Il 24 febbraio ha segnato un anno da quando le truppe russe hanno attraversato il confine dell'Ucraina e hanno iniziato il loro intervento militare aperto nel mezzo di quella che era una guerra civile de facto. Dal 2014 e dall'intervento occidentale che aveva portato al colpo di Stato contro il Presidente Yanukovych, l'Ucraina è stata un Paese diviso, impegnato in una lotta aspra e violenta per il suo futuro schieramento. In realtà, questa lotta ribolle da quando l'Ucraina ha lasciato l'Unione Sovietica e le sue radici risalgono ancor più nel tempo. Il nazionalismo ucraino ha quasi sempre cercato di coniugare l'indipendenza con la protezione di un qualche potente sostenitore.
Come altre guerre civili, questa guerra è la continuazione di questioni politiche, economiche e sociali in espansione e in fermento: la politica con altri mezzi, più violenti, brutali e pericolosi. Ad eccezione del periodo sovietico, non è mai esistito uno Stato ucraino stabile, in salute e duraturo. Né è mai esistita una "democrazia" di tipo occidentale con un adeguato appoggio e legittimità popolare.
Ma la guerra in corso è più di una guerra civile. È anche una guerra imperialista, disputata tra grandi potenze che pretendono di difendere gli interessi delle fazioni impegnate nella guerra civile. Come in altre guerre imperialiste, le grandi potenze contendono interessi economici diretti e indiretti, cercando di mantenere o stabilire sfere di interesse.
La Russia, da parte sua, come potenza capitalista emergente relativamente nuova, ha un'economia sbilanciata sull'esportazione delle sue abbondanti risorse naturali, principalmente gas e petrolio. Come risultato dell'aggressione della Guerra Fredda, la Russia ha anche un'industria militare altamente sviluppata, eredità dell'Unione Sovietica. Il suo ruolo nel conflitto imperialista ruota attorno alla difesa della sua sfera d'influenza nell'Europa orientale e dei legami economici stabiliti durante l'era sovietica, al mantenimento e all'espansione della sua quota nel mercato energetico nell'Europa occidentale e al rafforzamento della sua posizione di fornitore di armi nella frenetica corsa mondiale agli armamenti.
Gli Stati Uniti, invece, in quanto autoproclamatisi leader e custodi dell'ordine mondiale capitalista, si oppongono alla politica estera indipendente e all'influenza economica e politica della Russia nell'Europa orientale. Il sostegno alla Siria, un Paese in contrasto con gli interessi statunitensi e israeliani in Medio Oriente, ha indubbiamente portato la Russia in un conflitto ancora più aspro con gli Stati Uniti. Il sogno di un'egemonia globale incontrastata degli Stati Uniti è stato senza dubbio compromesso dalla mancata obbedienza della Russia.
La battaglia per i mercati del gas naturale, visto come fonte transitoria di energia "pulita" a base di carbonio, ha giocato un ruolo di primo piano nel motivare il conflitto. Con una produzione potenziale di gas naturale quasi illimitata grazie alle nuove tecnologie, gli Stati Uniti avevano urgentemente bisogno di nuovi mercati. Di recente, gli investitori si erano ritirati dal settore a causa dei prezzi bassi e dei profitti in calo.
Come avevo già scritto il 2 febbraio 2022, più di tre settimane prima dell'inizio dell'invasione militare russa: ... l'amministrazione di Biden insiste su sanzioni simili a quelle di Trump, rivolte all'economia russa e, non da ultimo, al suo settore energetico. (https://www.resistenze.org/sito/te/po/us/pousmb07-024825.htm)
Se il petrolio è stato un fattore motivante dell'attivismo in politica estera degli Stati Uniti negli anni '80 e '90, il gas naturale è un fattore decisivo oggi. Se in passato gli Stati Uniti erano determinati ad assicurarsi le risorse petrolifere, oggi l'indipendenza energetica e la rivoluzione del fracking motivano i politici statunitensi a assicurarsi i mercati del gas naturale.
In sostanza, gli Stati Uniti stanno provocando i russi ad azioni che inducono gli europei a rifiutare la loro dipendenza dal gas naturale russo a basso costo. Gli USA vogliono che l'Europa si affidi ora al loro costoso gas naturale liquefatto: un cambiamento a cui gli europei avevano finora resistito. L'isteria bellica ha lo scopo di spaventare gli europei affinché rifiutino il gasdotto Nord Stream, quasi completato, e costruiscano invece costosi terminali per accogliere il gas naturale liquefatto statunitense. La strategia di fondo è quindi di tipo economico: una prepotenza, non tanto sottile, nei confronti dell'Europa affinché si allinei agli interessi economici statunitensi.
L'obiettivo è far ripartire la rivoluzione del fracking, mal gestita e con investimenti eccessivi, cavalcando la marea degli alti prezzi dell'energia.
Il criminale sabotaggio dei gasdotti Nord Stream da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati non fa che sottolineare l'analisi di cui sopra.
Oggi gli Stati Uniti sono il maggior esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL). Inoltre, secondo il Wall Street Journal, gli acquisti di petrolio dagli Stati Uniti da parte di Regno Unito, Paesi Bassi, Italia, Francia, Spagna e Germania sono aumentati di 344.000 barili al giorno dallo scorso febbraio. L'articolo del WSJ cita Daniel Yergin, storico dell'energia petrolifera e vicepresidente di S&P Global: "L'America è tornata a occupare la posizione dominante nel campo dell'energia mondiale dagli anni '50... L'energia statunitense sta diventando uno dei fondamentali della sicurezza energetica europea". Coloro che vedono l'imperialismo statunitense in una fase di declino irreversibile potrebbero trovare questa affermazione sconfortante.
La posta in gioco del conflitto interimperialista è stata stabilita ben prima dell'intervento del 24 febbraio. Per chiunque abbia prestato attenzione, il conflitto precipitava a prescindere dall'autodeterminazione, dalla democrazia o dalla sovranità dell'Ucraina. L'invasione della NATO era motivata da altro, più che proteggere l'Europa orientale dall'aggressione russa. E gli interessi russi erano meno idealistici della semplice liberazione degli ucraini da loro stessi o dai neonazisti.
In risposta ai molti che hanno trovato motivazioni nobili da parte dell'una o dell'altra fazione in campo, il 14 febbraio, dieci giorni prima dell'operazione, riflettevo che coloro che rimangono scettici sulle motivazioni economiche alla base del bellicismo statunitense devono spiegare perché Biden abbia anteposto la politica del gas naturale a qualsiasi altra questione sottoposta a lui e al suo alleato tedesco [Scholtz] nel primo significativo scambio politico. L'esaltazione di Biden - non condivisa dalla sua controparte tedesca - rivela l'importanza che il governo statunitense attribuisce all'accaparramento del mercato del gas naturale da parte dei russi, loro rivali nel settore energetico.
La crisi ucraina presenta anche altri vantaggi economici. In meno di due settimane, gli Stati Uniti hanno inviato in Ucraina otto aerei cargo con forniture militari, parte dei 200 milioni di dollari che Biden ha autorizzato per nuovi aiuti militari. Anche gli Stati baltici, xenofobi e ultra-nazionalisti, e la Polonia hanno inviato all'Ucraina ingenti quantità di equipaggiamenti militari, in gran parte provenienti da aziende statunitensi e che saranno sostituiti da aiuti o acquisti di cui beneficeranno gli Stati Uniti.
Che l'Ucraina entri o meno nella NATO, l'Ucraina viene militarizzata e continuerà a essere una destinazione per le armi statunitensi. Su questo fronte, l'establishment militare-industriale statunitense vincerà, indipendentemente dall'esito della crisi.
Gli avversari su entrambi i lati del campo, ricalcando la divisione della Guerra Fredda, saranno armati fino ai denti e la possibilità di una guerra aumenterà di conseguenza.
Gli "aiuti" statunitensi all'Ucraina dallo scorso febbraio si stanno rapidamente avvicinando ai 100 miliardi di dollari, molto più degli aiuti statunitensi a qualsiasi altro Paese o del contributo di qualsiasi altro Paese allo sforzo bellico dell'Ucraina.
Con l'invasione dell'esercito russo su più fronti il 24 febbraio dello scorso anno, la guerra civile ha raggiunto un'intensità qualitativamente maggiore, con la NATO che ha aumentato notevolmente la sua partecipazione. Le armi si sono riversate in Ucraina, garantendo un conflitto di dimensioni mai viste in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. Com'era prevedibile, la macchina della propaganda occidentale ha parlato con una sola voce, dipingendo l'Ucraina come una vittima sfortunata dell'invasione russa non provocata.
Purtroppo, la sinistra socialdemocratica e liberale in Europa e negli Stati Uniti - accecata dallo zelo missionario della contorta dottrina dell'"interventismo umanitario" e inebriata dalla diffamazione mediatica di tutto ciò che è russo - si è rapidamente allineata alla militarizzazione dell'Ucraina da parte della NATO, arrivando a chiedere una vittoria militare sulla Russia e un cambio di regime a Mosca.
Le classi dirigenti occidentali si sono dimostrate abili nel conquistare l'ampio centro-sinistra alla bizzarra idea che una difesa morale dell'Ucraina costruita sul principio dell'autodeterminazione potesse essere applicabile a un regime che aveva a sua volta violato il principio democratico dell'autodeterminazione con un violento colpo di Stato otto anni prima.
Come nel 1914, nelle prime fasi della Prima Guerra Mondiale, i liberali e i socialdemocratici in preda a una febbre guerrafondaia, tradirono ogni principio contrario alla furia bellicista. Da quel campo non nacque alcun movimento contro la guerra.
Negli Stati Uniti, l'opportunismo del centro-sinistra è saldamente ancorato alla fedeltà al Partito Democratico, le cui avventure imperiali vengono contestate a malapena dai liberali e dai socialdemocratici.
Altri a sinistra - vuoi per la nostalgia della Russia di epoca sovietica, vuoi per l'incapacità di comprendere il ruolo della Russia nel sistema imperialista - hanno dipinto il governo russo come liberatore o un esempio di antimperialismo. Questa visione ingenua capovolge la realtà e immagina un contenimento dell'imperialismo - un passo verso un'utopia multipolare - grazie a un'ipotetica sconfitta da parte russa dei sostituti della NATO sul campo di battaglia dell'Ucraina.
In quale modo la vittoria della Russia - o qualsiasi altro esito militare alternativo - possa giovare alle classi lavoratrici dell'Ucraina, della Russia o dell'Occidente, è al di là dell'incredibile. L'illusione di una versione russa dell'intervento umanitario purtroppo contagia alcuni elementi della sinistra. Nel frattempo, i corpi dei morti si accumulano, le case vengono distrutte e le famiglie costrette a fuggire.
Troppo pochi di noi a sinistra hanno rifiutato le due scelte sbagliate, riconoscendo l'essenza della guerra come conflitto imperialista.
Mentre la guerra avanzava, ho scritto il 9 maggio 2022: La grande tragedia è che l'ampia sinistra - il nemico storico della guerra e dell'imperialismo - rimane divisa, confusa e inattiva mentre una guerra sanguinosa e distruttiva infuria, minacciando di espandersi e intensificarsi. Poiché la guerra continua senza risoluzione, l'unico vincitore è l'imperialismo statunitense. (https://www.resistenze.org/sito/os/lp/oslpme10-025226.htm)
In Italia e in Grecia sindacati militanti sono scesi in piazza per opporsi alla guerra, insieme ai comunisti greci. A settembre, migliaia di persone hanno marciato a Praga contro l'aumento dei costi dell'energia e di altre spese a causa della guerra in Ucraina. Tuttavia, non si è verificata alcuna azione nazionale contro la guerra negli Stati Uniti e poco nel resto d'Europa.
Il fatto che il regime di Zelensky abbia messo fuori legge i partiti politici, abbia eliminato le norme sul lavoro e abbia criminalizzato l'opposizione ha lasciato indifferente la maggior parte della sinistra liberale e socialdemocratica.
Gli sforzi per una soluzione pacifica sono stati costantemente minati dalle potenze occidentali: Stati Uniti, Regno Unito e i loro partner della NATO.
Di fronte a governi occidentali intransigenti e a una sinistra zoppa e litigiosa, colpevole di una partigianeria sbagliata, la causa della pace è stata lasciata ad altri. La destra populista ha cercato di assumere il ruolo di custode della pace, almeno fino a mettere in discussione il sostegno incondizionato all'ulteriore escalation della guerra. Con lo stallo della guerra, i politici di destra all'opposizione hanno trovato nella cattiva gestione della guerra un campo fertile per ottenere vantaggi politici. Per un vivido esempio di scetticismo bellico della destra populista, si veda il monito del rappresentante Matt Gaetz ai funzionari del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che ha concluso che il denaro statunitense speso per garantire le pensioni ucraine sarebbe stato speso meglio negli Stati Uniti per rafforzare le sue riserve pensionistiche.
I funzionari eletti del Partito Democratico, d'altro canto, sono rimasti indifferenti, appoggiando solidamente l'istigazione e l'espansione della guerra da parte di Biden.
La nota corruzione dei regimi ucraini che si sono succeduti, la mobilitazione di un maggior numero di truppe e l'introduzione di armi più letali e a più lunga gittata, nonché la stanchezza per le prospettive sempre più scarse di vittorie rapide, stanno generando domande e dubbi. Con il prolungarsi del conflitto, il sostegno nei sondaggi d'opinione si sta affievolendo. Ciò si riflette in una copertura meno esaltante e più sfumata da parte dei principali quotidiani come il New York Times e il Washington Post.
Un recente articolo del Wall Street Journal, Domestic political troubles return for ukraine's Zelensky, racconta sia la traiettoria travagliata della carriera di Zelensky e sia la sua implicazione in un mare di corruzione. Recentemente, molti suoi collaboratori sono stati estromessi o costretti a dimettersi per gravi fatti di corruzione.
L'articolo cita politici dell'opposizione che dipingono il leader come "autoritario" per il suo totale dominio dei media ucraini. Inoltre, il WSJ ricorda che la fiducia degli ucraini in Zelensky era scesa al 28% prima della guerra. In breve, il lungo articolo offusca l'immagine di celebrità pulita e altruista di Zelensky, forse un segnale di alcune crepe nel consenso della classe dirigente.
Inoltre, le luminose prospettive di vittoria ucraina, sfruttando le avanzate tecnologie occidentali, cominciano a diventare un po' cupe; alla fine di febbraio Zelensky ha licenziato un generale di alto rango in servizio come comandante delle forze congiunte dell'Ucraina. A quanto pare, la Russia ha preso l'iniziativa militare nell'Ucraina orientale, con grande disappunto dei leader ucraini.
La maggior parte dei Paesi si rifiuta di farsi intimidire dai tentativi degli Stati Uniti di indurli a condannare o sanzionare la Russia. Sia la Cina popolare che il Brasile di Lula hanno proposto piani per far cessare i combattimenti e negoziare.
Questi e altri cambiamenti e iniziative offrono la speranza che la resistenza alla guerra cresca. Quest'anno erano state programmate due incoraggianti azioni nazionali di opposizione alla guerra che si sarebbero dovute svolgere a Washington. Purtroppo, gli organizzatori degli eventi hanno ingaggiato aspre battaglie su Internet, dove alcune questioni di sostanza sono state avvelenate da meschinità. Storicamente, le organizzazioni di pace rivali appianano le loro differenze e convalidano il loro approccio nella pratica. Abbiamo già visto conflitti faziosi e settari nel movimento per la pace. Al momento dovrebbe essere confermata una manifestazione il 18 marzo per fermare la guerra e promuovere la negoziazione.
Anche le recenti azioni in Europa sono incoraggianti. Migliaia di persone hanno marciato a Berlino, Londra e in altre città.
Forse stiamo vedendo i primi germogli di un movimento che presto fiorirà per porre fine alla guerra e rifiutare il militarismo.
Come ho scritto lo scorso 7 settembre: La guerra in Ucraina è il logico risultato del disfacimento della globalizzazione, un processo iniziato con la crisi economica mondiale del 2007-2009... La concorrenza si è intensificata e le rivalità sono diventate più acute. Inevitabilmente, la competizione economica porta allo scontro e lo scontro porta alla guerra. (https://www.resistenze.org/sito/os/lp/oslpmi21-025519.htm)
Le circostanze che hanno determinato la guerra diventano meno importanti e gli esiti letali e le possibili escalation assumono un ruolo centrale. Oggi, la probabilità di una guerra lunga e sanguinosa e la sua potenziale espansione oltre i confini richiedono un'azione.
Mentre si svolge questa tragedia, l'unica risposta - la risposta della classe operaia - è quella di tirare fuori tutti i mezzi possibili per porvi fine. Abbiamo un disperato bisogno di un movimento militante per fermare questa guerra.
È più urgente che mai.
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