggi del tutto scomparsa. Ciò rappresenta per la classe operaia un notevole miglioramento.

Un passo importante nell'Unione sovietica per aumentare la produttività del lavoro è il passaggio immediato alla distribuzione comunista. L'enorme dilapidazione della forza lavoro femminile, prevalente fino ad allora (le donne sono in fin dei conti più numerose in Russia, che gli uomini) è una conseguenza dell'economia familiare individuale estremamente poco redditizia. Questa dilapidazione cesserà solo con la comparsa dell'economia comunitaria pubblica.

I giardini d'infanzia, gli asili nido, le mense e le case di riposo installate dai Soviet risparmiano alle donne il lavoro improduttivo. Solo quando la donna sarà liberata dai monotoni compiti domestici e da altri doveri familiari, potrà utilizzare l'intera forza lavoro per un lavoro produttivo. Solo un profondo cambiamento e una profonda riforma delle condizioni e delle abitudini di vita secondo i principi socialisti consentiranno di introdurre con successo il lavoro obbligatorio per tutti.

Infatti, se l'introduzione del lavoro obbligatorio non è collegata simultaneamente ad un cambiamento delle condizioni e delle abitudini di vita, ciò significa per le donne un aumento del lavoro, che porta fatalmente ad un reale sovraccarico di lavoro, che mette in pericolo la loro salute e la loro vita. Ecco perché l'introduzione del lavoro obbligatorio per tutti nelle società capitaliste, che comporta un "doppio fardello" per la donna, può essere considerato un'evoluzione estremamente reazionaria. Nelle repubbliche operaie socialiste, invece, l'introduzione del lavoro obbligatorio e la creazione parallela di nuove condizioni di vita, come lo sviluppo dell'economia pubblica comunitaria, significano l'edificazione di una solida base per la futura liberazione della donna.
Ma la sopravvivenza delle tradizioni borghesi subentra sempre nei nostri usi e costumi per una parte importante, in particolare nelle tradizioni della classe contadina.

Queste tradizioni rendono la vita delle donne molto più difficile di quella degli uomini e anche nelle famiglie dei lavoratori la moglie, la madre o la sorella devono sopportare le ripercussioni di queste tradizioni. Questo doppio carico di lavoro comporta naturalmente gravi conseguenze per le donne. Perché le donne devono rischiare la loro salute?

È quindi necessario riorganizzare la vita quotidiana nell'interesse delle lavoratrici. E poiché le donne sono casalinghe abili ed esperte, hanno dato prova di grandi capacità di iniziativa personale quando si trattava di riorganizzare la vita quotidiana. Non abbiamo quindi altro da fare che sostenere la loro iniziativa e aprir loro un campo sufficientemente ampio per la sua applicazione. La proletaria è abituata a costruire una «casa a partire dal nulla» e ad amministrare una famiglia con mezzi materiali irrisori. Per questo motivo è anche importante coinvolgere le donne in una forma di organizzazione collettiva che consenta di prendere in considerazione una riorganizzazione della vita quotidiana. Ciò sarebbe estremamente vantaggioso per l'intera popolazione.

Non dobbiamo tuttavia soffermarci unilateralmente sul cambiamento delle condizioni di vita. Le donne devono anche acquisire una maggiore consapevolezza di se stesse e del proprio valore. Dobbiamo quindi continuare a lottare incessantemente per la partecipazione delle donne a tutti i settori locali di auto-governo, se vogliamo veramente ottenere un cambiamento nelle condizioni di vita della classe operaia.

Ma senza questi profondi cambiamenti delle condizioni generali di vita, ogni tentativo di aumentare la produttività del lavoro sarà un buco nell'acqua. I servizi di pianificazione economica superiori hanno tutto l'interesse a dedicarsi al cambiamento delle condizioni generali di vita all'interno della fabbrica e a prendere in considerazione, ad esempio, l'installazione di una mensa e di un asilo per bambini, ecc. Le ore di lavoro impiegate dai lavoratori all'insediamento di queste istituzioni comuniste dovranno allora essere contate come ore di lavoro effettive. Solo a queste condizioni possiamo sperare in un cambiamento delle condizioni generali di vita.

Le sezioni femminili, in collaborazione con le sezioni sindacali di fabbrica, devono creare nuovi modelli che garantiscano al tempo stesso un utilizzo produttivo della mano d'opera femminile e la tutela delle lavoratrici contro il sovraccarico di lavoro. Si tratta di prevedere l'orario di lavoro e i periodi di riposo.

La pianificazione della vita quotidiana comunista è importante quanto la pianificazione della produzione. Se vogliamo veramente ottenere un dispiegamento totale delle forze produttive, non possiamo permetterci di trascurare il lavoro preliminare. Nella pianificazione e nell'organizzazione della produzione vanno presi in considerazione tutti i fattori che alleggeriscono la vita quotidiana e mettono fine all'assurdo spreco della forza lavoro femminile.
Ripeto ancora una volta: il cambiamento delle condizioni di vita deve andare di pari passo con l'introduzione del lavoro obbligatorio per tutti. Ciò significa un'intensificazione delle iniziative, applicate essenzialmente all'economia comunitaria pubblica. Se raggiungiamo questo obiettivo, il sistema economico socialista, che si sviluppa attualmente sotto la dittatura del proletariato e che è sostenuto dalla partecipazione attiva di tutta la popolazione alla produzione, porterà ad un cambiamento finora sconosciuto nella storia dell'umanità: l'emancipazione della donna nella società.

In Unione sovietica, tutte le donne tra i 16 e i 40 anni devono attualmente svolgere un lavoro (nella misura in cui non sono impiegate a tempo pieno nella produzione o nell'amministrazione statale). Dopo il caos generale, la produzione deve essere rilanciata. Questo lavoro obbligatorio non vale solo per le città, ma anche per le campagne. Le contadine, come i contadini, devono svolgere questo lavoro per la società per periodi fissi e ripetuti. Le contadine e i contadini contribuiscono come guidatori, trasportano il legname, partecipano alla costruzione di strade o coltivano vivai. Le contadine confezionano le divise per i soldati dell'Armata Rossa. Questo lavoro obbligatorio rappresenta indubbiamente un onere supplementare per la contadina, dato che le condizioni di vita nelle campagne sono rimaste invariate.

Non esistono asili nido o mense aziendali, il che significa naturalmente che le contadine continuano a sopportare da sole il peso dei compiti domestici. Tuttavia, il fatto che la società riconosca le contadine come forza lavoro produttiva porterà a lungo termine il cambiamento nella loro vita e ad elevare il proprio status sociale. Lo stesso contadino finirà per dire: «Se anche lo Stato accetta la mia buona moglie come forza lavoro utile, è perchè è davvero buona a qualcosa.»

La sottovalutazione tradizionale senza limiti delle «buone donne» nella campagna deve regredire a favore delle nuove concezioni. Certo, esiste già un certo spostamento dei rapporti di forza tra uomo e donna, ma non è ancora possibile parlare di rispetto dell'uomo nei confronti della donna.

Nelle città l'obbligo del lavoro riguarda tutte le donne che non possiedono un libretto di lavoro, cioè che non sono impiegate né in fabbrica, né in officina o che non lavorano per il partito. Queste donne lavorano per gli organismi sanitari, in ospedale o spalano la neve. Altre donne distribuiscono il legno razionato o spazzano le strade della città. Questo lavoro, che è obbligatorio per tutti, ha finora contribuito ad accelerare il processo di liberazione sociale delle donne. Tutta la loro vita è stata cambiata, di solito influenzando anche la relazione tra uomo e donna. Sarebbe tuttavia ingenuo credere che l'introduzione del lavoro obbligatorio sia stata sufficiente a gettare le basi per un'autentica liberazione della donna. Non dobbiamo dimenticare le diverse funzioni della donna nella società, come forza lavoro produttiva per l'economia nazionale, da un lato e come madre delle generazioni future, dall'altro. Nessuno Stato operaio può evitare di prendere in considerazione questo compito particolarmente importante della donna.

Il nostro partito, su iniziativa delle sezioni femminili e in stretta collaborazione con esse, ha elaborato una normativa che garantisce la protezione della salute e della forza lavoro della donna. Con questa regolamentazione giuridica teniamo conto, in particolare, delle condizioni di vita proprie dell'attuale periodo di transizione. Poiché tutti i cittadini dell'Unione sovietica sono tenuti a svolgere un lavoro produttivo per la società, il nostro interesse si rivolge in particolare alle madri e alle casalinghe che beneficeranno d'ora in poi di una regolamentazione speciale.

Tutti gli uomini tra i 16 e i 50 anni devono svolgere un lavoro obbligatorio; per le donne, il limite di età è a quarant'anni. I lavoratori in grado di dimostrare che la loro salute è compromessa sono dispensati dal lavoro obbligatorio; questa normativa è applicabile anche alle donne che hanno perso il 45% della loro capacità lavorativa. Naturalmente le donne incinte sono dispensate da qualsiasi lavoro, otto settimane prima e otto settimane dopo la nascita.

Inoltre, la regolamentazione prevede che una madre con figli di età inferiore agli otto anni non debba lavorare se un altro familiare non rimane a casa ad occuparsi del bambino. Anche le donne che devono occuparsi di una famiglia di più di cinque persone sono esentate dal lavoro obbligatorio. Il Consiglio per il lavoro e la difesa precisa inoltre, che queste donne devono essere impiegate soltanto per lavori facili. Tutte le donne delle città con figli al di sotto dei 14 anni e tutte quelle delle campagne con figli al di sotto dei 12 anni sono dispensate dal lavoro obbligatorio al di fuori della loro località.

Tutte le questioni che abbiamo sollevato oggi, non hanno assolutamente nulla a che vedere con i principi astratti della parità tra i sessi, così come posta dalle femministe borghesi! Nella nostra Repubblica Sovietica noi rappresentiamo la seguente concezione: uguaglianza di diritti, protezione materna e diritti speciali.

Questo lavoro obbligatorio entra per una parte importante nel nostro nuovo ordine sociale e apporta, peraltro, una soluzione radicale alla «questione delle donne». Tuttavia, questa tendenza deve essere sostenuta da una maggiore protezione della madre, in modo da poter garantire sia la forza lavoro che la salute delle generazioni future. Solo quando la classe operaia avrà assunto il potere nello Stato e le donne svolgeranno un lavoro socialmente utile, si potrà porre fine una volta per tutte alla situazione, ormai millenaria, della donna. Il cammino verso la totale liberazione della donna passa per la dittatura del proletariato.


Conferenza 1
Conferenza 2
Conferenza 3
Conferenza 4
Conferenza 5
Conferenza 6
Conferenza 7
Conferenza 8 (prima parte - seconda parte)
Conferenza 12


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